Nonostante gli intensi sforzi della combriccola imperialista occidentale e dei suoi lacché e camerieri dei principati reazionari del Golfo Persico di diffondere diffidenza e instabilità nello Yemen con espedienti insinceri quali l'evacuazione delle ambasciate e i proclami allarmistici lanciati alle proprie cittadinanze, le forze politiche yemenite, mantenuti aperti i canali di dialogo sotto l'egida della Dichiarazione Costituzionale di Ansarullah sono ormai molto vicine a un accordo comprensivo che permetterà all'Arabia Felix di muoversi verso una soluzione della crisi politica facendo finalmente a meno di personaggi impresentabili come Mansour Hadi.
L'accordo vedrebbe rimanere in carica il Parlamento, affiancato però da un Consiglio Popolare per la Transizione che permetterebbe una rappresentatività anche di forze sociali importanti ma non presenti in Parlamento; metà dei seggi di questo consiglio sarebbe riservato a dignitari del Sud Yemen (una volta indipendente) mentre donne e organizzazioni giovanili avrebbero rispettivamente il 30 e il 20 er cento dei posti.
Parlamento e Consiglio Popolare coopererebbero per portare entro due anni il paese a nuove elezioni politiche e darsi così nuove stabili istituzioni
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