sabato 6 agosto 2011

L'UE condanna Israele per la continua metastasi degli insediamenti illegali: "Siamo profondamente delusi dalle scelte di Tel Aviv!"


"Profondamente delusa", così si é dichiarata il Ministro degli Esteri dell'UE Lady Catherine Ashton, commentando la notizia secondo la quale il regime dell'Apartheid di Tel Aviv ha intenzione di costruire altre 900 unità abitative nell'insediamento illegale di Har Homa, a Gerusalemme Est, dove "paracadutare" migliaia di violenti e fanatici estremisti ebrei armati, proprio nei giorni in cui, sull'esempio delle proteste della 'Primavera Araba' i lavoratori di Tel Aviv, Haifa e altre città sono scesi in piazza per protestare contro il vertiginoso aumento degli affitti e delle utilities, direttamente legato alle folli spese del Governo Netanyahu per Forze Armate e programmi deliranti di 'giudaizzazione forzata'.

I fanatici coloni armati infatti sono 'coccolati' da Tel Aviv con ogni sorta di prebende e regalie, senza contare il costo immenso delle continue pattuglie militari che devono costantemente cordonare i loro insediamenti. Lady Ashton ha commentato: "L'Unione Europea ha ripetutamente intimato a Israele di arrestare immediatamente ogni attività di insediamento e trasferimento di popolazione verso la Cisgiordania e Gerusalemme, in quanto pratiche proibite e illegali ai sensi della legislazione internazionale".

La Ashton ha espresso la convinzione che la costruzione di nuove unità abitative renderà praticamente impossibile la ripresa costruttiva di qualsiasi dialogo e/o trattativa con le controparti palestinesi. I 'negoziati di pace' si erano definitivamente arenati nell'autunno 2010 quando il Governo di Estrema Destra di Benji Netanyahu si era rifiutato di rinnovare un blocco parziale agli insediamenti, secondo il quale solo attività di "espansione" di insediamenti esistenti erano consentite. Da allora l'attività edilizia e di trasferimento di fanatici giudei in Cisgiordania e a Gerusalemme é stata praticamente frenetica e non accenna affatto a rallentare o, tantomeno, a fermarsi.
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La Turchia si "sfila" dalle esercitazioni N.a.t.o. che coinvolgono il regime sionista!


Lo Stato Maggiore della Marina Turca, il cui Comandante in Capo é stato recentemente collocato al suo posto dal nuovo Governo di Recep Erdogan dopo le dimissioni "di massa" dei vecchi 'generalissimi' ancora legati alla massoneria atlantica, fascistoide, filoamericana e filoisraeliana (ampiamente coinvolta negli scandali 'Gladio' ed 'Ergenekon'), ha comunicato nelle scorse ore che la flotta di Ankara "non prenderà alcuna parte" alle esercitazioni congiunte "Sirena Fidata", che vedranno unità navali Usa e Israeliane coinvolte in diversi giorni di 'giochi di guerra'.

Il quotidiano "Zaman" ha citato fonti ufficiali dei Ministeri degli Esteri e della Difesa che spiegavano come per decisione delle più alte cariche dello Stato (Il Premier Erdogan e il Presidente della Repubblica Gul, ambedue espressione del partito AK, vincitore delle elezioni di giugno con maggioranza assoluta) é stato dato lo "stop" a ogni attività che possa vedere la Turchia coinvolta insieme a funzionari o rappresentanti dello Stato Ebraico, responsabile l'anno scorso del massacro di nove cittadini turchi durante l'arrembaggio in acque internazionale della nave di aiuto umanitario "Mavi Marmara", armata e pilotata dall'ONG IHH.

Sono ormai diversi anni che le forze armate turche hanno interrotto ogni esercitazione congiunta con Israele; in passato rivoltante 'liet motiv' della subservienza della casta militare ai 'diktat' e ai desiderata del regime dell'Apartheid di Tel Aviv. La Turchia ha a tutti gli effetti interrotto ogni rapporto diplomatico con lo Stato ebraico e ha cancellato dozzine di accordi tecnologici e commerciali, causando a Israele danni per centinaia di milioni di Euro.
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Colpo grosso nel Wardak! La Resistenza afghana abbatte un CH-47 Nato ed elimina 38 occupanti stranieri!!


Un CH-47 delle forze NATO (organizzazione terrorista del nordatlantico) é stato colpito e distrutto dai resistenti afghani che da oltre dieci anni si oppongono strenuamente all'occupazione del loro paese da parte delle truppe imperialiste americane e da quelle dei loro deboli e ipocriti lacché europei. I morti fra i passeggeri sono almeno 38; in massima parte americani ed europei anche se alcune voci affermano che a bordo potevano esserci alcuni scherani del governo collaborazionista di Hamid Karzai, l'ex dipendente della multinazionale Usa UNOCAL, nominato 'Presidente dell'Afghanistan' a furia di brogli elettorali e bustarelle pagate ai clan del narcotraffico.

Il velivolo NATO é stato colpito da un "proiettile" lanciato dalla Valle di Tanji, nella provincia del Wardak; nonostante che il comando degli occupanti abbia cercato inizialmente di attribuire la causa all'ennesimo "guasto meccanico", prove e testimonianze evidenti hanno subito tolto ogni credibilità a tale pretesa, costringendo i militari occidentali ad ammettere che il merito dell'azione va al coraggio e all'intraprendenza delle forze della Resistenza. Persistono tuttavia contrasti sulle modalità dell'abbattimento; la NATO parla semplicemente di una 'granata a razzo' (come quelle delle armi anticarro RPG-7 o -16) sparata contro il birotore da trasporto ma, tra gli osservatori, non manca chi ipotizza che il proiettile usato sia stato un ben più sofisticato missile spalleggiabile modello 'Stinger' (americano) o 'Igla' (russo), in grado di ingaggiare un bersaglio a quote medio alte e di centrarlo anche a dispetto di manovre evasive.

Sia come sia, l'attacco é il maggiore successo delle forze della Resistenza in dieci anni; mai così tanti militari occupanti erano stati eliminati in un colpo solo; l'inquilino nero della Casa Bianca, dopo il gravissimo imbarazzo del 'declassamento' del debito americano da parte degli sciacalli di Standard and Poor's (un evento inaudito fin dalla fondazione dell'agenzia, nel 1917) ha dovuto affrontare una nuova crisi, estendendo messaggi di condoglanze a destra e a manca. I primi mesi del 2011 hanno finora portato circa 400 morti alle truppe NATO, contro i circa cinquecento del 2010 (finora l'anno più sanguinoso), seguendo un trend che vede le perdite degli eserciti occupanti in costante crescita dal 2003 in avanti.
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In memoria di Houssam Abdul Al-Moussawi: un martire di Hezbollah zelante e pio


In questo video commemorativo di martiri del 2006, dal minuto 4:05 al 4:22, é possibile vedere e sentire Houssam al-Moussawi.

Nel quinto anniversario della vittoria delle forze della Resistenza sciita contro l'invasione sionista, il ricordo tributato da questo articolo va al martire Houssam Abdul Hadi Al-Moussawi, nato il 12 luglio 1979 a Nabi Shieth, nella Valle della Bekaa; per quanto la nascita di un figlio sia sempre considerata una gioia e una benedizione, la famiglia Moussawi ancora adesso ricorda l'arrivo del piccolo Abdul come il coronamento di un periodo particolarmente lieto e gioioso. Una testimonianza degna di nota visto che, già all'epoca, il Libano era scosso dalle violenze e dagli scontri che sarebbero presto deflagrati in oltre undici anni di guerra civile senza quartiere.

La famiglia Moussawi si era sempre distinta nella comunità per la sua fede e la sua devozione religiosa ed egli continuò questa tradizione lungo tutto il corso della sua vita; la dedizione ai precetti dell'Islam sciita, che il suo zelo portava ben oltre i 'semplici' doveri di un fedele (fino all'ultimo giorno della sua esistenza egli insistette nel compiere la sesta preghiera quotidiana, quella notturna -Tahajjud/Salat-u-Lail-, non obbligatoria nei doveri del fedele, anche se raccomandata), non impedì affatto ad Abdul di raccogliere successi e affermazioni nella vita 'pratica', come ad esempio il conseguimento, col massimo dei voti, di una laurea specialistica in Storia e Filosofia presso l'Université Libanaise di Beirut.

Nel 1993, appena adolescente, si unì all'Unità di Mobilitazione Educativa di Hezbollah, contribuendo agli sforzi della Resistenza per mantenere salda e compatta la comunità sciita (al tempo ancora minacciata dall'occupazione sionista) anche da un punto di vista culturale e spirituale; appena compiuti 18 anni domandò e ottenne di passare alle Unità di Mobilitazione Militare, impegnandosi in prima persona nella lotta per la liberazione della patria dagli invasori israeliani e dai loro lacché libanesi dell'SLA.

Quando nel 2000 il Sud del Libano venne finalmente abbandonato da sionisti e traditori la sua famiglia, orgogliosa di lui, gli chiese se non gli fosse possibile ottenere un trasferimento nella Bekaa per poterlo avere più vicino ma egli rispose: "Abbiamo pagato un grande tributo di sangue e sofferenze per le terre del Sud, non me la sento di abbandonarle ora, perché presto potremmo essere chiamati a combattere di nuovo per esse". Houssam si era mostrato già allora buon profeta.

Quando nel 2006 la sua previsione si avverò, Houssam si trovava nella Repubblica Islamica dell'Iran, impegnato in un pellegrinaggio al sacrario del Settimo Imam dello sciismo duodecimano, Ali Al-Rida, figura per la quale aveva sempre avuto un'estrema reverenza e devozione, tanto da convincere la moglie a chiamare il loro primogenito con il suo nome. Immediatamente fu di ritorno in patria, dove, tralasciando persino di salutare la sua famiglia, prese posto sul campo di battaglia insieme ai suoi commilitoni di Hezbollah, fino a quando, il primo agosto 2006, venne ucciso da un attacco aereo sionista.

Il suo corpo rimase disperso per diciotto giorni e soltanto dopo la fine delle ostilità e la fuga degli invasori fu possibile ritrovarlo, identificarlo e dargli degna sepoltura. Durante la cerimonia suo padre rese questo omaggio al figlio martire:"Piango per te, Houssam, il mio grande amore e il mio grande orgoglio nei tuoi confronti mi fanno sentire ancora più ardentemente il dolore della perdita e il desiderio di rivederti; sei stato ammirevole tanto in vita quanto nella tua morte, possa Dio avere avuto in te le stesse soddisfazioni che ho avuto io".
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Lo Sceicco Hassan Youssef, deputato palestinese più votato di sempre, é stato liberato dalla prigione militare di Ofer!


Le forze sioniste di occupazione hanno finalmente liberato lo storico leader di Hamas nonché deputato del Consiglio legislativo palestinese, lo Sceicco Hassan Youssef. Youssef é stato rilasciato dalla prigione militare di Ofer, a sud di Ramallah, dove é stato detenuto per ben sei anni. Le forze di occupazione si erano rifiutate di liberare Youssef mesi addietro, quando la condanna inflittagli sarebbe dovuta scadere, accampando la scusa che le riduzioni di pena cui avrebbe avuto diritto tramite la sua esemplare condotta durante tutto il periodo di detenzione "erano state annullate".

Attraverso la mobilitazione di agenzie locali e internazionali per la difesa dei Diritti Umani, tuttavia, i carcerieri sionisti hanno dovuto recedere dal loro proposito e lo hanno infine liberato insieme ad altri 76 prigionieri politici palestinesi. Arrestato nel 2005 e condannato ingiustamente a sei anni di detenzione, Youssef si era candidato alle elezioni politiche del 2006, risultando il candidato più votato in assoluto; leader storico di Hamas fin dalla sua fondazione, Youssef é stato vittima di una fallita operazione congiunta americana e israeliana di 'guerra psicologica' quando CIA e Mossad tentarono di sfruttare il suo figlio primogenito, estraniatosi dalla famiglia e trasferitosi in California, facendogli dichiarare di essere stato una spia dello Shin Bet.

Le affermazioni di Musab (questo il nome del figlio di Youssef), vennero immediatamente esposte da Hamas come un goffo tentativo di minare la popolarità e il seguito di una delle figure più carismatiche della Resistenza musulmana in Palestina; lo Sceicco, duramente colpito dal comportamento irresponsabile e meschino del figlio, lo ripudiò immediatamente, impegnandosi a vivere il resto della sua esistenza senza mai più parlare o riferirsi a Musab.

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Pirati aerei sionisti mutilano civili palestinesi con le loro bombe! Ennesimo codardo attacco dal cielo contro Gaza!


Ancora una volta, l'aviazione più codarda del mondo, che ha fatto del lancio di razzi e missili contro scuole, ospedali, abitazioni civili e attività economiche una triste e vigliacca routine si é "distinta" nell'ennesima operazione di pirateria aerea quando, nella giornata di ieri, i suoi aeroplani con la stella a sei punte (la svastica del ventunesimo secolo) hanno incrudelito contro Beit Lahyia, nella parte settentrionale della Striscia di Gaza.

Adham Abu Selmyiah, portavoce dei servizi sanitari d'emergenza nell'enclave palestinese assediata ha rivelato come, nell'attacco, ben tre civili palestinesi, tra cui un bambino, abbiano riportato gravissime ferite; prontamente soccorsi dalle ambulanze sono stati condotti all'ospedale Kamal Adwan dove, operando in condizioni di estrema precarietà a causa del persistente strangolamento economico sionista, i sanitari non hanno avuto altra scelta se non quella di sottoporre due dei pazienti ad amputazione degli arti inferiori. Putroppo tra quei due vi era il bambino.

Che gran risultato per la 'coraggiosa' aviazione israeliana! Un altro giovane palestinese che non può più correre e giocare a calcio come i suoi coetanei! Un altro giovane palestinese che avrà bisogno di più aiuto e assistenza dalla famiglia e che avrà più difficoltà in futuro a trovare un lavoro remunerativo che gli consenta di formarsene una propria...più avanti nella giornata é arrivata la notizia che l'attacco lanciato dagli F-16 di Tel Aviv era mirato contro un allevamento di pollame, per meglio garantire e assicurare la carestia nella Striscia assediata...
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venerdì 5 agosto 2011

Canale israeliano riporta: Gilad Schalit osserva il Ramadan e sarebbe sul punto di convertirsi all'Islam!


"Chi passa quaranta giorni e quaranta notti mangiando il sale di una tribù, diventa parte di quella tribù"; così vorrebbe la saggezza popolare, e, se l'adagio dovesse essere preso alla lettera allora si potrebbe già considerare l'ebreo francese Gilad Schalit, catturato dalle forze di Hamas mentre si apprestava a compiere un attacco contro Gaza, come totalmente e definitivamente integrato nella popolazione del ghetto assediato che si apprestava a violare come invasore.

Siccome i casi della realtà sono ovviamente più complessi e sfumati, le cose non stanno così, ma non é detto che prima o poi non si arrivi proprio al risultato di cui sopra visto che, secondo quanto riporta il sito di ultradestra sionista "Arutz Sheva" (riprendendo un outlet di informazione arabo), Schalit avrebbe, di sua spontanea volontà iniziato a rispettare il digiuno diurno del Ramadan, nonostante che i suoi custodi (come in tutti gli anni di prigionia precedenti) si fossero detti disposti a preparargli e servirgli i pasti anche di giorno.

E non finisce qui: deluso dall'atteggiamento del Governo Netanyahu, che ha lasciato prive di risposta le offerte di Hamas mediate tramite la negoziazione tedesca riguardo la possibilità di una sua liberazione in cambio di un massiccio rilascio di prigionieri palestinesi, sembra addirittura che Schalit stia perdendo sempre più contatto con la sua identità ebraica, identificandola con un Governo (e uno Stato) che pare averlo abbandonato a sé stesso e stia meditando di convertirsi all'Islam.
"L'isola dei famosi" israeliana! Se dovessi vederla, penso che anche io mi convertirei all'Islam!
Sembra che proprio la decisione degli uomini di Hamas di lasciare che il prigioniero potesse guardare la televisione israeliana abbia fatto precipitare Schalit in questa vera e propria crisi di identità: verificando come nella programmazione quotidiana gli accenni alla sua prigionia siano del tutto assenti il giovane ebreo francese ne ha ricevuto l'impressione di essere come 'morto' per Israele e la sua opinione pubblica.

Sindrome di Stoccolma? Forse, e certamente il fatto che Hamas si sia impegnato a trattare l'ex soldato israeliano secondo tutte le garanzie e le protezioni riconosciute ai prigionieri di guerra ha certamente contribuito a questi sviluppi ma, se un domani Gilad Schalit dovesse volgersi verso La Mecca cinque volte al dì, buona parte della responsabilità sarebbe anche di Benji Netanyahu e del suo Governo.
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I servizi sociali di Hamas distribuiscono cibo alle famiglie meno abbienti di Gaza durante il Ramadan!



Come sanno perfettamente tutti coloro che non sono stupidi o disinformati (o sionisti!) il motivo per cui il Regime ebraico mantiene la Striscia di Gaza sotto assedio risiede principalmente nella fallace speranza che, esasperata dalle sofferenze e dalle privazioni la popolazione del ghetto costiero si allontani da Hamas o, addirittura, gli si rivolti contro.

Seguendo questa linea di pensiero allora gli inglesi sottoposti alle bombe naziste avrebbero dovuto ribellarsi contro la Corona e Winston Churchill, la popolazione di Leningrado assediata avrebbe dovuto inalberare le bandiere con la svastica ed accogliere le SS a braccia aperte, la popolazione di Beirut avrebbe dovuto srotolare il tappeto rosso davanti agli invasori di Ariel Sharon.

La Storia insegna, che situazioni di assedio rinforzano e compattano la popolazione attorno alle autorità costituite, e anziché minarne la popolarità, la rafforzano enormemente. Naturalmente, che dette autorità si impegnino al massimo per smussare e ammortizzare i peggiori effetti dell'assedio, ovviamente, non fa che aiutare tale meccanismo e, come si vede da queste immagini, la struttura di Servizio Sociale di Hamas non lesina certo sforzi per distribuire alle famiglie più povere della Striscia i viveri con cui permettere loro spezzare il digiuno diurno del Ramadan.

Il fatto che il movimento musulmano di Resistenza sia pressoché immune dai fenomeni di vasta e sfacciata corruzione che contraddistinguono la fazione Fatah e la sua fittizia 'Autorità nazionale palestinese', rende il meccanismo ancora più efficiente e ammirevole.
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Ex-ministro della Guerra sionista piange calde lacrime per Mubarak processato!


Benji ben-Eliezer, ex-Ministro della Guerra sionista e attualmente membro della Knesset nei ranghi degli sfrangiati cascami di un partito 'laburista' talmente in decomposizione da essersi alleato con i fondamentalisti giudei, i militaristi di Barak e l'Estrema Destra di Netanyahu, ha espresso la propria 'angoscia' alle notizie riguardanti l'atteso processo di Mubarak per corruzione e complicità in strage, al termine del quale l'ex 'faraone' del Cairo potrebbe persino salire sul patibolo.


Secondo l'angosciato metro di giudizio di Ben-Eliezer il "doloroso" processo in atto nella capitale egiziana rappresenta un'ingiustizia inflitta a "uno dei leader che sapeva come mantenere la stabilità" (certo, la stabilità che piaceva a Israele, con le elezioni truccate e le sparizioni, con il massacro degli oppositori e degli intellettuali, con la collaborazione ai 'rapimenti illegali' della CIA e le torture in subappalto), che era inoltre "interamente dedicato al processo di pace tra Israele e Palestina", (cioé interamente dedicato a farlo durare in eterno permettendo al regime ebraico di 'paracadutare' in Palestina sempre più violenti e fanatici estremisti armati).

Nella sua mesta giaculatoria Benji ben-Eliezer non ha mancato di definite Mubarak "un grande patriota" (anche Hitler e Mussolini dicevano di esserlo), per la cui sorte i politici israeliani sono molto in ambasce. E ci crediamo! Quando mai gli ricapiterà la fortuna di avere un simile buratto a capo del paese arabo che sempre si é mostrato essere il più forte, tenace e determinato avversario di Israele?
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giovedì 4 agosto 2011

Khaled Ali Abdullah: un martire di Hezbollah ricordato per la sua cortesia e saggezza


Questo video commemorativo mostra, tra il minuto 1:09 e il 2:47, il messaggio registrato di Khaled. 

Continuando nella serie di articoli commemorativi dei martiri libanesi della vittoriosa guerra contro Israele, nel quinto anniversario del loro sacrificio, parliamo oggi di Khaled Ali Abdullah, nato il primo gennaio del 1970 nel villaggio di Qelyiah, nella valle della Bekaa e battezzato con uno dei nomignoli del presidente egiziano Gamal Nasser (che veniva appunto chiamato anche Abu Khaled) per volontà del padre, che ammirava molto lo statista del Cairo. Khaled crebbe nel suo villaggio, abituandosi fin da bambino a svegliarsi all'alba col padre e seguirlo nei campi, aiutandolo nel lavoro fino all'ora di scuola, per poi proseguire una volta rientrato a casa. Nel tempo libero amava fare escursioni nel circondario e dare la caccia alle quaglie selvatiche con l'amico Fidaa Mady, cui il Destino riservava a sua volta il sudario del martire.

La vita del giovane Khaled venne sconvolta dall'invasione sionista del 1982, quando l'avanzata degli attaccanti costrinse la sua famiglia a trasferirsi a Mashghara, dove il ragazzo fece la conoscenza di Abu Hasan Bajiji, già allora rinomato leader della Resistenza, che lo sensibilizzò al cammino della lotta illuminato dall'ispirazione religiosa, un approccio relativamente innovativo in un periodo in cui quasi tutte le forze militari e politiche attive in libano avevano un'ispirazione e un'ideologia secolare e mondana (comunista, socialista, fascista, nazionalista...).

Nel 1987 Khaled entrò nei ranghi della Resistenza sciita di Hezbollah, pur senza trascurare i suoi studi e il suo perfezionamento, tanto che nel 1990, nello stesso anno in cui entrava in vigore la Tregua di Ta'if, conseguiva il baccellorato in Ingegneria Elettrica, un campo in cui si era sempre distinto grazie al suo temperamento ragionatore, pacato e preciso. La sua calma, la sua ragionevolezza, lo rendevano ammirato da parenti e conoscenti e, raccontano i familiari, rivolgersi a lui per comporre un diverbio o ricevere un parere spassionato su una questione era diventata quasi una tradizione.

La passione per le escursioni, la pesca e la caccia non lo abbandonarono mai e, sempre vivendo a Mashgara, organizzò un gruppo scout per i bambini del circondario, a cui si sforzò di trasmettere i valori inculcatigli da Bjaiji prima e da Hezbollah poi. Coloro che frequentarono il gruppo sotto la sua tutela lo ricordano come un leader cortese, che non aveva mai bisogno di alzare la voce e che guidava con l'esempio e il sorriso. Nel 2006, rispondendo alla chiamata alle armi per difendere il Libano, Khaled Ali Abdullah trovò la morte sotto un bombardamento sionista, insieme al camerata Arwa Swaidan e alla di lui madre, che stava preparando ai due uomini qualcosa da mangiare durante un loro breve soggiorno nel villaggio di Yater.

Qualcuno dei nostri lettori potrà trovare "strano" celebrare la memoria di un martire che é morto colpito da un attacco aereo senza poter nemmeno esplodere un colpo contro i suoi uccisori ma, nella via e nella mentalità di Hezbollah un martire va onorato a prescindere e non solo se compie gesta 'eroiche' uccidendo molti nemici prima di cadere; un martire non è un "rambo" come nella vulgata sensazionalistica dei media e dell'intrattenimento occidentale, un martire é un testimone e, con il suo impegno, la sua saggezza e la sua opera di tutta la vita, probabilmente Khaled Ali Abdullah ha lasciato un retaggio molto più profondo e prezioso che non se avesse 'soltanto' ucciso molti israeliani o distrutto molti loro mezzi e carri armati.
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Hanyieh visita una famiglia palestinese e consuma con gli ospiti il pasto dell'Iftar


Il Primo Ministro palestinese Ismail Hanyieh nella nottata di ieri ha reso visita a una delle più povere famiglie di Gaza, portando con sé pacchi di aiuto forniti dal Governo e consumando coi suoi ospiti l'Iftar, il pasto che rompe il digiuno diurno del Ramadan. L'evento ha fatto seguito a un appello lanciato dallo stesso Hanyieh ai membri del proprio esecutivo di moltiplicare i propri sforzi per entrare in contatto con le mille sofferenze della popolazione della Striscia.

Hanyieh, prima della cena, si é trattenuto col capofamiglia Ayman ar-Rawadi, ascoltando la cronaca delle difficoltà in cui egli si é trovato dopo aver perso il lavoro in seguito ai bombardamenti israeliani di due anni e mezzo fa; nel corso del brutale 'pogrom' militare contro l'enclave palestinese assediata, infatti, gli aggressori sionisti hanno distrutto la maggior parte delle industrie, delle fabbriche, delle officine, gettando sul lastrico migliaia e migliaia di famiglie.

Rawadi, la moglie e i loro tre figli si sono ridotti a vivere in una 'casa' costituita da una stanza comune, un cucinino e un piccolo bagno; Hanyieh, dopo avere ascoltato la sua storia, ha promesso un intervento edilizio pubblico per offrirgli un alloggio più degno e un impegno per trovare un posto nell'amministrazione pubblica per lui. "Per il mio esecutivo, per la responsabilità che provo nei confronti di ogni abitante di Gaza, venire incontro alle loro difficoltà e ai loro bisogni é più che un dovere, é una necessità".

A quel punto il Primo Ministro e i suoi ospiti si sono seduti a tavola, rompendo il digiuno del mese sacro e passando una serata tranquilla, la prima in casa Rawadi dopo tanti, troppi mesi di incertezza e sconforto.
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La Resistenza afghana abbatte drone assassino NATO sopra Jalalabad!


Un drone assassino di fabbricazione americana, parte dell'armata di robot-terminator con cui Washington vorrebbe cercare di imporre la legge del terrore sull'Afghanistan, sul Pachistan, sullo Yemen e dovunque i generali del Pentagono si vedano assegnare dalla Casa Bianca la 'missione impossibile' di sostenere un dominio imperiale in via di rapida e irreversibile decomposizione, é stato abbattuto sopra i sobborghi della città di Jalalabad, nella provincia di Nagarhar, nella giornata di mercoledì 3 agosto.

La notizia, riportata dall'emittente iraniana di lingua inglese PRESSTV, ha trovato rapidamente conferma sia tra i portavoce delle forze di Resistenza afghane che presso gli uffici stampa degli invasori occidentali. Naturalmente questi ultimi hanno cercato di smentire che la macchina assassina sia stata abbattuta dai Partigiani di Jalalabad, parlando genericamente di "problemi tecnici".

Pure, la spiegazione degli occupanti stranieri é difficilmente accettabile, visto l'alto numero di 'incidenti' che hanno portato alla perdita non solo di droni senza pilota, ma anche di elicotteri e diversi aerei, tutti negli ultimi 6-10 mesi. Forse che improvvisamente i meccanici della NATO non sappiano più fare il loro lavoro? Oppure sono i guerriglieri afghani ad aver sviluppato nuove tattiche contro le macchine volanti degli invasori, magari integrandole con missili terra-aria più precisi e letali di quelli a disposizione in precedenza?





Siamo certi che nei comandi e negli stati maggiori NATO diverse fronti abbiano cominciato a imperlarsi di sudori freddi al solo pensiero: del resto, se la Storia deve esserci maestra, fu proprio quando i Mujahedeen afghani cominciarono a imparare come abbattere gli elicotteri e i trasporti truppe sovietici negli anni '80 che iniziò il conto alla rovescia per il contingente di occupazione dell'Armata Rossa...
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Boicotta! Disinvesti! Sanziona! Artisti indiani denunciano kermesse culturale israeliana: "Goffo tentativo di legittimare l'Apartheid ebraico!"


Un gruppo di artisti indiani, invitati a una kermesse culturale nello Stato ebraico, ha rilasciato un comunicato stampa nel quale, oltre a rifiutare ufficialmente di prendervi parte, si denuncia a chiare parole l'esibizione come un "insincero e duplice tentativo di legittimare le politiche di Apartheid contro il popolo di Palestina e di 're-brandizzare' il Regime ebraico come paese 'culturalmente avanzato'", gli artisti hanno espresso la loro piena solidarietà con i loro colleghi palestinesi e hanno dichiarato la loro completa adesione al boicottaggio culturale internazionale di Israele e di tutte le iniziative a esso collegate.

La mostra-evento cui gli artisti erano stati invitati, dal titolo sinceramente criticabile di "Decostruendo l'India" é stata organizzata dal Governo di Tel Aviv per i primi mesi del 2012 e dovrebbe tenersi nel museo costruito dall'architetto ebreo americano Preston Scott Cohen. Tra i firmatari del comunicato di denuncia si trovano alcuni dei nomi più importanti del recente panorama artistico indiamo: Nalini Malini, Anita Dube, Amar Kanwar, Sakshi Gupta ed N. Pushpamala.

Altri artisti come Vivian Sundram, Ram Rahman, Gauri Gill e gli storici dell'arte Geeta Kapur e Nuzhat Kazmi hanno sostenuto la posizione presa dei loro colleghi e compatrioti, sottolineando come la manifestazione non sia altro che "un tentativo piuttosto patetico dello screditato Governo dell'Apartheid di risollevare le sue quotazioni internazionali".
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Inviato ONU per il Medio Oriente chiede inchiesta ufficiale sull'uccisione dei due profughi di Qalandyia!


L'inviato ONU per il Medio Oriente Robert Serry ha espresso profonda preoccupazione riguardo alla recente uccisione di due abitanti del campo profughi palestinese di Qalandyia, nella Cisgiordania occupata, per opera di una "squadra d'assalto" dell'esercito sionista, impegnata in un'azione di aggressione e terrore conclusasi, oltre che con i due omicidi, col rapimento di altri due Palestinesi.

Serry ha richiesto che le forze sioniste di occupazione si impegnino a usare il massimo dell'autocontrollo nell'uso della violenza e ad aprire un'inchiesta riguardo alla dinamica degli eventi che hanno portato alla morte dei due civili. Relazionando il Consiglio di Sicurezza in merito l'inviato ha avvertito che il processo politico per la soluzione della situazione palestinese stia ormai da mesi "languendo in un persistente e profondo stato comatoso", che incidenti di questo tipo contribuiscono a rendere irreversibile.

Ha altresì aggiunto che gli sforzi per la ricerca di un terreno comune dal quale far ripartire il dialogo si sono dimostrati estremamente difficili, date le differenze e la mancanza di fiducia tra le parti. I cosiddetti "colloqui di pace" sono in fase di stallo dal settembre 2010, da quando il Governo di Estrema Destra guidato da Benji Netanyahu ha deciso di dare "via libera" ai progetti di ampliamento incondizionato degli insediamenti ebraici illegali costruiti su terra palestinese rubata.
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mercoledì 3 agosto 2011

Come cadono i potenti: I "Magnifici Mubarak" dai ricevimenti di gala alla gabbia degli imputati!


Si é aperto oggi al Cairo il processo all'ex dittatore Mubarak e ai suoi due figli: il 'delfino' Gamal, che era pronto ad assumere il ruolo del padre entro il 2015 e Alaa, che preferiva sfruttare l'influenza dei familiari per trafficare coi beni del demanio e intascare bustarelle e tangenti.

Accusati di una lunghissima serie di reati che vanno dalla corruzione alla cospirazione alla complicità in omicidio (per via degli 846 dimostranti uccisi tra gennaio e febbraio 2011), rischiano lunghissime pene detentive e, se verrà provato un loro esplicito ordine per l'uso di forza letale contro i manifestanti, persino la pena di morte.

Le foto degli anni scorsi che vedono i "Magnifici Mubarak" vestiti di impeccabili completi di Brioni con cravatte Brooks Brothers, sottobraccio alle loro vistose consorti, spalla a spalla con presidenti, primi ministri e teste più o meno coronate stridono fortemente con le foto diffuse oggi di tre persone in tuta bianca rinchiuse dentro una gabbia metallica ad ascoltare gli addebiti contro di loro.

Al contrario di quanto accennato in precedenza il tribunale é stato allestito non in un Centro Congressi della capitale, ma in una accademia di polizia della vastissima periferia del Cairo, in modo da poter garantire più rigide misure di sicurezza.

Molti osservatori si chiedono se ai Mubarak verranno inflitte pene esemplarie e se gli elementi del vecchio ordinamento sopravvissuti nel Governo di Transizione li useranno come 'capri espiatori' per coprire le loro corresponsabilità e connivenze in tre decadi esatte di regime autoritario.
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Hezbollah mette in guardia Israele: "Ogni attacco contro civili e militari libanesi é un attacco contro di noi!"


Il movimento sciita di Resistenza, Hezbollah, ha dichiarato in un comunicato rilasciato poco dopo la sparatoria israeliana attraverso il confine che il ferimento di un civile libanese inerme equivale a un attacco israeliano contro tutto il Libano, a prescindere da linee di divisione religiose, etniche o settarie.

E' stato appurato che, per proteggere il ferito e portarlo fuori dalla linea del fuoco i militari libanesi della caserma 'Wazzani' non abbiano esitato a impugnare le armi e volgerle verso i punti di provenienza del fuoco sionista. Sul portale di informazione online Naharnet é apparso un comunicato di Hezbollah che riporta: "Ogni attacco contro la popolazione libanese ed il suo Esercito o le forze della sua Resistenza equivale a un attacco contro tutto il Libano".

"Questo crimine" continua il documento "ricorda al nostro popolo la natura infida e aggressiva del nostro nemico sionista e la sua ansia di egemonia e conquista al di là dei nostri sacri e inviolabili confini". Nell'agosto 2010 un giornalista venne ucciso da proiettili sparati da soldati sionisti attraverso il confine; la rappresaglia libanese costò la vita a un Colonnello di Tel Aviv.
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"Miles of Smiles" prepara per la Striscia di Gaza i convogli di aiuto umanitario numero cinque, sei e anche sette!


Il Dr. Issam Youssef, Coordinatore Generale della carovana umanitaria "Miles of Smiles 4", recentemente arrivata a portare nella Striscia di Gaza medicine, attrezzature mediche e soprattutto chili e chili di latte in polvere rinforzato necessario a salvare la vita dei neonati prematuri, nati già denutriti da madri che soffrono le privazioni imposte al ghetto di Gaza dagli Shylock di Tel Aviv, ha portato agli abitanti dell'enclave palestinese la lieta notizia che, dopo il quarto convoglio, la sua organizzazione ne sta allestendo un quinto, un sesto e un settimo, che arriveranno a destinazione nelle prossime dodici settimane.

"Miles for Smiles 5", in particolare, dovrebbe già giungere a Gaza prima della fine di agosto. Youssef, parlando a un incontro tra il Premier palestinese Ismail Hanyieh e una delegazione di giovani che sono entrati a Gaza insieme agli aiuti umanitari ha chiesto che tutte le ONG e le associazioni per i Diritti Umani compiano "ogni sforzo" per incrementare l'invio di beni essenziali al popolo di Gaza, per vanificare e sconfiggere l'arroganza israeliana e far crollare i suoi propositi di assedio e di manipolazione politica tramite la fame e le privazioni.

Issam Youssef ha aggiunto che, per dare più valore simbolico ai convogli, la sua organizzazione sta studiando il modo di fare arrivare "Miles of Smiles 6" tra le ricorrenze musulmane di Eidul Fitr e Eidul Ahda e "Miles of Smiles 7" proprio durante la prossima Eidul Adha. Hanyieh, ringraziandolo, ha anche lodato i giovani volontari notando come la loro presenza confermi che, in tutto il mondo, la gioventù internazionale si schiera con solidarietà e simpatia a fianco del popolo palestinese, contro i soprusi e gli affronti delle forze imperialiste e sioniste.

"La vostra presenza, e il continuo arrivo di aiuti e solidarietà, parla chiaro, parla ai politici e generali israeliani, dice loro che chi attacca Gaza attacca tutta l'Umanità e da tutta l'Umanità verra combattuto e sconfitto".
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In memoria di un combattente valoroso e coraggioso: Yasser Mustafa Sabra, martire di Hezbollah


Yasser Mustafa Sabra nacque a Nairobi il 5 ottobre 1968, da una famiglia libanese che si era trasferita in Kenya per motivi di lavoro; entrambe i suoi genitori (musulmano lui, cristiana lei) erano originari del villaggio di Hadatha, nel Libano meridionale. All'età di 13 anni Yasser perse il padre, perito in un incidente stradale, la madre a quel punto preferì tornare in Libano e, così, il giovane Yasser potè finalmente conoscere a fondo e imparare ad amare a pieno la sua terra d'origine.

In seguito, come il suo genitore, anche Yasser si trasferì per motivi di lavoro, vivendo in Svizzera per diversi anni; quanti lo hanno conosciuto concordano che, nel periodo passato nella Confederazione Elvetica Yasser assorbì tutti i valori positivi che incontrò nella cultura europea, facendoli propri, ma al contempo riuscendo a evitare e sfuggire tutto quanto non riteneva consono alla sua natura e alla sua cultura, arricchendosi di ciò che giudicava positivo ed escludendo quel che invece gli sembrava pernicioso o inadatto.

Nel 1988, Yasser, presso un conoscente libanese che viveva a sua volta in Svizzera sentì parlare per la prima volta di Hezbollah e della Resistenza sciita, che difendeva le comunità del Sud del Libano dagli abusi e dalle aggressioni degli occupanti sionisti e dei loro lacché venduti e traditori, i miliziani dell'SLA di Emile Lahoud. Da quel momento Yasser iniziò a seguire le gesta della Resistenza a ogni occasione e, pian piano, sentì necessario unirsi a essa, per cacciare gli occupanti dalla sua Patria e per difendere le terre natali di suo padre e di sua madre, a cui, pur con i suoi prolungati viaggi e soggiorni all'estero, anch'egli si sentiva indissolubilmente legato.

Nel 1992 Yasser tornava in Libano per restarci; alla prima occasione contattò una cellula di Hezbollah e, con sua grande gioia, venne accettato nei ranghi dell'organizzazione, prendendo parte a molte operazioni riuscite contro gli invasori e i loro scherani, attraverso le crudeli e brutali rappresaglie, fino alla data gloriosa del ritiro dei sionisti nel 2000 e della sconfitta e della fuga dell'SLA. Yasser tuttavia non abbandonò i suoi camerati di Hezbollah, molti dei quali guardavano a lui come a una guida e a un esempio, lui che aveva lasciato una comoda e agiata vita in Europa per mettere in gioco tutto a favore della sua patria, della sua gente e della sua fede.

Venne il 2006 e la nuova invasione sionista, Yasser, ormai ufficiale sul campo, condusse molte operazioni di battaglia contro gli invasori e di rappresaglia con lancio di razzi oltre confine, fino al 30esimo giorno di guerra (11 agosto 2006). Quel giorno egli trovò la gloria del martirio, quando, dopo un breve periodo in cui era riuscito a tornare dalla sua famiglia, venne urgentemente richiamato sul campo dove una situazione d'emergenza chiedeva la sua leadership e la sua esperienza per venire affrontata con successo.

Alla mezzanote precisa Hadatha, il villaggio dei suoi genitori, venne preso di mira da un bombardamento sionista di inusitata violenza, a Yasser l'intelligence di Hezbollah annunciò come probabile uno sbarco eliportato di forze di invasione, calcolato in 450-500 soldati d'elite, della brigata di paracadutisti. Yasser aveva meno di cento uomini con sé eppure, quando i paracadutisti della famosa brigata fondata dal Macellaio Sharon scesero ad Hadatha la violenza del fuoco incrociato che li accolse fu tale che, nel panico, il loro ufficiale comandante parlò di "mille hezbollah" che li avevano presi in trappola (cifra assurda visto che la Resistenza sciita non mobilitò mai più di quattromila uomini in tutto il conflitto del 2006).

La conoscenza del terreno acquisita da Yasser nei quattordici anni della sua militanza gli aveva permesso di piazzare ogni uomo, ogni fucile, ogni mitragliatrice in posizioni tanto vantaggiose da moltiplicarne l'efficacia di cinque, forse di dieci volte. La sparatoria di Hadatha proseguì ferocissima per ore ed ore, i sionisti chiamarono raid aerei e sbarramenti di obici e cannoni sul villaggio, nel tentativo di mettere a tacere le armi di Hezbollah, ma, alla fine, non poterono fare altro che richiamare gli elicotteri ed evacuare la zona.

Il corpo di Yasser Sabra venne trovato senza vita in un cratere, l'esplosione di un razzo lanciato da un aereo lo aveva investito uccidendolo e, non appena fu possibile, i suoi camerati di Hezbollah lo recuperarono, lo composero e gli tributarono un funerale degno di un martire del popolo, della patria e della fede. Ricorda la moglie di Sabra: "L'ultimo giorno in cui vidi mio marito era venerdì e, preparandoci alla preghiera, mi sembrò che ogni suo gesto fosse più studiato e più misurato del solito, come se, in qualche modo, sapesse o presentisse che quella poteva essere l'ultima preghiera della sua vita".
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