Uno spettro si aggira per il Medio Oriente, lo spettro di un nuovo "1989", che questa volta scuota i paesi arabi invece di quelli slavi e balcanici, che faccia rotolare giù dai troni (oltre a Ben Ali), i Mubarak, gli Ali Saleh, i Re Abdullah come già rotolarono gli Zhivkov, i Ceausescu, gli Honecker, come in un cataclisma tellurico le onde della protesta e della rivolta spandono lungo una "cintura di fuoco" che va da Algeri fino a Sanaa passando per Alessandria, il Cairo e Amman.
Non direttamente coinvolto dalle scosse ma potenzialmente espostissimo alle loro conseguenze, lo Stato ebraico, rinserrato dietro le sue muraglie e le sue barriere di Apartheid osserva interdetto e spaurito, temendo il momento in cui i satrapi e i reucci di stretta osservanca imperialista e filo-occidentale potrebbero venire sostituiti da sistemi democratici, epressione di popoli che certono non vedono di buon occhio le politiche aggressive, razziste, persecutorie che costituiscono il pane quotidiano dei politici e dei militari israeliani.
Se per esempio Mubarak, finora vittima della rivolta più imponente e prolungata, dovesse cadere, sostituito da governante appena appena meno legato a Israele e Usa, é certo che a Tel Aviv andrebbero totalmente nel panico; dopo la complete rottura dei rapporti con la Turchia, la perdita anche della "vacca che ride" lascerebbe lo Stato sionista con una grossa, grossissima incognita per quanto riguarda Sinai e Gaza, ultima preoccupazione di uno scenario regionale che lo vede sempre più isolato.
Preoccupatissima deve essere anche la cosiddetta "Autorità nazionale palestinese", cioé il governo-fantoccio della Cisgiordania che Fatah ha impiantato nella cittadina di Ramallah; già colpita mortalmente nella propria credibilità politica e diplomatica dalle rivelazioni di Al-Jazeera riguardo i suoi accordi sottobanco con Israele la fazione di Abbas e complici potrebbe doversi trovare ad affrontare una massiccia insurrezione dei suoi 'sudditi' della West Bank, i quali già nel 2006 avevano votato in maggioranza assoluta per Hamas e che negli oltre cinquanta mesi intervenuti da allora hanno avuto modo di assaggiare le "plaisanteries" del regime degli ascari filosionisti in cui Fatah si é lentamente trasformata.
Israele, grazie al suo Apartheid, alle parziali e disoneste 'mediazioni' americane e ai soldi (e al silenzio complice e colpevole) dell'Unione Europea pensava di essere sul punto di "mettere al sicuro" anche il suo confine Cisgiordano grazie al collaborazionismo di Abu Mazen e dei suoi ascari, ma, ora, con Libano ed Egitto in fermento per motivi diversissimi, ma apparentemente avviati su strade contrarie ai desiderata sionisti, persino la Cisgiordania potrebbe 'andare con la corrente' e trasformarsi di nuovo in un terreno 'caldo'.
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