venerdì 19 novembre 2010

"In cauda venenum": generalissimo sionista giubilato batte il tamburo di guerra, ma il collega usa lo smentisce

Povero Gabi Ashkenazi, qualcuno potrebbe quasi avere pena per lui, con la figura tozza e sgraziata, il cranio brachicefalo dalla fronte strettissima e sfuggente e i capelli scuri e aderenti a esso, fitti come pelliccia; é chiaro che Madre Natura non é mai stata benigna con lui e quindi, come Riccardo III, non essendo stato formato per le piacevolezze d'amore decise quindi di darsi a quelle della guerra e della violenza.

Comandante della Brigata Golani, il famigerato "reparto latrina" di Tsahal, dove l'esercito dello stato ebraico concentrava tutti gli indesiderabili, i criminali, i sociopati, gli analfabeti dei suoi ranghi é passato di missione in missione, di invasione in aggressione fino ad occupare posti sempre più altisonanti: nel Direttorato operativo dell'IDF, nel Comando militare settentrionale e, infine, nel 2007, é assurto alla carica di Capo di stato maggiore delle forze armate sioniste.

Ma il suo regno é durato meno di tre anni e, dopo un'aspra polemica tenutasi a inizio settembre nel gabinetto governativo di Tel Aviv, Ashkenazi é stato "giubilato" a favore di Yoav Galant, cui il ministro della difesa (il 'laburista' Ehud Barak, alleato incongruo per il likudnik Netanyahu e i suoi sodali dell'ultradestra fascista e razzista) ha accordato il suo favore decidendo di non esercitare l'opzione di confermare il Capo di SM per ulteriori dodici mesi.
Yoav Galant, generalissimo incombente, di fronte ai rappresentanti dei media.
Povero Ashkenazi, la sua 'tenure' come generalissimo sionista é stata la più breve degli ultimi quarantotto anni se si esclude quella di Dan Halutz, silurato a furor di popolo per la debacle sofferta dalle armi israeliane in Libano.

Amareggiato e deluso, Gabi é andato a ingoiare l'amaro boccone oltreoceano, congedandosi dal collega a stelle e strisce, l'ammiraglio Michael Mullen, sperando forse di trovare presso di lui un po' di maschia e militaresca solidarietà, quella che nei film di guerra si cementa davanti a un bicchiere di bourbon.

Una volta negli Usa, forse ringalluzzito dai flash e dall'entusiasmo della stampa a libro paga dell'AIPAC e di altre estensioni della lobby filoisraeliana Gabi ha perso un po' la bussola e, ansioso di suonare (forse per l'ultima volta nella sua vita) come il "Top Dog" si é lasciato andare ad ammonimenti da sibilla, ovviamente indirizzati contro la Repubblica Iraniana e il suo fantomatico programma nucleare.

Deve esserci rimasto malissimo quando, interrogato a proposito degli allarmi lanciati dall'ospite l'ammiraglio Mullen, col cuore più duro di quello di un Bruto irriconoscente, si é limitato a commentare "...adesso l'attenzione è focalizzata sul dialogo e sul coinvolgimento con Teheran..." tu quoque, Michael!

Ingollando questo amarissimo boccone come 'antipasto' della cena privata offertagli da Mullen e consorte Ashkenazi non ha potuto che chiosare: "Non sappiamo quanto questa linea sia produttiva, ad ogni modo apprezziamo ogni sforzo dei nostri alleati americani".

E questo è quanto.

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