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venerdì 7 gennaio 2011

L'AIPAC terrorizzata dal "dossier proibito", l'asso nella manica di Steve Rosen


L'AIPAC, ricchissima e potentissima organizzazione che coistituisce il cuore della "lobby a sei punte" che manovra e dirige la politica statunitense a esclusivo vantaggio dello Stato ebraico, nel corso della sua disperata battaglia legale contro il suo ex-dirigente Stephen Rosen (che ha citato i suoi ex-datori di lavoro per oltre venti milioni di dollari) ha lanciato una contro-denuncia per sottrazione e possesso illecito di propri materiali interni, che Rosen evidentemente si era procurato costruendosi un "dossier incriminante" da usare come extrema ratio se i suoi rapporti con la lobby ebraica a stelle e strisce si fossero incrinati...come é puntualmente accaduto.

L'AIPAC é ansiosa di liquidare la denuncia di Rosen come la bizza vendicativa di un ex-dipendente licenziato, ma deve riuscirvi evitando che i materiali sensibili da quest'ultimo accumulati nel corso di oltre venti anni di militanza ricevano esposizione mediatica o giuridica e, se ciò dovesse accadere, che vengano ritenuti falsi o di credibilità dubbia; il perché é evidente...la loro diffusione potrebbe far "saltare" per sempre la copertura dell'AIPAC, rivelandola per quel che molti la sospettano di essere: un'estensione dei servizi segreti israeliani negli Stati Uniti, attivamente impegnata in operazioni di spionaggio nei confronti del cosiddetto "alleato".
Negli Stati Uniti nessun candidato presidenziale può sperare di vincere se non si inchina al Moloch della Lobby sionista...
Fra i "pezzi forti" della 'collezione Rosen', uno dei più temuti dall'AIPAC é un memorandum stilato dopo una cena di lavoro a cui intervenne il membro del Consiglio Nazionale di Sicurezza Lisa Johnson, dall'analisi del quale si evincerebbe che la pratica di accumulare notizie e dossier confidenziali del Governo Usa e passarli in toto a Israele era pratica comune dell'associazione; grazie a questa rivelazione Rosen assurgerebbe direttamente allo status di "whistleblower" e perciò avrebbe particolari benefici e protezioni dal Governo, anche se dovrebbe per sempre scordarsi qualunque corposo accordo monetario con l'AIPAC.

Rosen infatti "it's in for the money", se i suoi ex-colleghi fossero stati meno tirchi e avessero continuato a farlo foraggiare dai loro ricchi sponsor, probabilmente non avrebbe mai nemmeno sporto denuncia. Quindi la situazione é tesissima: Rosen tentenna ed esita, come l'uomo che tiene la sua vittima sotto il tiro di un revolver con un solo colpo, l'AIPAC tenta di distruggerne la credibilità con tattiche di logoramento e una campagna di fango e insinuazioni degna dei peggiori Feltri e Belpietro.

Rosen, d'altra parte, potrebbe anche denunciare l'AIPAC all'IRS, la potente agenzia delle entrate amaricana, guadagnandosi una "taglia" di cinque milioni di biglietti verdi e facendo crollare l'impostura che la qualifica come "opera caritatevole" garantendole la quasi totale esenzione fiscale. E' chiaro che finora la speranza di ottenere un premio più grande tramite la causa in corso o un accordo sottobanco con la lobby sionista lo ha trattenuto dal fare gesti estremi, ma la sua pazienza (e la sua ingordigia) sembrano essere giunte molto prossime al limite


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mercoledì 24 novembre 2010

Brutte notizie per l'AIPAC, dossier da 1400 pagine la accusa di malversazioni e irregolarità!


Oggi il Servizio imposte degli Stati uniti d'America, probabilmente la più potente agenzia fiscale del pianeta, ha ricevuto un esposto di quasi 1400 pagine che richiede la revoca immediata dell'esezione da tasse e tributi per l'AIPAC, la famigerata associazione lobbistica che porta avanti i desiderata e gli interessi di Israele con insuperato successo da oltre mezzo secolo, da quando cioé venne formata con questo esplicito scopo dallo stesso Ministero degli Esteri dello Stato ebraico.

Passata attraverso una successiva serie di nomi e di ordinamenti l'AIPAC assunse il suo assetto attuale nel 1964 e ha sempre resistito alle richieste (espresse anche dal Senatore William Fulbright e dal dirigente della CIA Victor Marchetti) di venire considerata come un'agenzia estera operante negli Stati Uniti, anche se praticamente tutti i suoi dipendenti, in quanto Ebrei, godono di cittadinanza israeliana, preferendo qualificarsi come "una lobby politica americana che si sostiene con donazioni di privati".
Cambiano i nomi, il partito, persino il colore dei Presidenti degli USA, ma tutti devono omaggiare il Moloch dell'AIPAC...
Quanto i "privati" che hanno a cuore le sorti dell'AIPAC possano essere generosi lo abbiamo scoperto con la vicenda del licenziamento di Steve J. Rosen, visto che milionari sionisti lo inondarono di denaro per quattro anni (curiosamente, tutto il tempo in cui, da licenziato, veniva indagato per accuse di spionaggio).

Le accuse principali del memorandum organizzato dall'IRMEP (Institute for Research on Middle-East Policies) sono:

-Falso scopo caritatevole, l'AIPAC si presenta come una 'charitable association' quando invece i suoi scopi hanno vari e molteplici fini, nessuno dei quali ha a che fare con la carità o la solidarietà con i più deboli.

-Fraudolenta esenzione tributaria, nella sua richiesta dello speciale status esentasse (che negli Usa si concede alle Chiese e a poche altre associazioni), l'AIPAC omise di evidenziare i suoi legami con l'AZC (Congresso sionista americano), un'organismo chiuso d'ufficio dal Dipartimento di Giustizia di Washington per la sua inottemperanza delle regole che avrebbe dovuto seguire in quanto organizzazione straniera operante in Usa (questo spiega come mai l'AIPAC preferisca le fasulle vesti 'caritatevoli').

Un riassunto del dossier sull'AIPAC é visionabile e scaricabile a questo link.

L'esposto é il risultato delle dichiarazione del Commissario del Servizio imposte Douglas Shulman che, in un colloquio radiofonico tenutosi nel Capodanno 2010, promise al direttore dell'IRMEP Grant F. Smith, autore di numerosi saggi sulla pervasisvità e il potere della lobby ebraica negli Stati uniti, che "Se un'associazione caritatevole viene meno al suo mandato e viola le leggi nazionali, certamente la perseguiremmo".

Ecco le prove che voleva, Commissario Shulman, dica alla sua segretaria di farle un bricco di caffé forte e si metta al lavoro!