Poche pecore e pochissimi manzi; con queste magrissime risorse, dopo il devastante attacco militare del regime ebraico, gli abitanti di Gaza dovranno festeggiare l'Eid al-Adha (la Festività del Sacrificio) durante la quale é uso acquistare un animale da carne, farlo macellare e dividere in tre parti quanto se ne ricava (un terzo da consumare in famiglia, un terzo da donare a parenti ed amici, un terzo da destinare ai poveri e ai bisognosi).
Anche se non con la ritualità e l'importanza dei doni dell'Eid ul-Fitr, anche durante la Festa del Sacrificio é d'uso fare regali ('Eidi') ai bambini e ai ragazzi. Nell'Occidente 'cristiano' che ormai ha trasformato Natale e Pasqua in festival del regalo e del cioccolato spogliandoli di qualsivoglia significato religioso potrà sembrare incredibile che i piccoli di Gaza quest'anno dovranno accontentarsi di pochi dolci e qualche povero giocattolo di gomma e plastica che da noi ormai non appare nemmeno sulle bancarelle della festa patronale; ma costoro saranno quelli fortunati: che sono rimasti vivi per poter ricevere regali e che hanno ancora genitori e parenti che glieli facciano!
Un fortunatissimo negoziante ha visto la sua boutique d'abbigliamento risparmiata dalle cluster bomb e dal fosforo bianco dei sionisti: ma la merce é poca e pochissimi gli abitanti del ghetto assediato che possono permettersela, la maggior parte di loro farà spese su bancarelle molto più modeste (al centro) o addirittura da venditori ambulanti che hanno avuto i loro negozi o i loro magazzini distrutti nei bombardamenti.
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mercoledì 1 ottobre 2014
Una triste Eid al-Adha si prepara per la Striscia di Gaza: il ghetto palestinese dà al mondo una lezione di dignità e compostezza!!
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lunedì 8 novembre 2010
L'assedio sionista di Gaza mette in pericolo la festa di Eid-al-Adha
Gli effetti dello strangolamento economico imposto dalle forze sioniste che circondano la Striscia di Gaza causa via via maggiori sofferenze alla popolazione palestinese man mano che si avvicina la data della Eid al-Adha, il festival musulmano del sacrificio che cadrà la prossima settimana.
L'embargo israeliano, che sta per toccare il suo quarto anniversario, impedisce il normale commercio e l'afflusso di merci dall'estero o anche solo dalla Cisgiordania, costringendo gli abitanti di Gaza a veri e propri miracoli di autosufficienza, risparmio e riutilizzo di qualunque oggetto, rifiuto o scarto; nonostante ciò i prezzi di qualunque genere alimentare sono aumentati dal 200 al 400% in questo periodo, con le punte di rincaro più astronomiche toccate, ovviamente dai generi carnei.
In seguito al brutale assalto militare indiscriminato del dicembre 2008-gennaio 2009 le fattorie palestinesi hanno perso nove capi di bestiame su dieci e, per alimentare la quota rimanente, sono costretti a crescere essi stessi il loro foraggio, non potendolo più comprare dall'esterno, procedura dispendiosa di tempo, superficie coltivabile e acqua.
Il fatto che la quasi totalità della popolazione di Gaza segua la fede musulmana limita la possibilità di ricorrere all'allevamento del maiale per provvedere carne agli abitanti; i suini sono infatti perfettamente in grado di sopravvivere grazie ai rifiuti domestici organici; il loro allevamento richiederebbe quindi meno risorse.
Gli allevatori palestinesi fanno fatica a mantenere costante il livello delle loro mandrie e dei loro armenti, sempre più esigui di numero e sparuti di costituzione; l'importazione clandestina di animali vivi attraverso i tunnel che collegano la Striscia con l'Egitto non offre che un minimo sollievo a una situazione di emergenza permanente.
Tutti questi fattori renderanno impossibile, per la maggior parte delle famiglie di Gaza, acquistare un agnello sacrificale per la festa dell'Eid, in occasione della quale é tradizione macellarlo e offrire parte delle sue carni ai poveri della comunità.
L'embargo israeliano, che sta per toccare il suo quarto anniversario, impedisce il normale commercio e l'afflusso di merci dall'estero o anche solo dalla Cisgiordania, costringendo gli abitanti di Gaza a veri e propri miracoli di autosufficienza, risparmio e riutilizzo di qualunque oggetto, rifiuto o scarto; nonostante ciò i prezzi di qualunque genere alimentare sono aumentati dal 200 al 400% in questo periodo, con le punte di rincaro più astronomiche toccate, ovviamente dai generi carnei.
In seguito al brutale assalto militare indiscriminato del dicembre 2008-gennaio 2009 le fattorie palestinesi hanno perso nove capi di bestiame su dieci e, per alimentare la quota rimanente, sono costretti a crescere essi stessi il loro foraggio, non potendolo più comprare dall'esterno, procedura dispendiosa di tempo, superficie coltivabile e acqua.
Il fatto che la quasi totalità della popolazione di Gaza segua la fede musulmana limita la possibilità di ricorrere all'allevamento del maiale per provvedere carne agli abitanti; i suini sono infatti perfettamente in grado di sopravvivere grazie ai rifiuti domestici organici; il loro allevamento richiederebbe quindi meno risorse.
Gli allevatori palestinesi fanno fatica a mantenere costante il livello delle loro mandrie e dei loro armenti, sempre più esigui di numero e sparuti di costituzione; l'importazione clandestina di animali vivi attraverso i tunnel che collegano la Striscia con l'Egitto non offre che un minimo sollievo a una situazione di emergenza permanente.
Tutti questi fattori renderanno impossibile, per la maggior parte delle famiglie di Gaza, acquistare un agnello sacrificale per la festa dell'Eid, in occasione della quale é tradizione macellarlo e offrire parte delle sue carni ai poveri della comunità.
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