domenica 28 novembre 2010

Mubarak la mummia prepara la successione fra urne truccate e malcontento montante

Il presidente/faraone egiziano Hosni Mubarak ha avuto un "picco di popolarità" sui media di casa nostra per la buffonesca rivelazione che il nostro Presidente del consiglio abbia cercato di gabolare una sgallettata del giro di minorenni compiacenti come sua nipote per ottenerne quieto rilascio dal fermo di polizia in cui si era venuta a trovare; ciò fatto salvo non si può certo dire che il Capo di Stato del Cairo sia molto conosciuto da noi, nonostante che abbia occupato la sua posizione per ben ventinove anni e la sua carriera militare e politica duri ormai da oltre sei decadi.

Infatti Mubarak é vecchio, ben più vecchio del nostro Cavaliere (82 primavere contro 75), e, nonostante insista ostinatamente a tingersi i capelli di un nero inchiostro che vira quasi al blu, non vi é artificio, lifting o iniezione di botox e collagene che tenga: ha ormai l'aspetto scavato e cuoioso di una mummia disseccata, il che, in Egitto, può forse costituire una dimostrazione di attaccamento alle radici storico-culturali del paese.

Nato nel 1928 nel villaggio di Kafr-El-Meselha Hosni scelse la carriera militare nelle allora 'reali' forze armate di Farouk come la migliore via alla scalata sociale, diplomandosi nel 1949 e passando all'accademia aeronautica dove conseguì il brevetto prima di pilota e poi di istruttore sugli Spitfire che nei primissimi anni '50 costituivano la linea di volo principale delle aeronautiche mediorientali.

Cacciato re Farouk nel 1952 dall'insurrezione dei "Giovani ufficiali" Mubarak si accostò al movimento nazionalista e, ormai ufficiale superiore, partecipò a programmi di addestramento e perfezionamento in Unione Sovietica, divenendo esperto di bombardieri a reazione e ritornando definitivamente in patria nel 1964 dopo prolungati soggiorni a Mosca (Accademia Frunze) e in Kyrgyzstan, venendo nominato comandante di base a Cairo Ovest e Beni Suef tra il 1966 e il '67.

Con la debacle subita a causa del proditorio attacco a tradimento di Israele la carriera di Mubarak, stranamente, non subì frenate o arresti, anzi, la necessità di ricostruire l'aviazione egiziana lo spinse a diventare prima Comandante dell'Accademia aeronautica, poi Capo di SM aereo e infine, nel '72, contemporaneamente Comandante in capo delle Forze aeree e Viceministro della Difesa.

La Guerra del Kippur/Ramadan del 1973, contrassegnata da un uso del potere aereo cauto e graduale e da un grande affidamento sui sistemi missilistici antiaerei per negare i vantaggi israeliani in addestramento e materiali consolidò definitivamente la sua posizione, fruttandogli, in riconoscenza dei risultati ottenuti, il grado di Maresciallo dell'Aria.

Ma la più grande spinta verso il vertice del potere, bizzarramente, Hosni la ricevette da persone che, potendo, sarebbero state ben felici di ucciderlo, infatti, il 6 ottobre 1981, quando il presidente-faraone Anwar Sadat venne ucciso da una cospirazione di militari ed esponenti religiosi, lo stesso Mubarak venne ferito piuttosto seriamente a una mano e fu solo grazie alla pronta risposta della polizia militare che il suo nome non si aggiunse a quello dei caduti nell'attentato (oltre a Sadat, l'ambasciatore di Cuba, un vescovo Copto e un generale dell'Oman).



I suoi doveri come nuovo Presidente egiziano erano a dir poco ciclopici: c'era da risollevare un'economia stagnante e il prestigio mediorientale del Paese era ai minimi (per via dell'accordo di pace con Israele); Hosni scelse la via più facile, subordinando in toto quello che una volta era stato il faro del Mondo arabo e del movimento dei Non-allineati ai desiderata politico-strategici di Washington, diventando uno dei maggiori rifornitori e finanziatori della guerriglia islamista in Afghanistan (cosa che contribuì a gettare le basi per l'emersione dei Talebani e di Al-Qa'eda) e arrivando a prendere le armi contro l'Irak di Saddam Hussein nel 1990-91, per il quale servigio gli Usa costrinsero l'IMF a cancellare 20 miliardi di dollari del colossale debito estero egiziano.

Ovviamente, per tutti questi anni, Mubarak é rimasto assiso sul "trono" del Cairo come un dittatore, ma senza che nessun "difensore dei diritti umani" di professione strettamente filo-occidentale e filo-imperialista si sia mai levato a denunciarne gli abusi e le repressioni; quelle grida e quegli sdegni, ben lo sappiamo, sono riservate a chi va contro i progetti dell'Impero a stelle (di Davide) e strisce, come Cuba, Cina, Iran e via dicendo; tutt'al più il 'piccolo faraone' organizzava di tanto in tanto (1987, 1993, 1999) un 'referendum confermativo' con solo il suo nome sulla scheda, secondo la nota procedura mussoliniana.

Cinque anni fa (2005), vennero organizzate delle 'elezioni' leggermente meno farsesche che, fra un'affluenza ridicolmente bassa (dal 19 al 30 per cento a seconda dei distretti) e inchiostro cancellabile per marcare le mani dei votanti (manco fossero in Afghanistan) videro il 'trionfo' del piccolo faraone con percentuali degne della Bulgaria di Zhivkov (88% contro il 12 dell'unico candidato di opposizione ammesso); naturalmente, il più grande e popolare partito di opposizione egiziano, quello della Fratellanza musulmana, venne escluso a priori dalla consultazione.

Domani l'Egitto si "prepara" per così dire a tornare alle urne, stavolta per rinnovare la "Duma" locale, un'assemblea che é tanto ricca di deputati (oltre 500, un numero quasi 'Italiano') quanto priva di effettivo potere. E' da notare tuttavia che, pur bandito dalla scena politica ufficiale il movimento della Fratellanza musulmana ha tuttavia proposto propri candidati sottoforma di "indipendenti", come già fece nelle consultazioni precedenti, arrivando quasi a sestuplicare i propri rappresentanti in Parlamento.

Dai "numeri" di questa chiamata alle urne (affluenza, consistenza della maggioranza che comunque il partito di Mubarak conquisterà, numero di deputati che i Fratelli musilmani riusciranno a portare in aula) si trarranno molti auspici sul futuro politico dell'Egitto, su cui, come una sorta di "Scimitarra di Damocle" pesa il prossimo avvicendamento fra il vecchio 'faraoncino' e il giovane (per modo di dire, avendo oltre cinquant'anni) 'Principe' Gamal Mubarak, designato ufficialmente alla successione.

Le possibilità di una transizione rapida e indolore dipenderanno molto dai risultati elettorali, che questa volta, una volta tanto, sembrano meno pilotabili dall'apparato di potere di Mubarak, nonostante la propaganda martellante, le pressioni, le intimidazioni e i brogli preventivi che hanno contrassegnato tutta la campagna di avvicinamento al voto.

Nessun commento:

Posta un commento