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Non sarà certo per via dell'omonimia, ma a molti giordani questo balletto di poltrone non é sembrato precisamente un segnale positivo, visto che una delle richieste centrali del fronte d'opposizione é la riforma proprio del sistema di assegnazione delle cariche politiche, che finora la Casa di Hashem ha sempre saldamente tenuto in mano; in particolare Ali Abu Sukkar (sopra, a destra), capo del Fronte d'Azione Islamico (estensione della Fratellanza musulmana in Giordania) ha detto che: "Né la composizione del Governo presieduto da Khasawneh, né questa sostituzione tardiva ed esteriore soddisfano l'anelito di cambiamento che anima il popolo giordano".
Intanto, avantieri, il Re ha dato il benestare all'insediamento dei trenta ministri guidati dal nuovo Capo del Governo, una serie di grigi e anonimi burocrati addentellati da decenni con gli ambienti della corte che, a parole, si dicono convinti sostenitori della "necessità di un nuovo corso politico", ma che in realtà faranno di tutto per cercare di sedare e addormentare il movimento popolare per la riforma, nel tentativo di impedire che anche ad Amman inizi a spirare l'austro rinnovatore della Primavera Araba.
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