Nel solo mese di settembre, riporta il Palestinian Centre for Human Rights, in 18 casi i soldati israeliani hanno aperto il fuoco, un pescatore palestinese è rimasto ferito, 11 pescatori sono stati arrestati, 4 barche e 22 reti da pesca sono state confiscate. Tali aggressioni sono avvenute tutte dentro il limite delle 6 miglia nautiche dalla costa.
Questo contraddice in pieno le promesse fatte al momento della sigla dell'armistizio dopo le ostilità di luglio e agosto 2014, col patrocinio dell'Egitto.
Il governo dell'entità sionista aveva allora concesso ai palestinesi un’estensione dell’area marittima fino a 6 miglia nautiche dalla costa. Un’estensione che rappresentava di fatto un ritorno all’accordo raggiunto dopo la precedente offensiva israeliana del novembre 2012, niente di più, niente di meno.
Ma dopo un breve periodo in cui le imbarcazioni palestinesi riuscirono a spingersi fino a sei miglia dalla costa, riportando considerevoli quantità di pesce a riva, sono ricominciate le vessazioni e le aggressioni.
Tel Aviv ha bisogno quanto prima di nuovi razzi palestinesi sui suoi quartieri più abitati, sul suo aeroporto e sulle raffinerie di Haifa, il regime dell'Apartheid capisce solo il linguaggio delle armi.
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