sabato 16 aprile 2011

Ken O'Keefe accusa: "L'omicidio di Vittorio Arrigoni é stato voluto, organizzato, facilitato dai servizi segreti israeliani!"



In questo commovente video, realizzato in fretta e furia con mezzi artigianali poche ore dopo il ritrovamento della salma dell'attivista italiano Vittorio Arrigoni, il volontario e attivista americano Ken O'Keefe, veterano della Freedom Flotilla rende omaggio alla figura, all'opera e all'impegno del nostro concittadino, onorando il coraggio che lo fece rimanere nella Striscia durante tutto lo svolgersi del 'pogrom' militare sionista dell'operazione "Piombo Fuso" quando la quasi totalità dei volontari stranieri vennero invitati ad abbandonare il territorio attaccato, divenendo la voce della verità e del dolore con i suoi preziossisimi reportage.
'Vik' e Ken insieme all'arrivo di una piccola flotta di aiuto a Gaza assediata
Arrigoni, già considerato un 'fratello' da molti Palestinesi ha acquisito col suo sacrificio la nazionalità onoraria della terra che ha metaforicamente bagnato col suo sangue, che non andrà né disperso né dimenticato; O'Keefe, nel corso del messaggio, invita gli ascoltatori a chiedersi "chi abbia beneficiato" dal rapimento e dall'assassinio di 'Vik'. Ovviamente, la risposta può essere una sola: "Israele" e, abituato a prendere posizioni 'scomode' e 'controcorrente', l'attivista americano non ha alcun timore a esprimere il suo radicato convincimento che dietro al sequestro e all'omicidio, anche se portato a termine da 'schegge impazzite' del radicalismo islamico (che peraltro ha una lunga storia di infiltrazione e manipolazione da parte dei più vari servizi segreti occidentali e imperialisti), si possa con certezza, indagando a fondo, trovare la 'firma' dell'intelligence di Tel Aviv.

Israele, per decenni, é riuscito a evitare stigma e sanzioni per le sue politiche grazie alla disinformazione e alla distrazione delle opinioni pubbliche occidentali, Arrigoni, come altri volontari occidentali, poneva con la sua opera un grave pericolo, diffondendo informazioni dirette, certe e di prima mano in merito ai crimini del regime ebraico. Uccidere Vittorio vuol dire, oltre che silenziare la sua voce, spaventare e minacciare gli altri volontari internazionali, spingerli a tornare a casa, dissuadere nuovi dal trasferirsi a Gaza. "Segretamente Israele e i suoi alleati stanno festeggiando la sua morte".

Con linguaggio colorito che certamente ha a che fare col suo passato di militare nei Marines degli Stati Uniti O'Keefe dichiara che una delle molle principali per l'omicidio di Vittorio é certamente la Freedom Flotilla 2, in procinto di partire dai porti dell'Europa alla volta di Gaza e a causa della quale Israele (per citare le precise parole del messaggio) "se la sta letteralmente facendo nei pantaloni", visto che quest'anno un attacco militare in acque internazionali, come fu nel caso della Mavi Marmara, non sarebbe assolutamente ripetibile.

In una notizia correlata, il comitato organizzatore della nuova flotta di aiuti umanitari ha deciso di ribattezzare il proprio convoglio "Freedom Flotilla - Stay Human", riprendendo il motto personale di Vittorio, che grazie al suo impegno, al suo coraggio, alla dedizione alla Causa della Palestina e della Giustizia é ormai sulla bocca e sulle labbra di migliaia e decine di migliaia di attivisti filopalestinesi in tutto il mondo.
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Israele "arruola" fondamentalisti evangelici americani per convertirli e trasformarli in milizia armata per le colonie illegali!


Media israeliani hanno rivelato un'incredibile connection che unisce le frange più estreme e radicali del cristianesimo conservatore protestante made in Usa, quello dei tele-evangelisti, della mega-chiese che sembrano centri commerciali, dei negazionisti dell'evoluzione che credono alla 'Terra giovane' (creata seimila anni fa in sei giorni secondo la leggenda del Vecchio Testamento), con i miliziani fondamentalisti delle colonie illegali, i talebani del giudaismo che aiutano Tel Aviv nell'esproprio e nell'occupazione di terra palestinese invasa, i cui rabbini predicano l'odio razziale e sostengono che tutti i 'goym' (=gentili) sono solo 'bestiame' creato per servire il 'Popolo Eletto'.

La notizia é che oltre 1000 cristiani evangelici fondamentalisti americani sarebbero disposti a trasferirsi in Israele, convenrtirsi al giudaismo, assumere la cittadinanza sionista (secondo la 'Legge del Ritorno', la stessa che si vorrebbe negare ai profughi palestinesi dispersi dal 1948) e 'giurare fedeltà' a Tel Aviv, riconoscendone la natura etnocratica e segregazionista. Il quotidiano sionista Yedioth Ahronoth referente della bizzarra congrega di cristiani sionisti (cristiani ancora per poco, apparentemente) sarebbe il membro della Knesset Lia Shemtov, del partito razzista Yisrael Beitenu.
I convertendi americani si preparano alla loro nuova vita da miliziani sionisti, imparando le frasi essenziali in ebraico: "Morte agli arabi" e "Deportiamo quelle bestie"...
E' evidente, da questi maldestri e ridicoli tentativi di "reclutamento", coi quali Israele va a pescare nelle sentine del fango colonialista, razzista, islamofobo e fondamentalista che la 'natura ebraica' e il 'diritto al ritorno' per Israele non sono altro che una comoda 'porta girevole' da manomettere con gli stratagemmi più sfacciati e pacchiani pur di riempire i territori palestinesi illegalmente occupati con centinaia di estremisti dal grilletto facile che tengano bordone alle politiche segregazioniste dell'Apartheid ebraico; vorremmo sapere, nel caso che la disgraziata iniziativa andasse in porto, come verrebbero poi effettivamente accolti e trattati i 'nuovi convertiti' in una società in via di radicalizzazione come quella israeliana dove persino i Falasha (ebrei africani che si dicono discendenti di Re Salomone) vengono regolarmente chiamati "scimmie" dai religiosi oltranzisti che si arrogano di distribuire patentini di 'purezza giudaica' alle varie comunità della società israeliana.



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Dichiarazioni ufficiali del Ministro dell'Interno di Hamas sulla morte di Vittorio Arrigoni


Dopo i drammatici eventi del rapimento e dell'uccisione di Vittorio Arrigoni le autorità del Governo palestinese guidato da Ismail Hanyieh stanno continuando le indagini per catturare altri eventuali membri e/o complici della banda di sequestratori assassini nonché i loro mandanti o ispiratori. Oltre alle due persone arrestate dopo il "blitz" delle forze di sicurezza che ha portato al ritriovamento della salma dell'attivista italiano vi é notizia certa che un fiancheggiatore del gruppo é stato catturato ancora prima del tentativo di salvataggio (sarebbe stato costui, su pressione degli inquirenti, a rivelare il nascondiglio del commando dei rapitori).

Il Ministro dell'Interno di Hamas ha rilasciato la seguente dichiarazione:

Primo - Il Governo Palestinese esprime le proprie sentite condoglianze alla famiglia di questo martire italiano, al Governo della Repubblica italiana (le perle ai porci) e a tutto il generoso popolo italiano; piangiamo assieme a voi la morte di un uomo tanto altruista e onorevole, che é stato solidale e vicino al popolo palestinese, sopportando insieme a noi le durezze dell'assedio e della violenza che quotidianamente Israele ci infligge, solo per onorare i suoi ideali e vivere corentemente con essi.

Secondo - Il Governo Palestinese non ha che parole di abominio e condanna per ciò che criminali e tagliagole autodefinitisi "estremisti musulmani" hanno compiuto e conferma il suo impegno a dare la caccia e rendere inoffensivi i restanti membri di questa banda che subiranno la giusta pena per i loro atti ripugnanti, che non riflettono in alcun modo la sensibilità, i valori e la visione del mondo del popolo palestinese.

Terzo - Il Ministero riafferma nei termini più netti che le autorità legittimamente elette hanno il pieno controllo del territorio di Gaza e della Striscia costiera e che quanto accaduto, lungi dal dimostrare un deterioramento della sicurezza, prova invece quanto le forze dell'ordine siano state pronte a intervenire per tentare un salvataggio del prigioniero. Il Governo é pronto e preparato a mostrare che la recente tragedia (prima nel suo genere a Gaza) rimarrà anche unica.

Quarto - Evidenze e indizi trovati sul luogo della detenzione e dell'uccisione di Vittorio Arrigoni indicano che l'intenzione della banda che lo ha rapito é sempre stata quella di ucciderlo, nonostante il fittizio 'ultimatum' per la liberazione di un detenuto integralista (che peraltro era prigioniero non del Governo di Hamas, ma delle autorità egiziane - NdR). Rilievi autoptici mostrano che Arrigoni é morto poco dopo essere stato rapito.

Quinto - I motivi dietro l'oltraggioso crimine dimostrano e indicano che vi sono gruppi e individui disposti a complottare contro il popolo di Gaza, per minare la sicurezza percepita e per scoraggiare i volontari internazionali tramite una campagna di terrore e intimidazione contro il diffondersi e il radicarsi del Movimento internazionale di Solidarietà con Gaza e la Palestina.

Riteniamo significativo far notare come quanto avvenuto, più che gli interessi di qualche sconosciuto gruppo integralista, sia consono e utile agli interessi dello Stato sionista dell'Apartheid, che ha sempre, con ogni mezzo, cercato di ostacolare l'afflusso di aiuti e volontari internazionali a Gaza, non esitando, poco più di un anno fa, a ricorrere alla violenza omicida. Vittorio Arrigoni, fra le centinaia di volontari internazionali attivi nel nostro territorio era di certo fra i più in vista e fra i più conosciuti, colpire lui, quindi, voleva dire colpire un simbolo.

Siamo pronti a riaffermare e assicurare a tutti gli stranieri che si trovano a Gaza e a coloro che intendono raggiungerla nel prossimo futuro che presso di noi troveranno accoglienza, riconoscenza e soprattutto sicurezza e che accoglieremo sempre a braccia aperte coloro che vogliono unirsi ai Palestinesi per trarre, dalle montagne di dolore e disperazione che ci circondano, le pietre fondanti della Speranza, della Giustizia e del Riscatto.

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venerdì 15 aprile 2011

Personale dell'UNRWA sciopera a Gaza: "Non ci piegheremo, non insegneremo l'Olocausto ai ragazzi dei campi profughi!"


Il Sindacato del personale della United Nations Relief and Works Agency (UNRWA) di Gaza ha dichiarato una serie di scioperi di cui il primo si é già tenuto, per protestare contro il minacciato licenziamento di alcuni insegnanti dalle strutture che, con finanziamenti ONU, danno un'istruzione ai ragazzi e ai bambini dei campi profughi della Striscia.

Durante una conferenza stampa collegata il dirigente sindacale Suhail al-Hindi ha espresso viva disapprovazione e condanna per i prospettati licenziamenti, che, stante le drammatiche condizioni occupazionali a Gaza (a causa dell'assedio israeliano) rischiano di condannare all'indigenza le famiglie degli insegnanti in questione. Al-Hindi ha collegato la misura alla reiterata opposizione degli insegnanti a inserire l'Olocausto nel curriculum di studi storici e sociali.

"I licenziamenti sono una manovra intimidatoria, si vogliono colpire alcuni insegnanti perché gli altri, intimiditi, rompano il fronte e si sottomettano all'imposizione". Il Sindacato reitera l'opposizione a qualunque insegnamento teso a presentare gli invasori e occupanti sionisti come 'vittime' e a sminuire, di concerto, le sofferenze e le ingiustizie patite dal popolo palestinese.

E' necessario, invece, approfondire e articolare meglio lo studio della storia palestinese dal 1948 fino al presente, in modo che i bambini e i ragazzi dei campi profughi abbiano un'idea migliore e più chiara anche delle ragioni storiche e sociali della loro storia personale, una storia che, anche oggi, é direttamente collegata con avvenimenti storici come la Dichiarazione di Lord Balfour, l'insurrezione contro l'Impero Ottomano, la Grande Rivolta, la pubblicazione del Libro Bianco e via via fino al "pogrom" militare sionista di due anni fa.

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Vittorio Arrigoni ucciso a Gaza, i rapitori non avrebbero rispettato il loro stesso ultimatum


Ce l'hanno fatta Vittorio, ti hanno chiuso la bocca.
Ovviamente, per riuscirci, hanno dovuto ammazzarti.
Probabilmente dove sei ora ti importa poco delle nostre miserie.
Ti importa poco del luccichio negli occhietti di coloro che annunciano la tua morte e che, dentro, in realtà sorridono e pensano: "se l'é cercata".
Ti importa poco del fatto che sui giornali e i tg indecenti dove chi assedia e massacra viene chiamato 'democratico' e chi reagisce e si difende 'terrorista' da domani non si parlerà più di te.
Ti importa poco del fatto che i burattini del potere non spenderanno per te, vero eroe, un decimo delle parole che spendono per coloro che sono andati in Irak e Afghanistan per ammazzare a pagamento e mettersi al servizio di occupanti e invasori.
Ti importa poco, ma deve importare molto a noi.
Perché ora che anche tu, come tanti altri, hai dato la vita in Palestina per la Causa della Verità e della Giustizia, sta a noi continuare la tua opera per dare un senso più pieno e più vero al tuo sacrificio.
Dicono che ti hanno ammazzato "gli estremisti islamici", Vittorio, ma noi che sappiamo a chi davi fastidio, che sappiamo chi ti aveva inserito nelle liste degli "omicidi mirati", non ci crediamo,
Le forze di sicurezza di Hamas, che venivano in tuo soccorso, ti hanno trovato cadavere, quale gruppo di 'rapitori' lancia un ultimatum e poi non lo rispetta?
Come pensavano i tuoi 'rapitori' di vedere soddisfatta la loro richiesta, se tu eri già morto, se non avevano più 'merce di scambio'?
Ci lasci una pesante eredità Vittorio, ma se avessimo paura delle sfide, o delle responsabilità, non ci saremmo mai presi a cuore le sorti della Palestina e del suo popolo.
Da dove sei, se ti riesce, ogni tanto guarda verso di noi.

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Il quotidiano sionista "La Repubblica" inaugura il 'Metodo Pasqua': killeraggio a mezzo stampa contro chi critica Israele!


Che 'La Repubblica' da quando sia stata acquistata da Carlo De Benedetti si sia progressivamente sputtanata da aggressivo e scomodo quotidiano di informazione politica (suoi, tra i '70 e i primi '80, gli unici, memorabili esempi di genuino giornalismo d'inchiesta nello squalificato panorama italiano) a ennesima testata prostituita agli interessi del padrone, é stato ovvio a quanti la abbiano letta (come chi scrive) con una certa costanza nel corso degli ultimi 30 anni.

Un esempio fra tutti, particolarmente probante per chi legge questo blog: se nel 1982-85 'La Repubblica' seguiva da vicino e con taglio critico sferzante le vicende dell'invasione israeliana del Libano e del progressivo "impazzimento" della Guerra Civile in quel paese, tra interventi occidentali, autobombe, prese di ostaggi e molto altro ancora (ricordo un titolo su tutti: "Bombe Usa sui Drusi", quando Rambo Reagan ordinò alle corazzate al largo di cannoneggiare le posizioni siriane e del PSP sulle montagne libanesi), oggi, fedele alfiere dell'Hasbara gradita al patron sionista, 'La Repubblica' chiama 'civili' i miliziani ebrei fondamentalisti che occupano le colonie illegali e asserisce (nelle immortali parole dell'imbrattacarte Fabio Scuto) che Hamas vi faccia contro il 'tiro al bersaglio' -non più di quanto i GAP facessero 'tiro al bersaglio' contro le SS del reggimento 'Bozen', caro Scuto-.

Tuttavia esistono dei momenti in cui, nel servilismo lecchino di coloro che si considerano ancora la pietra di paragone della democrazia nonché alfieri del progressismo liberal da aperitivo chic nella masseria di Capalbio (magari fra una tartina di lardo e miele e una disquisizione sulla 'Rivoluzione Verde' in Iran), si superano i confini dell'abiezione in maniera talmente marchiana e schifosa da correre il rischio di far bruscamente risvegliare anche il lettore più assopito e 'disconnetterlo' brutalmente dalla 'Matrix' degli editoriali idioti di Guido Rampoldi sulle "donne afghane che ci implorano di restare a Kabul".

E' precisamente il caso che si é dato oggi con il "pezzo" (non vogliamo dire di che cosa, ma é parola che usava anche Padre Dante, così anche i fan di Benigni lo capiranno) a firma Marco Pasqua, dove, seguendo per filo e per segno i dettami della collaudata scuola di manganellamento mediatico Feltri-Sallusti si prende una persona latrice di opinioni non gradite a "Colui che deve essere obbedito" e la si sottopone a uno sconcio, lercio, intollerabile linciaggio morale.
"La Repubblica" per mesi ha denunciato il 'Metodo Boffo' come 'volgare' e 'becero', ma appena ha trovato il bersaglio giusto é corsa anche lei a impugnare il randello...
Vittima di questa aggressione squadrista (lo squadrismo caro ai 'Liberali per Israele', agli 'Informatori Corretti', ai 'Secondi Protocollisti', agli organizzatori di cagnare filosioniste bipartisan con Ferrara, Rutelli, Fassino e Fiamma Nirenstein) é l'ottima Barbara Albertoni, insegnante superiore in un Liceo linguistico milanese e blogger politicamente e socialmente impegnata. Con totale sprezzo del ridicolo Marco Pasqua la chiama "negazionista" e "antisemita", arrivando persino, per quanto riguarda la seconda accusa, a definirla rea confessa, visto che, sostiene Pasqua, sarebbe lei stessa a definirsi così.
Header del blog della prof.ssa Barbara Albertoni
Ora, sfogliando post e commenti del suo blog (che raccomandiamo caldamente), risulta chiaro ed evidente che niente di tutto ciò ha il benché minimo contatto con la realtà e che tutti gli assunti e le dichiarazioni riguardanti la Albertoni e il suo blog sono frutto di volontà diffamatoria e di distorsione delle sue stesse parole ad esempio usando la frase: "Se essere antisemiti vuol dire essere contro uno Stato che occupa, invade, bombarda, tortura e assassina allora io sono antisemita" oppure, con ardito salto logico evincere dalla sua disapprovazione delle torture e delle percosse inflitte al negazionista (lui sì) Faurisson non una normale e umana ripugnanza verso la persecuzione fisica ma un avallo e una condivisione delle idee negazioniste!
Over 9000 ore di Paint Shop...
Quel che fa più specie é vedere le prefiche che si stracciavano le vesti davanti alle manganellate del metodo Boffo, coloro che inveivano contro i media bananeri asserviti agli interessi dell'attuale Presidente del Consiglio diventare improvvisamente "più berluscoidi dei berluscones" quando si tratta di difendere le dichiarate simpatie sioniste del loro editore e la 'vacca sacra' dell'Olocausto che, difesa da leggi sullo piscoreato che ci rendono non migliori della Nordcorea, serve a consacrare e cristallizzare il "diritto" dei sionisti israeliani di comportarsi esattamente come moderni seguaci degli Eicke e dei Dirlewanger ma a Gaza e a Beirut anziché a Varsavia e a Riga.

Certo la Albertoni sembrava una 'facile preda', insegnante di scuola pubblica e single con figli, sarebbe bastato farle perdere il posto di lavoro per dare una "bella lezione" a tutti coloro che si ostinano a non belare a tempo col resto del gregge, peccato che, seppur pacifici e mansueti per scelta e convinzione noi irriducibili liberi pensatori non si sia altrettanto pronti a porgere la gola al coltello senza difenderci, e, con le dichiarazioni della Rete Eco - Ebrei contro l'Occupazione e persino del sionista Dimitri Buffa (sionista sì, ma evidentemente con ancora un grano di raziocinio e di dignità in corpo) in favore della blogger e contro il tentativo di linciaggio a mezzo stampa del quotidiano di De Benedetti, sembra proprio che l'Ingegnere dovrà presto o tardi metter mano al portafoglio e scucire parecchie migliaia di Euro per riparazione di danni morali e materiali.

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giovedì 14 aprile 2011

Centro di riabilitazione per torturati indice un seminario sulle conseguenze della prigionia nelle carceri sioniste


Lo scorso mercoledì 13 aprile il TRC - Centro per la Terapia e la Riabilitazione delle vittime di Tortura ha tenuto un seminario-laboratorio intitolato "I nostri Prigionieri sono liberi, a prescindere da quanto alte siano le Mura". L'evento fa parte delle iniziative in vista della Giornata dei Prigionieri Palestinesi che cade domenica 17 e si é tenuto nel teatro intitolato al Martire Zafer al-Masri nel campus dell'Università nazionale di An-Najah.

Il laboratorio si é snodato attorno a nodi umanitari e sociali che interessano i prigionieri rilasciati dopo sentenze più o meno lunghe passate nelle carceri dell'occupante israeliano, ivi incluse le conseguenze a breve e lungo termine e le prospettive di reinserimento sociale, le condizioni di detenzione e le sistematiche violazioni dei Diritti Umani che si consumano dietro i portoni e le sbarre delle galere sioniste.

La Giornata dei Prigionieri segna la data in cui, quasi 37 anni fa, nel 1974, lo Stato ebraico rilasciava il primo prigioniero palestinese (Mahmoud Bakr Hijazi) dopo una trattativa con i rappresentanti palestinesi; nella sessione immediatamente successiva del Consiglio Nazionale Palestinese la data venne immortalata come "Giornata dei Prigionieri", dedicata a quanti coloro avevano sofferto e soffrivano per la prigionia in mano di Israele e a quanti si dedicavano la lenire e abbreviare tali pene, in seguito anche gli altri paesi arabi, durante un summit damasceno, adottarono la ricorrenza.


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Vittorio Arrigoni rapito a Gaza, guarda caso, da nemici da Hamas, Israele e lo Shin Bet sono coinvolti?



Vittorio Arrigoni, l'attivista pacifista italiano che da oltre tre anni testimoniava quotidianamente le pene e le sofferenze della popolazione palestinese rinchiusa da Israele nell'enorme "ghetto" della Striscia di Gaza é stato rapito a Gaza.

Si troverebbe in mano a 'estremisti salafiti' che, in cambio del suo rilascio, vorrebbero che il Governo palestinese di Hamas liberasse alcuni loro esponenti incarcerati. Hamas, come suolsi dire, si trova tra l'incudine e il martello: lungi dall'essere militanti della Resistenza palestinese i rapitori di Arrigoni si collocano nella categoria dei 'terroristi per davvero', coloro che sull'esempio di Bin Laden sono dediti alla violenza e alla strage fini a sé stesse, senza alcun ulteriore programma politico o velleità di riscatto.

Si parla di gente non dissimile dall'organizzazione "Fatah al-Islam" che in Libano venne smantellata con una sanguinosa operazione che ebbe il pieno appoggio e sostegno di Hezbollah e delle fazioni della Resistenza come il PFLP e PFLP-GC. Spessissimo questi gruppuscoli sono manipolati dalle intelligence occidentali proprio perché, nel loro nichilismo, sono molto facili a venire 'instradati' verso falle lasciate apposta negli apparati di sicurezza per attacchi 'di comodo' o che 'sotto falsa bandiera' vengono poi attribuiti ad altri gruppi e organizzazioni che si vogliono screditare.

Fedeli alla raccomandazione andreottiana sul pensare male ci viene naturale chiederci se dietro al rapimento di Arrigoni non ci sia la 'longa manus' di Israele e dei suoi servizi, evidentemente irritati per le precise, pognanti e commoventi testimonianze che Vittorio quasi quotidianamente diffondeva in Italia e in Europa attraverso i canali dell'informazione indipendente. Chiudiamo queste righe con un video del miglior Vittorio, che speriamo di rivedere, leggere e ascoltare al più presto possibile come quando le ha mirabilmente "cantate" all'ipocrita e untuoso Roberto Saviano, ausiliario dell'Hasbara e lodatore di criminali di guerra.



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Israele esilia prigioniero palestinese in Malesia: cosa pensa di ottenere?


Le autorità di occupazione israeliana hanno deportato a forza il prigioniero cisgiordano Maher Odeh in Malesia piuttosto che riportarlo alla sua casa nel villaggio cisgiordano di Ein Yabrud, a Ramallah. Odeh venne arrestato il 14 marzo del 2010 e, dopo 45 giorni di interrogatori, intimidazioni e torture venne messo in "detenzione preventiva" senza nemmmeno che contro di lui venisse formulata un'accusa.
Il Centro Ahrar per gli Studi sui Prigionieri e i Diritti Umani ha dichiarato che i carcerieri e i torturatori sionisti hanno fallito nel tentativo di estrarre una confessione o un'ammissione di colpa di qualunque genere e, offrendogli più volte di venire liberato purché consentisse ad andare in esilio, si sono sempre sentiti rispondere picche.

La moglie Um Anas, che lo ha aspettato in tutti questi mesi nel villaggio natio, ha dichiarato al Centro Ahrar nel corso di una telefonata che suo marito (dal quale ha avuto quattro figli) é stato portato in Malesia mercoledì notte; ora lei é disperata e né lei né la madre di Odeh (nella foto sopra) sanno come mettersi in contatto con lui, tantomeno come raggiungerlo.

I portavoce dell'Ong hanno prontamente denunciato la mossa israeliana come una flagrante e grave violazione delle leggi internazionali riguardo il trattamento dei prigionieri, invitando altri gruppi e organizzazioni a stigmatizzare l'accaduto e chiedere provvedimenti contro il Governo di Tel Aviv.


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La Jihad Islamica dichiara: "Solo catturando altri Shalit riusciremo a far liberare i nostri prigionieri dalle carceri sioniste!"


Il Movimento per la Jihad islamica in Palestina ha reiterato, in un comunicato indirizzato a tutte le fazioni della Resistenza palestinese attive a Gaza e in Cisgiordania, il suo appello a mettere in opera numerose nuove operazioni di cattura di soldati sionisti, in maniera da poterne poi negoziare il rilascio a fronte della liberazione di dozzine, se non centinaia, di carcerati palestinesi.

Il dignitario della Jihad Islamica Ahmed al-Mudalal (foto sotto) ha replicato l'invito (già espresso a fine febbraio 2011) durante un raduno organizzato da studenti sostenitori del movimento in occasione dell'avvicinarsi della Giornata dei Prigionieri Palestinesi che cadrà domenica 17 aprile.

"La persecuzione carceraria, i maltrattementi, le torture, l'isolamento non piegheranno la determinazione degli eroi della Resistenza" é stato il messaggio di Mudalal, riferito agli oltre 7000 prigionieri che languono nelle carceri sioniste e ai 500 che sono in mano dei servili gendarmi di Fatah; fra questi oltre 136 hanno passato oltre 20 anni della loro vita in una cella, senza aver commesso crimine più grande del voler vedere rispettati e difesi i diritti inalienabili del proprio popolo e della propra nazione.

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Mosca replica a Israele: "Dimostri che le armi della Resistenza palestinese sarebbero russe, altrimenti taccia!"


Il Governo di Mosca ha vibratamente contestato la pretesa denuncia israeliana che "armi russe" sarebbero state usate nella legittima rappresaglia contro un insediamento ebraico illegale portata a termine la scorsa settimana dalle Brigate Ezzedine al-Qassam.

Il Viceministro degli Esteri Alexander Saltanov ha dichiarato che l'abuso di tali affermazioni da parte israeliana, ormai non più tollerabile, dovrebbe quantomeno essere sostenuto da prove, che lo Stato ebraico, piuttosto stranamente, si é sempre rifiutato di esibire; un contegno quantomeno curioso visto che tutti i resti e i rottami delle "armi" e dei razzi usati contro i suoi obiettivi dovrebbero ragionevolmente essere a sua disposizione.

Agenzie di stampa e testate israeliane spesso indicano "razzi russi", "razzi katyusha" e "razzi grad" (spesso impropriamente definiti 'missili') come armi impiegate contro basi militari e colonie illegali; lo scorso giovedì, addirittura, Israele ha preteso che un 'missile anticarro' di fattura russa sia stato usato contro un pullman carico di coloni ebrei fondamentalisti.

A parte che anche il più leggero e rudimentale dei "missili anticarro" russi, qualora fosse stato impiegato, avrebbe ridotto il pullman a una carcassa calcinata, tale affermazione non é mai stata corredata da immagini o rilievi probanti.

Le affermazioni di Israele sono semplicemente volte a tentare di sabotare i contratti di fornitura militare russa a paesi come la Siria e l'Iran, paesi che legittimamente sostengono la Causa nazionale palestinese anche nel suo aspetto di Resistenza armata.

Le forze di occupazione israeliana, dal momento in cui hanno rotto la tregua mantenuta da Hamas fin dalla fine del 'pogrom' militare sionista del 2008-2009 hanno causato oltre venti morti e circa un centinaio di feriti, ma, grazie agli sforzi dell'Hasbara della potente "lobby a sei punte" tutta l'attenzione dei media occidentali é fissata sulle operazioni di risposta della Resistenza anziché sui massacri perpetrati dalle truppe dell'esercito più im-morale del mondo.

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Quattro palestinesi muoiono nel crollo di un tunnel a Rafah


Quattro Palestinesi sono rimasti uccisi martedì scorso quando un tunnel di collegamento con l'Egitto nel quale stavano lavorando per portare a Gaza rifornimenti essenziali come latte in polvere, medicine, attrezzature mediche e materiali elettrici e da costruzione é collassato sopra di loro presso il sobborgo 'Brazil' di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza.

La difesa civile, prontamente intervenuta in soccorso dei lavoratori dei tunnel (che mantengono in vita il popolo del ghetto palestinese assediato) é riuscita a trarre dalle macerie del tunnel tutti gli otto coinvolti, quattro dei quali, purtroppo, gravemente feriti e semisoffocati, hanno cessato di vivere poco dopo.

Tra i quattro caduti, due sono fratelli gemelli.

Se l'arresto nella costruzione della 'barriera di acciaio' da parte egiziana ha fatto tirare un sospiro di sollievo ai lavoratori dei tunnei, che altrimenti avrebbero dovuto scavare ancora più a fondo con ancora maggiori rischi, tuttavia violare lo strangolante blocco israeliano rimane pur sempre un'attività molto pericolosa e si aspetta con ansia che l'Egitto finalmente si decida ad aprire incondizionatamente Rafah a ogni traffico, vanificando così il tentativo di Israele di battere Hamas infliggendo sofferenze al popolo presso cui il Movimento di resistenza ha trovato tanta solidarietà.

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Azzam el-Ahmad: "Israele attacca Gaza per aver mano libera nella giudaizzazione forzata della Cisgiordiania!"


Azzam el-Ahmad, uno dei pochi rappresentanti di Fatah che sembra aver mantenuto un quanto di dignità e dedizione agli interessi della Causa nazionale palestinese ha recentemente dimostrato una altrettanto lodevole chiarezza di analisi e sintesi quando, guardando al razionale e agli scopi delle recenti incursioni armate israeliane a Gaza, ha dichiarato che, attraverso di esse, lo Stato ebraico cerca di creare delle 'distrazioni' all'inarrestabile progresso delle operazioni di giudaizzazione forzata della Cisgiordania.

El-Ahmad, capo del blocco parlamentare di Fatah ha comunicato i suoi convincimenti davanti a una delegazione di 54 dignitari francesi che hanno visitato ciò che resta del Parlamento dell'Anp; fra essi si contavano parlamentari, sindaci e giornalisti guidati dal senatore Michel Pilote.

Il dignitario palestinese ha lodato il coraggio dei rappresentanti francesi e il loro impegno in varie iniziative di sostegno alla Causa nazionale di Palestina, come ad esempio i 'gemellaggi' fra città francesi e campi profughi; nel suo discorso, trasmesso televisivamente da canali filo-Fatah El-Ahmad si é rivolto alla comunità internazionale perché si assuma finalmente la responsabilità di riconoscere formalmente e in toto l'esistenza di uno Stato di Palestina entro i confini precedenti all'aggressione israeliana del 1967.

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Proteste in Cisgiordania: "Fatah liberi tutti i prigionieri politici prima di celebrare la Giornata dei Prigionieri"


Con la Giornata dei Prigionieri Palestinesi che dista meno di quattro giorni le famiglie dei Prigionieri Palestinesi detenuti da altri Palestinesi, (cioé dagli sgherri di Fatah che agiscono in funzione di gendarmeria coloniale per conto di Israele) hanno rinnovato i loro appelli per la liberazione dei loro parenti e per la fine delle persecuzioni politiche come prodromo di una vera ed effettiva riconciliazione tra Hamas e Fatah.

La cosiddetta Anp, ormai svuotata di ogni senso e trasformata solo in un contenitore di burocrati da Fatah, incercera infatti oltre 500 prigionieri per reati esclusivamente 'politici', in massima parte sostenitori e simpatizzanti di Hamas, ma anche della Jihad Islamica o ancora membri delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa che non hanno accettato la svolta di Dayton e l'abbandono della lotta contro l'occupazione.

"La Giornata dei Prigionieri ci sprona a dimenticare le frizioni e le contrapposizioni del passato per intraprendere un nuovo sentiero di fratellanza e riconciliazione il cui primo passo, necessariamente, deve essere costituito dal rilascio di TUTTI i prigionieri politici", così si é espresso Mohammed Natsheh, fratello di Mutasim Natsheh, prigioniero di Fatah (nonché del martire Mahmoun -foto sopra-, ucciso lo scorso ottobre).

"E' assurdo e irrazionale che in Cisgiordania venga celebrata la Giornata dei Prigionieri in mano a Israele senza menzionare che spesso quando un carcerato finalmente é rilasciato da Israele subito viene preso in custodia da Fatah, in maniera che la sua detenazone possa essere surrettiziamente prolungata".

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mercoledì 13 aprile 2011

L'Egitto smette di costruire la barriera sotterranea con Gaza, piccata reazione israeliana


L'Egitto ha arrestato la costruzione della famigerata "barriera d'acciao" sotterranea tra il Sinai e Gaza, che avrebbe dovuto aiutare a serrare ancora più saldamente la stretta alla gola dell'enclave palestinese assediata, per meglio compiacere il regime ebraico dell'Apartheid che da quasi cinque anni strangola economicamente il ghetto a cielo aperto della Striscia.

La costruzione della barriera, per uno sviluppo complessivo di 9.920 metri, venne decisa dall'autocrate del Cairo Hosni Mubarak, fedele satrapo di Washington e Tel Aviv, più che logico dunque che alla sua caduta il governo provvisorio che sta gestendo, sotto l'egida dei militari, la transizione verso la democrazia, abbia fermato il suo sviluppo, soprattutto tenendo conto di quanto l'opera fosse impopolare presso l'opinione pubblica.

Agitando i soliti ipocriti spauracchi del 'terrorismo' e dell' 'insihurezza' lo Stato ebraico ha tentato di convincere gli egiziani a completare la barriera, ma finora non c'é stato niente da fare, né probabilmente ci sarà in futuro, una volta che si saranno tenute regolari elezioni democratiche.

Ufficiali e dignitari israeliani, masticando amaro, hanno indicato, come segni eloquenti del nuovo rapporto tra il Cairo ed Hamas, la recente visita di rappresentanti del Movimento di Resistenza in Egitto, con il fondatore Mahmoud al-Zahar (egiziano da parte di madre) a capo della delegazione e i prolungati incontri della stessa non solo col Ministro degli Esteri Arabi, ma anche con rappresentanti dell'Esercito e dell'intelligence.

"C'é una nuova intesa fra Gaza e il Cairo, facilmente collegabile con il clima pre-elettorale e con la convinzione pressoché matematica che la Fratellanza Musulmana vi giocherà un forte, forse decisivo, ruolo e che perciò sia importante mantenere buoni contatti con Hamas".


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