sabato 20 agosto 2011

L'Egitto richiama il suo ambasciatore da Tel Aviv, mentre il regime ebraico prepara "azioni militari" contro il Sinai!


Sono continuate per tutta la notte le manifestazioni di protesta dei cittadini egiziani di fronte all'ambasciata sionista al Cairo e, per un'ambasciata assediata, un'altra minaccia di chiudere i battenti: il Governo egiziano ha infatti deciso di richiamare in patria il proprio ambasciatore da Tel Aviv, in attesa di "scuse ufficiali" da parte di Israele per l'uccisione di guardie di confine egiziane, raggiunte da un razzo partito da un'elicottero con la stella di davide.

Essam Sharaf, capo dell'Esecutivo ad interim che gestisce il paese in attesa delle elezioni previste per questo autunno, ha dichiarato: "Il sangue egiziano é troppo prezioso perché possa venire sparso senza una nostra pronta e decisa reazione; quel che era tollerabile sotto il sottomesso e servile regime di Mubarak non é più accettabile nel Nuovo Egitto nato dalla Rivoluzione".

Anche altri esponenti del panorama politico locale hanno commentato; così Amr Moussa: ex-Segretario Generale della Lega Araba e candidato in pectore alla poltrona presidenziale: "Israele deve capire una volta per tutte che i giorni in cui poteva permettersi di uccidere nostri cittadini senza una ferma e dura risposta sono finiti per sempre".

Ma le aggressioni contro l'Egitto potrebbero essere solo all'inizio se fosse verificato quanto riportato dall'emittente sionista "Arutz Sheva", secondo la quale il Consiglio nazionale di Sicurezza starebbe preparando "azioni armate" contro la penisola del Sinai, che l'ormai vetusto e screditato 'Accordo di Camp David' dichiarava interdetta a qualunque attività militare dal 1979.
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Continuano i raid sionisti su Gaza: sedici i morti tra i civili, dozzine i feriti!


Un'altra serie di indiscriminati bombardamenti sionisti sulla Striscia di Gaza ha fatto tre vittime tra la popolazione civile, alzando la conta dei morti a sedici in poco più di due giorni di attacchi. In un raid, aeroplani dell'aviazione sionista hanno colpito un quartiere di Khan Younis, ma, da quanto traspare, senza causare altro che danni materiali (comunque ingenti).

Oltre i sedici morti, comunque, si contano letteralmente a dozzine i feriti, alcuni dei quali certamente moriranno a causa delle drammatiche condizioni del settore sanitario dell'enclave, strangolato come tutto il resto dall'illegale e insensato assedio israeliano; altri feriti rimarranno invece mutilati, andando ad appesantire la situazione delle loro famiglie, già pressate dalla carestia, dalla disoccupazione, tutti effetti dello strangolamento sionista.

Intanto, dando fiato liberamente alla bocca, l'ex comandante del distretto meridionale dell'esercito israeliano, Generale Zvika Fogel, ha invitato i suoi colleghi ad assassinare Ismail Haniyeh, Primo Ministro eletto del Governo palestinese e Ahmed Al-Jabari, capo delle Brigate Ezzedine al-Qassam, formazione armata di Hamas. Israele continua a cercare di 'provare' un legame tra Hamas e l'attacco ai pullman dei soldati israeliani vicino a Eilat, nonostante che sia il Movimento di Resistenza musulmano, sia i Comitati di Resistenza Popolare si siano distanziati da tale atto. Secondo il Generale sionista l'attacco ai soldati era "mirato a prendere altri prigionieri".
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Protesta al Cairo per l'uccisione di tre egiziani da parte di Israele: "Fuori l'ambasciatore sionista!"


Centinaia e centinaia di dimostranti si sono riuniti davanti all'ambasciata israeliana del Cairo (vetusto e secondo noi temporaneo "lascito" dell'era di sottomissione egiziana a Usa e Stato ebraico), per protestare l'uccisione di tre guardie di confine egiziane, dilaniate da un razzo anticarro lanciatogli contro da un elicottero da guerra "Apache", regalo di Zio Sam al regime di Tel Aviv.

L'incidente é tutt'altro che "scivolato" sull'opinione pubblica egiziana, che a prescindere dalle divisioni politiche é saldamente a favore di una decisa 'sterzata' nella politica estera egiziana, che finora la Giunta di transizione guidata dal Maresciallo Tantawi é stata troppo timida e troppo graduale nell'implementare.

I dimostranti hanno bruciato vessilli israeliani e agitato quelli egiziani ma anche palestinesi, a testimonianza della profonda solidarietà del popolo di Piazza Tahrir con gli abitanti del ghetto di Gaza, strangolato e bombardato a mano salva dal regime ebraico. Il Capo di Stato maggiore delle forze di terra, Generale Sami Anan, ha lasciato la capitale alla volta di Rafah, dove condurrà un'inchiesta ufficiale sulla morte delle guardie di confine.
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Gaza risponde al fuoco! Le Brigate Salah ad-Din lanciano razzi contro i miliziani ebrei di Ashdod, colpendone almeno dieci


"Non ci massacrerete impunemente", questo il messaggio arrivato sull'insediamento illegale di Rova Zayin, con la sua popolazione di coloni fanatici, insieme ai razzi lanciati dalle Brigate Salah ad-Din, dei Comitati di Resistenza Popolare. Dopo un giorno e mezzo passato sotto le bombe e i missili sionisti é ora il turno delle armi artigianali degli abitanti del ghetto palestinese assediato di farsi sentire, anche se, per una rappresaglia veramente efficace, ci sarebbe bisogno di una potenza di fuoco che i combattenti palestinesi non riusciranno (ma non é detto) a raggiungere ancora per molti anni.

Stando a quanto riporta il quotidiano serale sionista Yedioth Ahronot i razzi dei soldati palestinesi hanno colpito dieci coloni, uno dei quali in maniera "molto grave", riferendo che i colpiti si trovavano "vicino a una scuola religiosa"; chissà se prima dell'arrivo dei proiettili da Gaza il loro 'Rabbi' gli abbia spiegato il passo della Torah dove si legge "Occhio per occhio, dente per dente".

Intanto, purtroppo, dobbiamo registrare la morte di altre tre vittime civili della cieca e selvaggia "rappresaglia" sionista contro la Striscia: Mohammed Enaya, di 22 anni, insieme a un ragazzo di 13 anni e a un bambino di 3, sono gli ultimi morti che portano il totale delle fatalità palestinesi ben sopra la dozzina.
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venerdì 19 agosto 2011

Israele continua a martellare la popolazione di Gaza: sale il conto delle vittime civili!


Per tutta la giornata, in tre "ondate" successive si é scatenata la cieca 'rappresaglia' sionista, che i media allineati (in Italia soprattutto gli 'stracci' conosciuti come La Repubblica e La Stampa) cercano di gabellare come 'ritorsione' per l'attacco di ieri ai pullman di soldati israeliani nei pressi di Eilat.
Senza una rivendicazione, senza un minimo indizio su chi abbia effettivamente attaccato i militari l'aviazione di Tel Aviv si é scatenata come i mastini della guerra di Shakespeariana memoria, a dilaniare ancora una volta la vittima di sempre, il ghetto palestinese assediato.

Nell'ultima 'tornata' di attacchi é stato soprattutto il sobborgo di Zeitoun a venire preso di mira, come confermato dalla televisione iraniana in lingua inglese PressTV. Secondo i rapporti di Adham Abu salmyia undici sono le vittime palestinesi, tra cui un ragazzino di tredici anni, uno di nove e un bambino di soli cinque (ma siamo certi che i redattori 'a sei punte' della stampa italiana allineata tenteranno di trasformarli in "pericolosi terroristi"), mentre tre guardie di confine egiziane avrebbero trovato la morte presso il confine con Israele, colpite da un razzo lanciato da un elicottero da guerra Apache.

Il Cairo non ha ancora annunciato risposte ufficiali a questo gravissimo atto, che potrebbe far traballare pericolosamente il cosiddetto "accordo di pace" (in realtà una vergognosa capitolazione a Israele), firmato da Sadat, che si reggeva sull'inviolabilità della Penisola del Sinai da azioni o attacchi militari.
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Abbas, insieme a un 'codazzo' di cacicchi impresentabili, inaugura a Beirut l'ambasciata palestinese!


Il capo della fazione Fatah e Presidente (fino al 2009) dell'Autorità nazionale palestinese Mahmud Abbas ha inaugurato l'ambasciata di Palestina a Beirut durante una sua visita di 48 ore nella capitale libanese. La sede diplomatica, già "delegazione" dell'Anp é stata trasformata in una rappresentanza a tutti gli effetti sotto gli occhi di un vasto parterre di ospiti che vedevano in prima fila il Premier Najib Mikati, capo dell'alleanza progressista che unisce LMP, Amal, Hezbollah, Marada, PSP, Federazione rivoluzionaria armena, SSNP, Partito socialista Baath.

Fra gli ospiti palestinesi si potevano notare il "negoziatore" Saeb Erekat, impegnato in tutti questi anni a prostrarsi e genuflettersi davanti a ogni diktat e ukase sionista e il capo dell'intelligence repressiva Majed Faraj, i cui uomini dovrebbero essere informati che una parte del suo movimento starebbe trattando una 'riconciliazione nazionale' con Hamas, giacché essi continuano ad arrestare e imprigionare sostenitori e membri della Resistenza musulmana in Cisgiordania esattamente come facevano prima di aprile.

Manifestazioni esteriori come l'apertura di un'ambasciata, per quanto utili a livello mediatico, in quanto mostrano il vasto supporto internazionale che esiste verso l'idea di uno Stato palestinese autonomo e indipendente lasciano però il tempo che trovano se sono lasciate in mano a 'cacicchi' tanto squalificati e impresentabili.
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Israele bombarda i civili di Gaza, uccidendo sei persone!

Come "promesso" dal Ministro della Guerra Ehud Barak l'aviazione sionista, senza nemmeno aspettare di capire quale fazione della Resistenza abbia effettuato gli attacchi di ieri contro i pullman di soldati israeliani diretti verso Eilat, si é scatenata in una serie di indiscriminati bombardamenti contro obiettivi civili nella Striscia costiera assediata.

E' possibile apprezzare l'abisso morale che esiste tra le forze della Resistenza palestinese, che hanno diretto i loro attacchi contro legittimi obiettivi militari (soldati israeliani impegnati nell'occupazione della Palestina e nella persecuzione del suo popolo) e i politici e generali sionisti, per i quali ogni scusa, ogni pretesto é buono per incrudelire ciecamente contro le vittime inermi del ghetto palestinese assediato.

Hamas, forza animatrice del legittimo governo palestinese in carica a Gaza, ha negato di essere a qualunque livello coinvolto nell'operazione di Resistenza che ha avuto luogo ieri, mentre il Segretario generale ONU Ban Ki-Moon ha ammonito Israele ad "agire con circospezione", come se una cosa del genere fosse anche solo lontanamente possibile.
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giovedì 18 agosto 2011

L'Egitto cancella le esercitazioni militari con gli Usa, il dominio di Washington sul Cairo é ormai cosa del passato!



La Giunta di Generali transitoriamente al potere in Egitto ha deciso di cancellare l'esercitazione biennale "Bright Star", che si teneva nel Paese delle Piramidi fin dal 1981 e che testimoniava nei fatti l'asservimento non solo politico ed economico, ma anche militare, ai voleri di Washington e quindi di Tel Aviv. Parlando con emissari dell'agenzia britannica Reuters un alto ufficiale delle forze armate egiziane ha confermato che, se per il momento il Maresciallo Tantawi ha preferito la formula delle "eccezionali condizioni in cui si trova il paese" per giustificare la cancellazione agli ormai ex-alleati a stelle e strisce "é estremamente improbabile" che le esercitazioni in questione abbiano mai più modo di ripetersi.

Del resto, visto che il Parlamento egiziano che verrà eletto in autunno sarà dominato da forze politiche che hanno sempre avuto inviso il legame del dittatore Mubarak con la Casa Bianca (legame ereditato dal traditore del Nasserismo, Anwar Sadat, che firmò l'umiliante 'Trattato di Pace' di Camp David con l'ex-terrorista assassino Menachem Begin), é chiaro che i giorni dell'egemonia washingtoniana sul Cairo (e soprattutto su Suez) sono ormai definitivamente da archiviarsi insieme alle foto del Muro di Berlino e delle Guardie Rosse di Mao.

L'Egitto, in trent'anni, ha accumulato un notevole arsenale di equipaggiamenti e armi "made in Usa", per mantenere in efficienza le quali siamo certi che l'esperienza e il "know how" iraniano saranno estremamente utili e apprezzati. Il governo rivoluzionario di Teheran, suo malgrado, dovette imparare rapidamente a gestire un'arsenale di quasi totale marca americana, una volta cacciato lo Shah Reza Palhevi.
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Forze della Resistenza palestinese attaccano bus di soldati sionisti a Eilat!


Sono almeno sei i militari sionisti uccisi da commando della Resistenza palestinese che poche ore fa hanno attaccato due autobus di soldati che transitavano nei dintorni di Eilat sul Mar Rosso, nel Sud della Palestina occupata. Secondo quanto riportato da testimoni oculari un veicolo si é affiancato al primo autobus, a trenta chilometri dalla cittadina: da esso si é sporto un tiratore che, con un'arma automatica, ha aperto il fuoco sul trasporto militare.

Il secondo autobus, invece, é stato fatto segno di una granata-razzo, sparata dal lato della strada contro di esso. In questo momento tutta Eilat è in stato d'emergenza e gli accessi all'abitato sono stati tutti chiusi da dei posti di blocco.
Sembra inoltre che un veicolo sia stato inseguito da soldati sionisti, che hanno ingaggiato una sparatoria con i suoi occupanti.


Non é chiaro quale fazione della Resistenza palestinese abbia organizzato gli attacchi, ma il Ministro della Guerra sionista Ehud Barak ha già minacciato nuovi bombardamenti contro la Striscia di Gaza, senza nemmeno attendere una rivendicazione. Il Movimento musulmano Hamas, nel frattempo, ha dichiarato di essere estraneo alle azioni armate.
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Pedone palestinese travolto e ucciso da jeep della polizia sionista a Gerusalemme Est, anche così israele crea 'spazio vitale' per i suoi coloni!


In un "incidente" che ha molto poco di casuale e 'accidentale' una jeep della polizia israeliana ha travolto e ucciso il Palestinese di 38 anni Amin Talab Dabash mentre questi attraversava, sulle strisce, una strada del quartiere di Har Homa, nella parte orientale di Gerusalemme. Har Homa é la zona in cui il governo di Estrema Destra di Benji Netanyahu ha annunciato di voler impiantare centinaia di "unità abitative" per fanatici miliziani ebrei armati; nulla di più logico, dunque, che polizia ed esercito sionisti abbiano già ricevuto ordine di "fare spazio" per questi violenti occupanti, sfoltendo in qualche modo i ranghi dei nativi palestinesi.

Certamente lo stratagemma dell'incidente é molto efficace; nelle ore successive l'omicidio stradale il comando di polizia sionista si é limitato a emanare un comunicato in cui si sostiene, praticamente, che il pedone si sia letteralmente "gettato" sotto le ruote del veicolo; numerosi testimoni palestinesi sono stati contattati e hanno rilasciato dichiarazioni di segno opposto, indicando con precisione il luogo dell'investimento: un attraversamento stradale indicato chiaramente al centro di un rettilineo.

La famiglia Dabash ha accusato formalmente le forze dell'Occupazione sionista di aver volontariamente preso di mira il loro congiunto, i cui funerali si sono trasformati in una manifestazione pubblica, con oltre un migliaio di partecipanti che hanno trasportato la salma cantando slogan contro Israele e i suoi folli progetti di "giudaizzazione forzata" di Gerusalemme, città araba, cristiana e musulmana.
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Nasrallah denuncia le trame israeliane e americane: "Vogliono riportare il caos della guerra civile!"

Il Segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha dichiarato in un discorso tenuto ieri che Washington e Tel Aviv, scornate nei loro obiettivi di manipolazione e controllo della politicia libanese per scopi imperialistici, stanno preparandosi a soffiare sul fuoco delle rivalità settarie, etniche e religiose in un disperato tentativo di far divampare nuovamente le fiamme della guerra civile, che hanno avvolto il Libano per oltre 15 anni tra il 1975 e il 1991.

Il leader del movimento religioso sciita ha denunciato le manovre del tribunale speciale per il Libano che si ostina a perseguire una pista d'indagine totalmente strumentale e screditata cercando di coinvolgere Hezbollah nell'assassinio dell'ex premier Rafik Hariri, ignorando volutamente tutti gli indizi che portano a una matrica sionista dell'attentato. Prima di fissare le sue attenzioni su Hezbollah il tribunale aveva accusato la Siria, venendo pubblicamente smentito e dovendo cambiare 'bersaglio'.

Nasrallah ha messo in guardia le forze politiche di minoranza, capeggiate da Saad Hariri, dal farsi pedine di quanti vogliono riportare il Libano alle tragedie del passato, avvertendo, inoltre, che pù diventa evidente la subservienza del 'Movimento del Futuro' e delle altre forze dell' 'Alleanza del 14 marzo' ai diktat di potenze straniere, tanto più declina il loro seguito tra la popolazione libanese che, a prescindere dagli steccati di setta o di credo politico, per la stragrande maggioranza vuole vivere in un paese autonomo e indipendente e non certo in un "feudo" americano o israeliano.
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mercoledì 17 agosto 2011

Saleh promette (o minaccia?) un suo ritorno a Sanaa; accusa il proprietario di Sabafon dell'attentato che lo ha ferito!


Ali Abdullah Saleh, ex-uomo forte di Sanaa attualmente 'ospite convalescente' del Palazzo delle Conferenze di Riyadh dopo che lunghi e complicati interventi chirurgici hanno quasi del tutto cancellato i segni dell'attentato esplosivo che lo ha colpito nel suo stesso palazzo all'inizio di giugno é apparso in televisione (la testa rigorosamente coperta a nascondere una cicatrice sfigurante che nemmeno chirurghi europei e americani, ampiamente foraggiati dalla tesoreria di Saoud, sono riusciti a cancellare) e ha 'promesso' agli yemeniti che "presto" tornerà in patria.

La notizia, riportata dall'Agenzia France Presse, sembra in contraddizione col 'dorato esilio' a cui Saleh si é ormai acclimatato, vista la nota "ospitalità saudita" verso i tiranni arabi o musulmani in disgrazia (Idi Amin, Ben Ali...); nella sua intemerata televisiva Saleh si é scagliato contro l'opposizione domestica definendola "monopolizzata da figure di ristretti pensieri e interessi". Tuttavia la disconnessione tra le parole del presidente in esilio e la realtà della situazione politica yemenita é evidente visto che le opposizioni hanno già formato un Consiglio per la Transizione e invitano il vicepresidente in carica, Mansour Hadi, a trasferire ad esso il potere esecutivo, facendosi definitivamente da parte e perciò sbarrando la strada a una rentrée del suo superiore.

Inoltre Saleh ha accusato il capo tribale Hamid al-Ahmar di essere dietro l'attentato che lo ha colpito, sulla base del fatto che le schede SIM usate per far "detonare la bomba" (quindi non si sarebbe trattato di un attacco con razzi o mortai) sarebbero state registrate presso la compagnia Sabafon, di proprietà del maggiorente yemenita. Ma se le schede fossero state 'Wind' avrebbe accusato Naguib Sawiris?
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Dead man walking: il prigioniero politico Zakariah Issa si scopre malato di cancro oltre ogni possibile terapia, grazie alla negligenza sanitaria sionista!


Il prigioniero palestinese Zakariah Dawud Issa, del quale abbiamo descritto il calvario medico, evidenziandone la causa nella totale negligenza dei secondini sionisti per le condizioni di salute dei detenuti politici, in un precedente articolo é stato finalmente sottoposto a esami nel centro medico di Soroka, nel quale era stato finalmente trasferito dopo essere caduto improvvisamente in coma.

Il verdetto, tragico e inappellabile é che é malato di cancro e, grazie al totale disinteresse israeliano per le sue condizioni, gli rimangono circa una quindicina di settimane da vivere. Originariamente sviluppatosi nei suoi polmoni il tumore si é diffuso nel fegato, nel cervello e, infine, anche nell'epidermide (infatti nel post precedente parlavamo di 'strane crescite di tessuto sulla sua cute').

Ormai al di là di qualunque possibilità di recupero terapeutico, Issa continua ad accusare perdite di conoscenza e problemi cognitivi, con vuoti di memoria dovuti al progredire della degenerazione cellulare nel suo cervello. La Fondazione Internazionale di Solidarietà per i Diritti Umani ha fatto appello alle autorità carcerarie affinché quest'uomo, vero e proprio 'condannato a morte' possa passare i suoi ultimi giorni libero e circondato dall'affetto dei familiari.

Una pagina Facebook dedicata alle sofferenze dei prigionieri palestinesi ha lanciato un'iniziativa a questo indirizzo per raccogliere testimonianze di solidarietà ed adesioni.

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Hamas avvisa Israele: "Se continuerete a espandere e moltiplicare le colonie illegali sarete colpiti dalle forze della Resistenza!"


Il movimento musulmano di Resistenza Hamas ha avvertito Israele che, se proseguirà nei suoi annunciati progetti di ampliamento e moltiplicazione delle colonie ebraiche illegali nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme (si parla complessivamente di oltre 4000 'unità abitative') unicamente israeliana sarà la responsabilità di fronte alle "conseguenze" dell'intensificarsi delle operazioni di contrasto e lotta contro l'occupazione e la colonizzazione che naturalmente ne risulterà.

"Il progressivo assedio da parte di colonie ebraiche nella Cisgiordania occupata conferma il totale fallimento e collasso di qualunque 'opzione negoziale' e 'processo di pace' con le forze dell'occupazione ed evidenzia l'importanza di una rivalutazione complessiva della strategia nazionale palestinese, che non deve mai prescindere o allontanarsi dal principio della Resistenza e della lotta come unica via di redenzione del territorio palestinese".

In una dichiarazione resa separatamente il parlamentare palestinese Jamal Saqiq ha chiesto il sostegno delle forze della Resistenza, di qualunque partito e fazione, in Cisgiordania per affrontare la continua espansione, vera e propria "metastasi" delle colonie ebraiche illegali, caserme per le milizie armate di fondamentalisti giudei responsabili di raid, incendi, aggressioni, omicidi ai danni dei villaggi e delle comunità palestinesi circonvicine.
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Il regime sionista eleva accuse pretestuose contro Samir Allawi, reporter palestinese che ha detto "no" al Mossad!

Samir Allawi, il reporter palestinese di Al-Jazeera, capo della redazione della rete qatariana in Afghanistan che é stato arrestato dalle forze dell'occupazione dopo una breve visita ai suoi parenti, viene accusato dallo Shin Bet (la polizia segreta sionista) di "fare parte di Hamas"; ci si chiede che faccia di bronzo abbiano gli '007' di Tel Aviv visto che é noto che egli viva e lavori per la maggior parte del suo tempo al di fuori delle zone in cui Hamas porta avanti la sua lotta contro l'occupazione.

In realtà, come già evidenziato dal nostro precedente articolo, l'arresto e la detenzione di Allawi sono nient'altro che una rappresaglia contro il suo rifiuto di divenire un 'confidente' e informatore del Mossad, evidentemente interessato all'area afghana-centroasiatica. Allawi ha negato tutti gli addebiti definendo 'fraudolente' le accuse mossegli dai suoi carcerieri.

La sua difesa, fornitagli dalla Società dei Prigionieri Palestinesi, nega con convinzione che le accuse contro di lui possano essere provate; Samir Allawi é stato arrestato il 9 agosto dopo aver passato un periodo di tre settimane in Palestina, nel villaggio di Sebastya, nella Cisgiordania occupata, dove era stato ospite della sua famiglia; durante questo soggiorno era stato avvicinato da uomini del Mossad che gli avevano proposto di diventare informatore del servizio di spionaggio estero israeliano.
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"Al-Ghaliboun", kolossal a puntate sulla storia della Resistenza sciita in Libano, prodotto e trasmesso dalla TV di Hezbollah!


"Al-Ghaliboun" ('I Vittoriosi') é una serie televisiva in 37 puntate prodotta, realizzata e messa in onda da Al-Manar, l'emittente ufficiale del Movimento Hezbollah, che, in questo mese di Ramadan, sta facendo registrare degli share da record in patria ed é seguita con interesse in tutto il Medio Oriente e i paesi di lingua araba. La serie si propone di narrare la storia del movimento sciita di Resistenza dall'invasione sionista del Libano, nel 1982, attraverso la formazione del gruppo cosiddetto "Amal Islamico" fino alla nascita di Hezbollah e alla sua riuscita lotta contro l'occupazione israeliana, culminata col precipitoso ritiro del 2000.

Mescolando elementi storici e romanzati 'Al-Ghaliboun' alterna momenti di azione, intrigo, sacrificio, pazienza, tenacia, eroismo, tradimento, vendetta e riscossa, passando dalle vicende di personaggi reali come lo Sceicco martire Ragheb Harb a quelle, romanzate, di due giovani della Resistenza, Ali e Faresm che, sul punto di trasferirsi a Parigi per studio, si uniscono invece ad Hezbollah in momenti e in cellule diverse, ricevendo ciascuno la consegna del silenzio riguardo al proprio impegno con l'organizzazione, finendo così per nascondersi reciprocamente la propria militanza.

Attraverso momenti altamenti drammatici come il massacro di Sabra e Chatila e la prima operazione di rappresaglia sciita, durante la quale il martire Ahmad Kassir riuscì, immolandosi, a eliminare 140 soldati sionisti nel Quartier Generale israeliano a Tiro, la serie dipinge un maestoso affresco di quasi vent'anni di storia libanese, che é fruibile e interpretabile a più livelli; anche questo particolare giustifica gli alti ascolti registrati finora: la trama avvincente e la ricostruzione storica fedele possono interessare benissimo fette di pubblico non-sciita, non-musulmano o anche non-libanese.

'Al-Ghaliboun' é diretto dal regista siro-palestinese Bassel al-Khatib, su una sceneggiatura di Omar Fatallah; il cast comprende il "gotha" degli attori libanesi, con più di una 'guest star' dalla Siria e da altri paesi arabi: Ammar Shalaq (che interpreta lo Sceicco Harb), Abdel Majid Majzoub, Ahmad Al-Zein, Fouad Sharafeddine, Wafaa Sharara, Toni Issa (Ali), Mazen Moaddam (Fares), Darine Hamza, Pauline Haddad, Pierre Dagher, Pierre Jamajian, Youssef Haddad, Majdi Mashmoushi, Christine Shouweiry, Alain Zoghbi, Ali Saad, Faisal Oustwani, Hisham Abu Suleiman and Ali Al-Zein.
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Assassini sionisti in uniforme uccidono un adolescente palestinese nel campo profughi di Maghazi!


Un ragazzo di appena 17 anni é l'ultima vittima delle continue aggressioni armate perpetrate dalle forze armate di Israele contro il ghetto assediato di Gaza; lo sfortunato giovane é stato crivellato dai colpi dei tiratori di Tel Aviv mentre transitava vicino al limite orientale del campo profughi di Mughazi, nella parte centrale della Striscia, secondo quanto riportato e verificato dall'Agenzia France Presse.

Israele si arroga il diritto di imporre vere e proprie "zone della morte" all'interno della Striscia di Gaza, facendo aprire il fuoco con mitragliatrici e fucili di precisione ai suoi cecchini, veri campioni di tiro al bersaglio quando si tratta di sparare su contadini, donne oppure ragazzini in cerca di detriti di cemento da portare ai laboratori palestinesi che, frantumandoli, ne ricavano malta di cattiva qualità con cui cercare di ricostruire qualche riparo in muratura per le migliaia di senzatetto lasciati dall'ultimo "pogrom" militare sionista.

Nella giornata di ieri era toccato ai "coraggiosi" piloti con la stella di davide esercitarsi nel tiro al civile, con una serie di attacchi aerei contro obiettivi civili che hanno lasciato sul terreno sette feriti (tre dei quali gravissimi) e un morto: il ventinovenne Mousa Ishteiwi. Di fronte a questo prolungato e pianificato massacro di civili la comunità internazionale esercita la solita, usuale reazione di fronte ai crimini contro l'umanità del "popolo eletto"...tace e non prende nessuna iniziativa.

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martedì 16 agosto 2011

Detenuto politico palestinese torna a casa dai suoi familiari dopo diciannove anni di prigionia in mano israeliana!

Ahmed Ismail Abu al-Kas, prigioniero politico palestinese che ha passato più di due decenni (sui 46 anni della sua vita) rinchiuso nelle galere sioniste, é stato finalmente liberato nella giornata di oggi dopo diciannove anni di detenzione ininterrotta; una volta rilasciato Al-Kas é riuscito a riguadagnare la Striscia di Gaza e a rientrare nel campo profughi di Al-Bureij, dove la famiglia, i parenti, i compagni di militanza politica e i membri delle Brigate Ezzedine al-Qassam gli hanno tributato un benvenuto da eroe, per le innumerevoli sofferenze patite per il bene del Popolo e della Causa palestinese.

Ahmed Abu al-Kas è nato il 28 febbreio 1965, da una famiglia di profughi fuggiti da Biet Affa, un villaggio bruciato e distrutto dagli invasori ebrei durante il genocidio della Nakba, nel 1948; formatosi come carpentiere, iniziò a lavorare nel campo profughi di Bureij, aprendo ben presto un laboratorio per conto proprio; eventualmente, grazie alla sua grande proficienza tecnica, si specializzò anche nella costruzione di impianti per la distribuzione del gas, un servizio essenziale per i profughi del campo. L'8 gennaio 1982 al-Kas si avvicinò alla Fratellanza musulmana dove conobbe il futuro martire Dr. Ibrahim Makadmeh, conosciuto anche come 'Imad Aqel', figura importante per la formazione di quello che poi diventerà Hamas.

Per questo suo impegno nella Resistenza all'occupazione Al-Kas iniziò a venire perseguitato dai sionisti: dopo un primo arresto nel 1985 venne arrestato una seconda volta il 25 aprile dell'88 e detenuto fino al 12 maggio nella prigione di Katiba, riarrestato il 26 giugno e rilasciato il 13 luglio seguente. Nel 1989 venne arrestato nel negozio di suo fratello e detenuto di nuovo per alcuni mesi. Infine, nel 1992, venne arrestato una quinta volta e condannato a diciannove anni di carcere. Durante tutti questi anni é stato trasferito nelle prigioni di: Gaza, Beer al Saaba, Ramleh, Majdal e, infine, Nafha, nel Negev. Um Sohib, sua moglie, rimasta sola con due figli, riuscì a laurearsi studiando e lavorando contemporaneamente; divenne un'insegnante e educò personalmente i suoi bambini, trasmettendo loro le idee e i valori per difendere i quali il loro padre ha sofferto più di vent'anni.
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Nuova ondata di attacchi israeliani contro i civili di Gaza: morti e feriti!


Nell'ennesimo episodio di aggressione armata contro la popolazione civile della Striscia di Gaza aerei e artiglieria delle forze armate sioniste si sono scatenate nelle prime ore di oggi contro Khan Younis, Zeitoun e Rafah, in una sequela di incursioni e bombardamenti che non sono cessati fino a quando l'orizzonte non é stato completamente offuscato dalle ceneri e dalla polvere che, come una cappa, si levavano da numerose colonne di fumo in varie zone del ghetto palestinese.

Diversi missili lanciati contro il sobborgo di Zeitoun hanno ucciso un giovane di 29 anni ferendo gravissimamente altri tre civili, che sono stati ricoverati d'urgenza all'ospedale Al-Shifa, dove i sanitari, stante la costante penuria di medicinali, gasolio per i generatori e altre essenziali provviste mediche, disperano di poterli salvare.

Altri due civili sono stati feriti durante incursioni aeree e bombardamenti di artiglieria che hanno preso a bersaglio l'abitato di Khan Younis e gli imbocchi dei tunnel di sopravvivenza attraverso i quali entrano in Gaza tutti gli articoli interdetti dall'illegittimo strangolamento economico imposto all'enclave palestinese dall'occupazione sionista.

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Carcerieri sionisti tengono in isolamento un palestinese reso cieco dalla loro stessa negligenza medica!


Le autorità carcerarie israeliane, sempre alla ricerca di nuovi modi in cui tormentare e torturare gli sfortunati palestinesi che cadono nelle loro mani, ha raggiunto un nuovo 'traguardo' di meschinità e abiezione arrivando a porre in isolamento solitario un prigioniero politico che é ormai completamente cieco da quasi nove anni, reso tale dalla totale mancanza di ogni interesse, da parte dei secondini sionisti, a fornire ai detenuti cure adeguate per le loro condizioni cliniche. Obadeh Bilal, questo il nome del prigioniero, soffriva infatti di un'affezione alla retina, che riusciva comunque a tenere sotto controllo; dal momento del suo arresto, nel 2002 le sue condizioni peggiorarono progressivamente, fino a privarlo del tutto della vista.

Secondo la testimonianza raccolta dalla Società dei Prigionieri Palestinesi, che é riuscita a intervistare un detenuto di nome Ahmed al-Maghrabi, a sua volta tenuto in isolamento fino a poco tempo fa, l'isolamento solitario nelle carceri israeliane è "Una tomba vivente per i prigionieri politici. Ogni singola cosa che aiuta a sopportare l'esistenza in carcere viene tolta al prigioniero, che si sente come lentamente e metodicamente messo a morte secondo dopo secondo".

Bilal, nativo di Nablus, in Cisgiordania, ha due fratelli che sono anch'essi prigionieri politici in carceri israeliane ed è stato tenuto in isolamento solitario per sei mesi; adesso, la direzione del carcere di Ramleh, dove é tenuto, ha deciso di estendere l'isolamento per ulteriori tre mesi. Negli ultimi tempi anche la moglie di Bilal, la sua madre 65enne, un fratello ancora libero e altri parenti ancora sono stati arrestati, interrogati e sottoposti a pressioni fisiche e psicologiche, nel tentativo di rendere la sua detenzione ancora più insopportabile.

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lunedì 15 agosto 2011

Pescatore palestinese ferito dalle motovedette sioniste di fronte a Beit Lahiya!


Un pescatore palestinese di 42 anni é stato colpito e ferito in maniera moderatamente grave nelle scorse ore al largo di Beit Lahiya, quando, nel corso della sua quotidiana battuta di pesca, l'uomo si é trovato improvvisamente sotto il fuoco delle motovedette israeliane, nonostante che egli si trovasse non solo ben addentro al limite consentito dai fantomatici (e mai applicati) 'Accordi di Oslo' per la pesca costiera, ma persino all'interno di quello arbitrariamente imposto da Israele dall'inizio del suo illegale blocco ed assedio quadriennale della Striscia di Gaza.

Evidntemente a Israele non interessa imporre "limiti" all'attivita dei pescatori di Gaza, il Regime dell'Apartheid vuole totalmente impedirla, visto che, attraverso la pesca, gli abitanti di Gaza si procurano cibo che i pettoruti generali sionisti non possono computare nelle loro "tabelle della fame", compilate con tutta la precisa pignoleria tipica degli Shylock e degli Eichmann.

Il pescatore ferito, le cui generalità non sono ancora state rilasciate, é riuscito a riguadagnare la riva e a farsi quindi trasportare a una struttura ospedaliera dove le sue condizioni sono state giudicate alquanto serie, risultando in una prognosi di tre settimane.
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I parlamentari giordani: "Espelliamo l'ambasciatore sionista e tronchiamo ogni rapporto col regime di Tel Aviv!"


Con un memorandum firmato e presentato al Presidente della camera bassa del Parlamento, Feysal Fayez, tredici deputati giordani hanno richiesto che, in risposta all'annunciato ampliamento delle colonie ebraiche illegali a Gerusalemme Est, il regno ascemita espella tutto il personale diplomatico sionista dalla capitale Amman e interrompa definitivamente ogni relazione ufficiale con lo Stato ebraico. La notizia é stata riportata dall'Agenzia stampa ufficiale della Repubblica Popolare Cinese, la Xinhua.

La Giordania, insieme all'Egitto, sarebbe l'unico paese arabo a intrattenere relazioni diplomatiche ufficiali con Tel Aviv; mentre il Cairo aveva permesso l'apertura di un'ambasciata israeliana sul suo territorio in conseguenza dell'umiliante "accordo di pace" di Camp David (in cui si forfettava la sovranità sul Sinai, si subordinavano gli interessi egiziani ai diktat 'sionisti', si svendevano decenni di orgoglio nazionale per un piatto di minestra servito da Washington sotto forma di 'aiuti'), il predecessore del reuccio Abdullah, il nanerottolo Hussein, accettò di ospitare un'ambasciata israeliana nel 1994, quando, sull'onda degli illusori 'Accordi di Oslo' sembrava che la via della collaborazione con Israele, dell'accettazione supina della sua occupazione della Palestina, avesse definitivamente soppiantato quella della Resistenza e della sfida all'arroganza sionista.

Da diversi mesi, da quando sull'onda delle proteste e dei movimenti della "Primavera Araba" anche il popolo giordano ha iniziato a chiedere profonde riforme della maniera paternalistica e autoritaria con cui la corte ascemita amministra il paese, sempre più spesso e sempre con maggior forza si ripetono anche gli appelli alla definitiva interruzione dei rapporti con Israele, che la maggior parte della popolazione non vuole riconoscere o accettare.
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Il discorso celebrativo di Hassan Nasrallah per il quinto anniversario della vittoria di Hezbollah contro Israele!



Nella giornata di ieri cadeva il quinto anniversario della fine delle operazioni militari nella guerra che, cinque anni fa, vide le forze di Hezbollah (e di Amal, e dell'SSNP, del PFLP-GC e del Partito Comunista Libanese) opporsi con successo al tentativo israeliano di invadere il Sud del Libano e di distruggere le installazioni e le strutture della Resistenza nella regione.

Queste immagini riportano nella sua completezza il lungo e articolato discorso di celebrazione pronunciato dal Leader supremo di Hezbollah, Hassan Nasrallah davanti a una vasta folla di sostenitori, molti di essi veterani di quelle settimane di lotta, o familiari di martiri caduti sul campo, riunitisi in una piazza di Beirut, riempiendola completamente.


Ma nel suo discorso Nasrallah non si é limitato a ricordare la lotta di ieri; infatti ha anche menzionato a fondo la questione dei confini marittimi con Israele e il pericolo delle mire sioniste sui giacimenti di gas naturale e petrolio che spettano al Libano e al suo popolo e di come Hezbollah, che per un quarto di secolo ha lottato per difendere l'integrità territoriale del paese, sia più che pronto a lottare anche per l'integrità delle risorse marittime libanesi.

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domenica 14 agosto 2011

Gli Egiziani chiedono agli Stati Uniti di liberare lo sceicco cieco incarcerato, con false accuse, diciotto anni fa!


Centinaia di cittadini egiziani hanno tenuto nella giornata di ieri un sit-in di fronte all'ambasciata Usa al Cairo per chiedere l'immediato rilascio del chierico musulmano egiziano, Sceicco Omar Abdel Rahman dalle prigioni americane dove langue quasi da vent'anni. Rahman é stato accusato di essere stato "l'ispiratore" dell'attentato del 1993 al World Trade Center, peraltro anche attribuito alla rete terroristica internazionale di Osama Bin Laden ('Al Qaeda'). Delle due l'una, o l'attentato é stato 'ispirato' dalle prediche di Rahman (che fra l'altro, nella sua moschea, criticava la politica Usa ma non certo fino al punto di incitare terrorismo e/o attentati), oppure é stato frutto delle trame di un vasto gruppo ramificato internazionalmente come é sempre stata presentata Al Qaeda, le due proposizioni semplicemente non possono coesistere.

Il sit-in ha visto la partecipazione del figlio di Rahman, Ibrahim, che ha giurato di mantenere viva l'attenzione e la mobilitazione sul caso di suo padre, un handicappato di 74 anni coinvolto con un'accusa di comodo in una inchiesta condotta ben al di sotto degli standard di equità e giustizia che ci si aspetterebbe dalla 'Terra della Libertà' soltanto per fare un favore a Hosni Mubarak, burattino di Usa e Israele per oltre trent'anni al governo dell'Egitto, che veniva spesso aspramente criticato e stigmatizzato dallo Sceicco.

Rahman aveva più volte denunciato il corrotto regime di Mubarak, auspicando che il popolo egiziano sorgesse per rovesciarlo; cosa che é effettivamente successa, seppure diciotto anni dopo il suo imprigionamento. Con Mubarak a sua volta sotto processo per i crimini compiuti in tre decadi di regno é tempo che lo Sceicco Rahman torni libero e torni in patria, per ricevere il tributo del suo popolo, per la cui liberazione egli ha accettato l'ingiusta prigionia nelle galere americane.

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L'Iran invita il Presidente del Senato pachistano alla sua conferenza sull'Intifada palestinese!


Il Presidente del Senato pachistano, Farouk Naik (foto sopra), ha salutato con favore l'iniziativa iraniana per la convocazione di una conferenza internazionale sull'Intifada palestinese, rimarcando, nel corso di un incontro col capo del Gruppo parlamentare per l'amicizia Irano-Pachistana (Ali Akbar Akayee, -foto sotto-), come essa rappresenti "una splendida e utile opportunità per tutti i paesi musulmani di estendere la propria solidarietà al popolo di Palestina".

Akayee ha presentato a Naik la lettera di invito ufficiale estesagli dal Presidente del Parlamento di Teheran, Ali Larijani, per la quinta edizione della conferenza, che dovrà tenersi nella capitale della Repubblica Islamica tra l'uno e il due ottobre prossimi. Akayee, da parte sua, si é detto certo che una costante e sempre più serrata cooperazione fra tutti i paesi musulmani si mostrerà certo "come il miglior veicolo" per giungere a una rapida ed equa risoluzione dei problemi della Palestina e dei suoi abitanti.

"Spero che durante la conferenza a Teheran verranno ideate e pianificate nuove strategie di Resistenza contro l'occupazione sionista e il suo regime di Apartheid": oltre ai rappresentanti dei paesi musulmani saranno presenti, in qualità di ospiti e osservatori anche diversi rappresentanti di paesi europei e sudamericani.
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