giovedì 30 dicembre 2010

Intervista esclusiva con Ousama Hamdan, dirigente di Hamas (1)


Traduciamo in esclusiva assoluta per il pubblico italiano l'intervista ottenuta dall'analista politica romena Manuela Paraipan col maggiore esponente di Hamas in Libano, Ousama Hamdan.
Questo eccezionale documento testimonia chiaramente dell'abissale differenza fra la vera organizzazione di Hamas, movimento musulmano di Resistenza che lotta per l'affermazione dei diritti palestinesi e i "babau" che vengono quotidianamente dipinti a uso e consumo dell'ingenuo e disinformato pubblico occidentale dalla canea dei "giornalisti" asserviti al Potere, servi soddisfatti di Israele e delle sue mire colonialiste, imperialiste e razziste.
tipici rappresentanti del giornalistame italico, saldamente asservito agli interessi sionisti.

Manuela Paraipan: Mi spieghi sinteticamente come opera Hamas, che rapporto c'é fra vertici e militanza? Esiste una rigida gerarchia o ci sono spazi di discussione fra i capi e la base?

Ousama Hamdan: In Hamas nessuno nega che siamo un movimento di Resistenza, e tutti i membri sanno cosa ciò voglia dire e quali principi debbano ispirare le nostre azioni; le azioni in sé stesse vengono quasi da sole, perché le scelte sono fatte di volta in volta dal corpo di militanti coinvolti nell'azione stessa; l'ispirazione generale, la strategia é chiara, la tattica é responsabilità della cellula: in questo modo Hamas riesce ad essere molto efficace senza una pesante struttura di comando che può diventare ampollosa, corrotta, ed é soggetta alle offese del nemico.

Nella situazione, se mi concede il termine, "normale", la Resistenza viene portata avanti con ogni mezzo, non solo con le azioni militari e, ultimamente, nemmeno principalmente attraverso esse.

Ora siamo in stato di cessate il fuoco, lo rispettiamo, lo facciamo rispettare: la decisione é stata presa dal vertice politico e il corpo dei militanti l'ha accettata, senza discussioni, senza negoziati, accettata e basta, ma una volta che il cessate il fuoco viene revocato, o interrotto, le operazioni militari potranno riprendere a brevissimo giro.

Anche adesso, che siamo attaccati dagli israeliani, il nostro cessate il fuoco regge, perché capiamo che gli attacchi sionisti sono provocatorii.

Paraipan: Lei ha menzionato la "Resistenza"; che significato date alla parola?

Hamdan: Il più ampio e vasto possibile, applicabile a gruppi, comunità e individui, a seconda delle loro finalità, capacità e inclinazioni; Resistenza culturale, politica, civile, anche armata. L'Occupazione é il nostro bersaglio principale, e non tanto dal punto di vista delle truppe o delle strutture, ma del principio e delle idee...dobbiamo sconfiggere la stessa idea di Occupazione per essere certi che la nostra vittoria sia definitiva, altrimenti anche se tutti i soldati israeliani e i loro muri e i loro posti di blocco sparissero, resteremmo comunque vulnerabili.

Accettando o lasciando sopravvivere l'idea di Occupazione la Nazione palestinese potrebbe morire anche se i palestinesi vivessero...guardate cosa succede in Cisgiordania! Fatah ha accettato l'idea di Occupazione e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Paraipan: Quale é la politica di Hamas, riguardo ai civili? I vostri militanti li considerano bersagli accettabili?

Hamdan: Nel 2005 sfidai gli israeliani a portarmi una lista delle persone che ritenevano uccise dalle operazioni di Hamas, suddivisa in militari e civili. Dissi loro, all'epoca, che avrebbero scoperto, complilandola che oltre i tre quarti dei morti causati da operazioni di Hamas erano militari, o comunque persone coinvolte nell'Occupazione.

Non ricevetti risposta, quindi é chiaro che la mia previsione era esatta o peccava per difetto, quindi lasciarono cadere l'idea della lista, perché avrebbe indebolito le loro pretese di chiamare la nostra Resistenza 'terrorismo'.

Scuole, cinema, ospedali, parchi, sono obiettivi interdetti per noi, e mi creda, avremmo potuto colpirne così tanti se solo avessimo voluto.

Resterebbe la questione dei settler: sono civili? La Convenzione di Ginevra dice di no, nemmeno i sionisti li considerano tali, e non sollevano mai la questione, perché sanno che qualunque analisi di una parte terza non potrebbe che adeguarsi con la Convenzione di Ginevra: i settler non sono civili.

Nel 2003 eravamo al Cairo; gli egiziani ci chiesero se Hamas fosse disposto a fermare le operazioni di martirio, noi replicammo di sì, a patto di convenire a un accordo con Israele per smettere di colpire civili, per noi sarebbe stato facilissimo rispettarlo, volevamo vedere se era possibile far prendere simile impegno anche a loro.

Sharon mandò Ephraim Halevi, che era il capo dell'epoca del Mossad. Gli egiziani, in quanto mediatori, gli esposero la questione, si andò avanti per un po', stabilendo e definendo la definizione di "civile" nella cornice dell'accordo, stabilendo di attenerci alle linee guida della Convenzione di Ginevra. Halevi rientrò in Israele e poco dopo ci venne detto che Sharon aveva mandato tutto a monte "perché non voleva avere le mani legate", vede? Per un sionista rispettare i civili è "avere le mani legate".

Vi furono due occasioni durante il pogrom contro Gaza in cui i nostri militanti catturarono soldati sionisti: la situazione dei civili era disperata, la priorità era far cessare subito il massacro, quindi cercammo, a ostilità ancora in corso, di intavolare una trattativa: "smettete di uccidere civili e avrete indietro la vostra gente" e sa cosa successe? Gli ufficiali diressero cannonate e bombardamenti nel luogo dove avevamo annunciato loro che erano tenuti i prigionieri, glielo avevamo detto per evitare che li colpissero per sbaglio, per noi erano preziosi, erano il mezzo per salvare i nostri civili, e loro li uccisero (insieme ai militanti che montavano la guardia su di loro), per poter continuare il massacro indisturbati...questi sono i sionisti.

Paraipan: Come spiega gli attacchi di agosto e dei primi di settembre? Non hanno violato il cessate il fuoco?

Hamdan: Assolutamente no, perché Hebron é nella Cisgiordania, non nella Striscia di Gaza; il cessate il fuoco riguarda solo Gaza e la Striscia...inoltre quelle operazioni erano necessarie per dimostrare che non avremmo lasciato massacrare i nostri militanti e i nostri sostenitori nella West Bank.

Israele, aiutato da Fatah, arresta, incarcera e tortura i nostri uomini e i nostri simpatizzanti in Cisgiordania, arrivando a volte al vero e proprio omicidio, come nel caso di Iiyad Shilbaya, un membro di Hamas incarcerato dagli uomini di Abbas per oltre due anni...viene liberato e dopo quarant'otto ore é trovato morto, in casa sua.

Gli attacchi servirono a mandare un messaggio riguardo questa situazione, non erano minimamente collegati a quella farsa chiamata "progetto di pace", é un'impostura, sta morendo per conto suo, non abbiamo nemmeno bisogno di 'sabotarlo', come é possibile 'sabotare' qualcosa che non funziona?

Fatah non attacca Hamas "per difesa", ma perché segue gli ordini e le indicazioni dei sionisti.

Paraipan: Continuerete simili operazioni?

Hamdan: Le ho detto prima che ci troviamo in una situazione di Resistenza, devo quindi aspettarmi che se Fatah continuerà ad agire come strumento dell'Occupazione si trovi di nuovo sottoposto alle nostre reazioni; comunque quello che voi europei avete difficoltà a capire é che tra i Palestinesi non tutte le operazioni di Resistenza vengono intraprese da Hamas, e nemmeno da uno degli altri gruppi organizzati secondari: all'apice della Seconda Intifada circa un quarto delle operazioni di Resistenza venivano portate avanti da gruppetti occasionali o addirittura da individui.

(1 di 4 - CONTINUA)

1 commento:

  1. Hmmmm,

    mentana, lerner,

    una foto che fa pensare eh?

    chissà come mai in Italia i giornalisti non parlano mai male di isdraele?

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