mercoledì 26 ottobre 2011

Tregua in Yemen tra Esercito e militari ribelli, ma l'opposizione avverte: "Le manifestazioni continueranno!"

Si tira un sospiro di sollievo in Yemen alla notizia che, dopo il massacro di numerosi civili nella città di Taizz, conseguenza dell'uso di armi al fosforo bianco da parte delle truppe rimaste fedeli al dittatore Saleh una tregua ufficiale sarebbe stata siglata tra i lealisti dell'Esercito e quei militari che, seguendo l'esempio della Prima Divisione Corazzata e del suo comandante, Generale Ali Mohsen al-Amar (foto sotto), si erano dichiarati in primavera a favore del fronte delle opposizioni, che continua a riscuotere il consenso della quasi totalità della popolazione, dichiarando la necessità di un rapido passaggio di poteri a favore di un Governo ad interim che spiani la strada a elezioni democratiche.

Sembra che l'accordo, mediato dal Vice di Saleh, Abd Rabbo Mansour Hadi, abbia trovato concordi anche i guerriglieri tribali dello Sceicco Sadeq, contro cui negli anni passati Saleh aveva scatenato sanguinosissime repressioni senza che l'Occidente ipocrita abbia sollevato una sola protesta, essendo i massacri stati compiuti sotto la comoda egida della presunta "Lotta ad Al-Qaeda" (con cui le tribù sciite dell'interno non hanno mai avuto niente a che spartire).

Intanto, nel tentativo di tenersi buoni i suoi sponsor prossimi e remoti Saleh ha "promesso" all'ambasciatore Usa, l'Ebreo sionista Gerald Feierstein, noto 'kingpin' della 'Lobby a Sei Punte' Washingtoniana, che lascerà il potere quanto prima, aggiungendo poi la gabola che lo farà "solo quando il paese potrà essere affidato a una guida sicura", cioé quando tutto sarà apparecchiato, gattopardescamente, per "cambiar tutto affinché non cambi nulla!"
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