Fonti giornalistiche giordane riportano che l'autorità giudiziaria del reame ascemita avrebbe ordinato negli scorsi giorni il congelamento e la confisca di tutti gli assetti mobili e immobili riconducibili a Mohammed Dahlan, ex-capo della sicurezza di Fatah, ex-'boss' di Gaza (prima del fallimento del Colpo di Stato con cui la fazione di Abbas ha tentato di rovesciare il Governo di Hamas), uomo di fiducia di Israele, facilitatore di assassini del Mossad e contrabbandiere (insieme ai suoi soci curdi) di armi israeliane inviate in aiuto a Gheddafi.
Il quotidiano Al-Rai ha citato una fonte anonima all'interno della Banca Centrale giordana secondo la quale l'Ufficio del Procuratore Generale di Amman, Mohammed Sourani avrebbe inviato una lettera ufficiale alla direzione dell'istituto di credito "raccomandando" di bloccare ogni proprietà di Dahlan, di suo fratello e "di una terza persona collegata ai primi due".
La fonte avrebbe spiegato che la decisione di bloccare le proprietà di Dahlan e soci sarebbe stata presa nell'ambito del processo istruito contro di lui dall'Anp. Lo scorso giugno Fatah lo ha espulso dai suoi ranghi e l'Anp lo ha messo sotto accusa per omicidio e "attività contrarie alla sicurezza nazionale". Ovviamente tutti sapevano in che genere di attività era coinvolto Dahlan ma il vero motivo per la sua caduta in disgrazia é da individuarsi (come in tempi non sospetti avevamo indicato su queste pagine) nel suo maldestro e sfortunatissimo tentativo di "chiedere la testa" di Mahmud Abbas tra dicembre 2010 e gennaio 2011, con il sostegno di Mubarak e dei suoi servizi segreti. Caduto "il faraone" in seguito alla rivolta di Piazza Tahrir a Dahlan non sono rimasti padrini o sponsor che potessero salvarlo dalla vendetta di Abbas.
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