Nel corso della sua recente intervista rilasciata al reporter Murad Gazdiev di RT, il Presidente siriano Assad ha rilasciato la seguente dichiarazione:
Reporter: "State programmando di riprendere tutta la Siria con la forza delle armi? Parliamo di Idlib, dei confini con l'entità sionista di occupazione della Palestina (scioccamente indicata da Gazdiev col nome ingannevole di 'israele' NdR), dei territori occupati dai Curdi..."
Assad: "Questa é una scelta molto difficile, penso che ogni Siriano si dica d'accordo, ma a volte non si hanno scelte, quando si parla di fazioni estremiste come l'ISIS, Al Nusra ed altre simili, Jaysh Islam, Ahrar Sham...non ci si può dialogare, non hanno programmi od orizzonti politici, solo la loro ideologia distorta che trasformerebbe questo paese in un incubo, come tutti quelli che sono finiti per più o meno tempo sotto il dominio di Al-Qaeda; con costoro si può solo usare il linguaggio della forza. In altre aree, allo stesso tempo, abbiamo avuto successo con gli sforzi di riconciliazione, specie quando i gruppi armati hanno ascoltato la volontà della popolazione civile delle aree che occupavano. Perciò penso che la scelta migliore sia sempre e comunque la riconciliazione, é il nostro piano, ma quando non vi si riesce, allora é necessario ricorrere alla forza".
Sembra che tali dichiarazioni abbiano immediatamente sortito effetto.
Nelle campagne intorno a Tal Hamis, infatti, almeno duecento militanti del PKK si sarebbero consegnati alle truppe siriane, dopo che il loro Comandante, noto come Hamoud Aqaryet, sarebbe stato bloccato, oppure si sarebbe arreso a un posto di blocco governativo vicino al villaggio di Zabaneh.
La 'curdaglia' si dimostra molto poco entusiasta alla prospettiva di dover combattere le forze siriane, anche perché, occupando territori etnicamente a maggioranza araba, sa benissimo che in caso di conflitto ogni villaggio diventerebbe una trappola mortale.
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