Un cittadino libanese esce con la moglie e i suoi tre bambini dal foyer dell'Arbaj, uno dei cinema della capitale Beirut dove si trasmette "33 Days",
il kolossal della Farabi Productions che narra alcuni momenti della guerra dell'estate 2006 durante la quale l'ennesimo tentativo sionista di invadere e occupare il Libano é stato bloccato e respinto dalle forze della Resistenza capitanate dal movimento sciita Hezbollah (ma comunque non limitate solo a questa, pur fondamentale, organizzazione). All'avvicinarsi del cronista l'uomo, di nome Abu Asim Bazzeh, accetta di buon grado di scambiare qualche parola sullo spettacolo cui ha appena assistito insieme alla moglie e ai suoi tre figli di 14, 12 e cinque anni.
"Quello che mi ha veramente impressionato é la maniera naturale in cui viene descritta la determinazione degli abitanti del Sud a tenere duro e resistere; é convincente, né retorica né artificiosa, e dà una buona approssimazione di quello che effettivamente é successo in quei giorni". Salutandolo e ringraziandolo per il suo parere il giornalista rivolge un'ultima domanda al piccolo Mahdi chiedendo a lui quale parte del film sia piaciuta di più e, con gli occhi che brillano come quelli di qualunque bambino che abbia appena visto un film ricco di azione e momenti eccitanti lui risponde sorridendo: "I missili!".
Che Mahdi si riferisse ai razzi anticarro, che fanno la parte del leone nelle scene di battaglia campale contro i 'Merkava' e i 'Sabra' dell'esercito sionista (imitati con buona approssimazione sulla base di vecchi carri ceduti dall'Armee Libanaise alla compagnia produttrice del film), o ai proiettili lanciati dai combattenti di Hezbollah contro le città israeliane come rappresaglia per i selvaggi bombardamenti su obiettivi civili (il cui fragoroso fischio sottolinea sinistramente il discorso alle truppe con cui il 'villain' Colonnello Avi cerca di invitare i suoi uomini a non avere pietà dei libanesi, come un presagio di sconfitta) é indubbio che nell'immaginario visivo di '33 Days' questi due elementi siano in netta evidenza e, come la silohuette dello Spitfire rimase indissolubilmente legata a livello di cultura popolare alla Battaglia d'Inghilterra (anche se gli 'Spit' erano una parte minore della RAF all'epoca) così non abbiamo dubbio che gli ATGM e gli MRL di Hezbollah rimarrano il simbolo della vittoria del 2006 contro Israele.
Campione di incassi per il 2012 in Iran e in Libano, dove é molto improbabile che un qualunque film possa superarne le entrate al botteghino da qui a sei mesi, '33 Days' sta per uscire in Turchia e verrà presto distribuito in Siria, Egitto e Tunisia e poi in altri paesi arabi e islamici, dove però é già disponibile sottoforma di download elettronico e sta generando un "passaparola" sempre più intenso e pervasivo. Ali Bouzeid, CEO della Farabi Productions, sostiene che pur ispirato da un recentissimo avvenimento, il film fa del suo meglio per evitare una lettura eccessivamente didascalica o politica, anche se individua chiaramente gli Israeliani come aggressori e invasori e le forze della Resistenza come legittimi difensori della libertà e dell'indipendenza del Libano, come converrà chiunque che abbia un minimo di onestà intellettuale.
"Se mi portassero un filmato dove si vedono clienti e impiegati di una banca che si uniscono per cacciare e mettere in fuga dei rapinatori arrivati per derubarla, facendone un film sarebbe un film politico? No, sarebbe un film ispirato a un fatto di cronaca!", sostiene Bouzeid e con le sue parole in mente non ci resta di aspettare di
poter trovare il film presto visionabile in streaming o scaricabile con sottotitoli in francese o inglese.
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