giovedì 10 novembre 2011

Pellegrini sciiti protestano alla Mecca durante le cerimonie dell'Haji, chiedono a Re Saoud di ritirare le truppe dal Barhein!


Pellegrini dell'isola di Barhein e cittadini sauditi della costa orientale del regno, in particolare provenienti dalla città di Qatif, hanno messo in scena delle proteste e delle manifestazioni alla Mecca, primo e maggiore luogo sacro della fede musulmana, durante le celebrazioni dell'Haji, di fronte ad altri pellegrini impegnati nell'adempimento di uno dei principali doveri dell'Islam, ivi convenuti dai quattro angoli del mondo.

Una manifestazione politica alla Mecca é qualcosa di inaudito; quando si conti, inoltre, che questa é stata esplicitamente mirata a contestare e stigmatizzare l'operato della casa regnante di Saoud, pesantemente impegnata a sostenere il traballante trono del Re del Barhein Al-Khalifa (foto sotto), la notizia é praticamente dirompente. Ovviamente il divide settario ha un'importanza preminente: gli abitanti del Barhein sono a schiacciante maggioranza sciita (ma sono governati da una dinastia sunnita, per volere dei colonialisti inglesi che la installarono al potere all'inizio del XX secolo, per garantirsi una base navale da cui controllare il petrolio persiano), così come i sauditi della costa del Golfo (la parte di Arabia Saudita più ricca di petrolio e gas, incidentalmente), e sunnita é Re Abdallah che li domina da ultimo regnante assoluto del mondo.

E' dal 14 marzo che truppe saudite (e degli Emirati Arabi Uniti) stazionano in Barhein, aiutando poliziotti e soldati del re locale a reprimere e massacrare i civili che manifestano, con ammirevole costanza e dedizione, chiedendo profonde riforme dell'ordinamento politico, una maggiore considerazione nella vita pubblica e una più equa gestione e ridistribuzione delle ricchezze naturali dell'isola.

La mossa in Barhein é stata valutata da molti come un 'gioco d'anticipo' per evitare che il tarlo della protesta si diffonda anche tra gli sciiti del regno di Saoud; ma ora sembra proprio che nativi del Barhein e della costa Est del Golfo Persico abbiano capito che la loro lotta é una sola e che se gli uni vincono, allora probabilmente potranno vincere anche gli altri. Forse é per questo, volgiamo retoricamente la domanda ai lettori, che il delfino di Re Saoud ha accolto con mille salamelecchi l'anima nera del regime di Mubarak, l'ex capo dei Servizi segreti Suleiman, offrendogli protezione e lavoro? Si vuole affidare alle sue indubbie conoscenze di rapimenti e torture per una repressione 'in grande stile'?
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