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Più volte
nel recente passato abbiamo segnalato, accanto alle sempre presenti
cronache del malcontento e delal protesta nell'Est sciita del Regno dei Saoud, anche
le più sporadiche ma altamente significative avvisaglie di movimenti di protesta anche in altre zone, decisamente meno
etnicamente e settariamente distanti dalla dinastia al potere.
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Ancora una volta veniamo a comunicare alla nostra readership che le strade di Hejaz, nella quasi omonima provincia occidentale dell'Arabia Saudita (dove, incidentalmente, si trovano i massimi luoghi sacri dell'Islam, Makkah e Medina), si sono riempite di cittadini in marcia per ottenere la liberazione di un gruppo di donne e ragazzi (anche molto giovani) arbitrariamente arrestati (sarebbe da dire quasi "rapiti") dalle forze di sicurezza del regime mentre dimostravano davanti alla prigione di Al-Safrah, a Buraidah, quest'ultimo lunedì.
Secondo i calcoli delle opposizioni attualmente in Arabia Saudita ci sarebbero qualcosa come quarantamila detenuti per motivi politici, molti dei quali vengono torturati, soggetti a criminale negligenza medica, tenuti in isolamento per periodi di mesi o addirittura anni. Ovviamente l'Occidente ipocrita
che vende ai peggiori reami tirannici arabi armi per miliardi di dollari ed euro non chiede nessun 'intervento umanitario' contro i satrapi di Riyad e degli altri emirati del petrolio.
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