martedì 15 gennaio 2013

Lo sdegno del Libano contro i ritardi francesi nella liberazione di George Abdallah: i suoi parenti chiedono moderazione alla folla!

Abbiamo già denunciato la vergognosa procrastinazione da parte francese delle procedure di rilascio e ritorno in patria del prigioniero politico George Ibrahim Abdallah, attivista della Resistenza apparentemente appartenente a un'altra era e a un altro mondo (quella dei movimenti rivoluzionari mediorientali politicizzati e laici, ideologicamente collocati a Sinistra) che si é ritrovato a diventare suo malgrado un simbolo della Resistenza del Ventunesimo Secolo visto che la potenza colonialista e imperialista che lo trattiene in carcere con pretesti é tuttora impelagata nel sostegno al terrorismo islamico di matrice qaedista in Siria e contemporaneamente interviene con le armi nell'Africa Nera con la scusa di combattere quello stesso qaedismo che favorisce altrove.
Dopo che una folla inferocita si é radunata sotto le mura dell'ambasciata francese di Beirut bersagliandola con sassi e rifiuti e lasciando graffiti in arabo e langue d'oil che accusavano Parigi di essere la "serva" o la "puttana" degli Usa, i familiari stessi di George Abdallah hanno rilasciato un appello in cui invitano i dimostranti a stazionare pacificamente presso la delegazione di Mat-haf ed a evitare gesti che "complicherebbero solo la situazione del loro congiunto".
Nel frattempo il Premier libanese Najib Mikati ha telefonato all'ambasciatore di Parigi Patrice Paolì chiedendogli ragione del ritardo nella liberazione di Abdallah e facendo pressione perché qualunque intoppo procedurale o burocratico venga superato confermando la fiducia nella buona volontà dell'Eliseo di dare esecuzione a quanto promesso non più di poche settimane fa.
Intanto i dimostranti fuori dall'ambasciata transalpina hanno iniziato a erigere una tendopoli promettendo di sostare attorno ad essa fino alla positiva soluzione dell' "Affaire Abdallah".
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