"Se la Primavera Araba é una sinfonia di Libertà e Democrazia allora la rivoluzione tunisina ne é stato il primo accordo, quello da cui l'intera melodia é sgorgata fuori, sviluppandosi armoniosamente e diffondendosi ovunque", con queste parole un commentatore politico arabo ha omaggiato le commoventi immagini delle manifestazioni che ieri, dalla capitale Tunisi fino alle cittadine e ai borghi minori, hanno celebrato il primo anniversario della cacciata di Zine el Abidine ben Ali.
"Abbiamo fatto questa rivoluzione per imporre la richiesta, la necessità di una vita più dignitosa, più giusta, anche più etica e morale, non per opportunismo, non per ambizione, non per altro", ha dichiarato Salem Zitoumi, uno dei manifestanti scesi nelle strade della capitale per celebrare il primo anniversario di quello storico evento. Vestiti quando possibile di bianco e rosso, con le bandiere nazionali in mano, migliaia e migliaia di cittadini, giovani e meno giovani si sono radunati in piazza cantando slogan e rendendo omaggio a tutti coloro che hanno dato la vita perché loro potessero scendere in piazza liberamente, a partire dal giovane fruttivendolo Mohamed Bouazizi che si diede fuoco morendo delle sue ferite a Sidi Bou Zid, dal cui gesto estremo e generoso é scaturito il più grande rivolgimento politico della storia tunisina.
Si calcola che durante le fasi più violente della repressione siano state circa 300 le persone martirizzate dagli sgherri del regime. A tutt'oggi l'ex autocrate tunisino si trova sempre in latitanza in Arabia Saudita, dove la corrotta Casa di Saoud si prende cura dei cacicchi e dei proconsoli dell'imperialismo americano, come dimostrano anche le offerte di ospitalità inviate a Gheddafi e ad Ali Abdullah Saleh.
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