sabato 27 agosto 2011

La Repubblica Islamica Iraniana pronta a inviare personale diplomatico al Cairo, riaprendo relazioni diplomatiche con l'Egitto



Mentre a centinaia di migliaia gli Egiziani, nel corso delle manifestazioni per la Giornata Internazionale di Al-Quds 2011 hanno reiterato la loro richiesta per l'immediata espulsione di tutti i diplomatici sionisti dal paese e per l'interruzione unilaterale di ogni rapporto diplomatico col regime ebraico di Tel Aviv, il Ministro degli Esteri iraniano Ali Akbar Salehi ha dichiarato che Teheran ha già assemblato un team di funzionari "di primo livello" e, appena possibile, conta di inviarli al Cairo per stabilire una delegazione ufficiale, riaprendo ufficialmente le relazioni diplomatiche interrotte dopo la Rivoluzione Islamica, quando l'Egitto, allora egemonizzato dal traditore del nasserismo, Anwar Sadat, accolse lo Shah fuggitivo rifiutandosi di estradarlo in patria perché venisse giudicato per i suoi crimini.

Salehi ha dichiarato: "Siamo ormai certi che le relazioni bilaterali sono sul punto di venire rilanciate su un registro di armonia e cooperazione", aggiungendo che, visti i numerosi e rapidi sviluppi della situazione politica interna egiziana, non si aspetta che la delegazione possa insediarsi prima di 'alcuni mesi'. "L'Iran e l'Egitto sono nazioni di primo piano nello scenario Nordafricano e Mediorientale, le loro relazioni risalgono ai tempi dei Faraoni e degli Imperatori di Persia; quanto più intensi e fecondi saranno i rapporti futuri fra di esse tanto più stabile, pacifico e sicuro sarà lo scenario politico circostante".

In aprile, l'allora Ministro degli Esteri egiziano Nabil Arabi (attualmente Segretario della Lega Araba) compì i primi passi per il riavvicinamento tra Il Cairo e Teheran, mettendo un moto un processo che, attraverso successivi passi compiuti da rappresentanti politici, civili, culturali e religiosi, si é infittito e accelerato sempre più, fino ad arrivare agli sviluppi odierni.
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Fotoreportage esclusivo da Gaza tormentata dai pirati aerei sionisti: tra macerie e cadaveri lo spirito di Resistenza cresce sempre più forte!









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L'amministrazione della galera sionista di Askelon attenta alla vita dell'avvocato palestinese Anan Oudeh!


Anan Oudeh é uno dei molti, coraggiosi e tenaci legali che si occupano dell'assistenza ai prigionieri politici palestinesi, oltre ottomila, che soffrono nelle carceri del regime ebraico, sottoposti a privazioni, violenze fisiche e psichiche, negligenza medica, esperimenti farmacologici, spesso per il solo crimine di volere vedere libera da occupanti e oppressori la loro Madrepatria.

Giovedì Oudeh si é recato nella prigione sionista di Askelon, per incontrare alcuni prigionieri, vedendosi trasportato e quindi chiuso a chiave in uno stanzino angusto, del tutto privo di un'adeguato ricambio d'aria o di un sistema di ventilazione o condizionamento, perdipiù esposto ai raggi del sole agostano. Coloro che trovano insopportabile l'afa e il soffoco di questi ultimi giorni possono solo immaginare cosa voglia dire restare chiusi a chiave in una stanza asfittica sotto il sole mediorientale.

Dop un'ora di attesa Oudeh cominciò a sentire i sintomi dell'ipertensione, giramenti di testa, annebbiamento della vista, tachicardia, arrivando a chiedere aiuto attraverso l'unica minuscola finestrella che dava su un camminamento interno, senza esito, le poche guardie che attraversarono il suo campo visivo non diedero segno di udirlo o considerarlo. Ormai sull'orlo di un collasso cardiaco, Oudeh riuscì a raccogliere le forze e a sbattere la sedia contro la porta metallica chiusa a chiave fino a richiamare qualcuno; una volta liberato si fece trasportare subito all'ospedale di Barzilai, dove gli vennero riscontrati tutti i sintomi di una Sincope da Calore, che per poco non si é trasformata in un infarto.

L'Istituto Al-Dameer per il Benessere dei Prigionieri politici palestinesi ha promesso denunce a tutti i responsabili della prigione di Askelon per l'accaduto, evidentemente parte di un piano preordinato per dissuadere i legali dall'assistere i loro clienti.
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venerdì 26 agosto 2011

Teheran, Beirut, Il Cairo, la Giornata internazionale di Al-Quds chiama i musulmani ad aiutare la Palestina: "Contro ogni compromesso e ogni riconoscimento!"


"Non vi é speranza per la Palestina, se non nella Lotta e nella Resistenza", é tempo che tutti gli illusi, i cantori di Camp David e di Oslo, gli eterni sognatori, gli ipocriti incorreggibili si sveglino e prendano coscienza della Realtà; i sionisti di Tel Aviv e di Washington (e di tante altre parti ancora) non hanno mai concesso nulla ai tavoli della trattativa; ogni successo, ogni passo avanti nella creazione di una patria palestinese é stato guadagnato col sangue e con le lacrime, con le armi e con gli scioperi, con le manifestazioni e con gli scioperi della fame, sempre, e soltanto, in un'ottica di contrasto e conflitto.

Questo, in sintesi, il messaggio che echeggia da tutte le città e le nazioni che, rispondendo per l'ennesima volta all'invito lanciato originariamente dall'Ayatollah Ruollah Khomeini, hanno celebrato oggi la trentaudesima "Giornata Internazionale Al-Quds" dedicata alla solidarietà con le tribolazioni del popolo palestinese e alla condivisione degli ideali e degli obiettivi della sua pluridecennale lotta di liberazione.

Particolarmente imponenti, ovviamente, sono le manifestazioni a Teheran, nei quartieri sciiti di Bagdad e Beirut, nella Valle della Bekaa, nel Sud del Libano, a Bassora; ma non solo, non é necessario essere sciiti per condividere il richiamo e l'invito del fondatore della Repubblica Islamica, prova ne sia che anche Al Cairo, a Tunisi, dove la maggior parte della popolazione é sunnita, ma ha languito fino a poco tempo fa sotto il tallone dell'oppressione filo-imperialista, la Giornata di Al-Quds ha riscontrato vasta eco e partecipazione, in attesa che, così come Sanaa e Manama, tuttora in lotta contro i satrapi locali venduti all'imperialismo, anche la Città Santa possa presto festeggiare la Liberazione da occupanti e oppressori.
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Sono undici i Palestinesi massacrati da Israele nelle ultime ore, Gaza martirizzata dai pirati aerei sionisti!


Toffah, Zeytoun e naturalmente ancora Rafah e i suoi 'tunnel della vita', indispensabili per contrastare almeno in parte gli effetti del brutale strangolamento israeliano, questi gli ultimi bersagli dell'offensiva aerea sionista che, in barba alla tregua semi-ufficiale concessa all'inizio della settimana dalle fazioni della Resistenza palestinese, é ripresa ieri con inusitata violenza, arrivando a fare undici vittime in appena 24 ore.

Oltre agli undici morti ci sono anche 30 feriti, alcuni dei quali in condizioni letteralmente disperate, che si uniranno ben presto alla lista dei decessi a causa della gravissima emergenza sanitaria che affligge l'enclave costiera, cortesia dello shylockiano assedio portato avanti contro il ghetto palestinese. In totale, sono già 22 i cittadini palestinesi massacrati da Israele nell'ultima settimana, dopo che un'operazione di Resistenza aveva eliminato otto soldati sionisti attorno alla cittadina di Eilat.

Israele, fin dalle prime ore dopo l'attacco, ha accusato la Resistenza di Gaza, e in particolare le Brigate Salah ad-Din dei Comitati di Resistenza Popolare, nonostante che sia questa fazione, che Hamas e la Jihad islamica abbiano negato recisamente ogni coinvolgimento nell'operazione. Sembra, da ricostruzioni più circostanziate emerse in questi giorni, che i combattenti responsabili dell'azione contro i militari sionisti siano stati invece egiziani, entrati nella Palestina occupata attraverso la penisola del Sinai.
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Due droni americani precipitano su Mogadiscio ieri notte, si parla di nuove ECM cinesi in grado di abbatterli!


Due droni Predator, robot assassini dell'Impero, sono precipitati in Somalia, tutti e due nella zona di Mogadiscio. Mentre chi ha a cuore le sorti della popolazione civile si sta mobilitando in questi giorni per cercare, con progetti di aiuto e sostegno, di porre un argine alla marea di sofferenza e disperazione generata dalla più grave siccità in sessant'anni, altri stati continuano a considerare la Somalia (e in generale tutta l'Africa) come nient'altro che una scacchiera per i loro giochi di egemonia imperialistica globale, come per esempio gli Usa, che ormai da anni hanno riempito il cielo del Corno d'Africa con le loro macchine omicide guidate a distanza.

Ma proprio la teleguida potrebbe costituire il 'tallone d'achille' dei terminator di Washington giacché sembra che i due droni schiantatisi al suolo (uno nei pressi dell'aeroporto internazionale di Aden Adde mercoledì sera, uno addirittura nel bel mezzo di Florenza Street, durante la notte) non siano rimasti vittime di guasti o di fuoco da terra ma invece abbiano avuto i delicati apparati elettronici di navigazione "fritti" dall'impulso di una contromisura elettronica, di origine cinese.

Di solito non é costume di questa testata azzardare ipotesi non confermate (non siamo mica Debkafile!) ma, crediamo opportuno ricordare ai nostri lettori come poco tempo fa diversi droni Usa abbiano fatto la stessa fine sopra l'Iran (i rottami vennero anche mostrati a una delegazione di tecnici russi in cambio di non meglio precisate 'contropartite') e, proprio in questi giorni, delegazioni ufficiali iraniane siano presenti nella capitale africana. Chi ha orecchie per intendere, intenda.
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giovedì 25 agosto 2011

Israele é alle "comiche finali"; Barak dichiara: "Vogliamo riparare la frattura con l'Egitto", poi si contraddice: "Non ho chiesto scusa per le guardie uccise!"


"Non ho mica chiesto scusa!", la frase, istintivamente, viene da immaginarsela pronunciata nel tono affannato e flebile del miglior Paolo Villaggio, quello che andava "in un marasma allucinante" sottoposto a solenni 'grigliature' da Gianni Agus, mentre stava sulla diabolica poltrona-sacco; in un marasma davvero fantozziano deve esserci proprio Ehud Barak, già laburista, poi scissionista per formare l'ennesimo partito militarista e razzista che contamina l'arco parlamentare sionista, attualmente Ministro della Guerra, per lasciarsi scappare una "perla" che né più né meno distrugge tutti gli approcci finora tentati per ricucire la grave frattura diplomatica col Cairo, seguita all'uccisione, tramite razzo assassino lanciato da un elicottero, di cinque guardie di confine egiziane (tre morte sul colpo, due in seguito).

Ovviamente il poco furbo Barak pensava di parlare a beneficio della platea interna, dove, come "macho" responsabile della Difesa (proprio lui! così rotondetto e burroso, che quando si mette in uniforme sembra proprio un impiegato che gioca al softair!!) voleva fare vedere di essere un vero duro, che mica chiede scusa, lui; ma si sa, in questo mondo globalizzato registrazioni e filmati corrono veloci oltre le frontiere e, nel Paese delle Piramidi, la sua uscita non ha mancato di infiammare di sdegno anche quella parte di opinione pubblica che aveva reagito positivamente all'espressione di cordoglio per la morte delle guardie doganali.


Questa gravissima gaffe rende vano tutto il lavorio diplomatico fin qui svolto per cercare di 'disinnescare' una crisi che potrebbe benissimo evolversi fino alla revoca del Trattato di Camp David, al ritorno di truppe del Cairo nella penisola del Sinai, alla riapertura totale e definitiva (non limitata come ora ai soli passeggeri), del varco di Rafah e, valutano alcuni esperti, persino nell'estensione di un "ombrello" di difesa antiaereo sulla Striscia di Gaza, in modo da mettere una volta per tutte fine alle incursioni aeree sioniste contro la popolazione civile dell'enclave.

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Nuovi attacchi sionisti su Gaza, colpite Rafah e Beit Lahyia: sei morti, quattro feriti gravi!


La cinica spirale di violenza contro civili indifesi, innescata dagli Stranamore di Tel Aviv, continua a incrudelire contro gli abitanti del ghetto palestinese assediato: questa volta é toccato al sobborgo di Beit Lahyia subire le offese dell'aviazione sionista, oltre, naturalmente alla zona di Rafah.

Diciamo naturalmente perché Israele coi suoi attacchi vuole soprattutto far collassare la rete di "tunnel della vita" attraverso i quali riescono a entrare nella Striscia di Gaza medicinali salvavita, latte in polvere per i bambini che nascono già denutriti, tutti quegli articoli, insomma, di cui gli Shylock moderni proibiscono l'afflusso tramite il loro disumano strangolamento economico.

Negli ultimi attacchi sono morte cinque persone, più una sesta che, ferita in precedenza, é spirata a causa delle ferite: forse, senza l'assedio sionista, si sarebbe potuta salvare. Inoltre bisogna contare dieci feriti di cui quattro gravissimi, anche loro, tra qualche giorno, potrebbero aggiungersi alla conta dei morti.
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Gli sporchi traffici di Israele nel Corno d'Africa, tra Mossad e mafia ebraica: bloccato carico d'armi in Eritrea!



Mentre tutta l'Africa Orientale si dibatte in un'emergenza umanitaria di primo livello, con una siccità devastante (ancora più intensa di quella che colpì la regione negli anni '80) che ha ridotto alla fame milioni di persone e spopolato intere regioni; mentre chi ha un cuore e una coscienza si mobilita e cerca di inviare aiuti umanitari e supervisionare la loro equa distribuzione, vi é anche chi, non 'ostacolato' da impicci morali di sorta, si dedica a "trasporti" molto meno lodevoli e molto più redditizi, come ad esempio quelli di armi con cui fomentare instabilità e "guerre dimenticate". Ne sono un esempio Yehud Maoz e Vered Aaronson (foto a fianco), impiegati dell'israeliana 'Aviation Bridge', ex-piloti militari, che sono stati bloccati in Eritrea con un carico di armi automatiche, granate e mortai, evidentemente in attesa di venire ricevute da qualche gruppo terrorista in Darfur o in qualche altra regione che Tel Aviv ha intenzione di destabilizzare.



L'aereo dei trafficanti
Come già segnalato su queste pagine, Israele ha molti interessi nell'Africa sub-sahariana dove, grazie a una profana alleanza tra Mossad (che agisce tramite compagnie "di comodo" fondate da ex-militari, sull'esempio degli Usa ai tempi di 'Air America') e famiglie della mafia ebraica ucraina guidata dal 'capo dei capi' Semyon Mogilevitch prosperano traffici che non hanno niente da invidiare a quelli dei "tempi d'oro" della tratta degli schiavi, dove al posto del rum e dello zucchero ci sono armi in entrata ed emigranti disperati in uscita. Per fortuna ogni tanto il 'traffico' va storto e la notizia riesce a venire a galla, dove chi sa dove e come cercare può riportarla a un'opinione pubblica altrimenti anestetizzata dalle balle dei media mainstream totalmente asserviti alla lobby filosionista.

A riprova del fatto che Maoz e Aaronson agissero per conto del Governo di Tel Aviv e non fossero semplicemente due delinquenti sta il fatto che il Ministero degli Esteri del regime ebraico si é subito attivato per farli rilasciare, evidentemente atterrito dall'idea che i due come si suol dire "vuotassero il sacco" e, spedendo ad Asmara il Ministro Efraim Sneh (foto) sia riuscito a fare espellere dal paese i due, previa assicurazione al Presidente Afewerki che la loro compagnia chiuderà i battenti e che i rei non rimetteranno mai più piede in Eritrea. Ingenuo Afewerki! Compagnie simili possono nascere e morire nello spazio di un mattino! Meglio sarebbe stato sbattere i due in qualche galera di Asmara e poi torchiarli per benino, in modo da avere un quadro più chiaro degli sporchi traffici israeliani in Africa Orientale.
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mercoledì 24 agosto 2011

Gratitudine del governo somalo per il ponte aereo di aiuti da Teheran, in attesa delle navi con 5000 tonnellate di cibo e medicine!


L'incontro tra il Ministro degli Esteri Ali Akbar Salehi e il Governo somalo (in realtà in controllo di una piccola regione attorno alla capitale Mogadiscio) é stato un grande successo, come riportato e documentato dall'Agenzia di stampa ufficiale della Repubblica islamica, l'IRNA; Abdiweli Mohamed Ali, il Premier locale, ha ringraziato l'Iran e i suoi rappresentanti per il ponte aereo attivato prontamente tra lo scalo di Payam, 40 chilometri a Ovest di Teheran, e la Somalia ferita dalla siccità e dalla carestia.

I cinque convogli di aiuto arrivati finora in Africa Orientale (con il sesto che sta viaggiando nei cieli proprio in questo momento) hanno portato finora 1200-1500 tonnellate di riso, cereali, latte in polvere e medicinali, ma un aiuto ancora più consistente sta venendo preparato, con una spedizione via mare che porterà ben 5000 tonnellate di rifornimenti con cui arginare le crisi più gravi, in attesa di mettere in piedi un piano d'aiuto più organico e di lungo periodo, che aiuti la Somalia non solo a uscire dall'emergenza, ma a ricostruire una stabilità che da troppo tempo manca nel paese.

Nella sua visita alla capitale Salehi ha visitato il campo di accoglienza costruito dalla Mezzaluna Rossa iraniana, dove centinaia di famiglie sfollate dalle zone più devastate dalla siccità hanno trovato rifugio, evitando così l'inferno dei campi profughi improvvisati, con le loro condizioni igieniche da incubo, fertile incubatore di epidemie. La Guida Suprema, Ayatollah Ali Khamenei ha rivolto il seguente messaggio a tutte le nazioni musulmane del mondo: "Il Corno d'Africa e la sfortunata nazione somala vivono una crisi dolorosa che mete a rischio la vita di milioni di persone, tra cui donne e bambini indifesi, é dovere di ogni musulmano e di ogni persona di sentimenti caritatevoli attivarsi per scongiurare questa crudele minaccia".
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Le Brigate Al-Quds colpiscono obiettivi militari sionisti: "Risponderemo al nemico con l'unico linguaggio che capisce, quello del sangue!"

Una risposta proporzionata e inesorabile, questo é quello che é stato promesso al regime ebraico da parte di Ahmed al-Mudalal (foto), Comandante in capo delle Brigate al-Quds, organizzazione armata del Movimento per la Jihad islamica in Palestina, dopo che, interrompendo una tregua 'de facto' che durava da lunedì, droni senza pilota israeliani avevano colpito una macchina a Tel Sultan, ad ovest di Rafah, uccidendone l'occupante Ismail al-Asmar.

"Risponderemo al nemico nel linguaggio che capisce meglio, quello del sangue; non rimarremo fermi e silenziosi davanti ai crimini che costantemente vengono commessi contro la nostra terra e il nostro popolo"; questa la parte saliente della dichiarazione di Al-Mudalal, irradiata tramite l'emittente Al-Aqsa, affiliata al movimento di Resistenza, nella mattinata di oggi, mercoledì 24 agosto.

Poche ore fa le Brigate al-Quds hanno dichiarato di aver bombardato con mortai tre avamposti militari sionisti adiacenti alla Striscia di Gaza, colpendoli ripetutamente e causando estesi danni materiali; sempre da fonti della Jihad risulta che un gruppo di suoi affiliati sia riuscito a sottrarsi a un attacco israeliano nel quartiere di Deir al-Balah, nella parte centrale della Striscia costiera assediata.

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Uccidono ancora! Non ancora sazi di sangue innocente i pirati aerei sionisti fanno un'altra vittima civile a Gaza


Un nuovo atto di attacco ingiustificato contro Gaza é risultato in una nuova vittima, Ismail al-Asmar, ultimo grano nel rosario di sofferenze inflitte alla popolazione civile dell'enclave assediata quando, nelle prime ore di mercoledì, apparecchi dell'aviazione israeliana hanno colpito una macchina nei pressi di Rafah; l'attacco, codardo come tutti quelli che lo hanno preceduto, é particolarmente odioso giacché, proprio ieri, sembrava che una sorta di "tregua ufficiosa" potesse prendere il sopravvento dopo le ultime aggressioni sioniste contro il ghetto a cielo aperto.

Raid e bombardamenti israeliani, scatenati con la "scusa" di una risposta all'azione della Resistenza di Giovedì scorso a Eilat (che nessun gruppo attivo nella Striscia ha rivendicato come propria), hanno causato una ventina di vittime e cinquanta feriti tra i Palestinesi; le risposte delle Brigate della Resistenza hanno raggiunto circa due dozzine di coloni armati.

Nel corso di una lunga riunione dell'Esecutivo di Estrema Destra del regime dell'Apartheid sembrava che, in conseguenza della vibrata reazione egiziana all'uccisione di guardie di confine, Netanyahu e sodali avessero intenzione di sospendere gli attacchi contro Gaza, ma il bombardamento di oggi serve da monito e da esempio su quanto inaffidabili siano i proponimenti dei sionisti, sempre pronti a lanciarsi contro vittime indifese come iene feroci.
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Erdogan pronto a passare alla "Fase 2" delle ritorsioni contro Israele: i rapporti Ankara-Tel Aviv sull'orlo del collasso!


Il Primo Ministro turco Recep Erdogan ha lasciato intendere che, vista la mancanza di progressi seguita all'approccio "morbido" per ottenere scuse ufficiali ed assunzione di responsabilità da parte dei governanti sionisti per l'aggressione in mare aperto alla nave di aiuti umanitari "Mavi Marmara", nel quale vennero massacrati a sangue freddo nove cittadini di Ankara, é sempre più probabile che l'Esecutivo monocolore del partito AK si veda costretto a passare alla "Fase 2" delle rappresaglie diplomatiche verso lo Stato ebraico, che potrebbe segnare un definitivo deterioramento dei rapporti con la Turchia.

Secondo le indiscrezioni, il Governo di Erdogan, rafforzato dall'indiscutibile trionfo elettorale riportato lo scorso giugno, sarebbe pronto ad attuare una serie di misure punitive che andrebbero dalla cancellazione di ogni progetto congiunto, all'interruzione del commercio bilaterale, alla formazione di un pannello internazionale di sostegno alle istanze di riconoscimento palestinese in sede ONU, fino alla cancellazione dell'ambasciata a Tel Aviv, che sarebbe sostituita da una rappresentanza minore, presidiata da un semplice segretario.

Man mano che procede la ventata di cambiamenti portati dalla "Primavera Araba" con le folle che in massa chiedono la chiusura delle sedi diplomatiche sioniste al Cairo e ad Amman e l'espulsione degli ambasciatori, quello che proprio non servirebbe al Regime dell'Apartheid é di deteriorare ulteriormente i rapporti con altri paesi mediorientali, ma, persistendo nella linea tracciata da Netanyahu e Lieberman, sembra proprio che questo sarà il fato dei rapporti Ankara-Tel Aviv.
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martedì 23 agosto 2011

Il Libano rifiuta le accuse pretestuose e le prese di posizione del tribunale-canguro di Usa e Israele!

 In una attesissima conferenza stampa tenutasi poche ore fa il capo della delegazione parlamentare di Hezbollah Mohammad Raad (a destra nella foto sopra), insieme al noto legale Salim Jreissati ha articolato di fronte a un parterre gremito di rappresentanti della stampa locale e regionale i motivi per cui le speciose accuse e le istanze del cosiddetto 'Tribunale speciale per il Libano' sono assolutamente irricevibili, in quanto non basate su un minimo standard accettabile di equanimità, indipendenza di giudizio e certezza procedurale. "Questo tribunale" ha spiegato Raad "prima ha sposato una tesi, dopodiché si é messo a cercare puntelli con cui sostenerla, non importa quanto distaccati dalla realtà dei fatti".


"Oggi, di fronte a un'accusa lanciata contro quattro membri della Resistenza, le forze parlamentari e governative libanesi hanno seriamente considerato la questione sotto diversi punti di vista e non hanno potuto se non considerare lo scenario proposto dal Tribunale come nullo e vuoto, destituito di ogni creibilità, infarcito di invenzioni, circostanze tendenziose e politicamente faziose; non vi é bisogno di alcuno sforzo per considerare tale organismo un attentato all'autonomia e alla libertà del nostro Paese".

"Come cinque anni fa la Resistenza difese militarmente il Libano dall'attacco sionista, oggi deve difendere la sua indipendenza dalle macchinazioni delle potenze imperialiste e dalle loro quinte colonne all'interno del Paese, la nostra esperienza ci rende certi che sarà anche questa volta pari alla sfida che le si presenta: non si sottometterà ai desideri dei nemici della Patria e con fermezza e volontà patriottica pari a quelle espresse in battaglia, sconfiggerà i loro tentativi e negherà ai cospiratori gli obiettivi che si propongono di raggiungere".

Jreissati, continuando il discorso da un punto di vista strettamente legale ha fatto notare come, muovendosi in un campo privo di precedenti il Tribunale speciale avrebbe dovuto rifarsi alle procedure della legge libanese, ma ha preferito non farlo perché in quel caso non avrebbe potuto lanciare accuse contro Hezbollah e la Resistenza in mancanza di prove certe e inoppugnabili, che ovviamente non era in grado di produrre, preferendo quindi il "limbo" circostanziale e indiziario dove le deboli e fasulle evidenze costruite all'uopo potevano, nela penombra, dare l'impressione di essere ciò che non erano.

Questi fatti, uniti ad altre evidenti negligenze, come per esempio il ripetuto e ostinato rifiuto di Bellemare e Cassese di investigare la "pista israeliana", che punta a un omicidio via drone, compiuto grazie a un missile sperimentale tedesco, così come il rifiuto di coinvolgere nell'inchiesta i responsabili della penetrazione israeliana nel network di comunicazione libanese, mostrano l'insincerità e la parzialità degli inquirenti.
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Siamo alle solite, Mahmud Abbas, per non perderle, rinvia "sine die" le elezioni municipali in Cisgiordania!


Mahmud Abbas, presidente 'de facto' dell'Anp (col mandato scaduto dal gennaio 2009) e capo della Fazione Fatah, più passa il tempo e più non riesce a nascondere il fatto che la sua firma nello scorso aprile del 'protocollo di riconciliazione' con Hamas non sia stata altro che un espediente per prendere tempo, visto che da allora (e son passati ormai quattro mesi) non ha preso nessuna iniziativa concreta per far proseguire tale processo, anzi, continua a ciurlare nel manico e a traccheggiare in attesa di un improbabile "miracolo" che lo renda di nuovo rilevante nel panorama politico palestinese; forse lui pensa che tale prodigio possa avverarsi a settembre con la richiesta di riconoscimento ONU dello Stato Palestinese, nel qual caso si vede che non ha mai capito come opera e a chi ubbidisce l'ONU.

Ora, in un ennesimo esempio della sua duplicità e disonestà intellettuale, Mahmud Abbas é riuscito a rinviare 'sine die' (cioé a tutti gli effetti a cancellare) le elezioni municipali che aveva promesso di far tenere nella parte di territori palestinesi sottoposti alla sua egemonia (cioé nella West Bank) per il 22 ottobre. Citando 'inconciliabili differenze' tra il Comitato centrale di Fatah e le altre fazioni dell'OLP che, puntualmente, hanno denunciato il rinvio come "illegale" citando una sentenza del Tribunale di Ramallah che metteva in guardia l'Autorità nazionale dal rinviare, posporre o comunque impedire lo svolgimento delle elezioni secondo la schedula prevista.

A tutti gli illusi che pensavano che con la corrotta e inaffidabile leadership di Fatah fosse possibile addivenire a una qualche forma di accordo significativo che portasse avanti gli interessi del Popolo di Palestina replichiamo che, nella lista dei tiranni arabi da abbattere, insieme a Saleh, ad Al-Khalifa, al reuccio Ascemita e al capo della Casa di Saoud, il nome di Mahmud Abbas deve essere, rapidamente e senza indugio, rimesso ai primi posti dell'elenco.
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Il Ministro degli Esteri iraniano arriva in Somalia con 25 tonnellate di aiuti umanitari, mentre a Teheran si preparano altri tre convogli di cibo e medicine per Mogadiscio!


Il Ministro degli Esteri iraniano, Ali Akbar Salehi, é arrivato in queste ore nella capitale somala, Mogadiscio, per rendersi personalmente conto delle necessità locali e della situazione umanitaria, nel paese africano devastato dalla carestia e dalle epidemie che a essa si sono accompagnate. Mentre i paesi occidentali e imperialisti, veri responsabili della tragedia del Corno d'Africa, non sanno fare di meglio che parlare e parlare della questione, oppure cercare di prenderla come scusa per una nuova occupazione militare del paese, la Repubblica iraniana non ha esitato a inviare sul campo uno dei suoi policymaker di punta, insieme a una delegazione della Mezzaluna rossa iraniana, per interfacciarsi direttamente con le autorità locali e prendere iniziative concrete di aiuto umanitario.

Il capo della diplomazia di Teheran visiterà i campi profughi dove si ammassano gli sfollati dalle regioni più colpite dalla siccità e supervisionerà gli sforzi della Mezzaluna rossa nell distribuzione di aiuti alimentari e sanitari. Nella giornata di ieri il quarto convoglio di aiuto iraniano, compendente 25 tonnellate di riso e cereali é stato consegnato alle autorità somale e ai gruppi umanitari già operanti nel paese. La Repubblica islamica ha già inviato oltre 120 tonnellate di cibo e medicinali nell'ex-colonia italiana.

Il capo della Mezzaluna rossa iraniana, Abolhassan Fakih ha dichiarato che il quinto e il sesto convoglio di aiuti stanno venendo preparati all'aeroporto militare di Payam, 40 chilometri a Ovest di Teheran, dopodiché un settimo convoglio, questa volta navale e consistente in ben cinquemila tonnellate di aiuti, partirà alla volta del Corno d'Africa. La peggiore siccità in 60 anni, più grave anche di quella che colpì la regione negli anni '80, ha coinvolto circa 12 milioni di persone tra Etiopia, Kenya e Somalia. La Repubblica iraniana é convinta che aiutare la Somalia a uscire dall'emergenza umanitaria prima, e a trovare una sua stabilità politica poi, sia la via maestra anche per risolvere problemi come quello della pirateria nelle acque del Golfo di Aden e nell'Oceano Indiano occidentale.
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lunedì 22 agosto 2011

Teppisti ebrei degli insediamenti illegali massacrano a sprangate ragazzino palestinese di 10 anni!


Questo ragazzino palestinese di appena dieci anni, di cui vedete una foto esclusiva per l'Italia é l'ultima vittima della cieca e codarda violenza ebraica, scatenata dai miliziani fondamentalisti degli insediamenti illegali terrorizzati dalla precisa e inesorabile rappresaglia delle forze della Resistenza palestinese che da tre giorni fa loro pagare il prezzo degli insensati attacchi militari contro Gaza.

Naturalmente, da veri rappresentanti della "razza eletta" i teppisti delle colonie ebraiche non sono andati a cercare qualche palestinese adulto e in grado di difendersi, ma hanno preferito scatenarsi come iene su un bambino inerme, che hanno letteralmente massacrato a colpi di spranga, in quindici, nei pressi di Ramat Migron.

Messi in fuga (altro grande esempio di 'coraggio' dei settler) dall'arrivo di abitanti locali messi in allarme dalle grida del bambino; i soccorritori sono riusciti a trasportarlo d'urgenza all'ospedale di Ramallah, dove il piccolo é stato giudicato "in gravi condizioni" a causa di ecchimosi, lacerazioni, fratture e, soprattutto, commozione cerebrale.
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"Le vostre scuse non sono abbastanza, il sangue egiziano non si può versare senza conseguenze!"


Il Governo egiziano considera le "scuse" manifestate nelle ultime ore dal Ministro della Guerra sionista Barak e dal Presidente (ed ex-Criminale di Guerra) Shimon Peres per l'uccisione di guardie di confine del Cairo nel corso delle sconsiderate incursioni armate contro Gaza come "inappropriate e non sufficienti" a chiudere la frattura diplomatica che si é generata tra il Paese delle Piramidi e Tel Aviv.

"Stiamo parlando di un grave incidente che ha oltraggiato il popolo egiziano; il sangue dei nostri cittadini, in uniforme o meno, non é qualcosa che si possa versare a cuor leggero", questo il sunto delle dichiarazioni di Sharaf e della Giunta di Transizione che, tuttavia, vedono positivamente l'invito a formare una commissione di indagine mista sull'incidente purché il procedimento sia "rapido" e porti a risultati conclusivi e chiari.

Intanto continuano le proteste attorno all'ambasciata sionista del Cairo, ma anche attorno al consolato di Alessandria, dove migliaia di persone serrano da presso gli edifici chiedendo l'immediata partenza (o espulsione) del personale diplomatico e l'interruzione delle relazioni ufficiali col Regime dell'Apartheid, che l'Egitto accettò come conseguenza dell'umiliante 'Accordo di Camp David',

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domenica 21 agosto 2011

I razzi della Resistenza cadono su tutto Israele, "Iron Dome" si rivela l'ennesima bufala sionista


Mentre procede l'irrazionale e ingiustificata aggressione israeliana contro Gaza, acquista impeto, momento e coerenza la risposta della Resistenza palestinese: Brigate Salah ad-Din (PRC), Brigate Abu Ali Mustafa (PFLP), Brigate Al-Quds (Jihad Islamica) si stanno mobilitando e coordinando con la prima e maggiore organizzazione armata palestinese, le Brigate Ezzedine Al-Qassam di Hamas, sottoponendo obiettivi israeliani a un martellamento a base di proiettili artigianali, mortai e razzi 'Grad' da 122 millimetri che, seppure (per ora) non può rivaleggiare coi bombardamenti ad alta tecnologia degli aguzzini sionisti, quantomeno fa capire loro che fino a che la Striscia verrà colpita nemmeno gli abitanti di Ashkelon, Sderot, Ashdod, Beersheba potranno dormire sonni tranquilli.

In queste ore di comunicati e risposte, attacchi e rappresaglie, c'é una parola che non viene mai, MAI pronunciata da parte israeliana, una parola che, in tempi più tranquilli, invece, veniva ripetuta a ogni occasione e costituiva motivo di "orgoglio" per lobbisti a sei punte, politicanti di Estrema Destra e generali di Tsahal; parliamo di 'Iron Dome', il fantomatico 'sistema antirazzi' che avrebbe dovuto privare la Resistenza palestinese della possibilità di rispondere alle offese di Israele. Ebbene, col suo costo di 177 milioni di dollari Usa per unità e un incredibile (e insostenibile) costo di 100.000 dollari a razzo anti-razzo (quando costruire un Qassam costa poche centinaia di dollari e un Grad poche migliaia) Iron Dome si é dimostrato incapace di fermare un numero significativo di proiettili palestinesi (soprattutto contato che per un'intercettazione precisa il sistema israeliano-americano ha bisogno di almeno 30 secondi tra rilevazione del proiettile, calcolo dell'intercettazione e lancio del razzo, mentre un Qassam ci mette da 5 a 10 secondi ad arrivare a bersaglio).

Si dice che su 50-60 razzi palestinesi 'Iron Dome' ne abbia fermati 3 o 4, una 'percentuale' absimale che rientra nell'errore statistico e non giustifica AFFATTO le spese sostenute prima dal Governo Olmert poi da quello Netanyahu per foraggiare il progetto. Naturalmente, i costi sono ricaduti quasi esclusivamente sul contribuente americano che, cortesia della 'Lobby a Sei Punte' si trova letteralmente RAPINATO di tre miliardi di dollari l'anno per finanziare le stranezze esotico-militari di Israel, ma anche in quel caso, i quattrini avrebbero potuto venire impiegati per scopi più concreti. Non che ci dispiaccia vedere yankee e sionisti buttare i dollari dalla finestra, anzi.

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