martedì 27 settembre 2011

Stragi e massacri in Yemen mentre il dittatore "ringrazia" Usa e Arabia Saudita!


Il rientro dello screditato dittatore Ali Saleh in Yemen é coinciso con una serie inaudita di violenze contro la popolazione civile, segno che i lanzichenecchi del regime si sentono autorizzati a qualunque eccesso pur di tentare di sostenere il padre-padrone di Sanaa, spalleggiato da Stati Uniti e dalla Casa di Saoud.

Ed é proprio ai suoi 'protettori' vicini e lontani che si é rivolto Saleh, immancabile 'turbante' ben calato in testa a nascondere la sfigurante cicatrice che nemmeno i chirurghi americani a libro paga dei sauditi sono riusciti a cancellare, nel suo primo 'messaggio pubblico' trasmesso in diretta dal suo rientro in patria.

Ma anche l'opposizione ha inviato un messaggio a Saleh, per bocca di Walid al-Amari, leader della protesta giovanile e membro di spicco del Consiglio provvisorio di Transizione: "Il popolo, e specialmente i giovani, non accetteranno mai alcun richiamo alla 'normalizzazione', non indietreggeranno e non rientreranno nei ranghi fino a che tutti gli obiettivi della Rivoluzione, a partire dalle dimissioni e dal processo per i crimini ordinati ad Ali Saleh, non saranno stati raggiunti!".

Saleh nel suo messaggio aveva fatto ripetuti richiami alle urne, promettendo elezioni politiche e presidenziali secondo il profilo tracciato dal Consiglio di Cooperazione dei Paesi arabi del Golfo Persico, ma evidentemente rifiutando dimissioni anticipate e inchieste o processi a suo carico.
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