In un articolo pubblicato ieri dall'ex-caporedattore per gli Affari Esteri Jonathan Steele i lettori del "Guardian" hanno potuto leggere l'esplicita dichiarazione del fatto che quanto sia stato propalato e diffuso riguardo alla Siria negli ultimi dieci mesi dalla maggior parte dei media generalisti occidentali non sia stato altro che "un mucchio di maldestra propaganda che riportava acriticamente le posizioni di alcune parti interessate (notabilmente le reti controllate dalle famiglie reali qatariana e saudita, Al-Jazeera e Al-Arabiya, NdR) ignorando sistematicamente fatti e dati di parte siriana che mostravano invece l'enorme popolarità del Presidente Assad e del suo Governo".
"Quando la copertura mediatica di un evento cessa di essere equa e bilanciata e si trasforma in una campagna di propaganda i fatti che non si conformano alla 'linea di partito' vengono soppressi, come nel Ministero della Verità di Orwell", Steele ha indicato come sondaggi di enti indipendenti hanno indicato l'indice di approvazione del Presidente siriano come superiore al 65%, un tasso di popolarità che farebbe letteralmente 'salivare' qualunque governante occidentale, a partire dallo stesso Obama.
Considerando poi la recente missione della Lega Araba in Siria Steele ha ammesso che la decisione di inviare osservatori e impegnarsi per una soluzione mediata ha scontentato sauditi, qatariani e i loro alleati, che volevano invece sanzioni e attacchi aerei in stile libico, con o senza la copertura di una risoluzione ONU, anche perché la missione sul terreno avrebbe mostrato in tutta la sua evidenza come il quadro dipinto dalle loro emittenti TV (una Siria preda di scontri di piazza e 'sanguinose repressioni', quasi sul punto di esplodere nella guerra civile), come un'impostura, cosa che é puntualmente avvenuta appena il Generale Al-Dabi e i suoi collaboratori hanno iniziato a muoversi nel paese.
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