Siamo molto lieti di poter segnalare ai nostri lettori questo news item indicatoci dall'amico e collaboratore Ali Reza Jalali, giovane giurista, analista e commentatore di fatti, trend e prospettive politiche e strategiche del Vicino e Medio Oriente.
In un'intervista del canale panarabo Al Mayadeen a un esponente di Hamas, l'esponente palestinese ha risposto ad alcune interessanti domande sulla situazione regionale e sui rapporti tra Hamas e l'Iran.
Il giornalista del canale panarabo ha chiesto se Hamas non avesse fatto male i conti, schierandosi col Qatar anziché con l'Iran. Il palestinese ha risposto dicendo che Hamas non ha nessuna intenzione di rompere con l'Iran e che gli esponenti della resistenza palestinese sono in contatto con gli iraniani e ci sono anche non pochi viaggi, ancora in questi mesi, di esponenti di Hamas a Tehran.
Su Hezbollah l'esponete di Hamas è stato ugualmente chiaro. Egli ha detto: "Non potremmo mai fare a meno di Hezbollah". Hamas ormai è isolato politicamente, il suo principale appoggio politico-diplomatico era il governo di Morsi e della Fratellanza musulmana in Egitto; con la loro defenestrazione Hamas, considerando anche il cambio al vertice in Qatar, è costretto, se vuole continuare ad avere un ruolo importante nelle dinamiche regionali, a riappacificarsi con l'Iran e Hezbollah. Sulla Siria sarà un po' più dura la riappacificazione, ma se stai con l'Iran e Hezbollah, e come se stessi anche con la Siria, ciò è chiaro.
Il cambio di strategia degli USA in Medio Oriente, ovvero la momentanea fine della luna di miele coi Fratelli musulmani, darà una forte sterzata agli eventi della regione, rimescolando le carte per l'ennesima volta nel giro di pochi anni.
Le riflessioni di Mahdi D. Nazemroaya di qualche mese fa sono illuminanti sull'argomento.
I leader di Hamas vengono tentati a scegliere tra il campo moderato e la Resistenza, e sempre più tra l’amministrazione o la resistenza attiva all’occupazione israeliana.
Attraverso ciò, una qualche forma di accomodamento tra Stati Uniti e Israele viene ricercata da Hamas. Gli obiettivi sono svincolare i palestinesi, in particolare Hamas, dal Blocco della Resistenza, al fine di presentare l’Iran e i suoi alleati come ripiegati nell’alleanza sciita per dominare i sunniti.
Se si è abbastanza stupidi da cadere in questa trappola, si entra nell’”American fitna” (scisma) in pieno dispiegamento, mirando ad innescare una guerra regionale civile musulmana tra sciiti e sunniti.
L’amministrazione Obama sta cercando di costruire e allineare un asse sunnita contro gli sciiti della regione.
Si tratta della classica strategia del divide et impera che prevede che USA e Israele dominino la regione mentre i musulmani sono bloccati dal loro salasso interno. Gli sciiti sono sistematicamente vilipesi per gentile concessione della nuova guerra mediatica: Iran, Hezbollah, Bashar al-Assad (un Alawita sempre etichettato come sciita per favorire questo piano) e l’amministrazione di Nouri al-Maliqi in Iraq sono ritratti come i nuovi oppressori dei sunniti.
Al loro posto la Turchia, con la sua quasi defunta politica estera del neo-ottomanesimo, e l’Egitto sotto i Fratelli musulmani vengono presentati come i campioni dei sunniti. Non importa che in Egitto, Mohamed Morsi abbia continuato il blocco di Gaza per conto d’Israele o che la Turchia di Erdogan abbia perso la voce quando Israele ha iniziato a bombardare Gaza.