sabato 4 giugno 2011

Leader religioso egiziano sprona i musulmani alla solidarietà con i Palestinesi, saluta le nuove relazioni tra Egitto e Iran!


Il prestigioso e rinomato leader religioso Jamaluddin Qutb, che guida la preghiera del venerdì nella più importante moschea del Cairo e che insegna alla prestigiosa Università di Al-Azhar ha espresso, durante il suo sermone di ieri "profonda delusione" rispetto a quella che ha definito come "perdurante incapacità" della comunità araba e musulmana di confrontare le atrocità israeliane contro il Popolo di Palestina.

"Mente i musulmani abitano 54 nazioni nel mondo e ammontano a quasi due miliardi di persone i politici sionisti e filosionisti in Israele e in Occidente, pur ammontando a una infima frazione di questo numero continuano a occupare la Palestina e lanciano aggressioni, invasioni e provocazioni in tutto il mondo islamico", ha articolato Qutb durante un servizio religioso in onore dell'anniversario della morte dell'Ayatollah Khomeini.


Citando e commentando alcuni passi del Corano il leader religioso ha fatto appello alla solidarietà tra musulmani che deve estendersi a tutti i campi "Inclusi quello economico, politico e militare; se riusciremo a rafforzarci vicendevolmente in tutti questi aspetti allora il sionismo internazionale sarà costretto a mangiare la polvere". Ricordando le numerose similitudini tra la Rivoluzione iraniana del 1979 e quella egiziana del 2011 Qutb ha lodato i recenti passi avanti per il ristabilimento di relazioni amichevoli tra il Cairo e la Repubblica islamica".


Qutb nel suo discorso ha inoltre sottolineato come il definitivo trionfo degli elementi religiosi della Rivoluzione iraniana sia avvenuto l'11 febbraio del '79, lo stesso giorno in cui, nel 2011, il corrotto tiranno filo-israeliano e filo-americano Hosni Mubarak ha ufficialmente rassegnato le sue dimission, indicando come, a suo dire, la coincidenza indichi un collegamento e una continuità provvidenziale tra i due eventi.
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Migliaia di persone ad Amman marciano e chiedono l'annullamento di tutti i trattati e gli accordi con Israele!


Circa tremila persone hanno partecipato, ad Amman, in Giordania a una marcia di solidarietà con la Palestina che ha preso il via dalla Moschea di Hanbal subito dopo le preghiere del venerdì e ha attraversato tutto il distretto di Ras al-Ain, segnalando l'inizio delle manifestazioni per il 44esimo anniversario del Yawm al Naksa, con cui i popoli arabi ricordano il vigliacco attacco a tradimento compiuto da Israele contro Egitto, Siria e Giordania nel 1967.

Giovani, parlamentari del Fronte Islamico d'Azione, sindacalisti ed esponenti della società civile portavano cartelli e striscioni che condannavano il regime di appeasement vigente tra Amman e Tel Aviv, suggellato dagli 'accordi di pace' di Wadi Araba, con cui la debole e corrotta monarchia hascemita si limitava a riconoscere e accettare i furti di terra subiti da Israele durante le sue campagne di aggressione (Israele é l'unico paese del Medio Oriente a non avere confini stabilmente fissati e dichiarati).

"Annulliamo Wadi Araba" e "Liberiamo Rabia"(= il quartiere in cui si trova l'ambasciata sionista), "Nessuna ambasciata sionista in Giordania" erano tra gli slogan più scanditi e ripetuti. Infine, il membero dell'Ufficio Esecutivo della Fratellanza musulmana in Giordania Ahmad al-Kafaween ha tenuto un discorso in cui ha invitato i paesi arabi e musulmani a unirsi per affrontare la minaccia sionista, che oggi prende di mira soprattutto la Palestina e il suo popolo perseguitato e martirizzato, ma i cui tentacoli si spingono anche in Libano, in Irak, in Afghanistan e, ultimamente, anche in Libia e in Siria.

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Yasser Rajoub é stato rilasciato! Appena libero ha dichiarato: "Continuate a mobilitarvi per i miei compagni di prigonia!!"


Yasser Mohammed Rajoub, il Palestinese sofferente di cancro ai polmoni e diabete che era stato rapito dalla sua casa e dalla sua famiglia nel gennaio 2011 e che, sbattuto in galera senza un'accusa logica o giustificabile (grazie alle inumane leggi sioniste sulla 'carcerazione preventiva') si era visto estendere i termini di detenzione fino a fine anno e languiva in cella senza che i suoi carcerieri avessero anche solo minimamente preso in considerazione la sua devastante condizione di salute é stato finalmente liberato in seguito agli appelli di familiari e parenti alle Organizzazioni internazionali per i diritti umani affinché si mobilitassero in suo soccorso.

Rajoub, in un comunicato esteso subito dopo il suo rilascio, ha però voluto dirigere l'attenzione internazionale su coloro che rimangono nelle condizioni che lui ha sperimentato in questi cinque mesi, nella speranza che anch'essi possano beneficiare del sostegno e delle pressioni degli organismi e degli attivisti umanitari per poter venire a loro volta rilasciati. L'ex-carcerato ha parlato di persone che soffrono 'atrocemente', costrette a letto o su sedie a rotelle dai sintomi delle loro malattie che vengono lasciate degenerare nel più completo disinteresse delle autorità israeliane.

Ha raccontato di almeno altre quattordici persone nella prigione di Ramleh (la stessa dove era rinchiuso lui), tra cui malati di reni, malati di tumore, diabetici e ipertesi, alcuni dei quali sono perfino legati o ammanettati ai loro giacigli. Ringraziando tutti coloro che si sono mobilitati in suo favore Rajoub ha ripetuto la speranza che la mobilitazione e lo sdegno non cessino con la sua liberazione, ma continuino a favore di tutti coloro che rimangono tuttora vittime delle disumane pratiche carcerarie del Regime dell'Apartheid.
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venerdì 3 giugno 2011

Servono farmaci e combustibile per gli ospedali e le cliniche di Gaza!!


Durante una recente conferenza stampa il deputato di Hamas Khamis Najjar ha evidenziato come le strutture sanitarie di Gaza abbisognino urgentemente di almeno 178 tipi di farmaci e preparati diversi per poter mantenere in funzione le Unità di cura intensiva, i reparti maternità, i reparti pediatrici e quelli di chirurgia oftalmica il parlamentare di Hamas ha dichiarato che la penuria di medicinali nella Striscia costiera abbia ormai raggiunto livelli 'critici' e che, se non verranno prese contromisure adeguate tragiche conseguenze sono dietro l'angolo.

In aggiunta ai farmaci necessari, inoltre, anche le scorte di combustibile per i gruppi elettrogeni da cui, con la rete elettrica devastata dagli attacchi sionisti, dipendono moltissimi macchinari e apparati medici, vanno ampiamente ricostituite e rifornite. Il ricorso ai gruppi elettrogeni é una misura di emergenza dettata dai frequenti e prolungati blackout della rete elettrica, ma nonostante questo espediente, notevoli quantità di farmaci delicati, plasma e altre provviste mediche che vanno costantemente tenute a bassa temperatura vanno comunque perse e sprecate.

I neonati prematuri, i pazienti sottoposti a ventilazione assistita e i polidializzati poi, sono costantemente a rischio, le loro vite spesso letteralmente attaccate al "filo" della corrente che alimenta le macchine cui devono la loro sopravvivenza. L'apertura del varco di confine di Rafah al traffico passeggeri ha permesso a molti Palestinesi che potevano permetterselo e che potevano affrontare il viaggio di andare a cercare cure e terapie in Egitto, ma a Gaza sono restati i pazienti più gravi, quelli intrasportabili e quelli che non possono affrontare le spese di un viaggio e di un soggiorno oltreconfine.
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Resheq: "Nessun accordo in arrivo tra Hamas e Israele per lo scambio di prigionieri!"


Il membro del Politburo di Hamas Ezzet al-Resheq ha recisamente negato le voci che recentemente si erano diffuse tramite alcune agenzie di stampa che pretendevano di vedere come imminente la conclusione di una trattativa per lo scambio di prigionieri tra il Movimento musulmano di Resistenza e lo Stato sionista. Nel suo commento Resheq ha esplicitato di ritetenere Israele "pienamente responsabile" per lo stallo nel prospettato accordo per lo scambio tra 1200 prigionieri politici palestinesi (tra cui tutte le donne detenute nelle carceri sioniste e tutti i bambini e i minori) e il caporale sionista Gilad Shalit, catturato dalle Brigate al-Qassam mentre si apprestava, insieme ai suoi commilitoni, a invadere la Striscia di Gaza nel quadro degli incessanti 'raid' con cui lo Stato ebraico angaria e tormenta la popolazione dell'enclave costiera assediata.

Le fonti internazionali avevano in precedenza dato credito alla voce secondo la quale una delegazione di alto livello delle Brigate Ezzedine al-Qassam, guidata niente meno che dal loro capo supremo Ahmed al-Jaabari (sopra), sarebbe arrivata al Cairo per dare gli ultimi ritocchi all'accordo di scambio, voce che avrebbe avuto conferma dall'ex-ambasciatore egiziano in Israele, Mohammed Basyuni (a sinistra). Da parte sua, il Direttore del Centro di Studi Palestinesi al Cairo, Ibrahim Dirawi, aveva messo in guardia dall'aspettarsi che all'annuncio dell'accordo "mancassero poche ore", come invece sembravano aspettarsi alcuni osservatori.

Dirawi ha però confermato che la Giunta di Transizione attualmente al potere in Egitto avrebbe consegnato al capo del Dipartimento di Sicurezza politica dell'Esercito israeliano i termini palestinesi per il raggiungimento di un accordo, lanciando così "la palla" nel campo avverso. La natura del dialogo che, a quanto sembra, starebbe comunque sconosciuta anche se bisogna riconoscere che il ruolo egiziano in esso sembra molto attivo, similmente a quanto é accaduto lo scorso aprile con la firma del protocollo di riconciliazione palestinese che ha posto fine a quattro anni di "rift" tra Hamas e Fatah.
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Discorso di Hassan Nasrallah in occasione del 22esimo anniversario della morte dell'Ayatollah Khomeini!


Il Segretario-generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha ripetuto nella giornata di ieri che soltanto la Resistenza ha la possibilità di sconfiggere e sventare i piani israeliani e americani che puntano a dominare il Medio Oriente per mezzo delle divisioni, delle rivalità e delle ostilità etniche, religiose e settarie. Nasrallah ha citato a esempio l'esperienza di Hezbollah in Libano ma anche quella di Hamas in Palestina e le recenti rivoluzioni arabe in Egitto e Tunisia, facendo notare come, quando i popoli agiscano uniti non vi siano tirannidi, occupazioni o imperialismi in grado di resistere loro.

Il capo di Hezbollah ha inoltre rinnovato il supporto della sua organizzazione verso il Popolo di Palestina, giurando che il sangue di coloro che hanno dato la vita per la Causa della liberazione durante le manifestazioni dello scorso 15 maggio non sarà stato versato invano. Sottolineando che tutti i libanesi vogliono uno Stato forte e saldo il leader sciita ha dichiarato che la dedizione alle istituzioni libanesi spinge Hezbollah a sempre nuovi sforzi per costruire un gabinetto di Governo che risponda a queste aspettative, sempre sotto la guida del Premier designato Najib Mikati.


Hassan Nasrallah ha rivolto queste parole per via televisiva a quanti si erano radunati nel Palazzo UNESCO di Beirut, per prendere parte a una cerimonia di commemorazione del ventiduesimo anniversario della morte dell'Ayatollah Khomeini, organizzata nella capitale libanese dall'ambasciata della Repubblica islamica iraniana. L'ambasciatore Ghazanfar Roknabadi ha fatto da anfitrione ai convenuti, tra cui si contavano numerosi gli esponenti della classe politica e dell'intellighentsia libanese, anche non sciiti o non allineati con Hezbollah.


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I carcerieri sionisti negano cure adeguate a prigioniero politico palestinese malato di cancro!


La famiglia e i parenti di Yasser Mahmoud Rajoub (foto sotto), palestinese incarcerato da Israele senza alcun motivo tranne quello di essere fratello di un ex-rappresentante dell'ANP hanno esteso un accorato appello ad Amnesty International e a tutte le altre Organizzazioni non-governative impegnate nella difesa dei Diritti umani affinché cerchino di ottenere il rilascio del loro congiunto che, soffrendo di gravissime patologie e languendo nella totale trascuratezza delle sue necessità sanitarie da parte dei carcerieri sionisti rischia letteralmente di morire "da un'ora all'altra".

Cinquantatreenne e padre di quattro figlie Rajoub non é mai stato parte di organizzazioni politiche palestinesi o della Resistenza anti-israeliana, mentre suo fratello, Jibril (sotto), fa parte del Comitato centrale di Fatah e, fino al 2002, aveva avuto un ruolo nelle forze di sicurezza dell'ANP. Tanto é bastato alle truppe dell'occupazione israeliana per fare irruzione in casa sua il 10 gennaio scorso e per arrestarlo senza un'accusa precisa, secondo la nota procedura sionista della 'incarcerazione preventiva', mostruosità giuridica che non ha posto in qualunque ordinamento che si volesse anche solo lontanamente imparentato con uno Stato di Diritto.

Yaser Rajoub é malato di cancro ai polmoni e soffre inoltre di diabete e ipertensione; secondo un recente rapporto clinico la sua salute si é deteriorata fin dal momento del suo arresto ed é ora sul punto di venire definitivamente compromessa. Le autorità carcerarie israeliane, tuttavia, gli hanno rifiutato qualunque terapia adeguata e, sempre senza fornire alcuna spiegazione o giustificazione, hanno esteso di ben sei mesi i termini della sua 'carcerazione preventiva'.
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Delegazione iraniana a Istanbul per la Conferenza mondiale dei Comandanti d'Aviazione!


Una delegazione militare iraniana di altissimo livello é arrivata nelle scorse ore a Istanbul, storica capitale dell'Impero Ottomano per presenziare alla GACC, la Conferenza Globale dei Comandanti d'Aviazione, che, sotto gli auspici del Generale Hakan Aksay celebrerà anche i cento anni della fondazione dell'Aeronautica turca (uno dei servizi aerei più anziani del mondo), ospitando delegazioni di oltre sessanta paesi: dalla Germania al Senegal, dalla Russia all'Oman, dal Sudafrica al Libano fino, appunto, all'Iran.

La delegazione della Repubblica islamica é guidata dal Comandante in capo dell'IRIAF, il Brigadier Generale Ahmad Miqani, come riportato tramite l'Agenzia di stampa ufficiale IRNA dall'attaché militare iraniano in Turchia, il Colonnello Mohammad Ahadi. E' immaginabile che, oltre a rendere onore ai loro ospiti turchi, gli ufficiali iraniani approfitteranno dell'occasione per incontrare delegazioni militari di Ankara e straniere.

La Repubblica islamica, dopo avere affrontato e vinto sfide apparentemente impossibili in campo aeronautico nel corso degli ultimi trent'anni, é attualmente impegnata a proiettare nel XXI Secolo la vita utile della sua flotta di jet da combattimento, in parte di produzione americana e acquistati dallo Scià prima della Rivoluzione, in parte 'acquisiti' dall'Irak durante i concitati eventi della Guerra del Golfo del 1991 e in parte acquistati in anni più recenti da Russia e Cina; anche in questo campo i passi avanti fatti dall'industria nazionale si sono fatti sentire, ad esempio con il pacchetto di modernizzazione "Saeqeh" per gli ormai obsolescenti F-5.
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giovedì 2 giugno 2011

Si terrà il 3 agosto il processo a Hosni Mubarak e ai suoi due figli: i tre rischiano la pena di morte!


E' Stato stabilito che il processo all'ex-dittatore egiziano Hosni Mubarak, detronizzato dall'insurrezione popolare che ha scosso tutto il mondo arabo all'inizio dell'anno si terrà il 3 agosto 2011. Insieme all'Ultimo Faraone verranno messi sul banco degli accusati anche i suoi due figli: il 'delfino' Gamal, di cui ancora pochi mesi fa noi stessi prevedevamo l'ascesa al 'trono' vista l'età avanzata del genitore e l'apparente solidità del suo regime e Alaa, che alle aspirazioni politiche preferiva il mondo degli affari in cui la profonda corruzione che regnava sotto l'egida del NPD gli consentiva di incamerare enormi ricchezze svendendo il patrimonio naturale del paese ad amici e complici e incamerando laute tangenti.

Le accuse che i tre si troveranno ad affrontare saranno soprattutto di corruzione, malversazione ma anche riguardanti gli ordini di reprimere la rivolta popolare nel sangue, che, a un sommario conteggio, sono costati tra le ottocento e le novecento vite. Per queste accuse, sotto il codice penale egiziano attualmente vigente (che é lo stesso voluto da Sadat e Mubarak al tempo del loro 'voltafaccia' filo-occidentale e filo-israeliano) potrebbero vedersi infliggere la pena capitale.

Fonti giudiziarie affermano che il procedimento si celebrerà alla Corte criminale di Cairo Nord, e che il tribunale sarà presieduto dal Giudice Ahmed Rifati.
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Il Generale Gantz: "Le manifestazioni popolari arabe sono una nuova minaccia per Israele!!"


Il Capo di Stato Maggiore sionista, Generale Benny Gantz ha recentemente dichiarato che, come effetto delle recenti rivoluzioni e insurrezioni popolari che hanno scosso e che continuano ad agitare il Medio Oriente e il Nordafrica, Israele si é trovato improvvisamente di fronte delle nuove sfide e delle nuove minacce. Infatti, seguendo il ragionamento del gallonato sionista, lo Stato dell'Apartheid si potrebbe a breve trovare di fronte folle di civili in protesta come quelle che hanno attraversato i confini il 15 maggio scorso, contemporaneamente a dimostrazioni altrettanto massicce e intense sul limite della Striscia di Gaza e in Cisgiordania.

La contemporaneità di tali eventi, arguisce Gantz, porrebbe l'apparato militar-repressivo di Israele sotto stress, con il rischio di nuovi "disastri di P.R." come l'inconsulto massacro di dozzine di civili disarmati avvenuto nell'anniversario della 'Nakba', che, come già la strage della 'Mavi Marmara' un anno fa, si tradurrebbero in immediate difficoltà diplomatiche per Israele, visto che nemmeno tutta l'hasbara di questo mondo riuscirebbe a temperare o calmierare il loro impatto devastante.

Evidentemente Gantz o é dotato di buone facoltà di analisi e prospettiva (cosa che comunque ci si aspetterebbe da un ufficiale di grado così alto) oppure ha avuto occasione di leggere o ascoltare le dichiarazioni del coordinamento per le prossime proteste del 5 giugno, che, nelle stesse parole dei rappresentanti di "Return to Palestine" hanno proprio l'obiettivo di 'costringere i sionisti a mettere in allerta tutto il loro esercito', in maniera da consumare per attrito la prontezza e la responsività dei loro uomini e delle loro unità, oltre a far loro "bruciare" ingenti risorse per la mobilitazione di uomini e mezzi.
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Nutrita delegazione egiziana in visita a Teheran, si rafforza l'asse Egitto-Iran!!



Come é possibile vedere riportato nell'estensivo e dettagliato servizio televisivo andato recentemente in onda sull'emittente iraniana di lingua inglese PressTV una nutrita delegazione di rappresentanti politici, culturali e religiosi egiziani ha raggiunto 48 ore fa la capitale Teheran per una cinque-giorni nella Repubblica islamica. Commentando l'importante sviluppo nella costruzione di rapporti fruttuosi e amichevoli con l'Egitto post-Mubarak il Ministro degli Esteri iraniano Ali Akbar Salehi ha dichiarato: "Questo viaggio di amicizia, cui partecipano rappresentanti di prestigiose istituzioni accademiche come l'Università Al-Azhar e anche membri della comunità cristiana copta, misura i progressi rapidi e irreversibili che i nostri paesi stanno facendo per colmare un trentennio di mancata comunicazione a causa delle politiche filo-imperialiste e filo-sioniste seguite da Hosni Mubarak.


L'Egitto, infatti, interruppe tutti i contatti con l'Iran all'indomani della cacciata del tiranno filo-occidentale, Reza Palhevi, arrivando persino a offrire 'asilo politico' allo Scià deposto, che infatti morì, illamentato, al Cairo, visto che il dittatore egiziano aveva respinto tutte le richieste di estradizione della Repubblica islamica. Come passo verso il ristabilimento di normali relazioni diplomatiche Salehi e la sua attuale controparte egiziana, Nabil al-Arabi, si sono confrontati a lungo la scorsa settimana a lato della Sedicesima Conferenza dei Ministri degli Esteri dei Paesi Non-Allineati, tenutasi a Bali, in Indonesia.

Contemporaneamente, il Presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejahd ha dichiiarato che l'Egitto e l'Iran hanno sfide e obiettivi comuni di fronte a loro e che quanti si oppongono al miglioramento delle loro relazioni reciproche sono gli stessi che vorrebbero continuare a mantenere la loro egemonia in Medio Oriente e Nordafrica secondo il vecchio adagio del "divide et impera", nello specifico gli Stati Uniti e lo Stato sionista. "L'egemonia sionista e americana non soltanto é ostile alla Rivoluzione egiziana quanto lo é stata alla Rivoluzione iraniana, ma teme in massimo grado il ristabilirsi di normali e amichevoli relazioni tra i nostri paesi perché vede in ciò un ulteriore passo lungo il sentiero del totale e irreparabile rovesciamento degli equilibri di potere regionali a suo sfavore".
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Miracoli evolutivi! Ai rappresentanti di Fatah spunta (post-haste) una spina dorsale!!


"Fatah non ha mai riconosciuto lo Stato israeliano, né ha alcun progetto o intenzione di farlo"; inizialmente, quando la notizia ci é passata sotto gli occhi per la prima volta, abbiamo subito pensato a un refuso, immaginando che, vista la frequenza con cui le sigle delle due maggiori organizzazioni politiche palestinesi si affiancano e si intrecciano negli editoriali di politica estera e nei 'lanci' delle agenzie di stampa internazionali, le dita distratte di qualche giovane dattilografa fossero inconsciamente 'scivolate' componendo il nome della fazione di Mahmoud Abbas in luogo di quella di Khaled Mishaal.

Invece no.

Con nostro stupore abbiamo verificato che la frase era stata riportata correttamente e che a pronunciarla era stato Azzam Al-Ahmad, membro del Comitato Centrale di Fatah, durane una intervista rilasciata al quotidiano indipendente egiziano Al-Masry al-Youm, come risposta alla domanda se Fatah stesse esercitando pressioni al fine di ottenere il riconoscimento dello Stato ebraico da parte del Movimento musulmano di Resistenza, col quale la fazione di Abbas ha recentemente firmato al Cairo un protocollo di riconciliazione nazionale per porre termine a quasi quattro anni di frattura seguita al tentativo di rovesciare con le armi il risultato delle elezioni regolarmente vinte da Hamas.

Ahmad si é quindi lanciato in un capzioso distinguo tra il riconoscimento di Israele prontamente elargito dai dirigenti di Fatah in quanto capi dell'Anp e quello, a suo dire mai concesso, dai dirigenti di Fatah...in quanto dirigenti di Fatah! Giocando sul filo del sofisma come un consumato 'Dottor Sottile' il cacicco di Fatah ha cercato di 'spiegare' all'esterrefatto cronista (e alle centinaia di migliaia di lettori dell'intervista) come Fatah in quanto partito politico non avesse 'mai' riconosciuto Israele e non avesse alcuna intenzione di farlo, anche perché "come noto...soltanto entità statali o a cui viene riconosciuta dignità di Stato possono riconoscere altri Stati".

Con questa pappagallesca citazione degli argomenti portati da Ghazi Hamad oppure da Abu Marzouk per spiegare l'assoluto rifiuto di Hamas di "riconoscere" anche in via teorica l'esistenza e/o la legittimità dello Stato israeliano il giochino di Azzam al-Ahmad ha mostrato definitivamente la corda; evidentemente imbarazzati da quattro anni di servile collaborazionismo con Israele davanti ai cosiddetti 'tavoli della trattativa' (i cui sordidi dettagli sono stati a sufficienza rivelati con la pubblicazione da parte di Al-Jazeera delle cosiddette "Palestine Papers") i leader di Fatah cercano disperatemente di ricostruirsi una posticcia 'verginità' giocando sul distinguo tra Anp in quanto 'entità proto-statale' e Fatah in quanto 'partito politico', sorvolando sull'identità de facto che esisteva tra l'una e l'altra (essendo basilarmente l'Anp il 'vestito' indossato da Fatah quando andava a "trattare" con Israele).

Infatti il tentato Colpo di Stato del 2007 aveva il suo razionale proprio nella volontà di impedire che l'Anp diventasse qualcosa di 'altro' rispetto a una mera e semplice estensione di Fatah come risultato della potente affermazione elettorale di Hamas alle consultazioni supervisionate da ONU e UE, il cui risultato non lasciava dubbi sul fatto che il Movimento musulmano avrebbe potuto governare l'Autorità nazionale palestinese anche senza cercare nessun accordo con Fatah, avendo ottenuto una maggioranza assoluta di seggi al Consiglio legislativo.

Ci stupisce che Azzam Ahmad abbia provato questo 'giochino' dialettico in una intervista con un quotidiano egiziano; lo avesse tentato con un periodico occidentale, gli sarebbe anche potuta andare bene, tanto poco e male informato dai 'liberi e democratici' media filosionisti é il pubblico europeo (per non parlare di quello yankee), ma siamo certi che la maggioranza dei cittadini egiziani si ricordino con dovizia di particolari i baci e gli abbracci senili che Mahmoud Abbas e Hosni Mubarak si scambiavano in occasione di visite e meeting e quanto saldamente Fatah si dichiarasse fedele al campo pro-occidentale e filosionista quando il suo potere sembrava decisivo e impossibile a sfidarsi: si fossero dichiarati indisponibili a riconoscere Israele allora!

Esattamente come una verginità ricostruita chirurgicamente non é altro che un lembo di pelle, una spina dorsale spuntata in fretta e furia dopo la sigla del protocollo per la Riconciliazione nazionale non offre alcuna garanzia di mostrarsi solida e resistente alla prova dei fatti.
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Artisti inglesi di pop ed elettronica incidono un brano pro-palestinese, i Coldplay li sostengono


La lotta per i Diritti dei Palestinesi e per la liberazione dei territori occupati si combatte su molti fronti e in molte maniere diverse e, se apparentemente l'incisione di un brano pop sulla libertà per la Palestina può portare alla mente certe superficiali e facilone iniziative "impegnate" usate da alcune star come veicolo di autopromozione (Bono degli U2 docet) bisogna ricordare che, in un panorama mediatico pesantemente manipolato a favore di Israele dalla invasiva e potentissima lobby filosionista, anche una canzone può servire a sensibilizzare alla questione fasce di pubblico che altrimenti non avrebbero potuto esserne raggiunte.


E' quello che é successo recentemente con il singolo "Freedom for Palestine", pubblicato congiuntamente dalle organizzazioni filopalestinesi 'OneWorld' e 'War on Want'; la canzone, che qui potete ascoltare nel mix originale, sarà disponibile sulle piattaforme iTunes e HMVdigital a partire dalla giornata di domani e ha visto coinvolti nella sua realizzazione Maxi Jazz (dei Faithless), Dave Randall (degli Slovo e Faithless), LSK, Il coro gospel sudafricano di Durban, membri del coro gospel 'London Community', Jamie Catto (degli 1 Giant Leap) e altri musicisti.

La canzone si é potuta avvalere anche della promozione dei Coldplay, band britannica di alternative rock capitanata da Chris Martin e Jonny Buckland, che hanno segnalato la prossima uscita del singolo sulla loro pagina Facebook invitando i loro fan ad acquistarne l'mp3 appena sarà disponibile. Altre organizzazioni come "Jews for Justice for Palestine", la "Palestine Solidarity Campaign", "Just Peace for Palestine" hanno lanciato negli ultimi giorni appelli simili. Negli ultimi mesi molti famosi e autorevoli musicisti internazionali come Roger Waters, Elvis Costello, i Pixies, i Leftfield, Carlos Santana e i Klaxons hanno sostenuto la lotta del popolo palestinese rifiutandosi di suonare in Israele e, in qualche caso, anche suonando nei territori occupati.
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mercoledì 1 giugno 2011

Ismail Hanyieh inaugura al Porto di Gaza un monumento alla memoria dei caduti della "Mavi Marmara"!


Il Primo Ministro Ismail Hanyieh ha inaugurato nella giornata di oggi un monumento commemorativo nel Porto di Gaza in onore delle vittime della Freedom Flotilla, il convoglio internazionale di aiuti umanitari che esattamente un anno fa vide la propria ammiraglia (la motonave 'Mavi Marmara') abbordata piratescamente in acque internazionali dai 'commando' israeliani che, dopo avere aggredito e immobilizzato gli attivisti che portavano cibo, farmaci, apparati medicali e materiali didattici alla Striscia di Gaza ne uccisero una decina con colpi sparati alla schiena e alla nuca.

La cerimonia si é svolta solennemente tra il garrire dei vessilli di tutte le nazioni che hanno preso parte al nobile sforzo umanitario soffocato nel sangue dal brutale Regime dell'Apartheid tra cui era annoverato anche il tricolore italiano grazie alla presenza tra gli attivisti diretti verso l'enclave assediata di Gaza anche del volontario e attivista Vittorio Arrigoni, che poco più di un mese fa é arrivato a dare la stessa vita per la Causa che aveva deciso di sostenere e portare avanti.
Haniyeh ha dato voce al convincimento di tutti i Palestinesi e dei loro sostenitori che ritengono impossibile arrivare all'affermazione dei loro innegabili e inalienabili Diritti attraverso una via diversa da quella della Lotta e della Resistenza; tramite questo sentiero aspro, impervio e troppo spesso sanguinoso, ha articolato Hanyieh e con il sostegno della Comunità musulmana internazionale, del Mondo Arabo e di tutti quegli uomini di buona volontà che riconoscono le ragioni storiche della Palestina e dei Palestinesi sarà possibile affermare e far riconoscere lo Stato palestinese e far rientrare entro i suoi confini tutti i profughi del 1948, del 1967 e i loro discendenti.

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Scandaloso! Israele ammette apertamente di preparare 'attacchi' e 'offensive' contro le prossime manifestazioni palestinesi!


L'Esercito e la polizia del Regime dell'Apartheid si preparano non soltanto ad usare la violenza e la forza militare contro i manifestanti e i dimostranti che il prossimo 5 giugno si raduneranno ai confini dello Stato ebraico per ricordare a Tel Aviv che, al di fuori delle muraglie di cemento, delle torrette dei cecchini, dei fili spinati e dei posti di blocco quasi cinque milioni di profughi palestinesi attendono di poter esercitare il loro sacrosanto e inalienabile "Diritto al Ritorno", ma stanno persino organizzando "attacchi" e "offensive" contro le folle disarmate che si pareranno loro di fronte, armate solo di coraggio e determinazione.

Queste sono le incredibili affermazioni che vengono dalla bocca di Yohanan Danino, ufficiale sionista che, senza rendersi conto di stare praticamente ammettendo la volontà di Israele di invadere Stati sovrani come il Libano, la Siria, la Giordania o l'Egitto parla quasi incoscientemente di "mosse preventive" e "infiltrazioni offensive" che le sue truppe si starebbero preparando a eseguire contro le prossime manifestazioni palestinesi.

Israele, ormai troppo abituato alle cambiali di impunità staccate con generosità a Washington da politici statunitensi ormai totalmente in balia e in ostaggio della potentissima "Lobby a Sei Punte" pensa di poter vedersi condonare ogni sorta di aggressione contro vittime civili, purché, naturalmente si tratti di "Untermensch" palestinesi; la reazione internazionale che lo investirà quando i suoi aguzzini in uniforme cerceranno di "infiltrarsi aggressivamente" in territorio straniero sarà un salutare memento del fatto che, anche per Tel Aviv, le azioni hanno conseguenze.
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Le strutture sanitarie di Gaza al collasso per mancanza di carburante!


Il Ministro della Salute del Governo Hanyieh, Basim Na'im ha dichiarato che, a causa della scarsità di combustibile, una maggiore crisi sanitaria nella Striscia di Gaza, le cui conseguenze comprenderanno certamente la morte di dozzine di pazienti, é "pressoché inevitabile". I continui devastanti attacchi israeliani alla rete elettrica di Gaza e all'unica, già insufficiente centrale elettrica hanno avuto come conseguenza il rendere le strutture ospedaliere dell'enclave palestinese assediata dipendenti da generatori autonomi a diesel e a nafta, che richiedono l'afflusso costante di "almeno" 200000 litri di combustibile al mese.

Lo strangolamento economico cui lo Stato ebraico sottopone gli abitanti del ghetto costiero di Gaza impedisce l'approvvigionamento regolare e costante di una quantità di carburanti così ingente, costringendo cliniche e ospedali a rivolgersi al mercato nero dei beni contrabbandati attraverso i tunnel, con gravi esborsi economici che potrebbero altrimenti essere investiti in farmaci o attrezzature sanitarie. Il Ministro Na'im ha fatto appello alle ONG umanitarie e alla Comunità internazionale affinché si mobilitino per fornire agli ospedali di Gaza il combustibile necessario a tenere in funzione strutture salvavita come i reparti di rianimazione, quelli di dialisi e le banche del sangue.
Fino a che era al potere Hosni Mubarak l'Egitto collaborava con l'assedio israeliano, ora la giunta militare di transizione ha aperto Rafah al traffico passeggeri, ma non ancora a quello di merci...
Il Ministero si é anche appellato all'Egitto affinché, dopo l'apertura incondizionata di Rafah al traffico passeggeri (cosa che ha permesso a molti gazesi bisognosi di esami o terapie mediche impossibili a svolgersi nella Striscia di andare a cercarli al Cairo o ad Alessandria), permetta anche il libero traffico di beni e merci, ponendo così praticamente fine all'assedio illegale dichiarato da Israele nel 2006 come 'misura punitiva' contro la popolazione palestinese che aveva dato il suo convinto sostegno alle liste elettorali di Hamas durante le regolari e democratiche elezioni politiche palestinesi.

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