Ignoti sabotatori hanno nuovamente colpito, per l'ottava volta da febbraio, il gasdotto che attraverso la penisola del Sinai riforniva, durante il regno di Hosni Mubarak, il regime ebraico di occupazione con il metano egiziano, praticamente 'regalato' a prezzi assurdamente inferiori al suo valore di mercato, secondo quanto imposto dagli Usa con le clausole dell'umiliante capitolazione di Camp David, accettata da Anwar Sadat al momento di prostituire sé stesso, la sua carica e l'eredità della rivoluzione Nasserita alle misere prebende promesse dall'imperialismo occidentale, da pagarsi con l'umiliazione della nazione e l'impoverimento del popolo schiacciato dalle 'liberalizzazioni' e dalle privatizzazioni a favore di pochi boiardi ammanigliati col potere (che si ingraziavano a furia di mazzette e bustarelle).
Tornando all'attacco, testimoni oculari hanno visto diversi sabotatori mascherati collocare cariche esplosive sotto le tubazioni a 60 chilometri a Ovest di Al-Arish, nel Nord del Sinai, prima di dileguarsi e fare brillare il tutto con comandi a distanza, secondo quanto riportato dall'Agence France Presse nella serata di ieri. Nonostante il gran numero di esplosivi collocati le esplosioni hanno causato incendi limitati visto che ormai nelle tubature praticamente non passa più metano.
Gli Egiziani, fin dal trionfo della Rivoluzione di Piazza Tahrir hanno chiesto apertamente lo smantellamento di ogni impianto di pompaggio in direzione del regime sionista; secondo un sondaggio effettuato da Synovate per conto dell'emittente iranian PressTV e pubblicato lo scorso 3 ottobre 73 cittadini egiziani su 100 vogliono l'eliminazione del gasdotto verso Israele, il 9 per cento é a favore e il 12 per cento non ha espresso opinioni in merito.
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