giovedì 8 marzo 2012

L'Arabia Saudita, nutrice premurosa di tutti i tiranni venduti a Washington e Tel Aviv, non vuole estradare Ben Ali e la moglie!


Confermando di essere la vera e propria "Mecca" (battutaccia offensiva totalmente voluta) di tutti i tiranni in disarmo del Mondo Arabo, ospizio dei vecchi per gli arnesi in disuso dell'Imperialismo occidentale l'Arabia di Casa Saoud ha reiterato ufficialmente di "non avere alcuna intenzione" di estradare verso la Tunisia l'ex dittatore Ben Ali e la sua seconda moglie, l'ex sciampista Leila Trabelsi talmente corrotta, vanitosa e spendacciona da venire soprannominata "la Ymelda Marcos d'Africa".

A casa i componenti della ex-"First Couple" tunisina non troverebbero ad attenderli un nido d'amore ma diversi magistrati ansiosi di addebitare loro il dovuto per corruzione, malversazione delle risorse del paese, contrabbando di manufatti archeologici, riciclaggio di denaro, persino narcotraffico. Messi in fuga dalla rivolta scatenatasi dopo la tragica autoimmolazione di un fruttivendolo di Sidi Bou Zid i due si sono diretti senza fallo dove sapevano che avrebbero sempre trovato ospitalità, tra le braccia dei Saoud servi fedeli dell'Imperialismo americano e sionista, di cui erano stati tanto a lungo i referenti principali in Nordafrica insieme a Mubarak.

Il Presidente tunisino democraticamente eletto dopo la loro fuga, Moncef Marzouki ha dichiarato: "Non ho mai creduto che i Sauditi ci avrebbero consegnato Ben Ali; essi sono inseriti in un meccanismo di potere nel quale l'accontabilità di fronte al popolo semplicemente non viene presa in considerazione; tuttavia continueremo a chiederne l'estradizione e a fare pressione su Riyadh in tal senso. I Tunisini che hanno patito sotto il tallone della dittatura e ancora soffrono per le sciagurate scelte di questo individuo che ha portato il Paese alla rovina ne hanno diritto".
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