Perché, grazie al sempre ottimo e sempre affidabile portale "Electronic Intifada" siamo appena venuti a conoscenza di un colpo magistrale vibrato da Ali Abunimah, (autore palestinese-americano di cui vi avevamo già presentato l'intervento berlinese sul tema "Stato unico, unica soluzione per la Palestina"), contro un'estensione della lobby filosionista che pezzo per pezzo, poco alla volta, in maniera sorniona e vigliacca cerca di nutrire l'opinione pubblica di un paese civile e solidale come l'Olanda di "polpette avvelenate" made in Tel Aviv, distorcendo e inzuccherando la realtà della brutale segregazione e persecuzione che lo Stato ebraico impone agli abitanti della Palestina.
La metastasi in questione si chiama CIDI, che starebbe per centro di documentazione e informazione su israele, e, con ingegnoso ribaltamento della realtà di marca prettamente orwelliana, si ammanta di una sigla che corrisponde all'esatto opposto del suo fine primario: per meglio diffondere balle e menzogne su Israele, i dirigenti del Cidi hanno pensato bene di infiltrare uno del loro numero in una venue giornalistica apparentemente inattaccabile: Haaretz.
Conosciuto ai lacrimosi e teneroni sostenitori della "Soluzione a due Stati" come il più "liberale" e "progressista" giornale israeliano (il che vuol dire che condanna con aspre parole gli attacchi al Libano e i bombardamenti su Gaza, poi negli effetti non fa nulla per interromperli e prevenirli) esso é necessario all'impostura della finta democrazia sionista quanto il covone di fieno che ne sostenga un secondo, uguale e simmetrico, perché senza i finti pacifisti progressisti i veri ultranazionalisti razzisti dovrebbero ammettere di stare portando avanti un regime etnocratico con piani e finalità genocide e la colossale, insopportabile balla di "Israele democratico" cadrebbe finalmente al suolo davanti agli occhi di tutti.
Questo infiltrato del CIDI porta il nome molto esotico e "chutzpatico" di Cnaan Liphshiz, le cui sillabe rotolano fra palato e labbra con la stessa dolcezza speziata di una fettina di zenzero candito, lasciando perfino la puntura frizzante sull'apice della lingua con la zeta finale e, se lo chiamiamo infiltrato c'é un'ottima ragione: infatti in nessuno degli articoli pubblicati sulla 'progressista' testata israeliana si trova il benché menomo riferimento alla sua militanza nella colonna olandese della lobby ebraica, il che non solo costituirebbe QUANTOMENO un caso piuttosto palese di conflitto d'interesse, ma fa sorgere addirittura seri dubbi sull'onestà intellettuale dei capiservizio e capiredazione di Haaretz, o sulla loro capacità di verificare il background dei loro collaboratori.
Dal 2007 in avanti Lipshitz ha pubblicato almeno una cinquantina di articoli sull'Haaretz che citano estesamente informazioni e dati diffusi dal CIDI, in special modo dal suo Direttore esecutivo Ronny Naftaniel (foto sopra); naturalmente questi articoli, oltre a tacere il collegamento fra il loro autore da una parte e il CIDI e Naftaniel dall'altra non offrono nessuna critica o controcanto ai materiali forniti da essi, li presentano tout court come 'Word of God', e tramite essi cercano di sviare e influenzare il lettore in senso filo-israeliano, conseguentemente con gli intenti e gli obiettivi della lobby a sei punte.
Abunimah (da tenace e "tosto" segugio di notizie quale é) é riuscito persino a cogliere Lipshiz in castagna individuando due successive versioni della sua biografia, pubblicata come corredo alla sua progettata partecipazione all'ennesima geremiade sulla 'cultura ebraica' (eufemismo che la lobby sionista usa per indicare un baccanale celebrativo di Israele e del suo Apartheid), prevista, a scanso di fortunati eventi, per il prossimo 11 gennaio.
Clicca per ingrandire e leggere le due successive versioni della biografia di Lipshiz. |
Hmmmmm...Goudaa!! |
Anche se il CIDI non ha dato ad Abunimah un time frame certo per l'inizio e la conclusione del progetto statistico di Lipshiz é chiaro che esso si é sovrapposto al periodo (dal 2007 fino all'agosto scorso) in cui era sotto regolare contratto pagato da Haaretz; sarebbe stata quindi normale deontologia giornalistica indicare la sua affiliazione alla lobby a sei punte olandese, in modo da informare il lettore che quelle che aveva appena recepito erano opinioni schierate (non diciamo "partigiane" perché siamo troppo sentimentalmente legati a quella parola per 'sporcarne' il retaggio applicandola a un sionista).
Evidentemente il chutzpatico Lipshiz, che nella sua bio si vanta del periodo passato nell'esercito più (im)morale del mondo come ufficiale dell'intelligence, si sta prolungando il servizio militare come può, come fanno tanti militaristi che, nostalgici dei tempi sotto le armi entrano un po' in "paranaia", continuando a comportarsi e atteggiarsi come se indossassero ancora le stellette. In quel caso Lipshiz sta interpretando il ruolo dello scout in territorio nemico, impegnato a raccogliere informazioni mentre le nega all'avversario: la manovra di dissimulazione di dove e con chi sia schierato sarebbe dunque pienamente spiegata.
Per quanto riguarda Haaretz, la sua condotta nell'affare non fa altro che confermarci come non possano esistere "sionisti buoni" o progressisti o liberali; speriamo che l'inchiesta di Abunimah convinca della stessa cosa anche tanti altri tenerosi sostenitori dell'illusione "a due Stati".
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