giovedì 27 gennaio 2011

Aggiornamenti dall'Egitto, sei i morti, violenze poliziesche in aumento, ma la rivolta non si ferma


Egyptian Revolution Jan 25th 2011 - Take what's Yours! from JoeChaban on Vimeo.

Le dimostrazioni in Egitto per la destituzione del presidente-dittatore Hosni Mubarak e lo smantellamento del regime che ha ereditato da Anwar Sadat e mantenuto in piedi per oltre trent'anni sono proseguite per tutto il giorno, diffondendosi anche in diverse città che ieri non ne erano state toccate, la polizia oggi però ha reagito con maggiore violenza, particolare che diversi analisti arabi e internazionali hanno interpretato come un segno di nervosismo da parte dei suoi comandanti e dei loro referenti politici.

La conta dei morti ha toccato oggi quota sei, mentre più di 500 persone sono state arrestate e molte centinaia hanno riportato traumi, contusioni, ferite e intossicazione da gas lacrimogeni, dimostrazioni e scontri erano segnalati fino a poche ore fa al Cairo, nel sobborgo di Madenat as-Sades (Città 6 Ottobre) a Suez, Mahal el-Kubra, Damietta e Alessandria.

"Vediamo giovani che letteralmente si lanciano contro le barriere di scudi e di manganelli dei polizioni in assetto antisommossa, che formano catene umane attorno ai blindati per bloccarli, la loro frustrazione li rende sprezzanti dei rischi, insensibili ai colpi, questi giovani sono tanto disperati da non tenere nemmeno più alla loro incolumità", così il redattore capo del quotidiano Al-Badil, Khaled al-Balashy, ha descritto le scene cui ha assistito.

Diverse donne-reporter sono state pestate e sottoposte ad angherie e offese dai poliziotti, che solo un massiccio intervento di dimostranti é riuscito ad allontanare dalle loro vittime. "Le proteste potrebbero anche non portare a risultati clamorosi e immediati", avverte Qutb al-Arabi, attivista del Sindacato Stampa egiziano, "Ma sono significative, perché dimostrano come in Egitto stia emergendo una classe di cittadini giovani e determinati che sanno essere uniti e combattivi, anche di fronte alla brutalità degli apparati repressivi statali; questo avrà conseguenze molto profonde sulla società, cambiandola forse per sempre".

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