sabato 11 gennaio 2014

Elogio di Aitizaz Hasan, il 'Garrone' pachistano sacrificatosi per tenere un wahabita suicida lontano dalla sua scuola!


Ogni volta che uno grande alza la mano su di uno piccolo, il piccolo grida: "Garrone!" e il grande non picchia più. Suo padre è macchinista della strada ferrata; egli cominciò tardi le scuole perché fu ammalato due anni. E' il più alto e il più forte della classe, alza un banco con una mano, mangia sempre, è buono."                                                                      Edmondo de Amicis   
                                                                                                 "Cuore"  (1886)

Leggendo la storia di Aitizaz Hasan e vedendone la foto, a chi scrive (prodotto delle scuole dell'obbligo italiane degli anni '70 e '80) non fu possibile non ripensare al didascalico, umanitario, compassionevole personaggio deamicisiano e, nel fondo di un animo non dico reso cinico ma quantomeno un po' indurito dal quotidiano confronto con la malvagità, la cialtroneria, la meschinità umana, si é risvegliata una favilla di ottimismo nel vedere che personaggi come quello di 'Cuore', a volte, possono esistere veramente.

Aitizaz Hasan, quattordici anni d'età e una stazza non inferiore a quella del suo epigono letterario, era uno studente della scuola di Hangu, nella regione sciita del Pachistan, da anni martirizzata da ogni genere di attacchi da parte dei violenti e settari wahabiti istruiti all'odio nelle Madrasse finanziate dai principi sauditi.

Nella giornata di giovedì, costretto ad aspettare fuori dall'istituto scolastico insieme a suo cugino Mudasser, per essere arrivati in ritardo rispetto al suono della campanella, Hasan notò uno straniero avvicinarsi all'edifico e, nello sventolare dei suoi indumenti alle raffiche del vento di Gennaio, si rese conto che questi indossava una cintura esplosiva e voleva chiaramente entrare a scuola per fare una strage.

Gridando a Mudasser di entrare e chiamare aiuto, Hasan scagliò una pietra contro il takfiro suicida e si lanciò contro di lui, impedendogli di entrare a scuola. Nella colluttazione, purtroppo, il vigliacco terrorista riuscì ad attivare l'esplosivo, morendo col ragazzo stretto a lui.

Col suo sacrificio Hasan ha risparmiato lutti alle famiglie di molti suoi compagni di scuola; fino a che nel mondo musulmano esisteranno puri di cuore e coraggiosi come il ragazzo di Hangu, il settarismo sanguinario dei wahabiti che pervertono e corrompono il divino messaggio di Maometto non potrà mai avere la meglio.

4 commenti:

  1. Onore al ragazzo pachistano....il mondo musulmano però è anche l'attentatore suicida, purtroppo. Due facce della stessa medaglia?

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    1. Quello non era un musulmano, ma un mostro takfiro. Facciamo le dovute distinzioni. "Islam" vuol dire sottomissione, a Dio e a Dio soltanto ; non certo ai petrodollari sauditi e alla putrida monarchia wahabita.

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  2. Se anche molti di noi "cattolici" (me compreso anzitutto) potessimo attingere ad un simile coraggio.....

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  3. Dubito che la memoria di questo coraggiosissimo e generoso ragazzo sarà onorata, o anche solo citando il suo sacrificio da rai news24 o da commentatori ferocemente anti sciiti quali il cosiddetto "mondo di annibale" o da riccardo c.
    Gennaro Dorighezzi

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