domenica 21 novembre 2010

Ex-dirigente AIPAC: "Posso provare lo spionaggio in Usa a favore di Israele"


Steve Rosen, ex-dirigente numero due dell'AIPAC, (la potentissima organizzazione filosionista che controlla e manipola la politica statunitense a esclusivo vantaggio di Israele) sta facendo causa ai suoi ex-datori di lavoro per venti milioni di dollari e, quel che é peggio, minaccia di rivelare in aula come l'organizzazione gestisca un vasto e capillare network per lo spionaggio a favore dello stato ebraico; spionaggio, ovviamente, ai danni del 'buon alleato' statunitense.

L'accusa di spionaggio sta al centro stesso della vicenda, inizialmente essa era stata elevata a carico del solo Rosen, precisamente nel 2005, anno in cui l'AIPAC decise di fare a meno della sua cooperazione dopo 23 anni di onorato servizio a difesa degli interessi di Israele.

Mentre l'inchiesta giudiziaria contro Rosen faceva il suo corso magnati e possidenti della numerosa e ricca comunità ebraica usa colmavano Rosen e famiglia di prebende e regalie: Chaim Saban e Daniel Avraham, mogul televisivo il primo, "re" dei bibitoni 'Slim Fast' il secondo furono fra i donatori più generosi, ma la 'filantropa' Lynn Schusterman insistette per pagare le salatissime tasse universitarie della figlia di Rosen; in breve, la famiglia Rosen ricevette oltre un milione e seicentomila dollari.

Il flusso di denaro si interruppe nel 2009, quando l'inchiesta contro Rosen venne archiviata.

Del resto, una volta cessato il pericolo che Rosen svelasse qualche altarino compromettente dell'AIPAC, perché continuare a pagarlo?

Forse però meno fretta sarebbe stata consigliabile visto che, privato del ruscelletto di denaro che lo gratificava, Rosen decise, improvvisamente, di citare in giudizio l'AIPAC per "licenziamento senza giusta causa".

In omaggio ai migliori stereotipi dei court-drama made in Usa le udienze di tale procedimento sono state punteggiate da dettagli poco edificanti, come l'asserzione da parte di colleghi che Rosen era solito avere incontri extraconiugali negli uffici dell'organizzazione e che mantenesse un "vasto" archivio di pornografia digitale sul PC del suo ufficio.

Sappiamo benissimo che questi addebiti servono per impressionare le vecchiette e le casalinghe della giuria, Rosen le ha controbattute, fino a che i suoi ex-colleghi non hanno svelato nomi e cifre del flusso di denaro che lo ha investito per i primi quattro anni del suo dorato licenziamento; questo, per quanto indebolisca la sua accusa, é in un certo senso un autogoal, perché svela come i supporter più ricchi e affluenti dell'AIPAC si siano mobilitati in suo favore, forse temendo che il licenziato facesse rivelazioni compromettenti.

Il che sembra proprio quel che sta per succedere, Rosen ha annunciato: "Posso produrre dichiarazioni giurate di impiegati dell'AIPAC, documenti interni e altre evidenze che proveranno come la raccolta di informazioni segrete a beneficio di Israele sia una pratica comune all'interno dell'organizzazione".

Le cose sembrano proprio farsi interessanti e inoltre, per tutti gli amici del popolo palestinese e della sua causa, c'é la certezza che tutti i cent e tutti i dollari spesi dall'AIPAC per infangare Rosen e cercare di smentirlo saranno sottratti alle campagne filosioniste che investono il Congresso e la Casa Bianca.

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