sabato 10 settembre 2011

Pesanti scontri al Cairo attorno all'ambasciata sionista: la folla distrugge il muro di separazione, un morto, 300 feriti!



Avevamo appena finito di scrivere un articolo sulle grandi manifestazioni di piazza al Cairo per il rapido passaggio di poteri dalla Giunta di Transizione a un'amministazione civile investita della sovranità elettorale quando, come tante volte da quando abbiamo iniziato l'impegno di creare e gestire questo blog, le notizie provenienti dalla capitale egiziana hanno reso obsoleto e superato tutto il lavoro svolto fino a quel momento.
Secondo quanto riportato dai più importanti outlet giornalistici regionali, da Al-Jazeera a PressTv, gravi scontri sono scoppiati tutto attorno all'ambasciata israeliana del Cairo, con la folla che ha utilizzato martelli, picconi, arieti improvvisati per abbattere il muro fatto erigere gli scorsi giorni attorno al palazzo e ha quindi strappato la bandiera israeliana 'sostitutiva' appesa fuori da un balcone a sostituire quella divelta dal pennone sul tetto dal giovane 'Flagman' Al-Shahaat.


La polizia egiziana é intervenuta sparando proiettili di gomma e gas urticante per tentare di disperdere i manifestanti, ma é riuscita solamente a istigare la loro furia: "Servi degli israeliani", "Carnefici dei vostri fratelli" sono state solo alcune delle frasi gridate rabbiosamente all'indirizzo degli uomini in uniforme; il popolo di Piazza Tahrir non ha dimenticato che la maggior parte delle 846 vittime della rivoluzione anti-Mubarak vennero uccise proprio dai poliziotti (mentre l'Esercito si rifiutò di aprire il fuoco sui dimostranti). Un manifestante sarebbe morto soffocato dal gas CS made in Usa, di cui la Casa Bianca é munifica dispensatrice sia a Israele che ai tiranni arabi allineati (di cui Mubarak era il capofila).
Alcune dozzine di manifestanti sono riusciti a introdursi negli uffici ai piani bassi dell'ambasciata, lanciando mobilio e schedari di documenti fuori dalle finestre; una macchina della polizia é stata rovesciata e data alle fiamme. Avevamo pronosticato che il mini-muro dell'Apartheid avrebbe fatto la fine di tante altre inutili barriere erette contro la Storia; speriamo che questi avvenimenti servano da ammonimento per Tantawi e colleghi: il popolo egiziano non é più disposto ad accettare un'autorità che si schieri manifestamente contro i suoi desideri e le sue richieste. La chiusura dell'ambasciata sionista, l'espulsione del suo personale, la denuncia dell'infame capitolazione di Camp David e infine la riapertura incondizionata dei confini con Gaza non sono più richieste eludibili o rinviabili, pena un "secondo tempo" della rivoluzione di febbraio.


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