Un portavoce del legittimo Governo palestinese di Gaza (espresso da Hamas in quanto assoluto vincitore delle libere e democratiche elezioni del 2006) ha ufficialmente condannato le operazioni militari contro la Striscia e i suoi abitanti, che nelle ultime settimane hanno subito una drammatica escalation, toccando punte di intensità e violenza di cui non si registrava l'eguale da molti mesi; la denuncia é stata resa pubblica durante un'affollata conferenza stampa tenutasi nella giornata di mercoledì 22 dicembre da Taher el-Nono, che ha altresì annunciato l'estensione di rimostranze ufficiali presso l'Assemblea generale delle Nazioni Unite, il Consiglio internazionale dei Diritti umani, la Lega araba e l'Organizzazione della Conferenza islamica, più altri organismi e comitati internazionali.
El-Nono ha dichiarato che tutti i gruppi di Resistenza palestinese sono stati indeboliti e allontanati gli uni dagli altri dai tentativi del Governo sionista di Netanyahu di diffondere sospetto e ostilità nel fronte avverso, non mancando di notare come, ai recenti attacchi delle forze armate israeliane contro Gaza, si sia accompagnata una repressione delle forze di sicurezza di Fatah contro esponenti e simpatizzanti di Hamas in Cisgiordania, che indica piuttosto chiaramente come almeno una parte del movimento di Mahmud Abbas agisca di concerto con le forze di occupazione ed aggressione dello Stato ebraico.
Secondo quanto riportato nel corso della conferenza stampa sarebbero esattamente 3.033 i sostenitori e affiliati di Hamas arrestati e detenuti nelle galere di Fatah, che in quanto fazione monopolista delle strutture e delle competenze che furono dell'Anp ne ha usurpato i compiti di polizia e sicurezza. Fra i prigionieri vi sono intellettuali, leader spirituali, accademici, membri di Consigli municipali regolarmente eletti, professionisti, imprenditori e semplici cittadini che hanno compiuto il solo crimine di impegnarsi attivamente per la superazione dell'Occupazione a fianco del movimento musulmano di Resistenza. I media locali che parlano della condizione dei prigionieri di Hamas rischiano censure e rappresaglie; mentre alle agenzie, testate e televisioni estere viene sistematicamente negato il permesso di poter documentare le loro sofferenze.
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