sabato 15 gennaio 2011

L'ultima grana libanese di Obama? Cortesia di Madama Clinton, paladina degli interessi israeliani!

Barack Obama sta probabilmente rimpiangendo la scelta di dare a Dama Clinton carta bianca sulla politica estera Usa...
Continuano a emergere nuovi dettagli sulle pressioni e i movimenti che hanno portato al collasso la coalizione bipartisan che sosteneva il Governo di unità nazionale di Saad Hariri, il figlio dell'ex Primo Ministro libanese ucciso nel 2005 da un proiettile lanciato con ogni probabilità da un drone assassino israeliano.

E' ormai evidente, come risulta dall'analisi della successione temporale degli eventi, che il presidente dimezzato che siede nello Studio Ovale debba ringraziare Dama Clinton, instancabile patronessa della lobby ebraica e infaticabile protettrice degli interessi e dei desiderata israeliani per l'ennesima debacle della propria politica estera, che sta ormai raccogliendo tante battute d'arresto da ricordare quella del suo impopolare predecessore George Bush jr.

La Clinton infatti incontrò Saad Hariri prima di partire per un viaggio in Medio Oriente e Golfo Persico, dove si é fatta notare per i ripetuti tentativi di seminare zizzania fra i paesi arabi del Golfo Persico e l'Iran, nonché per il goffo tentativo di fare accettare all'opinione pubblica araba il 'fait accompli' riguardo la continua politica sionista di persecuzione e sradicamento della popolazione araba dalla Palestina.

E' chiaro che nel colloquio, avvenuto a porte chiuse, la Clinton abbia messo Hariri con le spalle al muro costringendolo a fare un passo indietro dalla prospettata accettazione dell'intesa "2S" (Siro-Saudita) che lo avrebbe invece portato a rigettare "in anticipo" qualunque conclusione del Tribunale speciale per il Libano, più volte esposto come un'agenzia parziale e politicizzata, pronta a falsificare prove e ad accettare testimonianze mendaci nel tentativo di costruire un traballente castello accusatorio nei confronti del suo obiettivo del momento (prima la Siria, adesso il partito Hezbollah).

Hariri, che nell'attentato di sei anni fa ha perso suo padre, sembrava inclinato a voler conoscere la verità piuttosto che a lasciare andare liberi gli assassini del padre per far piacere ai suoi sponsor internazionali, ansioni di piegare il Libano ai loro voleri, ma, minacciato dalla bionda paladina della lobby sionista, ha commesso l'errore di vacillare e tentennare come un qualsiasi Carlo Alberto, pagando prontamente lo scotto della sua indecisione con il crollo del suo Esecutivo.
Walid Jumblatt quando era ancora in "buona" con gli Usa...
Walid Jumblatt, leader del Partito Socialista Progressista, la storica formazione politica drusa, ha dichiarato: "Hariri era sul punto di fare un'audace e generosa mossa nei confronti della soluzione congiunta Siro-Saudita, che avrebbe permesso di disinnescare la crisi con onore e nel rispetto dell'indipendenza e dell'autonomia nazionale, ma le forze occulte che manovrano la coalizione del 14 marzo gli hanno impedito di percorrere fino in fondo quel sentiero".
Militanti del PSP durante la Guerra civile del Libano
Jumblatt, una volta sostenitore della coalizione filo-occidentale, si é sganciato da essa quando il suo asservimento a Usa e Israele era diventato talmente smaccato e offensivo da rendere impossibile la permanenza tra le sue file al partito che nel corso della lunga e sanguinosa Guerra civile libanese (1975-1990) si era distinto per non essersi mai messo al servizio dello Stato ebraico o dei suoi manutengoli libanesi.

Il Ministro del Lavoro Muahmmad Fneish (del partito sciita Hezbollah -foto sopra-) ha a sua volta dichiarato: "Le ingerenze americane e l'incapacità di Hariri di assumere una posizione autorevole e indipendente da essere hanno sabotato ogni speranza di successo dell'iniziativa siro-saudita; se volete saperne di più sulle ragioni di questo fallimento dovete chiedere alla signora Clinton". Se Obama avrebbe visto di buon occhio una soluzione inter-araba che non coinvolgesse eccessivamente la Casa Bianca nella ragnatela di interessi e pressioni contrapposte che é la politica interna libanese Dama Clinton, da brava paladina del sionismo a stelle e strisce, non poteva farsi sfuggire l'occasione di intrigare a favore di Israele, anche a scapito degli immediati interessi politici della propria nazione, da qui il suo intervento.
La Clinton, sorridente e scodinzolante accando al suo "Massa"...
Saad Hariri, schiacciato fra il legittimo desiderio di vedere investigati e incriminati i veri mandanti e i veri esecutori dell'assassinio di suo padre e le pressioni e i ricatti di coloro che hanno inteso usarlo come propria pedina per trasformare il Libano in un vassallo dei loro interessi non é riuscito a far prevalere la motivazione della Giustizia sulle pressioni settarie e di fazione; pur avendo un onorevole compromesso a portata di mano non é riuscito a raggranellare abbastanza forza di volontà e indipendenza morale per afferrarlo, lasciandosi sopraffare dal veto della Clinton, guardiana degli interessi del Moloch con la stella di davide.

Anche dalle occasioni perdute, comunque, si possono trarre utili lezioni e ammaestramenti, da ricordare e utilizzare in futuro: da questa in particolare il popolo libanese e i suoi sinceri amici ed alleati hanno avuto l'ennesima conferma che molto più della Siria o addirittura dell'Iran é dalle mire egemoniche di Stati Uniti, Francia e ovviamente Israele che il Paese dei Cedri ha da salvaguardare la propria indipendenza ed autonomia, mentre le forze che ieri militavano nella Resistenza contro l'invasione e l'occupazione militare sionista costituiscono il più grande baluardo a difesa delle stesse.

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