sabato 9 giugno 2012

L' Ikhwan definisce l'elezione di Mohammed Mursi a Presidente egiziano tappa obbligata per la liberazione della Palestina!

Il candidato della Fratellanza Musulmana alla presidenza dell'Egitto sta rapidamente mobilitando il favore popolare nei suoi confronti, anche fidando nel fatto che se coloro che hanno sostenuto la Rivoluzione e la cacciata di Mubarak un anno e quattro mesi fa non voteranno per lui la prospettiva sarebbe quella della salita al soglio presidenziale di un ex-generale d'aviazione uomo del regime al 110% (Ahmad Shafiq) che potrebbe quindi proteggere i residui della dittatura e mettersi di traverso a qualunque tentativo di "repulisti". Quindi tutti coloro che al primo turno hanno scioccamente sprecato il loro voto scegliendo Amr Moussa, Aboul Fotouh o altre inconsistenti 'non-entità' come i vari candidati 'laici' sanno benissimo di non avere scelta e dover sostenere l'uomo dell'Ikhwan e dell'FJP.

Ovviamente, per mobilitare le coscienze nella maniera più penetrante e integrale Mursi sa benissimo come esista solo uno e un solo tasto da premere: quello filopalestinese e antisionista, essendo il sentimento di fratellanza con i legittimi abitanti della vicina Palestina e l'odio per i suoi invasori e occupanti illegali il grande collante del sentire popolare egiziano, che nemmeno trenta e passa anni di dittatura filoimperialista e filosionista sono riusciti a cancellare, anzi, se mai, hanno avuto l'effetto opposto di rafforzarlo e approfondirlo. 
 Nel corso di un recente raduno elettorale, tenutosi della cittadina del Delta di Mahalla, che ha visto la partecipazione della Guida Suprema dell'Ikhwan Mohammed Badei e di una nutrita rappresentanza degli Stati Maggiori della Fratellanza e del Partito di Libertà e Giustizia il predicatore Sawfat Hagazy ha dichiarato che l'elezione di Mursi a Presidente dell'Egitto sarà "Il primo passo verso la liberazione della Palestina e di Gerusalemme, al canto di 'Milioni di Martiri in Marcia verso Al-Aqsa'!", con palese riferimento alla moschea messa in pericolo dai costanti tentativi israeliani di provocarne il crollo minandone le fondamenta con la scusa di "scavi archeologici".
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