mercoledì 26 ottobre 2011

La Turchia rescinde i suoi legami militari con l'Elbit israeliana, affida i suoi droni alla TUSAS e ne collauda un nuovo modello!


Sembra proprio che siano i droni senza pilota le "armi-icona" di questo inizio del Ventunesimo Secolo; se negli anni quaranta e cinquanta le potenze facevano a gara per equipaggiarsi di carri armati sempre più pesanti e letali, se nei 'sixties' e nei 'seventies' furono jet e missili SAM a svolgere la parte del leone nelle corse agli armamenti, se negli anni ottanta e novanta l'attenzione dei pundit militari si concentrava su sommergibili, satelliti e vettori balistici, questo inizio di futuro si é presentato all'insegna del velivolo teleguidato, che risparmia a chi lo controlla le insidie e i rischi di una missione di ricognizione o di bombardamento 'tradizionale'.

I forzieri ben pasciuti dai tre miliardi di dollarozzi che a ogni bilancio federale (americano) la Lobby Seipuntuta riversa nei forzieri sionisti, il regime di occupazione é ben presente nel mercato dei droni, per il cui sviluppo e ricerca può spendere con tutta la prodigalità consentitagli dagli emolumenti di Obama oggi, di Bush e predecessori in passato, ma, proprio ultimamente, l'Elbit, industria di Haifa all'avanguardia nel settore, ha riportato una grave serie di rovesci. La causa, ovviamente, é la voragine politico-diplomatica apertasi con Ankara per la questione della 'Mavi Marmara'; la cancellazione dei ricchi contratti siglati col Governo turco ha portato a settembre la Elbit al tracollo finanziario, suggellando un periodo di perdite e deprezzamento dei titoli in cui anche le voci di 'vacche magre' nei prossimi bilanci di Difesa hanno una parte non secondaria.

A versare ulteriore sale sulle ferite é arrivata quattro giorni fa la notizia che tutti i droni modello 'Airone' già venduti da Israele alla Turchia verranno presi in consegna dalla rivale Tusas Aerospace, dimostratasi perfettamente in grado di gestire il sistema in perfetta autonomia, confermando le impressioni sulla grande crescita tecnologica e qualitativa dell'industria aerospaziale e della Difesa Made in Turkey. Adesso, arriva l'annuncio che, studiando come riparare e mantenere in efficienza gli 'Airone' israeliani ingegneri e tecnici turchi devono averne imparato abbastanza da lanciare il loro programma autonomo "Anka", il cui prototipo é stato dimostrato e collaudato con successo di fronte a esponenti politici e militari.

Secondo il Sottosegretario alla Difesa Murad Bayar l'Anka é in grado di salire fino a 3000 metri di quota in meno di nove minuti e presto verrà dotato di sistemi che ne consentiranno il decollo e l'atterraggio da superfici d'emergenza e la navigazione sicura anche nelle condizioni di crociera più proibitive, sia dal punto di vista climatico che da quello metereologico.

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