domenica 20 marzo 2011

Haneen Zoabi intervistata da Xinhua: "30 leggi israeliane discriminano i Palestinesi nei territori della Nakba!"


Haneen Zoabi, la determinata e combattiva parlamentare del Balad, ha molto di notevole nella sua biografia: nata a Nazareth, é stata la prima Palestinese residente in Israele a laurearsi in Scienza dei Media all'Università ebraica Gerusalemme, che riuscì a frequentare nonostante i molteplici tentativi di dissuasione e opposizione da parte delle autorità accademiche; una volta laureata si impegò da subito perché un corso simile venisse attivato nelle università per Palestinesi, in modo che altri avessero accesso alle conoscenze che lei aveva lottato per conquistare.

Dopo un periodo di attivismo per le pari opportunità si dedicò alla politica a tempo pieno, divenendo la prima donna eletta alla Knesset nelle fila di un partito Palestinese, andando a perorare e difendere la causa nazionale del suo popolo nel 'ventre della bestia', l'antro dove vengono 'cucinate' le micidiali pozioni dello Stato etnocratico e dell'Apartheid ebraico.
Homepage del sito del Partito Balad, in cui milita Haneen Zoabi.
Intervistata dall'agenzia cinese Xinhua la Zoabi non ha alcun dubbio su come definirsi: "Sono una Palestinese al 100%, quello che dicono i miei documenti, secondo cui sarei una 'israeliana di etnia araba' sono solo imposture dello Stato dell'Apartheid, sono Palestinese e la mia lotta è tanto per i Palestinesi che vivono nei territori occupati dalla Nakba, quanto per i Palestinesi di Gaza e Cisgiordania".
Molti sionisti vorrebbero vedere Haneen Zoabi morta, come dimostra questo schifoso cartoon...
"Israele sente di dover negare la nostra identità, la nostra storia, la nostra 'palestinesità' perché é pienamente cosciente che riconoscerla vorrebbe dire ammettere, in nuce, i suoi crimini contro di noi, crimini che vanno avanti da 62 anni e che, nei piani israeliani, dovrebbero continuare fino alla completa 'pulizia etnica' della Palestina. Attraverso segregazioni, persecuzioni, Apartheid e continue ondate immigratorie di ebrei raccattati per ogni dove Israele é riuscito a ridurre i Palestinesi in stato di minoranza sulla loro terra, ma questo vale solo per i territori occupati dalla Nakba (lo Stato di Israele vero e proprio, ndr), se si contano anche gli abitanti di Gaza e Cisgiordania il rapporto diventa praticamente paritario e, con i profughi della diaspora residenti nei paesi circonvicini esso 'precipita' a totale favore palestinese; per questo i sionisti vorrebbero negarci il Diritto al Ritorno, sancito dai trattati e dal Diritto internazionale".

Anche senza il Diritto al Ritorno, comunque, gli ebrei in Palestina diverranno minoranza a partire dal 2013.

"La mia lotta come Palestinese, come politico palestinese, mira a porre termine all'occupazione e allo smantellamento di tutte le colonie ebraiche illegali, non mi importa se alla fine della lotta rimarranno due stati separati o uno solo, l'importante é che sia uno stato democratico dove viga la libertà e l'uguaglianza fra tutti i cittadini, a prescindere da etnia, religione o quant'altro, garantita da norme democratiche".

"Attualmente in Israele sono in vigore 30 leggi che discriminano nei fatti i Palestinesi rispetto agli ebrei, nonostante tutte le fole raccontate da Israele sull'essere 'l'unica democrazia del Medio Oriente': ad esempio io non posso sposare un Palestinese di Ramallah o di Gaza e portarlo a vivere con me, mentre Israele può raccattare 'ebrei' dai quattro angoli del mondo e metterli a vivere su terra rubata ai miei compatrioti".

"Il peggio, ovviamente, sono le recenti leggi che pretendono, da chi si trasferisca in Israele senza essere ebreo (mettiamo, un europeo che sposi un'israeliana e venga a vivere qui, oppure i lavoratori immigrati asiatici), il 'riconoscimento' di Israele come stato 'ebraico'; quale nazione europea chiede agli immigrati africani o asiatici che si trasferiscono da lei di riconoscerla come 'stato cattolico' o 'stato protestante', o peggio ancora 'stato bianco'?? Se questo succedesse in Europa la nazione che pretendesse tali riconoscimenti diverrebbe immediatamente un paria internazionale, perché invece a Israele viene 'perdonato' il suo blatante razzismo?"

"Chiedere 'lealtà' o 'accettazione' di uno 'stato ebraico' implica riconoscere l'Apartheid e la discriminazione verso gli abitanti originari della Palestina, significa rinunciare a lottare contro l'occupazione, contro gli insediamenti illegali, costruiti in spregio di tutta la normativa internazionale sulle occupazioni militari; io non lo farò mai, i Palestinesi non lo faranno mai, quello che voglio, quello che vogliamo, é uno Stato libero, democratico, uguale per tutti i suoi cittadini".

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