sabato 2 giugno 2012

Mubarak evita il patibolo, ma passerà il resto della sua vita in carcere, assolti i figli!

E' deciso, come avevamo annunciato il verdetto nel principale processo che vedeva imputati Hosni Mubarak e i suoi due figli Alaa e Gamal é stato emesso oggi, sabato due giugno 2012. L'Ex-autocrate del Cairo non salirà i gradini del patibolo, ma spenderà il resto della sua vita (quello che gli rimane visto che é ultraottuagenario) in prigione.
Mentre il giudice leggeva il verdetto, Mubarak, in occhiali neri e tuta da ginnastica di identico colore, sembrava impassibile mentre i figli che pure sono andati assolti dalle accuse di aver preso parte diretta ai processi decisionali che portarono all'uso di forza letale contro i manifestanti tra gennaio e febbraio 2011, apparivano scossi e prossimi alle lacrime.

Riproponiamo qui una breve biografia politica di Mubarak che avevamo stilato nel novembre 2011, ben prima dell'esplosione della rivolta che doveva farlo ruzzolare giù dal trono.

Nato nel 1928 nel villaggio di Kafr-El-Meselha Hosni scelse la carriera militare nelle allora 'reali' forze armate di Farouk come la migliore via alla scalata sociale, diplomandosi nel 1949 e passando all'accademia aeronautica dove conseguì il brevetto prima di pilota e poi di istruttore sugli Spitfire che nei primissimi anni '50 costituivano la linea di volo principale delle aeronautiche mediorientali.

Cacciato re Farouk nel 1952 dall'insurrezione dei "Giovani ufficiali" Mubarak si accostò al movimento nazionalista e, ormai ufficiale superiore, partecipò a programmi di addestramento e perfezionamento in Unione Sovietica, divenendo esperto di bombardieri a reazione e ritornando definitivamente in patria nel 1964 dopo prolungati soggiorni a Mosca (Accademia Frunze) e in Kyrgyzstan, venendo nominato comandante di base a Cairo Ovest e Beni Suef tra il 1966 e il '67.

Con la debacle subita a causa del proditorio attacco a tradimento di Israele la carriera di Mubarak, stranamente, non subì frenate o arresti, anzi, la necessità di ricostruire l'aviazione egiziana lo spinse a diventare prima Comandante dell'Accademia aeronautica, poi Capo di SM aereo e infine, nel '72, contemporaneamente Comandante in capo delle Forze aeree e Viceministro della Difesa.

La Guerra del Kippur/Ramadan del 1973, contrassegnata da un uso del potere aereo cauto e graduale e da un grande affidamento sui sistemi missilistici antiaerei per negare i vantaggi israeliani in addestramento e materiali consolidò definitivamente la sua posizione, fruttandogli, in riconoscenza dei risultati ottenuti, il grado di Maresciallo dell'Aria.

Ma la più grande spinta verso il vertice del potere, bizzarramente, Hosni la ricevette da persone che, potendo, sarebbero state ben felici di ucciderlo, infatti, il 6 ottobre 1981, quando il presidente-faraone Anwar Sadat venne ucciso da una cospirazione di militari ed esponenti religiosi, lo stesso Mubarak venne ferito piuttosto seriamente a una mano e fu solo grazie alla pronta risposta della polizia militare che il suo nome non si aggiunse a quello dei caduti nell'attentato (oltre a Sadat, l'ambasciatore di Cuba, un vescovo Copto e un generale dell'Oman).



I suoi doveri come nuovo Presidente egiziano erano a dir poco ciclopici: c'era da risollevare un'economia stagnante e il prestigio mediorientale del Paese era ai minimi (per via dell'accordo di pace con Israele); Hosni scelse la via più facile, subordinando in toto quello che una volta era stato il faro del Mondo arabo e del movimento dei Non-allineati ai desiderata politico-strategici di Washington, diventando uno dei maggiori rifornitori e finanziatori della guerriglia islamista in Afghanistan (cosa che contribuì a gettare le basi per l'emersione dei Talebani e di Al-Qa'eda) e arrivando a prendere le armi contro l'Irak di Saddam Hussein nel 1990-91, per il quale servigio gli Usa costrinsero l'IMF a cancellare 20 miliardi di dollari del colossale debito estero egiziano.

Ovviamente, per tutti questi anni, Mubarak é rimasto assiso sul "trono" del Cairo come un dittatore, ma senza che nessun "difensore dei diritti umani" di professione strettamente filo-occidentale e filo-imperialista si sia mai levato a denunciarne gli abusi e le repressioni; quelle grida e quegli sdegni, ben lo sappiamo, sono riservate a chi va contro i progetti dell'Impero a stelle (di Davide) e strisce, come Cuba, Cina, Iran e via dicendo; tutt'al più il 'piccolo faraone' organizzava di tanto in tanto (1987, 1993, 1999) un 'referendum confermativo' con solo il suo nome sulla scheda, secondo la nota procedura mussoliniana.

Cinque anni fa (2005), vennero organizzate delle 'elezioni' leggermente meno farsesche che, fra un'affluenza ridicolmente bassa (dal 19 al 30 per cento a seconda dei distretti) e inchiostro cancellabile per marcare le mani dei votanti (manco fossero in Afghanistan) videro il 'trionfo' del piccolo faraone con percentuali degne della Bulgaria di Zhivkov (88% contro il 12 dell'unico candidato di opposizione ammesso); naturalmente, il più grande e popolare partito di opposizione egiziano, quello della Fratellanza musulmana, venne escluso a priori dalla consultazione.
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Cresce e si espande il boicottaggio internazionale contro i prodotti del regime ebraico dell'Apartheid!

La campagna BDS per il boicottaggio dei prodotti israeliani provenienti dagli insediamenti ebraici illegali in terra palestinese in Cisgiordania ha ricevuto un grande impulso dal Sudafrica e da alcuni stati europei come Inghilterra, Danimarca e Svizzera; ultimamente le campagne internazionali contro le politiche di colonizzazione e sfruttamento da parte degli insediamenti illegali della terra e delle risorse palestinesi hanno inflitto gravi colpi alla traballante economia israeliana, spingendo alla cancellazione, alla compressione o al differimento di molte spese militari, quindi dimostrando che colpendolo nella finanza si possa costringere Israele a più miti consigli anche in politica interna ed estera.
Il Sudafrica, il cui African National Congress fin dai tempi della detenzione di Nelson Mandela é sempre stato vicino alla causa palestinese, ha fatto recentemente passi molto importanti passando leggi che impediscano di etichettare come 'made in israel' i prodotti provenienti dai territori occupati cosa che ha portato il crasso e volgare Ministro degli Esteri sionista, Avigdor Lieberman, a dichiarare che "Il Sudafrica é diventato un paese antisemita", con la solita frusta ed esausta retorica che vorrebbe i nazisti del Ventesimo Secolo in grado di distribuire patenti di 'antisemitismo' a chi non condivide i loro metodi fascisti e prevaricatorii.
In Inghilterra simili misure sono in vigore fin dal 2009 e prossimamente la catena distributiva Migros, in Svizzera, si equipaggerà per informare se i prodotti venduti sui suoi scaffali sono frutto delle politiche di invasione e colonizzazione del regime sionista, permettendo quindi ai suoi consumatori più sensibili e accorti di evitarli (sperando che quanto prima il crollo nelle vendite di tali articoli oggettivamente immorali costringa la Migros a discontinuarli dal proprio catalogo).
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Manifestazioni in tutto l'Egitto contro Ahmed Shafiq, il re del voto di scambio arrivato al ballottaggio con metodi illeciti!

Migliaia e migliaia di Egiziani sono scesi in strada chiedendo l'esclusione di Ahmed Shafiq dal prossimo ballottaggio presidenziale che dovrebbe tenersi a metà mese e al quale l'Ex-premier dell'era Mubarak ha avuto accesso grazie ad un exploit elettorale largamente basato su brogli e voti comperati, anche con il sostegno monetario di potenze straniere, come dimostra lo scandalo dell'ambasciatore qatariota e del capo dei servizi segreti di Doha fermati come la banda bassotti con valigioni di banconote all'aeroporto internazionale del Cairo.
Manifestazioni in tal senso si sono tenute al Cairo, ad Alessandria, a Suez, a Port Said e nel Nord del Sinai. Coloro che adesso dimostrano contro Shafiq, secondo l'opinione di chi scrive, dovevano pensarci prima, anziché disperdere i consensi elettorali tra candidati assurdi come Amr Moussa, Aboul Fotouh e Hamdeen Sabahi e concentrare i consensi sulla più forte forza di opposizione, la Fratellanza Musulmana e il suo candidato Mohammed Mursi, ma i piccoli calcoli egoistici hanno consentito ai rimasugli dell'ex-regime di trescare in tutta tranquillità facendo arrivare il loro uomo al ballottaggio. Shafiq doveva essere battuto al primo turno, con un Presidente (Mursi) eletto al 50 per cento più una delle preferenze.
Adesso, grazie agli illusi che hanno sprecato voti su candidati di secondo piano, tutto é diventato più difficile, né si deve sperare troppo in un verdetto della Suprema Corte Costituzionale che approvi la legge anti-Shafiq varata recentemente dal Parlamento, che lo vorrebbe 'squalificato' dalla competizione elettorale per il suo ruolo di Primo Ministro negli ultimi giorni di regno del vecchio 'Faraone' tuttora in attesa di giudizio nel processo che lo vede alla sbarra per i morti della tentata repressione.
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Generale israeliano dichiara: "Il nostro sostegno ad Al-Qaeda in Siria potrebbe presto ritorcersi contro di noi!"

Il comandante sionista del Distretto militare del Nord, Generale Yair Golan, ha rilasciato nel corso di una conferenza tenuta in settimana, una serie di dichiarazioni quantomeno sorprendenti, che fanno sospettare che non sapesse che le sue parole sarebbero state riportate al di fuori dell'aula in cui parlava. Infatti, dopo avere rapsodizzato sui consueti temi della 'crescente influenza iraniana' a Gaza e in Libano, tema che apparentemente tiene svegli i militari sionisti la notte come fa il babau con in bambini in età prescolare, Golan si é metaforicamente 'tolto i guanti' e ha dichiarato che:
"Il sostegno prestato da noi e dai nostri alleati a elementi coevi o assimilabili ad Al-Qaeda attualmente in corso in Siria contro Bashir Assad potrebbe avere effetti negativi contro Israele nel medio periodo".
Che Israele sia impegnato insieme ad Arabia Saudita, Qatar, Usa e Turchia a sostenere ogni terrorista islamista che si possa fare arrivare in Siria e rifornire di armi e fondi perché conduca campagne di violenza e sangue nella speranza di far cadere il legittimo Governo di Damasco é cosa arcinota, quasi un 'segreto di Pulcinella', ma sentire un generale gallonato dell'Esercito sionista che lo ammette candidamente durante una conferenza fa comunque una certa impressione. Le dichiarazioni sono state riportate dall'emittente "Arutz Shteim".
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La moglie di Netanyahu presa a sputi e colpi di scarpa in un centro commerciale!

Nel mondo arabo, lo sappiamo ormai da tempo, venire presi a colpi di scarpa é una delle manifestazioni di disistima più grandi che si possano ricevere, del resto, se i musulmani si tolgono le scarpe prima di entrare in moschea é chiaro che considerino quell'accessorio, costantemente a contatto col suolo, come intrinsecamente 'impuro'. Tutti ricordiamo quando l'Ex-presidente Usa Bush Jr. durante una conferenza stampa dovette schivare ben due scarpe lanciategli nel dicembre 2008 da un giornalista irakeno (che prontamente divenne un eroe nazionale); adesso una notizia proveniente da Petah Tiqva, sobborgo di Tel Aviv, ci informa che il lancio del footwear contro personalità sgradite sembra avere iniziato a fare breccia anche nella società israeliana.
E' stata infatti Sara Netanyahu, moglie del Primo Ministro in carica, che, mentre si trovava impegnata a fare shopping in un locale centro commerciale, si é vista lanciare una scarpa da una donna di trentasei anni. Il dettaglio di guardie del corpo della 'First Lady' non é riuscito non solo a intercettare il proiettile (che é quello che i 'gorilla' sarebbero pagati per fare, anche quando non si tratti di pallottole) ma nemmeno a impedire che l'attaccante colmasse il gap con il suo bersaglio e rincarasse la dose sputando al suo indirizzo.
Molti leader mediorientali ultimamente sono stati "presi a scarpate", alcuni metaforicamente, altri meno...
Non abbiamo dettagli sul fatto se la scarpa o lo sputo abbiano raggiunto Lady Netanyahu, finora nota alle cronache per il pessimo modo in cui trattava il personale di servizio; comunque risulta che a quel punto le bodyguard si siano date una svegliata e abbiano bloccato la donna lancia scarpe fino all'arrivo di una pattuglia di polizia, che la ha presa in consegna e la ha portata a una vicina caserma. L'identità della donna e le motivazioni del gesto non sono ancora note.
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venerdì 1 giugno 2012

Domani il verdetto al processo cairota contro Mubarak per i morti del 2011!

Il verdetto del processo contro l'ex-autocrate egiziano Hosni Mubarak dovrebbe venire emesso domani, secondo quanto annunciato da Nile TV e apparentemente confermato dall'ambiente giudiziario della capitale. Le accuse principali contro l'Ex-"faraone" riguardano l'avere espressamente raccomandato l'uso di forza letale per tentare di reprimere le massicce proteste di inizio 2011 che portarono, a soli due mesi dalle elezioni-farsa di novembre che dovevano confermare il suo potere e dargli modo di preparare la successione verso il figlio-delfino Gamal, alle sue dimissioni.
Oltre 830 persone furono uccise in quei giorni, dalle forze di polizia oppure dai mazzieri reclutati dal suo partito tra i dipendenti di aziende pubbliche, i criminali comuni e gli ultrà calcistici della squadra "protetta" del regime (il club Al-Ahly). L'Ex-Presidente rischia la pena di morte se la sua responsabilità nell'uso della violenza risulterà diretta e innegabile.
In una notizia correlata, alle accuse che pendono invece sulla testa dei due figli di Mubarak, Gamal appunto e Alaa, che finora annoveravano capi dì accusa come corruzione, appropriazione indebita e interesse privato in atti pubblici, si sono recentemente aggiunti addebiti di "insider trading", il reato che prevede il traffico di informazioni riservate per trarre vantaggi economici o manipolare i listini di quotazione borsistica.
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L'emergere della minaccia estremista wahabita nel Nord del Libano potrebbe segnare la morte politica dell'Alleanza 14 Marzo!

Come abbiamo visto ampiamente nelle scorse settimane il Libano sta venendo trascinato sempre più profondamente nella crisi siriana, visto che gli istigatori del complotto contro Assad (Turchi, Sauditi, Americani, Qatarioti, Israeliani) non riescono nemmeno con stragi orrende commesse contro la popolazione civile a istigare malcontento o rivolte contro il Presidente e il suo Governo é ovvio che cerchino altre vie, magari indirette, per cercare di cambiare l'equazione che ormai da quattordici mesi continua a dare risultati opposti a quelli da loro desiderati. Da qui, quasi 'naturalmente' il tentativo di stabilire in Libano, che proprio nella parte Nord del paese confinante con la Siria ha le più forti comunità di musulmani sunniti, una sorta di 'zona franca' per mercenari qaedisti da far confluire da tutto il mondo, in modo che in loco possano trovare asilo, appoggio, rifornimenti e basi dove rifugiarsi in caso di rovesci come quelli inflitti loro a Homs, a Daraa e in altre località dall'Esercito Siriano tra febbraio e marzo.
I tentativi in questo senso sono risultati nei recenti scontri e torbidi a Tripoli e dintorni visto che in Libano vi é ancora un Governo che ha a cuore l'integrità, l'autonomia e l'indipendenza nel paese e le cui forze motrici, come hanno affrontato dapprima l'occupazione sionista (cacciata nel 2000) e poi la rinnovata aggressione nel Sud del paese (sventata nel 2006) altrettanto non possono permettere che forze straniere installino le loro 'zone franche' nel Nord, dove peraltro le comunità e i gruppi invece favorevoli al Governo di Damasco anche se magari minoritarie rispetto ai sunniti, pure non mancano (gli Alawiti di Jabal Moshen, i militanti dell'SSNP, gli Armeni, i membri del Partito Democratico Arabo...) e le loro vite e le loro proprietà devono venire difese dallo Stato e dai suoi rappresentanti.
Adesso che per il momento gli scontri sono cessati, mentre si aspetta di vedere quali misure prenderà l'Armee Libanaise per intensificare e rafforzare il suo controllo sul territorio del Settentrione (non solo per contrastare le attività terroristiche ma anche per evitare che sia l'Esercito siriano a prendere l'iniziativa e lanciare un'operazione oltreconfine, cosa che potrebbe essere costretto a fare se la minaccia wahabita in Libano non venisse affrontata adeguatamente dalle forze locali), sembra evidente che gli effetti politici a medio termine dei recenti avvenimenti siano tutti sfavorevoli alle fortune dell'Alleanza 14 Marzo che nel peggiore (per chi scrive ovviamente, il migliore) dei casi potrebbe persino cessare di esistere prima della chiamata alle urne delle politiche 2013.
L'Alleanza 14 marzo si basa sull'asse tra i fascisti cristiani maroniti della Falange Libanese (Kataeb) e delle LF, partiti del killer Geagea e dei traditori Gemayel, che aprirono le porte dell'invasione israeliana del Libano nel 1982, e i sunniti guidati dal mezzo-saudita Saad Hariri, il Renzo Bossi libanese nato e cresciuto in Arabia Saudita e molto più a suo agio con gli sceicchi fannulloni del petrolio che con il delicato mosaico bizantino di partiti, etnie e fedi religiose del Paese dei Cedri. Una volta i Falangisti potevano vantarsi di essere il partito di riferimento di quasi tutti i cristiani maroniti, (con l'eccezione del Partito Marada, guidato dall'unico scampato a una strage mafiosa condotta da Geagea, Hobeika e Gemayel contro la famiglia Frangieh) ma questo non é più vero da quando il Libero Movimento Patriottico dell'Ex-generale Aoun si é alleato con gli sciiti di Amal ed Hezbollah e, attraverso un accurato sistema di "desistenze" é riuscito a fare eleggere candidati sciiti in collegi con considerevoli minoranze cristiane maronite avverse all'atteggiamento servile filoamericano e filoisraeliano del Kataeb delle LF e a far prevalere propri rappresentanti in collegi cristiani con sostanziali minoranze sciite da fare 'convergere' sui candidati dell'LMP.
Adesso i cristiani maroniti che magari votavano 14 marzo perché non si fidavano di Hezbollah e di Amal hanno visto che tra gli 'alleati' di Geagea e dei Gemayel vi sono barbuti qaedisti ancora più pericolosi di quanto possano mai essere gli sciiti, giacché sia Nasrallah che Nabih Berri riconoscono la natura multietnica e multiconfessionale del Libano, mentre gli 'sceicchi' wahabiti vorrebbero installare, in Libano come in Siria, un emirato fondamentalista dove ai cristiani e alle altre sette sarebbe riservata la fine fatta fare ai cristiani irakeni nella provincia di Ansar durante il periodo più violento dell'insorgenza sunnita: bombe, stragi, emigrazione forzata, pulizia etnica.
Quali effetti avrà questo sui risultati elettorali? E' presto per dirlo ma si possono fare delle sensate e realistiche ipotesi: se l'Alleanza 8 Marzo (Hezbollah, Amal, LMP, SSNP, Tashnaq, Comunisti e altri) riporterà una vittoria netta e secca, allora si avrà una prosecuzione dell'attuale azione di Governo, forse persino con lo stesso Premier Najib Mikati, Michel Aoun verrà nominato Presidente del Libano e i Drusi del PSP si alleeranno con i vincenti progressisti per rafforzarne ulteriormente il controllo del Parlamento. Se invece si ripeterà un risultato simile al 2009, cioé praticamente di parità tra i due blocchi allora si andrà a un Governo di coalizione, una figura di 'garanzia' salirà al soglio presidenziale (Jean Kahwagi?) e l'Esecutivo potrà fare pochissimo perché sarà paralizzato dai veti incrociati delle due anime della Grossekoalition. Non consideriamo possibile una grande affermazione dell'Alleanza 14 Marzo perché prevediamo per essa una emorragia di voti cristiani spaventati dalla minaccia sunnita/wahabita, bisognerà vedere se questi andranno all'LMP, come Aoun spera, o si disperderanno in candidati 'indipendenti' però avversi alla coalizione progressista, nel qual caso sarà più simile il secondo risultato di cui sopra.
La sfida decisiva sarà tra Geagea e Aoun per il voto cristiano maronita, dunque, e si svolgerà in pochi collegi-chiave del Monte Libano: Baabda, Metn, Jbeil e Kesrouan. Le altre due province della zona (Chouf e Aley) sono roccaforti druse e lì si vedrà se l'LDP di Talal Arslan potrà sottrarre abbastanza voti al PSP da danneggiarne le chance di fare da 'ago della bilancia' tra le due opposte coalizioni. A Baabda é quasi certo che i voti sommati di maroniti aounisti e sciiti sconfiggeranno qualunque candidato falangista, a Metn i falangisti possono essere certi di due seggi 'blindati' che quasi sicuramente assegneranno a Sami Gemayel e Michael Murr, ma per spuntare un'altra poltrona dovrebbero battere il blocco aounista rafforzato dai voti armeni del Tashnaq, una prospettiva improbabile a dir poco, nei governatorati confinanti di Kesrouan e Jbeil la situazione é meno netta e qui Geagea, con la pagliacciata del finto 'attentato' alla sua vita voleva seminare la paura tra i maroniti locali che la loro zona fosse infiltrata da 'squadre della morte di Hezbollah', una trovata baracconesca che ormai ha perso mordente soprattutto per le gravi preoccupazioni venute recentemente da Nord.
Geagea e i suoi compari devono assolutamente 'dimostrare' ai loro elettori che la minaccia wahabita-qaedista é meno grave di quanto sembri, per evitare la loro fuga verso altri patron elettorali ma, per fare ciò avrebbero bisogno di tutto l'aiuto di Saad Hariri uomo di punta sunnita della loro alleanza che invece continua a farsi notare per le sue prolungate assenze dal Libano, che spende ora in Francia ora in Arabia Saudita. Se questa situazione non cambierà l'Alleanza 14 Marzo potrebbe persino sfaldarsi prima delle elezioni del 2013.

A Gaza sono in corso scissioni e riposizionamenti tra i gruppi armati una volta affiliati a Fatah!

Scrivendo sul quotidiano As-Sharq al-Awsat Kifah Zaboun ci informa dei recenti sviluppi del fermento che a Gaza e dintorni sta attraversando gli ambienti delle organizzazioni armate una volta affiliate al Movimento 'Fatah', dove le spinte verso una totale indipendenza da un'organizzazione che dal tempo della Seconda Intifada si é fatta notare solamente per servilismo, vigliaccheria e sottomissione ai 'Diktat' occidentali e sionisti procedono a prescindere dai deboli e contraddittori tentativi dei capi di Ramallah di ristabilire una legami con gruppi e fazioni che una volta rispondevano a loro, e il cui controllo essi vorrebbero riprendere in prospettiva di una rinnovata presenza ufficiale nella Striscia come conseguenza dell'aleatoria 'riconciliazione'.
Ma andiamo per ordine: a differenza di tutti gli altri gruppi della Resistenza palestinese Fatah non ha mai avuto un corpo univoco di azione armata, al contrario di tutte le organizzazioni coeve come il PFLP, che ha le Brigate Abu Ali Mustafa, il DFLP che ha le Brigate di Resistenza nazionale, il PFLP-GC, che si identifica 'totalmente' con la sua componente armata, la Jihad Islamica in Palestina che ha le Brigate Al-Quds, Hamas con le Brigate Qassam e i Comitati di Resistenza Popolare con le Brigate Salah ad-Din. Fatah invece ha sempre avuto un polverio di 'bracci armati' tra cui dilagavano il cronismo, il nepotismo e le lotte intestine per il prestigio e la rappresentatività.
La più recente e per un periodo la più potente di queste organizzazioni sono state le "Brigate dei Martiri di Al-Aqsa" che hanno però subito un crollo morale e materiale quando Fatah, obbedendo agli ordini di Washington e Tel Aviv, ha cercato di rovesciare con le armi il risultato delle elezioni democratiche del 2006, venendo sonoramente battuta da Hamas e cacciata da Gaza. Una frazione delle ex-Brigate Al-Aqsa si é quindi staccata, denunciando il tentato golpe e l'avventurismo di Ramallah e costituendo l'organizzazione Al-Ahrar (dotata del suo esclusivo braccio armato nei Battaglioni Al-Ansar), altri spezzoni si sono riposizionati presso altre organizzazioni minori: Gruppi Ayman Judah, Al-Mujahedin, Gruppo Imad Mughniyah, Gruppo Ahmad Abu-al-Rish e Brigata Jihad Al-Imarayn.
Adesso però un ufficiale dei Gruppi Ayman Judah si sarebbe definitivamente 'stufato' di Fatah e, fondato un suo gruppo armato, detto "Battaglioni Abdul-Qadir al-Husseini" (dal nome di un eroe della guerra del 1948) starebbe conducendo una aggressiva "campagna acquisti" presso tutte le altre organizzazioni, sembrerebbe con l'aiuto di consiglieri di Hezbollah e del Corpo della Guardia Rivoluzionaria Iraniana. Delle attività di Hezbollah e Iraniani a Gaza si parla spesso e quasi sempre a sproposito. Subito dopo il fallito golpe anti-Hamas del 2007 si diceva che l'organizzazione libanese e la Repubblica Islamica avessero forti legami con Hamas; poi si é passati a dire che Hezbollah si fosse spostato più vicino ai Comitati di Resistenza Popolare mentre la Guardia Iraniana avrebbe sostenuto più volentieri la Jihad Islamica. Adesso sembra che ambedue stiano sponsorizzando la nascita di una ancor più nuova organizzazione armata palestinese.

Non sappiamo quanto credito dare a questa voce, pur stimando la serietà giornalistica di Zaboun e quella di As-Sharq al-Awsat, aspettiamo di vedere se il prossimo futuro riserverà nuovi aggiornamenti e sviluppi sui 'Battaglioni Al-Husseini' e sul loro leader o se il tutto si rivelerà una effimera bolla di sapone che ha riempito qualche colonna prima di svanire nel nulla.
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L'ambasciatore qatariota in Egitto 'tramite' per la corruzione elettorale a favore di Shafiq, candidato dell'ex-regime!

Scandalo al Cairo, dove a distanza di quasi una settimana é emerso che l'ambasciatore del Qatar Saleh bin Abdullah, insieme al capo dell'intelligence dell'emirato del Golfo Persico, Ahmed Zaif, aveva cercato di far transitare alla dogana valige colme di "milioni e milioni di dollari" senza che venissero controllate, fondi necessari a pagare il gran numero di 'voti di scambio' comperati per assicurare l'exploit elettorale dell'Ex-premier di Mubarak Ahmed Shafiq, candidato 'gradito' ai rimasugli del regime e ai loro sponsor internazionali: monarchie conservatrici arabe, Stati Uniti, Israele.
L'ambasciatore Saleh bin Abdullah si sarebbe recato all'aeroporto internazionale del Cairo lo scorso sabato sera a ricevere "un ospite" (il quale poi si é rivelato essere lo 'spymaster' Zaif) che arrivava con un voluminoso seguito di colli, che, Abdullah, forte delle sue credenziali diplomatiche, ha certcato di far transitare senza controlli di dogana citando la sua 'immunità diplomatica'. Giustamente gli ufficiali egiziani gli hanno fatto notare che essa non si poteva magicamente 'estendere' al suo ospite e hanno aperto le valige, trovandovi, mazzette e mazzette di fruscianti biglietti verdi.
Da molti giorni prima delle elezioni presidenziali esponenti della Fratellanza Musulmana e degli altri partiti protagonisti della cacciata di Mubarak avevano denunciato la sfacciata campagna di 'voto di scambio' condotta nei quartieri più poveri delle città egiziane, dove persone che altrimenti avrebbero disertato le urne sono state convinte a dare il loro voto ad Ahmed Shafiq, il candidato gradito ai Generali dello SCAF.
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giovedì 31 maggio 2012

Persino il britannico "Daily Mail" smentisce la propaganda anti-Assad sulla strage di Houla!

In questo articolo illuminante firmato dal columnist John Bradley e pubblicato sul Daily Mail si nota quanto sia evidente il divario tra la lettura propagandistica e menzognera dei recenti avvenimenti violenti in Siria "spinta" da quasi tutti i mass-media conniventi con l'imperialismo occidentale e sionista e quella che può effettuare un qualunque osservatore neutrale minimamente informato sulla genesi e lo sviluppo degli eventi in questione. Tra i passaggi salienti dell'elzeviro la redazione di Palaestina Felix ha avuto in particolar modo apprezzato i seguenti:

"Quello che sta accadendo in Siria é tutto meno che uno 'scontro' tra una 'dittatura' e la popolazione".

"Non sappiamo con alcun grado di certezza quello che sia successo ad Houla".

"Tutte le vittime della strage appaiono colpite da vicino da proiettili e non da granate di mortai o artiglieria".
"In febbraio diversi media parlavano di 'centinaia di civili morti' ad Homs; in seguito si seppe che a Homs erano morti 55 ribelli armati".

"Non esistono prove di manifestazioni antigovernative e la scusa che esse vengono 'prevenute' dal tirannico regime non regge nemmeno un secondo; Mubarak era un tiranno molto peggiore di Assad e non poté impedire che un milione di persone scendessero in piazza nella sua capitale".

"Non esiste una 'opposizione democratica' ad Assad, il cosiddetto 'Consiglio Nazionale' finanziato da Usa, Sauditi e Qatar é uno schermo per estremisti religiosi sunniti che sarebbero impresentabili alle opinioni pubbliche occidentali".

"Sotto il Governo di Assad tutte le minoranze religiose sono rispettate e protette, cosa che non succederebbe se gli estremisti sunniti di stampo qaedista fossero liberi di instaurare un loro 'emirato' a Damasco".

"E' assurdo che il Ministro degli Esteri britannico spinga perché l'Inghilterra, colpita pochi anni fa da attentati di estremisti musulmani, promuova un sostegno inglese alla causa di quegli stessi fondamentalisti in un altro paese".

"Hague parla di 'violazione di diritti umani' da parte di Assad ma tace quando a farne strame sono i Re e gli Emiri dell'Arabia Saudita, del Barhein, del Qatar".
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Paranoie sioniste in pieno svolgimento; Yoram Cohen dichiara: "Hamas é forte quanto Hezbollah!"

Il regime ebraico di occupazione della Palestina é così immerso nella propria stessa propaganda da non riuscire più a distinguerla dalla realtà.
Non si spiegherebbe altrimenti la recente ridicola esternazione del capo dello Shin Bet Yoram Cohen che in un suo rapporto compilato per il Comitato Affari Esteri e Difesa del Parlamento di Tel Aviv ha definito "paragonabili e in qualche settore persino superiori" le capacità militari di Hamas rispetto a quelle di Hezbollah.
Hezbollah, infatti, é l'unico attore non-statale ad avere decisamente e pubblicamente battuto e umiliato Israele in ben due occasioni: nel 2000, quando le forze di occupazione sioniste nel Sud del Libano furono costrette a una precipitosa e imbarazzante ritirata di fronte all'incalzare delle vittoriose forze della Resistenza sciita, e ancora di più nel 2006 quando, attaccate di sorpresa da quello che si considera il quarto o quinto esercito del mondo, le stesse forze, milizia part-time di volontari, riuscirono a ricacciare indietro gli invasori dopo 34 giorni di lotta all'ultimo sangue.
Di fronte a queste nette e chiare vittorie di Hezbollah contro Israele Hamas non ha niente di paragonabile da mostrare e ciò detto col massimo rispetto e apprezzamento dei coraggiosi militanti delle Brigate Al-Qassam: il massimo che ad Hamas é riuscito di raggiungere contro Israele é stato di preservare la propria struttura militare intatta dopo il vigliacco e selvaggio "pogrom" militare di Piombo Fuso, che non é la stessa cosa che costringerlo alla ritirata per due volte.
Inoltre Hamas sta rapidamente scivolando nell'orbita dei corrotti emiri sunniti del petrolio, che stanno facendo del loro meglio per traviare la dirigenza del movimento musulmano per addomesticarlo e renderlo un'altra Fatah, con il fittizio e insincero processo di 'riconciliazione' in primis e col costante disincentivo alle azioni armate di Resistenza a fronte di emolumenti monetari, tradendo una debolezza intrinseca cui Hezbollah non si é mai nemmeno lontanamente sognato di soggiacere. Israele lo si sconfigge se si accetta fino in fondo il sentiero della Lotta e della Jihad, chi crede di poter tenere il piede in due staffe si ritroverà presto sotto il tavolo dei banchetti sauditi, qatarioti, imperialisti e sionisti a contendersi ossa e briciole con Abbas, Fayyad, Dahlan e altri traditori.
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I servizi segreti italiani avvisano Beirut: "Al-Qaeda sta preparando attentati contro personalità sciite e cristiane: nel mirino Nabih Berri di Amal!"

Una fonte nella comunità dei servizi di sicurezza libanesi afferma che, grazie alla fondamentale e tempestiva 'soffiata' dei servizi segreti di un paese coinvolto nella missione UNIFIL, il Governo di Beirut é venuto a conoscenza dei piani degli estremisti wahabiti al soldo di Arabia Saudita e Qatar per colpire obiettivi di primo piano nel mondo politico sciita e cristiano; in particolare uno degli obiettivi principali dei fondamentalisti sunniti sarebbe Nabih Berri, leader del Movimento sciita Amal e attualmente Presidente del Parlamento.
Grazie all'allerta lanciata loro le forze di sicurezza libanesi hanno ricostruito l'ingresso nel paese del cosiddetto 'Sceicco' Saleh al-Awfi, uomo di punta della rete qaedista che insieme a quattro complici: Osama al-Sihabi, Ziad Abul-Naaj, Muhammad Haithat al-Shaabi e Muhammad al-Arefi sarebbe recentemente entrato nel Paese dei Cedri recando ordini e memoranda provenienti da Ayman Zawahiri perché tutte le cellule wahabite si mobilitino a questo scopo indicando come capi per queste operazioni le figure di Ahmad Jamil e Majed al-Majed.
La Redazione di Palaestina Felix ritiene che questo avvertimento sia potuto venire solo e solamente dai servizi segreti italiani:

A) perché i servizi segreti francesi sono parte essi stessi dell'offensiva terroristica in atto contro la Siria, che mira a destabilizzare e usare come 'retrofronte' lo stesso Libano; quindi in questo momento Parigi é alleata di Al-Qaeda e non avrebbe senso che una parte dei suoi 007 mettesse in allarme Beirut su una minaccia di cui essa stessa é protagonista.

B) perché il Libano é uno dei pochi angoli di mondo dove l'Italia sia ancora stimata ed apprezzata, per il ricordo del contributo tricolore alla forza di pace ONU durante i cupi tempi dell'invasione sionista del 1982 e della Guerra Civile e quindi ha senso che qualche ufficiale italiano coraggioso e lungimirante si sia mosso anche autonomamente per preservare quel brandello di leverage e prestigio internazionale rimasto a disposizione dell'Italia in un teatro operativo tanto sensibile e delicato.
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La Repubblica Islamica offre aiuto all'Italia per le conseguenze dei gravi terremoti in Emilia Romagna!

La Repubblica iraniana ha offerto il proprio aiuto e le proprie conoscenze specifiche all'Italia per affrontare i postumi dei due intensi terremoti che hanno scosso il Nord del paese tra il 20 e il 29 maggio, con movimenti tellurici superiori al quinto grado della Scala Richter. Nel corso di una conversazione telefonica con il suo collega italiano Terzi il Ministro degli Esteri di Teheran Ali Akbar Salehi ha espresso la propria solidarietà per le famiglie delle vittime e per gli sfollati, offrendo l'aiuto che sarà possibile prestare al paese europeo tanto per affrontare l'emergenza immediata quanto per porre rimedio ai gravi danni inflitti dai due tremori.
L'offerta, che ha suscitato l'apprezzamento positivo del Ministro italiano, é giustificata dall'esperienza giocoforza maturata dalle forze di soccorso della Repubblica Islamica, che spesso si trovano ad avere a che fare con scosse telluriche che arrivano persino al settimo grado Richter, particolarmente nel Nord e nel Sudest del paese. Iran e Italia collaborano intensamente nei campi dell'archeologia e della conservazione del patrimonio culturale dove molti esperti iraniani studiano e si specializzano nel 'Bel Paese', apprendendo le tecniche per restituire al loro splendore e conservare meglio e più a lungo possibile i numerosi retaggi della civiltà persiana.
Tra le due scosse del 20 e del 29 maggio che hanno colpito il Mantovano, il Modenese e l'area di Mirandola e Ferrara, oltre venti persone hanno perso la vita e circa 15mila hanno dovuto abbandonare le loro case trasferendosi in attendamenti di fortuna, paralizzando una zona-chiave dell'economia italiana. L'Unione Europea ha iniziato a sbloccare fondi emergenziali per le zone colpite mentre lo Stato italiano ha già levato imposte eccezionali su benzina e carburanti per raccogliere quanto necessario agli interventi in loco.
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mercoledì 30 maggio 2012

Il raccolto di zafferano in Iran quest'anno supererà le 250 tonnellate: oltre un miliardo e mezzo di dosi!

Lo zafferano che siamo abituati ad adoperare in dozzine di ricette della nostra gastronomia, a partire dal notissimo risotto alla milanese, ha iniziato a divenire parte della nostra tradizione alimentare quando, sull'onda delle crociate e dei pellegrinaggi, i mercanti genovesi, pisani e veneziani cominciarono a riportare in Europa manciate di stami sottilissimi e coloratissimi, che nei souk e nei bazar d'Oriente cambiavano di mano per cifre da capogiro a ogni pizzico; talmente rari e pregiati erano quei pistilli che inizialmente solo nobili e alti prelati potevano permettersene l'acquisto, a prezzi che facevano sfigurare le quotazioni di spezie altrimenti ricercatissime come il garofano e la cannella.
Tanto ricercato era il mitico "safràn", che spesso mercanti con pochi scrupoli smerciavano in sua vece a clienti poco avveduti o in cerca di una facile 'occasione', altre spezie di colore rossiccio o aranciato, fino a che, col passare dei secoli, la Serenissima repubblica di Venezia non riuscì a infrangere il monopolio orientale dello zafferano, trasportandone con successo alcuni bulbi in Europa e iniziandone la coltivazione nelle colonie balcaniche della Repubblica di San Marco, sulle coste orientali dell'Adriatico dove il clima non era troppo differente da quello del Ponto o della Battriana.
Ma il 'safràn' iraniano ha sempre mantenuto inalterata la reputazione della propria purezza, del proprio potere aromatico e colorante e, ogni anno, comanda (anche se per clientele certamente più vaste di quelle basso medioevali) i prezzi più alti sul mercato internazionale delle spezie; quest'anno poi, dalla recente relazione di Ali Hosseini, portavoce dell'Associazione dei Coltivatori di Zafferano della Repubblica Islamica, é atteso un raccolto del tutto eccezionale, di ben 250 tonnellate di eterei e colorati pistilli, ben 40 in più di quelli totalizzati nel corso dell'anno passato.

Di questi 250mila chili ben un quinto ricadono nella qualità "coupe", la più pregiata, costosa e desiderata, per cui l'Iran moderno continua a mantenere impareggiata la fama e la ricercatezza dei suoi raccolti.
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