Le opposizioni marocchine, riunite e coordinate nel "Fronte del 20 febbraio" continuano con determinazione le proteste attraverso tutto il paese, da Rabat a Marrakech, da Casablanca a Meknes, chiedendo alla popolazione di mostrare al Governo e alla corte la propria ostilità con la diserzione massiccia delle urne in occasione delle elezioni parlamentari previste per oggi, da cui, per volontà regia, sono stati esclusi partiti e candidati più significativi in quanto troppo 'ostili' alla monarchia e a Re Mohammed VI.
Ispirato dai movimenti che in Tunisia ed Egitto hanno causato la caduta di tiranni pluridecennali come Ben Ali e Mubarak il Movimento 20 febbraio chiede una profonda revisione dei poteri e delle pertinenze del sovrano ottenendo, dopo i primi quattro mesi di manifestazioni, il primo, parziale successo con la proclamazione del referendum di giugno 2011, che a stragrande maggioranza approvò la richiesta di riforme costituzionali.
Ma dalla corte di Rabat le 'riforme' promesse hanno quasi subito suscitato le contestazioni della popolazione, apparendo come nulla più che misure cosmetiche che non incidono realmente i poteri regi, come dimostrato dall'esclusione di candidati 'scomodi' dalle attuali elezioni. "Le riforme promosse dal palazzo non vanno nella direzione della separazione dei poteri e della democratizzazione della società", si legge in un comunicato rilasciato nei giorni scorsi "Perseguitare chi sostiene e promuove il boicottaggio delle urne é altrettanto grave che perseguitare i sostenitori di un partito o di un candidato e getta ulteriori ombre sul voto e il suo reale significato".
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