domenica 30 gennaio 2011

Prende forma il nuovo Governo libanese: l'alleanza 8 marzo può essere un esempio per Tunisia ed Egitto?

D'accordo, parlare di normali e regolari consultazioni (che perdipiù si svolgono secondo il consueto protocollo!) per la formazione di un "noioso" gabinetto esecutivo può sembrare meno barricadero ed entusiasmante che non ragionare sul vento di rivolta e cambiamento che sta spazzando Nordafrica e Penisola Arabica ma noi ci ostiniamo a tenervi aggiornati anche sugli aspetti "in giacca e cravatta" della politica mediorientale o perché romanticamente innamorati dei paesaggi e dei tramonti libanesi oppure (e forse é più il caso), perché siamo convinti che quanto accade in Libano oggi possa offrire uno spunto interessante anche per l'evoluzione della situazione politica in Tunisia e se (ed é un grosso 'se') Mubarak verrà cacciato, probabilmente anche in Egitto.

Tornando a bomba; avendo concluso il suo secondo e conclusivo 'giro' di consultazioni il Primo Ministro designato Najib Mikati si é incontrato con il Presidente della Repubblica Michel Suleiman nel Palazzo Baabda (sopra), per aggiornarlo sui risultati e sulle sue idee in merito alla composizione dell'esecutivo. Al termine del colloquio Mikati ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione alla stampa.

Pare, tuttavia, che Mikati abbia riferito a Suleiman come sia sua intenzione affrontare le controversie su pratiche, ruolo e validità del famigerato "Tribunale speciale" attraverso il coinvolgimento e il dialogo piuttosto che con la contrapposizione muro contro muro e il ricorso ai voti di maggioranza, che potrebbero solo guastare e invelenire un'atmosfera di concordia solo da poco recuperata dopo la futile e pretenziosa "dimostrazione di forza" tentata da Hariri poco prima del ballottaggio che lo ha visto sconfitto proprio da Mikati.

Ambienti vicini al Primo Ministro incombente hanno rivelato al quotidiano As-Safir che questi é stato confortato nelle speranze di portare avanti la sua azione di governo a lungo e con successo da vaste dimostrazioni di stima e offerte di cooperazione regionale e internazionale che lo hanno raggiunto proprio poco dopo la propria nomina. I bene informati sanno che subito dopo aver strappato ad Hariri la designazione a nuovo premier libanese Mikati é stato visitato dagli ambasciatori americano, dell'UE, francese, saudita e dal rappresentante locale del Segretariato generale dell'ONU.

Maestro di diplomazia e compromesso l'ambasciatore saudita Ali Awad Assiri(sopra) ha voluto puntualizzare a Mikati che la raccomandazione ai regnicoli della Casa di Saud di evitare i viaggi in Libano era solo motivato dalle violenze di piazza dei sostenitori di Hariri, ed é già quindi stato revocato. L'ambasciatore gallico Denis Pietton ha definito "franca e informativa" la discussione avuta con Mikati sulle sue idee e prospettive di Governo.

"Un buono scambio, franco, aperto, sincero, ancorché breve" é il modo con cui Angelina Eichorst, rappresentante diplomatica dell'UE ha definito il suo incontro con Mikati, mentre da Londra il Ministro del Foreign Office William Hague(sopra) ha dato un insospettato e doloroso smacco alla potentissima "lobby a sei punte" attiva in quel d'Albione, rifiutandosi di definire la maggioranza parlamentare libanese come "dominata da Hezbollah".

Ed é proprio di Hezbollah che vogliamo parlare: la presenza del gruppo musulmano di Resistenza nella coalizione che sostiene Mikati è la totale e definitiva prova che, nonostante le panzane che gli 'occidentalisti' di casa nostra vorrebbero rifilarci non è AFFATTO IMPOSSIBILE che un partito politico a forte, se non fortissima, ispirazione religiosa musulmana (o meglio 'islamica' come amano dire i fallaci occidentalisti) cooperi costruttivamente con altre forze politiche (come i comunisti, i democratici libanesi, i socialisti nazionali siriani, i liberaldemocratici di Marada), perseguendo obiettivi comuni.

La Tunisia e forse l'Egitto potrebbero imparare molto dal Libano.

1 commento:

  1. TANTO LE BANCHE LIBANESI SONO PER OLTRE IL 70% IN MANO A QUELLE ISRAELIANE. ISRAELE NON MOLLA...

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