lunedì 17 gennaio 2011

Boicotta, disinvesti, sanziona! Grande retailer canadese rimuove dal suo catalogo i prodotti Ahava, i cosmetici dell'Apartheid!

Al principio dello scorso week-end, in aperto riconoscimento del declino di vendite e della "tossicità" per gli affari del gruppo del permanere del brand nel proprio catalogo, l'Amministratore delegato di "The Bay Canada", catena di grandi magazzini di moda e cosmesi, ha comunicato la decisione di rimuovere dal catalogo del gruppo tutti i prodotti a marchio Ahava - Laboratori del Mar Morto, confezionati con risorse naturali palestinesi all'interno di un insediamento illegale ebraico presso lo storico e famoso lago salato cisgiordano.

La decisione di "The Bay" costituisce una grandissima vittoria per la campagna "Stolen Beauty - Boicotta Ahava", portata avanti negli ultimi anni dall'associazione "Code Pink / Women for Peace" e sostenuta da centinaia di migliaia di attiviste e attivisti, raggiunti e sensibilizzati dal messaggio che non possa esistere 'bellezza' laddove i prodotti usati per raggiungerla e conservarla sono il frutto di oppressione, persecuzione, espropri, apartheid.

Tuttavia, Code Pink avverte tutte le sue sostenitrici e sostenitori che, nonostante l'importante risultato, non é il momento di rilassarsi e abbassare la guardia; visto che é pressoché certo che Ahava tenterà, la primavera ventura, di "riverniciare" la propria immagine presentando i propri prodotti con nomi e confezioni diverse, nel tentativo sornione e ipocrita di ingannare le consumatrici e i consumatori; i centri di coordinazione della campagna di boicottaggio hanno già lasciato intendere che "Stolen Beauty" identificherà immediatamente il nuovo brand di Ahava proseguendo contro di esso una campagna di esposizione e denuncia ancora più forte e vibrata della precedente.

I Laboratori di Ahava fabbricano prodotti di bellezza all'interno dell'insediamento ebraico illegale di Mitzpe Shalem, nella Cisgiordania occupata; la compagnia é controllata dagli estremisti fondamentalisti di Mitzpe Shalem e da quelli dell'altro insediamento illegale di Kalia, comprarei prodotti Ahava sotto qualunque forma, dunque, finanzia direttamente questi pericolosi estremisti che godono della protezione degli appoggi del Governo israeliano di estrema destra, ma che sono stati sostenuti in passato da esecutivi di ogni segno politico, anche da quelli di centro e laburisti.

La pratica della Ahava di indicare i propri prodotti come "Made in Israel", considerata pubblicità ingannevole perché distanzia, nella mente del consumatore non altrimenti informato, l'immagine della ditta da quella dell'occupazione illegale di terre palestinesi, é attualmente oggetto di indagini nel Regno Unito e in Olanda, nonostante le forti pressioni delle locali lobby sioniste di quei paesi.

Lanciata nel luglio 2009, la campagna di boicottaggio della Ahava "Stolen Beauty", ha fin qui raccolto una serie di lusinghieri successi, dal licenziamento dell'attrice Kristin Davis dal suo ruolo di ambasciatrice dell'organizzazione Oxfam (un gruppo internazionale per i Diritti umani), a causa del suo contratto come testimonial di Ahava, all'apertura delle summenzionate inchieste inglesi e olandesi, all'azione del gruppo "Open Shuhada Street" in Sudafrica, fino alle denunce contro la catena di cosmesi Sephora in Francia.

Modellata sulla vittoriosa campagna internazionale di boicottaggio contro l'Apartheid del Sudafrica razzista, la campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro l'Apartheid israeliano (BDS) é stata lanciata nel 2005 per colpire le pratiche segregatorie e persecutorie dello Stato ebraico attraverso l'unico vero "motore" del mondo contemporaneo: il denaro.

La campagna BDS ha raccolto via via maggiore sostegno e successi sempre più grande specialmente dopo le ingiustificabili e sanguinosissime aggressioni militari israeliane contro il Libano (2006) e contro la Striscia di Gaza (2008-2009), che lasciarono sul campo migliaia e migliaia di vittime civili innocenti, a eterno disdoro e vergogna dello stato più aggressivo e destabilizzante del Medio Oriente, definito da uno storico sondaggio statistico condotto in Europa come "una delle più grandi minacce alla Pace mondiale".

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