Si penserebbe che la vita di un combattente di Hamas, della Jihad Islamica, delle Brigate Abu Ali Mustafa o delle Brigate Salah ad-Din sia più pericolosa di quella di un comune cittadino disarmato, di un agricoltore o di un pescatore.
Ebbene, nel ghetto-lager di Gaza E' ESATTAMENTE IL CONTRARIO.
Perché il sionista sa benissimo che il combattente palestinese, allo stato attuale delle cose, non rappresenta che una minaccia minima per la mostruosa entità dell'Apartheid a Sei Punte.
Ma il Palestinese, il Palestinese medio, se dovesse vivere normalmente, condurre un'esistenza dignitosa e sicura, godendo dei frutti del proprio lavoro e del proprio ingegno, vivaddio, è una minaccia MORTALE, perché metterebbe in crisi la narrativa sionista dei Palestinesi = Arabi = Islamici = Subumani, con cui israhell cerca di accaparrarsi le simpatie europee (dopo che gli alleati sauditi di israhell hanno riempito l'Europa di immigrati islamici radicalizzati al wahabismo made in Riyadh).
Va quindi bersagliato, sparato, cecchinato, avvelenato, bombardato, napalmizzato! Ne va del futuro della 'terra promessa' (buffo che, se é stata 'promessa da Dio', dei senza Dio come i sionisti -tutti materialisti e atei, da Herzl in avanti- si debbano dare tanto daffare per 'conservarla', no? E' una contraddizione, un'antinomia su cui mi ha fatto riflettere profondamente Rabbi Weiss di "Neturei Karta").
Come si vede dalla tabella qui riportata negli ultimi sedici mesi (un anno e quattro mesi) il numero di Palestinesi assassinati da israhell mentre si aggiravano nei pressi del confine del ghetto-lager (soprattutto contadini) e mentre pescavano (gli uccisi in mare) é praticamente doppio (18 contro 10) di quello dei combattenti della Resistenza uccisi mentre compivano missioni di rappresaglia lanciando razzi o colpi di mortaio contro obiettivi sionisti.
Istruttivo, no?
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