mercoledì 16 luglio 2014

Salim al-Jabbouri nominato Presidente del Parlamento irakeno: ora la formazione del nuovo Governo può procedere!

A Bagdad il Parlamento risultante dalle elezioni politiche del 30 aprile scorso ha eletto, al terzo tentativo, il rappresentante moderato sunnita Salim al-Jabbouri come proprio Presidente, spianando la strada alla formazione del nuovo esecutivo e alla successiva nomina del nuovo Capo dello Stato.

In queste settimane di intensa e indefessa lotta al terrorismo gli interessati 'consigli' dell'Amministrazione Obama (che tutti sappiamo con Israele e l'Arabia Saudita essere la vera mano direttrice degli estremisti takfiri dell'ISIL) avevano a più riprese suggerito la formazione di un 'governo di unità nazionale', il che sarebbe equivalso ad annullare l'ampia vittoria ottenuta dalla coalizione del Premier uscente Nouri al-Maliki.

Ma tale 'consiglio' é stato seccamente respinto e ora che le forze armate regolari aiutate dai volontari e dai miliziani dei clan sunniti stanno ricacciando indietro i terroristi del Daash infliggendo loro gravi perdite anche sul fronte politico l'Irak é pronto ad andare avanti sul sentiero dell'autonomia e dell'autosufficienza.

5 commenti:

  1. I mass media italiani sull'iraq tacciono ultimamente , penso che voglia dire che i terroristi stiano prendendole di santa ragione :) .

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  2. Deve poi toccare a quei cornuti dei curdi e poi a quei ladri di turchi e israeliani che si fottono il petrolio iraqeno, un bel passaggio di SU-25 sugli oleodotti nel curdiisraeliottomanistan tanto per interrempere il furto.
    Ivan

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  3. Il Kurdistan ha bisogno di circa 6 milioni di litri di benzina al giorno, per alimentare oltre 600.000 vetture, ma ne produce solo 3,2 milioni di litri al giorno. Il governo fantoccio locale ricorre al razionamento. La famiglia Barzani, è sempre stata a contatto con i sionisti. Addirittura, già discutono sulla moneta da adottare, il "kuro", in quanto si considerano già come "bantustan indipendente". Hanno inviato i peshmerga a impadronirsi dei giacimenti petroliferi di Kirkuk e di Bai Hassan - ufficialmente per metterli in sicurezza rispetto alle manovre di Baghdad – e a espellere i lavoratori arabi. Il filo-sionista e filo-occidentale Masud Barzani dichiarava a un giornale tedesco, il 6 Luglio, che la partizione dell’Iraq è inevitabile e che la Turchia è ormai un “buon vicino” del Kurdistan indipendente. Il quartier generale dell'ISIL è, non a caso, a Irbil, così come il quartier generale americano per le "operazioni" in Iraq. Nel corso degli anni 60, Mullah Mustafa Barzani [il padre di Massoud Barzani] si unì a Washington e allo Scià dell’Iran; divenne un ufficiale del mossad. Dal punto di vista turco, questo "Kurdistan" è ugualmente una manna per la sistemazione del suo problema curdo. Il primo ministro Recep Tayyip Erdogan ha ispirato tutta l’operazione alle orecchie della famiglia Barzani. Inoltre, ha appena fatto votare dal parlamento una legge che autorizza a negoziare con i curdi turchi: i parlamentari che contribuiranno a disarmare e integrare i ribelli saranno esenti da procedimenti giudiziari. Tuttavia, Il PKK di Abdullah Ocalan ha già fatto appello a non cadere nella trappola. Ha pubblicato un estratto della riunione segreta tenutasi ad Amman il 1 Giugno, nel corso della quale i gruppi islamisti come l'ISIL/Daesh e il PDK di Massoud Barzani hanno stipulato la loro alleanza e pianificato l’attacco coordinato dell’Iraq, con il tacito consenso e supporto USA/NATO/GCC/sionisti. Il PKK fa appello a una mobilitazione generale del popolo curdo contro il progetto sionista dei Barzani. Per quanto ci siano senza alcun dubbio molti capitribù Sunniti che sostengono il legittimo esecutivo di Baghdad, e pur vero che ve ne sono anche di quelli che sostengono l'ISIL e sono ostili al governo di al-Maliqi; ad esempio, il 30 Giugno, il capo della più grande tribù Sunnita irachena, Ali Hatim Sulaymani, dichiarava che continuerà a sostenere gli islamisti dell'ISIL/Daesh fintanto che al-Maliqi sarà al potere. Da parte sua, al-Maliki, ha dichiarato che l'esercito iraqeno non può attaccare l’alto comando dell’ISIL, proprio perché è ospitato a Irbil e protetto dal governo locale di Barzani.

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    1. In quello che scrivi ci sono un sacco di inesattezze:
      1)non mi risulta che vi sia anche una minima presenza dell'isis a irbil o più in generale nel kurdistan; le due entità hanno interessi diversi e vi sono ampie zone della provincia di diyala e nell'est di salehddin in cui i curdi e l'isis si scontrano tutti i giorni...all'inizio dell offensiva jihadista l'isis aveva cercato di conquistare kirkuk ma i peshmerga avevano risposto impadronendosi della città.
      2)sheik ali hatem, capo della più influente tribù iraqena, la tribù al doulaim, non ha mai detto che è alleato a quelli dell 'isis...anzi, ha detto che l'isis e al maliki sono due facce della stessa medaglia e che lui, i suoi uomini e le tribù alleate continueranno a combattere come entrambi come hanno sempre fatto anche durante l'occupazione americana.

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    2. Non direi. Nuri al-Maliki in persona ha pubblicamente accusato la regione autonoma del Kurdistan di dare ospitalità ai guerriglieri jihadisti dell'Isil/Daesh e alle milizie sunnite che minacciano Baghdad. "Onestamente non possiamo tacere sul fatto che Irbil è diventata il quartier generale dell'Isis, del partito Baath, di Al Qaeda e delle operazioni terroristiche", ha denunciato Maliki nel suo discorso settimanale alla tv. Il 4 Luglio, diventava operativo, sempre a Irbil, il comando delle forze speciali degli Usa.

      Sul fatto che i peshmerga controllano la città di Kirkuk, è esattamente quello che ho scritto, cioè "Hanno inviato i peshmerga a impadronirsi dei giacimenti petroliferi di Kirkuk e di Bai Hassan"... quindi non vedo dove sia l'inesattezza.

      E' vero poi che ci sono scontri tra le milizie peshmerga e l'Isil, ma fù l'Isil a prendere l'iniziativa e ingaggiare per primo scontri con i peshmerga. Nonostante ciò hanno un interesse convergente, che è quello di estromettere il legittimo governo di al-Maliki; i curdi lo fanno, agevolati e manovrati da forze esterne, per l'indipendenza della regione irakena del Kurdistan, dal governo centrale di Baghdad. L'Isil anch'esso combatte, sempre diretto e armato da paesi esteri, contro il governo di al-Maliki, ma lo fa per altri motivi. Hanno un obiettivo in comune, ma l'Isil [che come molti altri gruppi jihadisti non è del tutto controllabile da parte di sauditi e americani, vedi i vari gruppi in Siria che si scannano tra di loro invece di unirsi per combattere Assad] cerca di estendersi il più possibile, anche a scapito del Kurdistan [dove gli interessi turchi, sionisti, americani e sauditi, sono molteplici]. Non mi sono del tutto chiari i vari motivi per cui l'Isil combatte contro i peshmerga. L'Isil inoltre mantiene operativa la pipeline che arriva al terminale del porto turco di Cehyan [ma interrompendo da subito quella che rifornisce la Siria] permettendo al Kurdistan di vendere greggio estratto dai ricchi giacimenti intorno a Kirkuk, tramite la Turchia, ai sionisti.

      Comunque, se leggi bene NON ho scritto che Ali Hatem Abd al-Razzaq al-Ali Suleiman al-Assafi, capo della tribù Al Duliam, [o Dulaym], sia alleato dell'Isil. Ho scritto che "Ali Hatem al-Suleiman, sosterrà gli islamisti dell'ISIL/Daesh fintanto che al-Maliki sarà al potere". Ali Hatem al-Suleiman sostiene anche, che la sua tribù non combatterà contro l'Isil, fino a quando al-Maliki sarà al potere, quindi non combatte contro l'Isil, ma ne sostiene l'azione contro al-Maliki, [dubito che lo farebbe una volta che al-Maliki dovesse eventualmente cadere]. Ciò che ho scritto [che non me lo sono inventato io] è riportato da numerose fonti, persino su Wikipedia.

      Quando parlo di presenza dell'Isil nel Kurdistan, intendo non solo la loro presenza nei governatorati sotto diretto controllo del governo del Kurdistan che sono Sulaymaniyya, Irbil, Dahuk, ma anche ai governatorati rivendicati e su cui ora il governo di Irbil ha più o meno un certo grado di controllo come Kirkuk e Diyala. I peshmerga controllano Qaratapa, nella provincia di Diyala, sono presenti a Ba'quba [Diyala] dove si scontrano con l'Isil, stessa cosa a Jalawa [Diyala], e altre località. Con la forte presenza di forze Curde nei governatorati di Kirkuk e Diyala, il governo del Kurdistan si sta radicando nei territori che rivendicava, e Baghdad lascia fare perchè i peshmerga combattono [nelle zone da loro controllate] l'Isil, permettendo all'esercito irakeno di impegnarsi e concentrarsi maggiormente in altre aree.

      E' una situazione parecchio intricata, probabilmente ancor più intricata che la vicenda Siriana.

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