Un sms, un singolo, misero, inutile sms.
Ecco tutta la "pressione" che le potenti forze armate egiziane si sono sentite di "scatenare" contro le masse lavoratrici in lotta per i loro diritti e il loro futuro, attraverso
dozzine e dozzine di scioperi che stanno letteralmente paralizzando l'economia del Paese delle Piramidi, causando perdite per centinaia di milioni di dollari.
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Joe Camel ci invita a concederci una vacanza all'ombra della Sfinge... |
In Egitto febbraio segnala l'inizio dell'alta stagione turistica, che si protrae fino a maggio; più avanti, infatti, le temperature si fanno insopportabili per i gusti dei turisti europei e nordamericani, che infatti si fanno rivedere solo nella seconda metà di settembre.
Certo, con la situazione tuttora fluida e incerta, la maggior parte dei viaggi e dei pacchetti vacanza prenotati per questo periodo sono stati già cancellati, ma un paese praticamente bloccato dagli scioperi farà molto per scoraggiare anche quei 'turisti a tutti i costi' che non avevano ancora telefonato a tour operator e compagnie aeree, magari avendo riservato voli e soggiorni per le settimane venture.
Naturalmente, le forze di terra dell'Esercito avrebbero tutta la forza necessaria a caricare dimostranti e scioperanti come in una ripetizione di Tienanmen, magari anche fino ad arrossare di sangue le acque del Nilo, ma quello che paralizza il braccio armato della repressione militare è il tarlo dell'incertezza: di fronte a proteste così massicce e trasversali (protestano i tessili, i metallurgici, i dipendenti pubblici, persino le guide delle piramidi e degli altri siti archeologici e storici) sarebbe necessario mobilitare decine, forse centinaia di migliaia di uomini...chi dice che risponderanno agli ordini? Chi dice che apriranno il fuoco e guideranno i blindati sopra la folla? Chi dice, invece, che non vi si uniranno?
Chi scrive ricorda Tienanmen e ricorda come l'Esercito cinese fece compiere il massacro a reparti convocati apposta dalle più remote province asiatiche della Repubblica Popolare, in maniera che nulla, nemmeno quasi la lingua, li legasse a coloro che erano chiamati a reprimere e massacrare. Per fortuna, i generali egiziani non hanno questa possibilità.
Da qui il messaggino.
"Le Forze Armate fanno appello ai nobili e onorevoli cittadini egiziani perché capiscano che continue proteste in questo delicato momento non fanno che danneggiare il paese e la sua economia".
Tanto valeva che scrivessero, a la Maurizio Costanzo: "Bbbboni, state bbbbboni!".
Secondo Alia el-Mahdi, della
Facoltà di Scienze Politiche ed Economiche dell'
Università del Cairo gli scioperi attuali non sono 'consguenza' della Rivoluzione di Piazza Tahrir, piuttosto, anche il movimento che dal 25 gennaio in avanti ha portato alla caduta dell'autocrazia centrata attorno ad Hosni Mubarak e alla sua famiglia é piuttosto una CONSEGUENZA di un lungo processo di lotte e rivendicazioni che partono almeno dal 2008 con lo sciopero di El-Mahalla el-Kubra, ma probabilmente andavano avanti in una forma o in un'altra fin dal 2006.
Ancora una volta l'esperienza egiziana ci ricorda che, quando riesce a unirsi e a coordinare le istanze delle sue varie componenti, la classe lavoratrice riesce a mettere in moto processi che fanno tremare nei loro stivali anche i generali di uno degli eserciti più grandi e meglio riforniti e foraggiati del Medio Oriente...del resto, come recitavano i versi di un vecchio inno che qualcuno voleva frettolosamente dare per sorpassato e inattuale: "La classe operaia, compagni all'attacco, lo Stato e i Padroni non la possono fermar".