Le forze di polizia libanesi, con una ampia e coordinata operazione nel nord del paese, hanno bloccato un enorme carico di armi israeliane dirette verso la Siria, arrestando due dei contrabbandieri che le stavano trasportando verso il confine. Immediatamente spediti a Beirut e sottoposti a interrogatorio i due hanno rivelato di fare parte di una organizzazione ramificata in tutta la regione che, con denaro Saudita e degli altri sceiccati del petrolio (Kuwait, UAE, etc...) acquista nello Stato sionista armi e munizioni da trasportare in Siria e rifornire gli agenti provocatori infiltrati nel paese in questi ultimi mesi e armare i fanatici sunniti di Hama.
Lo scorso 18 ottobre, in occasione di un altro importante sequestro di armi israeliane l'ambasciatore alla Lega Araba Youssef Ahmed portò prove evidenti del coinvolgimento dello Stato ebraico nel fomentare gli atti di terrore che hanno mietuto vittime e scosso la pace e la sicurezza di tante città siriane: Daraa, Homs, Tartous. "Israele fornisce armi e proiettili ai terroristi che uccidono i leali figli della mia nazione!", accusò, senza tema di smentite Ahmed di fronte ai suoi colleghi dei paesi arabi, anche quelli a loro volta coinvolti nel traffico.
E' significativo che il sequestro sia avvenuto nel Nord del Paese dei Cedri, tradizionalmente roccaforte dei falangisti, attualmente parte della coalizione di minoranza guidata da Saad Hariri, il Renzo Bossi libanese, nato ed educato in Arabia Saudita, quindi in ottimi rapporti con i corrotti e retrivi monarchi del petrolio, schierati contro le forze progressiste, contro la Primavera Araba e a fianco di Usa e Israele.
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