sabato 24 novembre 2012

Tour de Force diplomatico del Presidente del Parlamento iraniano: Siria, Libano e Turchia visitate in due giorni!

Una due giorni veramente "campale" quella che ha visto protagonista il Presidente del Parlamento di Teheran Ali Larijani, che tra ieri e oggi ha visitato ben tre paesi: due (Siria e Libano) cardini fondamentali dell'Asse della Resistenza e ottimi alleati della Repubblica Islamica, il terzo (la Turchia) una volta potenziale partner diplomatico ed economico, ultimamente regredito al vecchio ruolo di 'ascaro' della NATO e degli Usa per un misterioso 'dietrofront' ordinato dal Premier Erdogan.
Nella visita a Damasco Larijani ha rassicurato il Presidente Assad sul continuo sostegno che egli, come tutti i Siriani, può aspettarsi dall'Iran, impegnato "a molti livelli" a garantire sostegno alla Repubblica Araba impegnata (anche in questi giorni segnati dalla Crisi di Gaza) a contrastare i terroristi mercenari finanziati da Riyadh, Doha e Ankara. Quindi a Beirut il Capo del Parlamento iraniano ha incontrato prima l'ambasciatore Roknabadi e poi le massime cariche dello Stato, tra cui il pari grado Nabih Berri, sciita e leader del partito Amal.

Sono attualmente ancora in corso, in Turchia gli incontri di Larijani con i dirigenti di Ankara: possiamo legittimamente immaginare che egli cercherà ancora una volta di convincerli che le vere prospettive di sviluppo e guadagno di prestigio nell'area per la Turchia non stanno certo nel continuare a sponsorizzare il terrorismo in Siria e nello schierare missili e radar Usa sul suo territorio, ma nel tornare a essere fulcro di una politica estera autonoma e indipendente in uno scenario che dal monopolarismo imperialista si avvia verso la multipolarità del 'Secolo Asiatico'.
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Vergognoso! Stati Uniti e Inghilterra sabotano gli sforzi internazionali per la conferenza di Helsinki sulle armi atomiche in Medio Oriente!

Poco più di un anno fa avevamo segnalato con piacere la notizia della preparazione di una conferenza internazionale (il cui svolgimento era stato annunciato per questo prossimo dicembre nella capitale finlandese) sul problema della proliferazione nucleare in Medio Oriente, problema che, come sappia chiunque non sia vissuto in un barattolo per gli ultimi quarant'anni, inizia e termina con il regime ebraico di occupazione della Palestina.

Registriamo oggi con delusione e sdegno la notizia che, grazie al pernicioso attivismo della ricchissima e potentissima 'Lobby a Sei Punte' Usa e Inghilterra sono riuscite a sabotare e fare annullare il programmato simposio, citando nebulose scusanti riguardo "Le attuali tensioni in Medio Oriente" (frutto dell'avventurismo militare del regime sionista) e il fatto che "Israele sarebbe messo nel mirino da una simile conferenza" (Ovviamente! Essendo L'UNICO PAESE DELL'AREA a rifiutarsi di firmare il Trattato di Nonproliferazione Nucleare e a mantenere un arsenale atomico "pirata"!).

Ancora una volta viene dimostrato l'assuno che non potrà esistere pace e stabilità in Medio Oriente fino a quando la lobby filosionista internazionale (che mobilita per i suoi fini le potenze capofila dell'arroganza imperialista globale) non verrà messa definitivamente in condizione di non nuocere.
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venerdì 23 novembre 2012

Egitto: Il 'blitz' costituzionale del Presidente Mursi mette il paese in travaglio e compatta l'opposizione contro di lui

E' stata una giornata travagliata al Cairo, tra marce, manifestazioni, raduni e dimostrazioni di segno opposto che dimostrano quanto profonda sia la frattura tra gruppi e movimenti che, uniti diciotto mesi fa per abbattere il regime di Mubarak, si sono divisi aspramente dopo che, vittoriosa con amplissimo margine in tutte le competizioni elettorali tenutesi da allora, l'Ikhwan, la Fratellanza Musulmana, si appresta a cambiare l'architettura costituzionale del paese secondo i suoi voleri.

Con una "dichiarazione costituzionale" annunciata subito dopo l'entrata in vigore del Cessate il Fuoco a Gaza, Mohammed Mursi ha garantito la completa imperseguibilità giudiziaria ai giuristi incaricati di redigere la nuova costituzione, nonché ai membri della Camera Alta del Parlamento (nonostante il suo status incerto dopo lo 'scioglimento' ordinato dal Maresciallo Tantawi quando era ancora capo dello SCAF).

Inoltre Mursi ha ordinato di celebrare nuovi processi per tutti gli ex-dignitari del passato regime, anche quelli mandati assolti in procedimenti giudiziari già celebrati, e ha promulgato una 'Legge di Protezione della Rivoluzione' con cui si é assegnato il potere di "Proteggere la Nazione e la sua Rivoluzione da ogni pericolo, adottando le necessarie misure a garantirne la sicurezza, l'integrità e a superare gli ostacoli che ne minaccino il progresso".

Immediatamente tutto il polverume dei partiti e dei rappresentanti 'progressisti', 'secolari' e 'liberali' si é messo in agitazione anche con manifestazioni violente gridando al 'Colpo di Stato' alla 'Dittatura' e accusando Mursi di voler diventare 'Nuovo Faraone'; ma folle di migliaia e migliaia di persone aderenti all'Ikhwan o simpatizzanti per essa si sono altresì riversate in strada per acclamarlo e celebrarlo.
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'Oltre la Beffa il Danno!' Un razzo 'Iron Dome' fallendo il bersaglio piovve su una autostrada israeliana poco prima della tregua!

Imbarazzante rivelazione da parte della stampa sionista che, a poco più di 24 ore dall'inizio della tregua, rivela come il 21 novembre un razzo 'Iron Dome' lanciato per tentare di intercettare un 'Grad' da 122mm sparato dalla Resistenza palestinese in risposta ai bombardamenti sionisti sul ghetto assediato non soltanto abbia mancato il bersaglio, ma sia andato a esplodere proprio sopra un'autostrada nei pressi di Ashdod.

Il caso ha voluto che il proiettile fuori rotta impattasse a circa 30 metri dalle corsie asfaltate ma una vera e propria strage sarebbe risultata se fosse caduto anche solo poco più vicino alla sede stradale o addirittura al centro di essa. Fin dall'inizio di questa nostra avventura giornalistico-editoriale noi di Palaestina Felix ci siamo sempre schierati tra i detrattori dei 'sogni oppiacei' di politici e generali sionisti che, ubriacati dalle panzane fabbricate dagli Usa durante la Guerra del Golfo (a loro volta mutuate dalle allucinazioni alzheimeriane di Ronnie Regan sugli 'scudi stellari') hanno pensato di poter bloccare razzi e missili palestinesi, libanesi o iraniani con costosi quanto inefficaci sistemi di intercettazione.

Ancora una volta i fatti provano la giustezza delle nostre convinzioni.
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Cristiano Ronaldo vende la sua 'Scarpa d'Oro' e dona il ricavato ai bambini di Gaza sopravvissuti al pogrom sionista!

Dopo il nostro articolo dedicato a Marcelo Vieira registriamo e diffondiamo con piacere la notizia dell'impegno a favore della Palestina (e in particolare di Gaza appena uscita dalle tribolazioni di otto giorni di 'pogrom' militare sionista) di un altro 'merengue'; questa volta il giocatore con la camiseta bianca madrilena protagonista della notizia é nientemeno che il supercampione Cristiano Ronaldo che non ha esitato a mettere in vendita la propria Scarpa d'Oro e a inviare il ricavato (ben un milione e mezzo di Euro sborsati da qualche ricchissimo collezionista) al Provveditorato che si occupa delle scuole nel ghetto palestinese assediato.

Per quanto ingente la somma generosamente donata da Ronaldo forse non sarà sufficiente a riparare tutte le devastazioni inferte dalla codarda aviazione di Tel Aviv, che non esita a colpire con jet sofisticatissimi o con robot-assassini pilotati a distanza strutture civili del tutto prive di ogni tipo di difesa (in quanto dovrebbero essere risparmiate dal fuoco, proprio perché disarmate e non coinvolte in alcuna attivtà bellica), ma servirà (lo speriamo) di sprone affinché altri contribuiscano secondo le loro capacità e possibilità all'opera di ricostruzione nell'enclave litoranea.
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Palaestina Felix presenta in esclusiva le riflessioni di Ali Reza Jalali sulla 'Guerra degli Otto Giorni'!

Ancora una volta ospitiamo uno scritto di Ali Reza Jalali, che ci vantiamo di annoverare ormai tra i collaboratori fissi di questo blog giornalistico e informativo. Il giurista ed esperto di cose mediorientali ci elargisce oggi le sue riflessioni su 'chi ha vinto e chi ha perso' nel recente confronto militare a Gaza.
Apparentemente si è raggiunto un accordo per un cessate il fuoco tra i sionisti e la resistenza palestinese; ciò vuol dire in primo luogo che la nuova e imprevedibile forza strategica dei gruppi armati della Striscia di Gaza (Brigate Ezzeddin Qassam, Brigate Al-Quds, Brigate Salah ad-Din e Brigate Abu Ali Mustafa) ha costretto il regime di Tel Aviv alla resa e alla rinuncia per ciò che concerne l’avanzata di terra.

Infatti i razzi di produzione iraniana che hanno colpito Tel Aviv e Gerusalemme, facendosi beffa del tanto vantato sistema antimissilistico Iron Dome, han fatto capire ai sionisti che un inasprimento della loro offensiva sarebbe stato punteggiato da ulteriori rappresaglie. Il regime di occupazione infatti, da qualche anno si trova in una posizione molto difficile, che cercava di essere alleggerita grazie al complotto imperialista-sionista-arabo contro la Siria di Assad, uno dei principali sponsor della resistenza antisionista a Gaza. Se la guerra fosse andata "come doveva" i principali arsenali della Resistenza sarebbero stati colpiti subito dopo l'assassinio del leader delle Brigate Qassam, 'Iron Dome' avrebbe fermato i pochi razzi scampati al 'first strike' e dopo una breve e violenta campagna aerea i Merkava e i Sabra dell'IDF avrebbero nuovamente sfondato le frontiere di Gaza, seminando morti a migliaia come quattro anni fa.

Ma la realtà si é incaricata di andare in direzione del tutto diversa, cosa che ha convinto Netanyahu ad approfittare della prima 'scappatoia' offertagli dall'alleato Usa in collaborazione con l'Egitto di Mursi e mettere la parola fine su un'avventura che rischiava di costargli moltissimo in prospettiva elettorale (e non é per nulla detto che non gli costi effettivamente parecchio).
Bisogna notare anche il fatto che la posizione di alcuni leader di Hamas come K. Meshaal, dichiaratosi sostenitore dei ribelli siriani, abbia tuttavia affermato apertamente che senza le armi e i soldi dell’Iran Gaza non esisterebbe più. Questo è un duro colpo anche per l’asse del collaborazionismo mediorientale, formato da Qatar, Arabia Saudita e Turchia. Se Meshaal, uno dei loro nuovi uomini fidati, deve ammettere che l’aiuto dell’Iran, alleato della Siria, è fondamentale per l’esistenza di Gaza contro i sionisti, ciò è un’implicita ammissione del fallimento non solo dei piani sionisti, ma anche della poca credibilità dell’Emiro al-Thani e di Erdogan dinnanzi ai loro stessi alleati.

L'Iran ha confermato esplicitamente il suo appoggio ai palestinesi: "Teheran ha messo in guardia gli Stati Uniti e gli alleati occidentali del regime israeliano dal compiere una nuova aggressione" dato che "l'Iran continuerà a sostenere la Resistenza palestinese". Secondo quanto riferito dall'emittente statale iraniana Press Tv, il generale di brigata Mohammad Reza Naqdi, comandante della forza dei volontari iraniani "Basiji", ha dichiarato che "siamo pronti ad aiutare la gente a Gaza e non negheremo sostegno finanziario o qualsiasi attrezzatura che siamo in grado di fornire loro". Ieri l'Iran aveva ufficializzato infatti che l'appoggio a Gaza è anche di natura "militare", in particolare attraverso la fornitura di know how per la costruzione dei nuovi Fajr-5 che, per la prima volta, hanno esposto le principali città israeliane agli attacchi di rappresaglia.

Evidentemente i Palestinesi, anche quelli più anti-Assad, stanno capendo che l’aver dato per scontata la caduta di Damasco è stato un errore. Detto ciò però sappiamo bene come Hamas nella sua grande maggioranza (principalmente ci riferiamo al braccio politico, non al braccio armato ancora fedele all’Asse della Resistenza), ormai abbiamo svoltato verso la linea turca, ovvero antisionismo a parole, e filoimperialismo nei fatti. Addirittura alcuni analisti ipotizzano che il Hamas possa diventare un po’ troppo politico, fino magari, in futuro, un ipotetico nuovo processo di Oslo, forse con Haniyeh al posto del vecchio Arafat.
In tutto ciò notiamo inoltre la passività di Abu Mazen, sparito dalla disputa, e l’inerzia della Turchia, da alcuni, il cui corso 'neo ottomano' qualche anno fa aveva portato alcuni osservatori a definirlo, troppo frettolosamente, come il paese emergente del mondo islamico. Sul campo di battaglia invece, abbiamo apprezzato la grande preparazione strategica dei cosiddetti gruppi minori palestinesi, coma la Jihad islamica e il PFLP-GC di A. Jibril. Questi movimenti quando si tratta di parole e di “trattati di pace” non sono molto attivi, ma quando c’è da combattere, in virtù del loro stretto legame con i Paesi rivoluzionari della regione come la Siria e l’Iran, per non dire del fraterno legame con Hezbollah, essi si dimostrano sempre all’avanguardia, e non sono nemmeno influenzabili economicamente, come invece è accaduto ad altri gruppi palestinesi, pronti sempre a svendersi per il biblico piatto di lenticchie.

Addirittura i media italiani filosionisti si sono accorti di ciò. Il sito de “La Stampa” di Torino (proprietà dei sionisti Elkann) riporta: “la Jihad Islamica, fortemente ideologizzata e dunque meno sensibile ai tanti soldi del Qatar, non ha sul lungo termine alcuna intenzione di raggiungere la pace con Israele.” Per non dire del grande impegno dei resistenti delle Brigate Salah ad-Din e del gruppo di Ahmed Jibril, uno dei pochi della vecchia guardia palestinese a non aver tradito il suo popolo e la Causa rivoluzionaria.
Infine un commento anche sull’operato del regime di Riyadh; qualcuno ha sentito qualche reazione dei regnanti sauditi?

Sembrano essere spariti, anche se, purtroppo per noi, ciò non è avvenuto, comunque il loro ruolo “rivoluzionario” in Siria, in Palestina sembra del tutto assente. Al massimo possono pensare di sostenere i salafiti di Gaza o di Beirut, sempre pronti a dar fastidio ai gruppi della Resistenza, come omaggio ai loro alleati di Tel Aviv. E Gaza si prepara, a Dio piacendo, ad alcune notti tranquille, per modo di dire, visto che l’assedio, malgrado la caduta di Mubarak continua ininterrotto.
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giovedì 22 novembre 2012

Netanyahu & .co raccolgono la messe della disfatta: Mofaz e 'pundit' sparano a zero sulle scelte del Governo, dall'attacco al cessate il fuoco!

Che le critiche di Shaul Mofaz a Netanyahu, essendo egli il leader del principale partito di opposizione che si appresta a sfidare la coaliazione del Premier nelle prossime elezioni politiche sioniste, non siano tutte ispirate a imparzialità ed equanimità, lo possiamo anche concedere, tuttavia anche sgravate di tutte le "tare" di interesse personale e convenienza elettorale, le dichiarazioni del Segretario di Kadima (il partito 'centrista' fondato dal Criminale di Guerra -attualmente morto-vivente attaccato ai respiratori- Ariel Sharon) mantengono pur sempre un'aura di competenza e attualità, dovuta alla lunga militanza ai massimi vertici delle forze armate sionaziste di chi le pronuncia (a differenza di Mofaz, Netanyahu non é mai stato Generale e la sua carriera militare é del tutto oscura e dimenticabile quanto quella di un La Russa qualsiasi).

Immediatamente dopo la conferma del raggiungimento del 'Cessate il Fuoco' nella serata di mercoledì Mofaz si é affrettato ad apparire alle principali tv sioniste per sparare a zero contro il Premier in carica e la coalizione di Governo da lui capeggiata: "Un armistizio ora é un imperdonabile errore; Hamas esce da questo confronto rafforzato e imbaldanzito, gli si lascia la libertà di reclamare vittoria di fronte a un'iniziativa confusa e condotta con poco polso". Certamente, quando si scatena un'operazione militare, bisogna averne bene in mente gli obiettivi e accettare tregua solo quando si sia abbastanza sicuri di averli raggiunti.

Ma Mofaz ovviamente sorvola su come nel 2008-2009 e prima ancora nell'estate del 2006 i suoi stessi compragni di partito Ehud Olmert e Tzipi Livni abbiano commesso le stesse identiche leggerezze scatenando la Guerra del Libano nel luglio-agosto di sei anni fa e l'operazione 'Piombo Fuso' che si sono concluse con un nulla di fatto operativo e anzi, hanno dato modo a Hezbollah e alla Resistenza Palestinese di mettere in mostra capacità di reazione e rappresaglia fino a quel momento considerate inarrivabili anche dai più realistici e pessimisti spymaster di israhell.

Inoltre Mofaz tace (ipocritamente perché non gli conviene menzionare la cosa) che la risolutezza bellica del Premier in carica é stata rotta (come la schiena del cammello stracarico) dall'ago dell'attentato al bus di Tel Aviv, che, pur essendo costato un solo morto e tre feriti gravi (più oltre venti contusi e leggermente feriti) ha paventato a Bibi e soci l'incubo di tornare ai giorni della Seconda Intifada quando le operazioni esplosive e di auto-martirio erano all'ordine del giorno e tutto questo in barba a muri dell'Apartheid, checkpoint, barriere di separazione e simili.

Nei calcoli di Netanyahu, dunque, meglio chiudere subito l'avventura militare fallita, senza scenario 'terrestre' ed evitando rischi di nuove e più devastanti operazioni contro Tel Aviv, Gerusalemme o altri grandi centri; sperando di contenere o sminuire in qualche modo le critiche feroci che pioveranno in questi giorni da Kadima, da ciò che resta dei Laburisti e dai sindaci dei centri di insediamento coloniale maggiormente martellati dai razzi della Resistenza.
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La milizia della Jihad Islamica dichiara: "Lanciati contro Israele 620 razzi, pronti a riprendere il fuoco anche stasera!!"

Nel carosello di dichiarazioni e comunicati che stanno punteggiando queste prime 24 ore di tregua dopo il termine di quella che i dirigenti di Hamas e della Jihad Islamica sembrano avere già battezzato come "La Guerra degli Otto Giorni" una delle conferenze-stampa più attese era certamente quella delle Brigate Al-Quds, braccio armato della Jihad, che subito dopo le milizie Al-Qassam sono state il gruppo di Resistenza certo più attivo in questi giorni di battaglia.

Come da copione, col volto celato da mephisto neri imblasonati coi sigilli giallo oro della Jihad, armi e striscioni di slogan bene in vista, i portavoce della Jihad hanno dichiarato che quella conseguita a Gaza é stata "La Vittoria dei Martiri e del Popolo", che non hanno avuto timore a immolarsi né remore ad aumentare a dismisura il proprio fardello di sofferenze (dopo oltre cinque anni di shylockiano strangolamento economico e di stillicidio di attacchi omicidi) nella certezza di mandare un messaggio al regime ebraico, ai suoi sostenitori arabi e imperialisti, ai suoi alleati occidentali e anche a tutto il mondo degli oppressi che lottano e resistono in ogni angolo del Pianeta.

La Jihad Islamica palestinese ha dichiarato di avere lanciato oltre 600 razzi e proiettili contro obiettivi sionisti e di avere collaudato anche missili antiaerei e anticarro nel caso che ai raid aerei fosse seguita un'invasione terreestre. La milizia palestinese assicura che il grosso del suo arsenale militare é ancora intatto e pronto all'uso "anche quando (Dio lo impedisca) le ostilità col regime ebraico dovessero riprendere oggi stesso". Il comunicato delle Brigate Al-Quds ha elaborato sull'accuratezza con cui gli obiettivi nella Palestina soggetta a occupazione siano stati attentamente individuati e circoscritti, fidando su tutte le fonti affidabili di intelligence e informazioni cui é stato possibile avere accesso in questi ultimi mesi e anni.

L'attenzione dell'organizzazione all'aspetto "liquido", informatico e tecnologico della guerra moderna si é vista anche con la grande operazione che ha visto gli hacker ai suoi ordini penetrare la rete di cellulari sionista e inviare SMS di sfida e minaccia a ben 5000 soldati di tsahal.
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Il Paese dei Cedri festeggia il 69esimo anniversario della propria indipendenza! Auguri a tutti i Libanesi!!

Con una parata militare che ha attraversato il centralissmo corso di Shafiq al-Wazzan nella capitale Beirut e un concerto di musica patriottica le massime autorità istituzionali libanesi hanno commemorato pubblicamente il sessantanovesimo anniversario dell'indipendenza del paese, raggiunta dopo il termine dell'occupazione militare francese seguita alla fine della Prima Guerra Mondiale e al Trattato di Sykes-Picot.
Il Presidente Michel Sleiman, il Premier sostenuto dall'Alleanza 8 Marzo Najib Mikati, il Presidente del Parlamento Nabih Berri, il Generale Jean Qawajhi e il Ministro della Difesa Fayez Ghosn erano presenti alla cerimonia che ha assunto un particolare significato dopo il fallimento dei tentativi di rovesciamento violento delle istituzioni democratiche portati nelle scorse settimane dai politicanti del "14 Marzo" legati a Saad Hariri e complici, spalleggiati dagli estremisti wahabiti che vorrebbero trasformare il Libano in un campo di battaglia Anti-siriano, Anti-iraniano e Anti-sciita.
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Gaza ha bisogno di nuove armi per sostituire e rimpiazzare quelle sparate contro israhell: entra in azione l'Asse della Resistenza!

Il flusso di armi nella Striscia di Gaza continua, secondo fonti di Hezbollah, nonostante il recente assalto israeliano in corso alla Striscia e le difficoltà di fare uso della Siria come condotto per le armi. Hezbollah e le unità della Guardia Rivoluzionaria iraniana specializzata in contrabbando di armi dalla Siria, Libano, Iran, Sudan e altri paesi nella Striscia di Gaza sarebbero in allerta per ricostituire il prima possibile le scorte di razzi e proiettili lanciati contro obiettivi sionisti nel corso degli ultimi otto giorni.

Queste armi di solito partono dai porti iraniani o siriani. Da lì, si dirigono in Sudan, dove sono trasportati nel Sinai egiziano, su cui il Governo del Cairo ha un controllo superficiale e lacunoso, per poi giungere a Gaza attraverso tunnel. Ma ci sono anche altre vie per queste unità per raggiungere Gaza. Le fonti dicono che le linee di comunicazione tra la resistenza in Libano e i vari gruppi a Gaza, in particolare Hamas, sono rimaste aperte e attive anche durante i giorni di guerra.
Fazioni della Resistenza stanno attualmente valutando il danno inflitto agli arsenali missilistici a lunga gittata che Israele dichiara di aver distrutto nel raid dopo l'assassinio del capo militare di Hamas Ahmad al-Jaabari. Ma sembra che le milizie palestinesi abbiano imparato la lezione dall'aggressione del 2008 contro Gaza e dalla guerra del 2006 in Libano, dal momento che un gran numero di arsenali "strategici" sono stati frazionati, dispersi e messi al sicuro da qualunque offesa per mezzo di bombardamenti e raid aerei.

Fonti di Hezbollah hanno dichiarato ad Al-Akhbar che l'attenzione è ora sul trasporto di grandi quantità di missili a lunga gittata, molti dei quali hanno già raggiunto la Striscia dall'inizio dell'ultimo assalto israeliano. Di recente, le forniture di armi verso la Striscia avevano subito una battuta d'arresto importante dopo l'esplodere dell'insorgenza mercenaria in Siria, paese che era diventato il canale principale per armare le fazioni della resistenza dalla seconda Intifada. Tuttavia, l'Iran e Hezbollah sono riusciti a mantenere le linee di rifornimento aperte, nonostante questa complicazione.
Le strategie per il contrabbando di armi verso la Palestina occupata si sono evolute nel tempo. Lo sviluppo più notevole è avvenuto nel 1990, quando Hezbollah ha deciso di creare un'unità speciale per l'operazione. All'epoca, le armi potevano raggiungere Gaza sporadicamente e in piccole quantità, a causa dei meticolosi controlli di sicurezza in Giordania e in Egitto. Anche ottenere una granata nella Striscia era considerato un successo.

Hezbollah è stato in grado di aumentare il flusso di armi, ma l'esercito israeliano si accorse dei nuovi schemi di contrabbando riuscendo ad assassinare molti dei responsabili coinvolti, tra cui Ali Dib (AKA Abu-Hassan Salameh), il figlio di Ahmad Jibril (AKA Abu-Jihad ), Ali Saleh, Ghaleb Awali, e Mohammad Suleiman, un generale dell'esercito siriano. Membri di Hamas sono stati presi di mira all'interno della Siria prima che la fazione palestinese si schierasse contro il Governo siriano che ne ha ospitato la dirigenza a Damasco per quasi tredici anni.
L’ultimo assassinio israeliano riuscito di un membro di Hamas, che lavorava sul trasferimento di armi, è avvenuto nel 2010, quando Mahmoud al-Mabhouh fu ucciso dai servizi segreti israeliani in un albergo a cinque stelle a Dubai, avvenuto grazie alla cooperazione dell'ex-Capo della Sicurezza di Fatah a Gaza, Mohamed Dahlan. Anche l’assassinio nel 2008 del comandante di Hezbollah Imad Mughniyeh a Damasco potrebbe essere attribuito, in parte, alla guerra di Israele contro la rete di contrabbando delle armi della resistenza per la Palestina occupata. In seguito al ritiro di Israele dalla Striscia di Gaza nel 2005, le fazioni della resistenza hanno iniziato ad aumentare il loro arsenale di armi.

Le più grandi difficoltà per l'importazione di armi erano i regimi egiziano e giordano, che controllano i confini con la Palestina. Così, è stato istituito un canale di comunicazioni che collega i rappresentanti della Guardia rivoluzionaria iraniana, l'esercito siriano, Hezbollah e Hamas per coordinare la fornitura di armi. Canali aggiuntivi includono altre fazioni della resistenza palestinese, come la Jihad Islamica, il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) e alcuni membri delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, le Brigate Salah ad-Din, così come il PFLP-GC.
Dal 2005, le unità di trasferimento hanno mandato numerosi tipi di armi leggere e medie, mortai, missili a medio e lungo raggio, oltre a diversi tipi di munizioni e materiali che possono essere utilizzati per la fabbricazione di razzi e bombe. Hanno anche lavorato sul trasferimento di centinaia di combattenti da Gaza verso la Siria e l'Iran, dove sono stati addestrati sulle tattiche militari e sull'uso di attrezzature speciali.

Articolo redatto originariamente da: Hassan Illeik
Fonte: Al Akhbar (Quotidiano Libanese)
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Hamas e la Jihad Islamica celebrano con una conferenza stampa comune la vittoria nella "Guerra degli Otto Giorni"!

"Guerra degli Otto Giorni", così, nel corso di una conferenza stampa comune andata in onda nella serata di ieri subito dopo la proclamazione ufficiale del cessate il fuoco tra il regime ebraico di occupazione e le milizie armate della Resistenza Palestinese i massimi dirigenti di Hamas e del Movimento per la Jihad Islamica in Palestina hanno definito il confronto militare che si é svolto dal 14 novembre a ieri.
"Quella a cui abbiamo assistito é l'ennesima sconfitta tattica per l'entità sionista che ha aggredito Gaza nella speranza di ripetere le stragi e l'invasione di terra di quattro anni fa ma é stata bloccata dalla poderosa risposta della Resistenza" ha dichiarato Mishaal ai microfoni della stampa, con un piglio insolitamente combattivo per un politico che ultimamente era arrivato a dichiarare il 'fallimento' della Resistenza (per compiacere il nuovo 'amico' Emiro del Qatar).
Ben più coerenti e in tono con le posizioni precedentemente assunte le parole di Ramadan Shallah della Jihad Islamica che ha affermato "L'era degli avventurismi senza conseguenze é definitivamente tramontata per il regime sionista: il prezzo per l'aggressione a Gaza e anche per il bombardamento di Khartoum e per le provocazioni contro il Libano e l'Iran é stato fatto pagare a Tel Aviv e alle altre città sioniste con i razzi della Resistenza che diventano sempre più numerosi, potenti e precisi!".

Poi, mentre Mishaal pagava tributo all'Egitto per "i suoi sforzi per trovare un accordo di tregua" Shallah ha invece ringraziato la Repubblica Islamica iraniana per il suo aiuto che, come ha specificato, non si é limitato a sostegni materiali e finanziari, ma si é esteso anche al 'know how' per mettere in grado i militanti palestinesi di creare e fabbricare i propri armamenti senza dover dipendere da rifornimenti esterni.
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mercoledì 21 novembre 2012

A Gaza scatta la tregua! I Fajr-5 iraniani e la bomba dei Martiri di Al-Aqsa costringono Netanyahu alla ragione!

Dopo 150 morti e oltre mille feriti (molti dei quali moriranno nelle prossime ore a causa della disastrosa situazione sanitaria nel ghetto di Gaza strangolato dall'assedio) il continuo martellamento a cui i razzi di origine siriana e iraniana hanno sottoposto il regime ebraico di occupazione (ancora poche ore fa sono state colpite Netivot e, per l'ennesima volta, Ashkelon) e, forse soprattutto, l'operazione delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa contro l'autobus di Tel Aviv, sono riusciti a piegare la burbanza e la sete di facili consensi elettorali che ha spinto il Governo sionista di Estrema Destra di Netanyahu e Barak a tentare la carta dell'avventura militare contro l'enclave costiera palestinese.

Subito dal Cairo sono arrivati vomitevoli filmati dove la Strega dell'Ovest Hilary Clinton si impegnava a leccare e lisciare il pelo dell'irsuto Mohammed Mursi sproloquiando di come: "L'Egitto abbia 'recuperato'(sic!) l'autorevolezza che lo ha sempre reso uno dei pilastri della stabilità nella regione"; forse l'emissaria dell'AIPAC nella sua visita egiziana voleva restituire al Cairo il suo ruolo di gendarme dell'assedio a Gaza dal lato di Rafah, che Mursi poteva far crollare con un suo gesto nel momento stesso dell'inizio dell'aggressione e che invece ancora persiste.

In realtà, come già scritto in precedenza, la gratitudine dei Palestinesi é tutta rivolta alla Siria, all'Iran e ad Hezbollah, a quell'Asse della Resistenza che in mille ingegnose maniere (anche tramite l'aiuto del Sudan del coraggioso Presidente Bashir) é riuscito in questi anni a fornire a Gaza di che difendersi e che adesso si impegnerà a ricostruire gli arsenali delle milizie palestinesi facendoli ancora più potenti.
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Le Brigate dei Martiri di Al-Aqsa rivendicano la bomba sull'autobus, la Jihad Islamica applaude e onora l'operazione!

A pochissimo dall'esplosione che ha devastato un autobus sionista nel cuore della capitale del regime ebraico di occupazione della Palestina possiamo confermare che l'azione di rappresaglia contro il continuo bombardamento genocida in atto contro Gaza ha colpito un mezzo che percorreva via Shaul HaMelech, poco distante dal Ministero della Guerra sionazista.

I soliti apologeti 'leccasion' che usciranno dalle pareti come scarafaggi la notte a gridare 'vittime civili! vittime civili!' hanno già una prima replica alle loro insincere giaculatorie: l'apparato militar-oppressivo sionista é innervato in tutta la città capitale, ogni attacco contro di esso, quindi, é ammesso e giustificato se serve a rallentare e scompaginare i piani assassini dei Barak e dei Netanyahu, anche se occasionalmente può uccidere e ferire persone non direttamente coinvolte nell'attacco contro il ghetto palestinese.
Le Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, formazione della Resistenza palestinese una volta legata a Fatah, ma distanziatane dopo il tradimento dei cacicchi di Ramallah, hanno rivendicato l'azione che é stata subito salutata dai rappresentanti del Movimento per la Jihad Islamica in Palestina come un "Colpo portato a bilanciare le sofferenze e il sangue delle vittime di Gaza, specialmente donne, bambini, civili indifesi".
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La sofferenza di Gaza non resta invendicata! Autobus sionista distrutto a Tel Aviv da una bomba!!


23Ma se segue una disgrazia, allora pagherai vita per vita:24occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede,25bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido.
                                                                                                        (La Sacra Bibbia - Esodo: 23-25) 

Esattamente come prevede la Legge del Taglione del Talmud, gli occhi, le mani, i piedi, le ferite e le bruciature inferte in questi giorni dalle forze armate del regime sionazista contro le donne e i bambini indifesi di Gaza sono in parte "tornate indietro" grazie a un congegno esplosivo lasciato in un autobus di una linea urbana di Tel Aviv, capitale d'israhell già nel mirino dei Fajr-5 della Resistenza palestinese.

La detonazione della carica ha ucciso sul colpo uno dei passeggeri del bus sionista, ferendo gravemente e gravissimamente coloro che si trovavano immediatamente nei pressi della bomba: venticinque persone sono ricoverate per i postumi della deflagrazione, alcune di loro in terapia intensiva.

Ovviamente questo non compensa per le centinaia di morti e di mutilati che le "SS a Sei Punte" hanno seminato in sei giorni di codardi attacchi da alta quota o con robot-assassini lungo il ghetto palestinese assediato, ma é un inizio, un 'reminder' (se ci perdonate l'anglismo) che nessun muro di Apartheid, nessun colabrodo 'Iron Dome', nessuna misura 'preventiva' può allontanare la Mano della Vendetta dai responsabili dei crimini contro la Palestina e i suoi abitanti legittimi. 
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Netanyahu fa saltare la tregua ma da Gaza la Resistenza fa sapere: "Pronti a ogni sviluppo, le rappresaglie continueranno!"

A poche ore dall'entrata in vigore del cessate-il-fuoco che ieri sera sembrava cosa fatta le forze del regime sionazista hanno ripreso e anzi intensificato gli attacchi contro il ghetto palestinese di Gaza; il regime ebraico di occupazione ha fatto sapere di 'volere 24 ore senza razzi' prima di arrestare i suoi droni e i suoi bombardieri assassini.

Forse Netanyahu e gerarchi sionisti pretendono che Gaza stia a subire le loro aggressioni senza reagire? Non in questo mondo; la Resistenza armata palestinese ha fatto sapere che i lanci di razzi contro obiettivi sionazisti continueranno fino a che i civili di Gaza saranno martirizzati dai raid israeliani; intanto il bilancio delle vittime nella Striscia ha toccato la cifra di 140 morti e quasi mille feriti.
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martedì 20 novembre 2012

A Gaza é tregua! Gratitudine dei Palestinesi all'Iran e alla Siria per le armi che hanno fermato l'escalation folle di Netanyahu!

Riportiamo in tempo reale la notizia (speriamo di poterla confermare il prima possibile) del raggiungimento di una tregua tra il regime ebraico di occupazione e i Palestinesi del ghetto martoriato di Gaza; secondo quanto riportato dalle agenzie internazionali il cessate-il-fuoco dovrebbe diventare ufficiale dalla mezzanotte di oggi.
Rispetto al precedente "pogrom" militare di 'Piombo Fuso' voluto dai criminali di guerra Ehud Olmert e Tzipi Livni salta subito agli occhi che questo attacco voluto da Netanyahu, Barak e Lieberman non ha avuto una componente terrestre, mentre quattro anni fa le truppe sionaziste avevano imperversato per giorni nel territorio di Gaza.
La risposta va cercata nel totale fallimento della campagna aerea che non é riuscita a garantire gli obiettivi "minimi" dal punto di vista di indebolimento dell'infrastruttura militare dell'enclave costiera; l'unico risultato raggiunto dai raid aerei é stato quello di massacrare molti civili (oltre 110) ma per tutta la durata dei bombardamenti obiettivi sionisti sono stati colpiti e martellati dai razzi della Resistenza, con intensità e con portate finora inaudite: Beersheba, Dimona, Gerusalemme, Rishon Letzion, Tel Aviv, sono finite sotto il tiro dei Grad, dei Fajr-3 e dei Fajr-5 donati ai Palestinesi da Siria e Iran.
Di fronte all'idea di un proseguire del martellamento, di fronte al totale fallimento delle batterie "intercettatrici" di 'Iron Dome', che sono state traforate ripetutamente da proiettili singoli che viaggiavano oltre la capacità dei radar di tracciarli, ma anche da sciami di razzi più piccoli che ne saturavano i computer balistici, la prospettiva di vedere i soldati di Tsahal cadere vittime di imboscate e agguati (magari venendo presi prigonieri e mostrati in tv!) mentre i proiettili continuavano a cadere sulle città israeliane ha fatto desistere i pur sanguinari gerarchi di Tel Aviv dai propositi bellicosi.
Come ha dichiarato il Vicesegretario Generale della Jihad Islamica in Palestina, Ziad Al-Nakhala, "Ogni componente della struttura militare palestinese in Gaza é da ricondurre alla volontà iraniana di rifornire generosamente i combattenti della Striscia: dal singolo proiettile ai razzi ai missili anticarro e antiaerei, tutto viene dall'Iran, dalla Siria e dall'Asse della Resistenza". Oltre ai 'Fajr' iraniani da 333mm (i veri 'eroi' di questi giorni di fuoco) le milizie palestinesi hanno lanciato 'Grad' da 122mm, razzi multipli da 107mm e i nuovi razzi prodotti in loco ma migliorati e modificati secondo le tecniche e gli insegnamenti iraniani (come i nuovi M-75 di Hamas e delle Brigate Qassam).
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Da Dublino a Parigi a Kobenhaven l'Europa che lavora e che soffre si stringe vicino al ghetto di Gaza con pietas e solidarietà!

Esiste una 'europa' che detestiamo: é l'europa dei burocrati di Bruxelles, dei parassiti stipendiati da Goldman Sachs, l'europa senza volto e senza anima dei Prodi, della Fornero, del Club Bilderberg, delle sanguisughe della finanza e del grande capitale, l'europa apolide amica di Wall Street e del Pentagono, l'europa che liscia il pelo a israhell e alla sua lobby venefica e corruttrice. Esiste poi un'Europa che amiamo: l'Europa dei popoli e delle Culture, l'Europa dei Baschi, dei Bretoni, dei Catalani e degli Irlandesi, dei lavoratori, degli operai e dei contadini, delle Tradizioni e delle Fedi, l'Europa che produce Lavoro, Arte, Sentimenti e Passioni.
 In blocco l'Europa che odiamo e che vogliamo vedere distrutta si é schierata con gli assassini sionazisti e il loro ultimo "pogrom" genocida contro Gaza; altrettanto in blocco l'Europa che amiamo si é mobilitata per recare un messaggio di cordoglio, pietà e solidarietà umana al ghetto palestinese ieri assediato economicamente, oggi martirizzato militarmente. Nelle piazze di Dublino, davanti all'Opera Garnier parigina e davanti all'ambasciata sionazista a Copenhagen i sostenitori della Causa palestinese si sono dati appuntamento per far vedere di non avere timore a schierarsi dalla parte giusta.
A Copenhagen, una breve sassaiola e un lancio di bengala e di altri fuochi d'artificio ha raggiunto l'edificio occupato dai sionazisti, giusto per far provare loro "in piccolo" le stesse emozioni che i loro complici nella Palestina occupata sperimentano quando un Fajr o un Grad della Resistenza fischia sopra Ashkelon o Tel Aviv. I manifestanti, prima di abbandonare i dintorni dell'edificio hanno lasciato in vernice rossa la scritta "Børne Killers" (Macellai di Bambini).
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Nasrallah: "Il futuro sarà scritto dagli eroi che lottano e resistono, non dagli agnelli che offrono la gola al coltello!"

"L'Iran, la Siria, Hezbollah e gli altri attori dell'Asse della Resistenza non abbandoneranno mai Gaza, il suo popolo e i coraggiosi militanti della sua Resistenza armata", questo, in sintesi, il messaggio lanciato dal Segretario Generale del Movimento libanese Hezbollah, Hassan Nasrallah, ai microfoni dell'emittente ufficiale Al-Manar.

Prendendo spunto da una metafora usata recentemente dal Ministro degli Esteri del Qatar dell'Emiro Al-Thani Nasrallah ha paragonato chi sta lottando e rispondendo all'aggressione sionista contro Gaza a "un coraggioso leone" mentre chi ha cercato di distanziare Hamas dal sentiero della Resistenza blandendolo col denaro, lui sì é un agnello che offre la gola alla lama del carnefice.

Nasrallah ha assicurato che fino a che a Gaza rimarrà anche un solo combattente determinato a non cedere all'arroganza e alla violenza imperialista e sionista costui potrà contare sul sostegno e l'aiuto dell'Asse della Resistenza e che tutti i paesi arabi dovrebbero smettere immediatamente di inviare armi ai terroristi wahabiti presenti in Siria e indirizzarle semmai verso la Striscia assediata per dare modo al suo popolo di difendersi dal pogrom militare di Tel Aviv.
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lunedì 19 novembre 2012

Non sazio del sangue di Gaza il Moloch ebraico assassina un infante di 18 mesi anche a Ramallah!

Quello che vedete nella foto, miserando fagotto avvolto nel sudario, é quanto resta di Eyad Abu Khosa, un bambino palestinese di 18 mesi. Quello che lo rende singolare, negli stessi giorni in cui bambini palestinesi vengono massacrati a dozzine nel ghetto assediato di Gaza dal "pogrom" sionazista di Netanyahu e Barak é il fatto che questo bambino é stato assassinato non nella Striscia costiera, ma nei territori occupati della Cisgiordania.

Infatti nella West Bank da quando é iniziata l'offensiva di Tel Aviv contro Gaza si tengono quotidiane manifestazioni di solidarietà dei Palestinesi con i loro fratelli martirizzati a pochi chilometri di distanza. Nella violenta e sanguinosa repressione scatenata dalla sbirraglia sionista contro una di queste dimostrazioni il piccolo Abu Khosa, di appena un anno e mezzo, é stato soffocato dai gas tossici venduti dalla Casa Bianca di Obanana ("Nobel per la Pace!") al regime ebraico di occupazione.
Il Moloch sionista, si sa, é sempre ghiotto del sangue dei bambini.
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Al sesto giorno di 'pogrom' contro Gaza il regime ebraico é riuscito ad assassinare 90 civili del ghetto palestinese!

E' di 90 morti ed almeno 700 feriti il bilancio delle vittime civili, inermi e indifese, massacrate finora dal violento 'pogrom' militare scatenato da Netanyahu e dal suo Governo razzista contro l'enclave palestinese assediata di Gaza.

Nelle ultime ore gli attacchi sionazisti si sono concentrati contro sedi e uffici di emittenti e agenzie stampa locali e straniere, evidentemente con l'intenzione di imporre un "black out mediatico" che permetta a Tel Aviv di tenere nascosti all'opinione pubblica mondiale i suoi crimini e i suoi massacri: sono state colpite le sedi di Al-Quds TV, Al-Aqsa TV, della libanese Al-Manar, dell'Iraniana PressTV e di RussiaToday, guarda caso tutte televisioni al di fuori del controllo della lobby sionista mondiale dei mezzi di comunicazione.

Tuttavia la potenza e la crudeltà degli attacchi aerei sionazisti non ha potuto arrestare e nemmeno rallentare il ritmo e la precisione delle rappresaglie palestinesi; durante la notte razzi partiti dalla Striscia di Gaza hanno colpito Umm-Rashrash/Eilat, località costiera meridionale sul Mar Rosso, confermando la crescente capacità della Resistenza di colpire obiettivi sionisti sempre più lontani.
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domenica 18 novembre 2012

Il contributo di Ali Reza Jalali sul nuovo 'pogrom' sionista contro Gaza in esclusiva sulle pagine di Palaestina Felix!

Ancora una volta ospitiamo sulle nostre pagine i pensieri e le riflessioni di Ali Reza Jalali, giurista ed esperto di cose mediorientali, sperando che offrano ai nostri lettori interessanti spunti di dibattito e di ragionamento.
L’attacco a sorpresa dell’esercito sionista contro l’inerme popolazione di Gaza, iniziato qualche giorno fa, ci pone dinnanzi ad alcune considerazioni concernenti gli eventi della regione mediorientale nel loro complesso. In primo luogo gli effetti che può avere un gesto del genere nel conflitto in corso in Siria; evidentemente i sionisti partono dal presupposto di aver isolato Hamas, per via delle prese di posizione del partito islamista palestinese, apparentemente di condanna del governo di Assad.

Probabilmente a Tel Aviv ragionano nel seguente modo: ormai Hamas è fuori dall’Asse della Resistenza (Iran, Siria, Hezbollah) e quindi non riceverà più gli aiuti siro-iraniani. Gli altri attori regionali, come Turchia e Qatar, hanno buone relazioni col regime sionista quindi non andranno oltre una condanna verbale dell’aggressione, e non si sognerebbero mai di aiutare militarmente Hamas. Ergo, Hamas non ha più alleati credibili e la distruzione della Striscia di Gaza potrà essere compiuta senza problemi.
Ma è proprio qui che i sionisti hanno sbagliato i conti. Si è vero, alcuni importanti leader di Hamas hanno preso posizione contro Assad, ma una parte del movimento, capeggiato da Mahmood Zahhar e buona parte delle Brigate Ezzeddin Al Qassam, braccio armato di Hamas, sono rimaste fedeli all’Asse della Resistenza, per cui i rifornimenti iraniani e siriani a questi ultimi non sono cessate negli ultimi due anni. Infatti tra i missili lanciati da Gaza nella Palestina occupata, possiamo annoverare i famigerati Fajr, di produzione iraniana, capaci di colpire obiettivi anche relativamente lontani dalla Striscia, come Tel Aviv e Gerusalemme.

Questa è la prima volta negli ultimi decenni che la resistenza palestinese colpisce Tel Aviv o Gerusalemme, senza ricorrere ad operazioni di martirio, il che è una novità fondamentale dal punto di vista strategico. Ma questo non è tutto; non possiamo dimenticare infatti che Gaza è la roccaforte di altri gruppi palestinesi come la Jihad islamica, i Comitati Popolari di Resistenza (legati ad Hezbollah) e il PFLP-GC di Ahmed Jibril (alleato storico della Siria), fazioni in stretto contatto con l'Asse della Resistenza. Rimane da capire come questi armamenti siano arrivati ai palestinesi, visto che Gaza è circondata: da un lato il regime di occupazione sionista, dall’altro l’Egitto, che di certo non era un nemico di Tel Aviv, considerando anche che il valico di Rafah continua a rimanere semichiuso.
A questo punto, per far filare il ragionamento, dobbiamo chiamare in causa altri eventi della regione mediorientale, apparentemente scollegati con la guerra in corso a Gaza. In primo luogo il drone di Hezbollah, che sorvolando per alcune ore i cieli della Palestina occupata, e passando anche nelle vicinanze della centrale nucleare di Dimona, nel Negev, ha umiliato pesantemente i sionisti, convinti di aver messo in sicurezza il proprio spazio aereo, con l’introduzione dello speciale sistema antimissilistico “Iron Dome”. La reazione sionista allora è stata veemente, ma attenzione, non contro Hezbollah, ma contro il Sudan, bombardato “misteriosamente” da Tel Aviv per distruggere, così ci è stato riferito dai media occidentali, alcune fabbriche di armamenti. Alcuni analisti però reputano che quell’attacco sia stato un messaggio all’Iran, visto che quelle fabbriche, affiancate a quanto sembra da segrete basi militari iraniane, producevano armi e missili per conto degli iraniani, che le avrebbero destinate lungo gli scorsi mesi a Gaza, passando segretamente dall’Egitto, approfittando del caos imperante in quel Paese dalla caduta di Mubarak ad oggi.

Ovviamente i sionisti, venuti a sapere di questo fatto (vuoi vedere che le scaramucce nel Sinai tra presunti integralisti islamici e autorità egiziane, erano proprio dei diversivi per far passare le armi iraniane a Rafah, senza far insospettire gli egiziani?) hanno cercato di intimidire l’Iran, bombardando la fonte dei rifornimenti palestinesi in territorio sudanese. Ovviamente questa è solo un’ipotesi, ma l’evoluzione dei fatti delle ultime settimane, ci fa propendere per questa tesi. Il potenziale missilistico senza precedenti dei palestinesi dimostra come l’Asse della Resistenza continua ad essere una realtà ben solida, che non si è sfaldata per qualche irresponsabile presa di posizione di qualche rivoluzionario "pentito" (o corrotto dai petrodollari degli emiri del Golfo).

Un’ultima considerazione sul comportamento di alcuni Paesi arabi e della Turchia. Quando si è trattato di fare la guerra ad Assad, questi governi hanno sostenuto anche militarmente l’opposizione siriana, ma adesso, coi loro “fratelli” palestinesi, si limitano solo a generali prese di posizione e di armi alla resistenza nemmeno l’ombra: poi dicono che noi vogliamo sempre pensare male di questa gente!
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Hamas colpisce una nave sionista: F-16 danneggiato da un missile sembra sia precipitato in mare!

Un vascello militare sionazista che incrociava al largo del ghetto palestinese di Gaza é stato colpito da un proiettile sparato dalle Brigate Ezzedine al-Qassam, braccio armato di Hamas, secondo quanto rivelato in un recentissimo comunicato relato da Abu Obeida, portavoce dell'organizzazione di Resistenza.

Ma quello che é più interessante é che la nave colpita avrebbe fatto parte di una 'task-force' di circa una ventina di unità impegnate a scandagliare i fondali prospicenti l'enclave costiera alla affannosa ricerca del relitto di un jet F-16 della IAF colpito mentre effettuava un attacco omicida contro la popolazione civile della Striscia e inabissatosi nelle acque del Mediterraneo Orientale.
La notizia di un abbattimento, invero, circolava già da venerdì sera, ma non aveva finora trovato conferme degne di tal nome, soprattutto in mancanza di un relitto, di pezzi di aereo, o dei cadaveri di pilota e operatore delle armi o dei loro resti, che avrebbero costituito un formidabile "asso" per il morale dei Palestinesi di Gaza e dei loro amici e sostenitori in tutto il mondo.

Tuttavia se l'F-16 sionazista fosse precipitato in mare allora l'abbattimento può anche essere avvenuto senza che i Palestinesi abbiano prove fisiche con cui sostanziarlo.
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E due! Un altro drone sionazista abbattuto dalla Resistenza palestinese sopra Gaza!

Dopo lo 'Skylark' da ricognizione caduto in mano ai miliziani delle Brigate Ezzedine al-Qassam poco dopo l'inizio del nuovo 'pogrom' militare sionazista contro il ghetto palestinese assediato un secondo UAV del regime ebraico é stato centrato e abbattuto dalla Resistenza palestinese. L'apparecchio, precipitato al suolo nel Nord dell'enclave costiera, sarebbe già stato recuperato e, al contrario del primo, sembrerebbe di un modello più grande abilitato per missioni di attacco.

La notizia conferma come, grazie al sostegno dei paesi dell'Asse della Resistenza (Repubblica Islamica Iraniana e Siria in primis) le capacità non solamente offensive (vedasi le rappresaglie contro Tel Aviv e Gerusalemme) ma anche difensive e protettive delle milizie palestinesi della Striscia siano aumentate di molte volte rispetto al livello a cui erano quattro anni fa; allora tutto ciò che volava, anche un semplice drone a elica, era 'off limits' adesso già due sono stati raggiunti e abbattuti e, sembrerebbe, anche un jet F-16 sarebbe stato colpito e perlomeno danneggiato dai Palestinesi.

Ricordiamo che negli anni '80 fu la capacità di poter contrastare il potere aereo sovietico a donare ai mujaheddeen afghani la possibilità di battere sul terreno il corpo di spedizione di Mosca. Ci auguriamo che la Resistenza armata di Gaza riesca a ripetere quella vittoria e che nuovi 'Hanoi Hilton' siano in preparazione per tenere prigionieri i piloti sionisti che dovessero cadere vivi in mano ai Palestinesi.
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La Jihad Islamica manda SMS ai soldati sionisti e si dichiara "pronta a riceverli" in caso di attacco di terra contro Gaza!

Mentre continuano i raid del nuovo 'pogrom' militare sionazista contro il ghetto assediato di Gaza i militanti del Movimento per la Jihad Islamica in Palestina mettono a segno una importante vittoria mediatica e tecnologica contro il regime ebraico di occupazione riuscendo a penetrare il sistema di comunicazioni sionista e inviando a circa 5000 telefoni cellulari di soldati di Tel Aviv un messaggio testuale che recita:  

"Trasformeremo Gaza nel vostro cimitero e daremo alle fiamme Tel Aviv se oserete farvi vedere".
Parlando coi redattori del sito-web "Paltoday" il portavoce dell'organizzazione Abu Ahmad ha dichiarato che i militanti della Jihad 'hanno molte sorprese in serbo' in caso di una incursione militare di terra contro Gaza, un passo che finora Netanyahu, Barak e i generali ai loro ordini non si sono ancora sentiti di intraprendere, al contrario dei dirigenti sionisti che circa quattro anni orsono ordinarono l'operazione 'Piombo Fuso' contro la Striscia costiera.
Nel caso che si arrivi a uno scontro militare terrestre la Jihad Islamica e il suo braccio militare, le Brigate Al-Quds hanno dichiarato che la loro prima e principale priorità diventerà quella di catturare soldati sionisti da usare quindi come pedine di scambio per un cessate il fuoco e per una definitiva cessazione dello shylockiano strangolamento di Gaza.
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