giovedì 2 dicembre 2010

Giraldi: gli Usa hanno il dovere di sanzionare i comportamenti israeliani

Ieri abbiamo pubblicato una dichiarazione del Segretario dell'Ufficio politico del movimento Hamas, che denunciava come il sostegno degli Stati Uniti a Israele, incondizionato e permanente, anche di fronte alle più gravi violazioni del Diritto internazionale e delle più elementari norme di umanità, non ha altro effetto se non rassicurare lo Stato ebraico che mai nessuno gli presenterà mai alcun conto per i suoi abusi e le sue violenze. Ovvianete i "fallaci" crociati del neo-teo-conservatismo filosionista salterebbero su a gridare che queste sono le opinioni di un "terrorista islamico" che odia la libertà e la democrazia, che probabilmente sta preparando gas mortali e bombe atomiche in cantina e che, se potesse, cercherebbe di "distruggere il mondo" (come il brillante Ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, pretende che voglia fare Julian Assange).

Ma non differentemente dal "pericoloso terrorista islamico" si esprime una personalità informata e assennata come Philip Giraldi, già operatore dell'intelligence militare statunitense, che proprio in nome di quei valori "conservatori" non perde occasione di criticare i "neocon" filosionisti e i loro grandiosi e irrealistici piani di conquista mediorientale e di sostegno permanente di Israele che, a suo dire, fanno sprecare agli Usa miliardi di dollari che potrebbero più utilmente investire altrove e li legano a uno "stato canaglia" imprevedibile e con una lamentabile 'fedina', attraendosi l'antipatia e il disprezzo di una larga fetta di opinione pubblica mondiale.

Così, in un recente editoriale pubblicato dal sito Antiwar.com, si esprime Giraldi:


Un ex-ambasciatore usa in Israele, Daniel Kurtzer, ha scritto un articolo ricco di considerazioni condivisibili, fra cui, fra le altre, si trova quella che 'lanciare' concessioni e regalie in direzione di Bibi Netanyahu nel tentativo di ottenerne concessioni relativamente misere sul 'congelamento delle colonie' e sulla ripresa dei "colloqui di pace" coi Palestinesi é una scelta radicalmente e drammaticamente sbagliata. Kurtzer nel suo scritto nota che tale scelta rappresenta, a livello diplomatico il primo "riconoscimento" ufficiale da parte statunitense del processo di esproprio e colonizzazione di terre palestinesi, cosa che costituirebbe, a livello politico un pericoloso precedente.

E poi, una volta consegnati gli aeroplani e gli aiuti promessi, e trascorsi i tre mesi di "congelamento" (ammesso e non concesso che di vero 'congelamento' si tratti), si tornerebbe al punto di partenza; cosa impedirebbe a Netanyahu (o chi per lui) di tornare alla carica con la mano tesa, cosa chiederebbe questa volta? Netanyahu, in privato e a volte nemmeno troppo privatamente, disprezza il presidente Obama, e ha correttamente arguito che il suo tentennare, la sua mancanza di risolutezza, il suo tergiversare alla ricerca di un espediente che lo sollevi dalla responsabilità di prendere una decisione esplicita e finale nei confronti della questione (che lo metterebbe in ulteriore urto con la Israel Lobby, visto che non avrebbe altra scelta se non sanzionare duramente lo Stato ebraico per la sua mancanza di cooperazione), mettono Israele nella condizione di poter compiere qualunque gesto non importa quanto estremo (vedi il massacro della Mavi Marmara o la campagna di espulsioni di cittadini palestinesi, e le continue distruzioni delle loro proprietà e delle loro strutture) senza alcun timpre di doverne poi scontare le conseguenze.

Tale stato di cose durerà fino a che la Casa Bianca non deciderà che per Israele é arrivato il momento di assumersi la piena responsabilità per i propri atti e che lei stessa é l'unica entità in grado di poter fornire le sanzioni e i disincentivi necessari.

Recentemente trentanove parlamentari americani hanno firmato una petizione per la liberazione della spia israeliana Johnatan Pollard, condannata all'ergastolo per aver violato ripetutamente i livelli massimi di segretezza militare americana in favore dello Stato ebraico, ricevendone in cambio uno stipendio di millecinquecento dollari mensili, un anello di fidanzamento con diamanti e zaffiri e un 'bonus' ulteriore di diecimila dollari per la "prima consegna" di informazioni sensibili. Questi parlamentari dovrebbero ricordare di essere stati eletti su suolo americano da voti americani, che é loro dovere difendere gli interessi nazionali americani prima di tutto e che molto raramente (se mai del tutto) essi hanno coinciso con i desiderata e le esigenze dello Stato di Israele e che, se proprio vogliono mobilitarsi con Israele, possono farlo molto più utilmente persuadendolo finalmente a comportarsi in maniera razionale e responsabile.

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