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sabato 12 maggio 2012

Manifestazioni in tutta la Giordania dopo le preghiere di venerdì: Tarawneh ha già abusato della pazienza dei cittadini!

Molte migliaia di cittadini giordani hanno messo in scena proteste in tutti i maggiori centri del paese, a partire dalla capitale Amman, nella giornata di ieri, subito dopo la conclusione delle rituali preghiere del venerdì, per chiedere le immediate dimissioni del Primo Ministro Fayez Tarawneh, vecchia volpe della politica di palazzo, già Premier sotto il piccolo Re Hussein che, richiamato in servizio dal suo successore Abdallah II, é già riuscito a consumare interamente il patrimonio non diciamo di simpatia e nemmeno di fiducia, ma almeno di pazienza che il popolo aveva deciso di concedergli in attesa di vedere le sue prime mosse al Governo.
Cartelli e striscioni impugnati dai dimostranti chiedevano la creazione di un Governo di unità nazionale che affronti i gravissimi problemi che angustiano il regno ascemita fin dal 2010 e, soprattutto, l'immediato trasferimento dell'autorità costituzionale di nomina dei Primi Ministri dalla persona del Re verso il Parlamento. Infatti é proprio perché la Camera elettiva non ha voce in capitolo nella nomina del capo del Governo che si creano situazioni grottesche come quella presente con il Re che continua a nominare un Primo Ministro dopo l'altro e con questi che non riescono a trovare un'intesa benché minima coi rappresentanti del popolo. Fondamentale nell'alienargli qualunque simpatia presso i cittadini é stata la recente decisione del Premier di interrompere il tavolo di dialogo tra Governo e opposizione che era stato aperto dal suo sfortunato predecessore, l'ex-giudice internazionale Awn Khasawneh, dimessosi il 26 aprile scorso. Tarawneh si era già attirato critiche feroci e condanne generalizzate quando, di fronte alle dimostrazioni che chiedevano l'abolizione di ogni accordo di pace con l'entità ebraica (siglati dalla Giordania nel 1994, proprio sotto la sua guida) egli aveva difeso quella decisione.
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sabato 28 aprile 2012

"Fuori Khasawneh, dentro Tarawneh!", ad Amman continua il triste e stanco 'valzer' dei Primi Ministri

Frustrazione e rabbia, questi i sentimenti prevalenti della cittadinanza giordana quando ha cominciato a diffondersi la notizia che il reuccio Abdallah II, a meno di sei mesi dalla sua nomina, aveva giubilato l'ennesimo Premier di questi ultimi due anni, licenziando l'ex-giurista internazionale Awn Khasawneh (foto sotto) e nominando al suo posto Fayez Tarawneh. Puntualmente, dopo le rituali preghiere del venerdì, migliaia di persone sono scese in strada a protestare contro il sovrano e il nuovo premier.
"Tarawneh, se il popolo non ti ha eletto non sarai in grado di cambiare nulla" si leggeva sul cartello di un manifestante e, in effetti, più la crisi politico-economica giordana si trascina innanzi e più risulta evidente che sono necessarie profonde e coraggiose riforme istituzionali e che, rimanendo così le cose, il Sovrano potrà anche cambiare un Premier al mese ma sarà impossibile, con questo metodo, trovarne uno in grado 'magicamente' di trasformare la situazione.
Tarawneh, 63enne, é un veterano della politica ascemita, essendo già stato Primo Ministro sotto il 'piccolo re' Hussein, certamente é esperto su come muoversi a Corte e su come gestire gli intrighi di palazzo, ma difficilmente saprà come attaccare un tasso di corruzione e inefficienza nella Cosa Pubblica che frena ogni prospettiva di sviluppo e crescita dell'economia giordana o come placare un'opinione pubblica che invoca a gran voce l'elezione del Premier diretta o indiretta e la fine delle "nomine" regie.
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lunedì 16 aprile 2012

Il reuccio Abdallah cede di fronte alle continue proteste e libera i 19 attivisti arrestati a marzo!


Di fronte alle continue manifestazioni che hanno continuato a scadenze regolari (di solito ogni venerdì dopo le preghiere) a turbare la capitale e gli altri maggiori centri urbani del paese e alle pressioni di organismi internazionali il capo della Casa di Hashem ha ceduto e deciso di rilasciare con effetto immediato i diciannove attivisti politici arrestati a marzo con le accuse di "Incitamento contro il Governo, sommossa e ingiurie alla persona del Re".

Secondo un comunicato emesso ieri sera dalla Corte e ripreso dall'Agence France Presse: "Sua Maestà ha istruito il Governo e il Ministero dell'Interno e della Giustizia di prendere tutte le necessarie misure per garantire il prima possibile il rilascio dei diciannove incarcerati in questione; la decisione é stata presa dopo l'incontro domenicale di Sua Maestà con i leader tribali di Tafileh -da dove provenivano sei dei prigionieri in questione-, che hanno caldeggiato la grazia per i loro concittadini".

Ovviamente l'incontro con gli 'anziani di Tafileh' non é stato altro che un pretesto per dare l'impressione della clemenza regale che interviene dopo una supplica dei sudditi; ormai infatti la situazione si era fatta esplosiva, prova ne é il fatto che oltre i sei di Tafileh sono stati liberati anche tredici residenti di Amman in favore dei quali nessuno aveva impetrato grazie di sorta. E' dal gennaio del 2011 che il regno transgiordano é agitato da proteste per la riforma politica ed economica e un contrasto serio e profondo alla diffusa corruzione negli uffici pubblici
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mercoledì 4 aprile 2012

Human Rights Watch censura la repressione giordana contro i manifestanti: "Metodi brutali e ingiustificati!"


L'ONG umanitaria 'Human Rights Watch' ha accusato il regno ascemita di Giordania di utilizzare "tattiche intimidatorie violente e repressive" contro le sempre più frequenti dimostrazioni popolari di malcontento per la stagnazione economica e politica che affligge il paese ormai da oltre un anno; si legge nel comunicato di denuncia di HRW, firmato dal Ricercatore anziano per il Medio Oriente Chris Wilcke, tra l'altro, che: "La risposta giordana alle manifestazioni sembra divenire sempre più brutale".

Nello scorso week-end forze antisommossa hanno attaccato manifestanti pacifici che si erano radunati fuori dalla residenza del Premier Awn al-Khasawneh, ad Amman, chiedendogli il rilascio di sei attivisti arrestati am età marzo durante altre dimostrazioni nella cittadina meridionale di Tafileh. Le accuse elevate contro di loro suonano forzate e speciose al solo leggerle: "infrazione alla legge tramite disturbo della quiete, blocco del traffico e insulti a pubblici ufficiali", proprio di che tenere persone in cella per oltre quindici giorni!

Secondo testimoni oculari intervistati da Human Rights Watch le persone fermate e portate nelle centrali di polizia "per accertamenti" vengono sistematicamente brutalizzate con pestaggi, minacce psicologiche e altre forme di pressione fisica e morale. Wilcke ha auspicato che "molto presto" il Codice Penale giordano possa venire finalmente riformato con l'abolizione di tutti gli articoli che, anche solo potenzialmente, possono configurare la criminalizzazione e rendere quindi possibile la persecuzione di quanti esprimono le proprie idee tramite assemblee e manifestazioni.
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mercoledì 15 febbraio 2012

"Non domandiamo il Caos, pretendiamo ciò che é giusto!": continua ancora la protesta degli insegnanti giordani!


Sono arrivati sotto le finestre del Primo Ministro, quell'Awn Khasawneh che dopo qualche fuggevole speranza all'indomani della sua nomina a Premier non si é dimostrato poi molto meglio di coloro che lo avevano preceduto, gli insegnanti e i professori giordani che, dopo aver rifiutato l'offerta governativa di un aumento del settanta per cento dei loro stipendi continuano a pretendere la rivalutazione degli stessi al cento per cento, praticamente un raddoppio, per poter fare fronto all'inflazione in costante aumento che negli ultimi anni ha eroso e divorato il loro potere di acquisto.

Al contrario di altri dipendenti pubblici, che 'arrotondano' i loro magri incassi con secondi lavori o, persino, con la richiesta di 'incentivi' e 'bustarelle' a quanti si rivolgono a loro per il disbrigo di una pratica o per il rilascio di una autorizzazione i lavoratori dell'insegnamento possono contare solo sulle loro buste paga e perciò la richiesta del raddoppio dello stipendio non deve suonare esosa o esagerata; le bandiere che hanno portato sotto i balconi di Khasawneh recitavano: "Non domandiamo il Caos, pretendiamo ciò che é giusto" e "Anche gli insegnanti hanno Diritti Umani, non accetteremo ingiustizie".

Quasi un milione e mezzo di scolari e studenti giordani sono rimasti a casa dall'inizio dello sciopero, dieci giorni fa, una 'vacanza' che forse ad alcuni di loro non dispiace ma il cui protrarsi metterebbe in serio dubbio la possibilità di concludere regolarmente l'anno scolastico e portare a termine i programmi didattici previsti.

Secondo Moustafa Rawasdeh, capo del Sindacato dell'Insegnamento, sono circa novantamila i docenti giordani che hanno incrociato le braccia.
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domenica 15 gennaio 2012

Bardawi a cronisti giordani: "Hamas vuole una presenza politica in Giordania, ma non agirà mai contro gli interessi di Amman!"


Il leader di Hamas Salah al-Bardawi nel corso di una intervista rilasciata a cronisti del quotidiano 'Al-Ghad' ha dichiarato che "mai e poi mai" Hamas agirebbe volontariamente in maniera da porre in pericolo gli interessi nazionali giordani, siano essi politici, economici o militari. Bardawi ha dichiarato che la presenza di Hamas in Giordania, ora che il Movimento di Resistenza palestinese é sul punto di venire nuovamente accettato nel paese dopo quasi dodici anni di 'esilio' sarà solo limitata alle sue funzioni politiche e nazionali nell'ambito della lotta per la liberazione della Palestina occupata.

Hamas, ha spiegato meglio Bardawi, é desideroso di mantenere una presenza in quei paesi che confinano con la Palestina occupata, nessuno escluso, per meglio organizzare la sua presenza e le sue attività in Palestina e anche per difendere quegli stessi paesi dalle mire di quanti, sionisti estremisti e loro sostenitori, pensano di poter 'risolvere' la Questione nazionale palestinese semplicemente deportando i Palestinesi verso qualche paese confinante, come appunto la Giordania.

Bardawi non ha escluso la possibilità di incontri ufficiali tra la delegazione ufficiale di Hamas, attualmente ad Amman per presenziare alla riattivazione del Comitato dell'OLP che dovrebbe tenersi nella giornata di oggi, domenica 15 gennaio, e alcuni rappresentanti giordani. Il Premier Awn al-Khasawneh ha recentemente dichiarato che il suo Governo stava meditando di riaprire definitivamente i confini del paese a quadri di Hamas e alle loro famiglie, a condizione che non usino la Giordania come base per attaccare Israele.
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martedì 10 gennaio 2012

"Soluzione Saudita" per l'Ex-vicepresidente irakeno? A Riyadh pensano di assassinare l'assassino per chiudergli la bocca!

E' appena arrivata la "prova del nove" che conferma come la corrotta monarchia petrolifera saudita, scossa fin nel profondo dalla ribellione delle province sciite (le più ricche di petrolio) ha avuto come si suol dire 'le mani in pasta' nella conduzione dell'Anonima Omicidi che faceva capo a Tarik al-Hashemi, Ex-vicepresidente irakeno attualmente incriminato per gli assassinii commissionati alle sue stesse guardie del corpo durante il periodo dell'apice del suo potere.

Il Principe ereditario saudita Sultan ben Abdul-Aziz avrebbe incaricato il suo parente Principe Muqrin bin Abdul-Aziz, capo dei Servizi segreti sauditi di assassinare Al-Hashemi per paura che, di fronte a un tribunale, egli "vuoti il sacco" raccontando degli inconfessabili legami tra la corte di Riyadh e il governo irakeno del periodo dell'occupazione americana; legami che, ovviamente, coinvolgevano e compromettevano politici come Talabani, Hashemi e tanti altri ancora.

L'Arabia Saudita ha sempre cercato di "infilare un piede nell'Irak post-Saddam", tramite i suoi contatti con alcuni ex-ufficiali di Saddam (che furono i Sauditi, insieme ai Kuwaitiani a sostenere per conto degli Usa e dell'Occidente al tempo della Guerra contro l'Iran), e soprattutto attraverso i fondamentalisti wahabiti, direttamente finanziati e addestrati dalle moschee oltranziste vicine al corrotto sovrano della Casa di Saoud.
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giovedì 5 gennaio 2012

Nomen omen: l'ex vicepresidente irakeno, l'imprenditore dell'assassinio Tarik Hashemi andrà in esilio nel...regno ascemita!


Ha richiesto 'asilo politico' in Giordania l'ormai ex-Vicepresidente irakeno Tarik al-Hashemi (foto) altresì noto come "l'imprenditore dell'assassinio" che aveva trasformato il suo distaccamento di guardie del corpo in una vera e propria 'killer elite', commissionando ad essa l'eliminazione di ufficiali delle forze armate e della polizia, nonché di rappresentanti ministeriali a lui ostili.

Ai nostri lettori più attenti non sarà sfuggita l'ironia, sottolineata anche nel titolo, della consonanza tra il cognome di Al-Hashemi e la sua richiesta di asilo nel regno 'Ascemita' di Giordania, probabilmente l'Ex-vp conta in quel paese parenti o consanguinei in grado di accoglierlo e sostenerlo; comunque il Governo di Sua Maestà Abdallah II, guidato dal giurista internazionale Awn Khasawneh(foto), non si é ancora pronunciato sulla richiesta, specificando che ne sta "attentamente vagliando" presupposti e motivazioni.

Certo, l'idea che un committente di assassini politici trovi ospitalità in un paese guidato da un esperto di "Diritto internazionale" ha un po' del paradossale e siamo certi che nella 'attenta analisi' di Khasawneh e colleghi peseranno non poco le considerazioni riguardo possibili contraccolpi alla popolarità interna derivate da un'eventuale assenso alla richiesta di Al-Hashemi. Se tale assenso non fosse concesso bisognerà vedere come i curdi di Barzani e Talabani (presso cui si é rifugiato temporaneamente Hashemi) risponderanno all'ingiunzione del Premier Nour al-Maliki di consegnare "immediatamente" l'Ex-vicepresidente alle autorità giudiziarie di Bagdad, da cui é stato spiccato il mandato di cattura nei suoi confronti.
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sabato 31 dicembre 2011

Manifestazioni ad Amman, Irbid, Salt e Karak: il Fronte d'Azione Islamico si mobilita dopo l'attentato incendiario di Mafraq!


La Fratellanaza Musulmana giordana, dopo che la propria sede di Mafraq é stata distrutta con un attentato incendiario da agenti monarchici, ha mobilitato il Fronte d'Azione Islamico, suo braccio politico, portando in piazza migliaia e migliaia di manifestanti in varie città del paese, nella più grande dimostrazione di massa da molti mesi a questa parte. Come d'uso le manifestazioni si sono tenute dopo le preghiere del venerdì; nella capitale Amman i partecipanti hanno marciato dalla Moschea di Al-Hussein fino al Municipio cantando "Quel che é troppo é troppo" e portando bandiere e striscioni che chiedevano vere riforme economiche e politiche, la fine della corruzione e condannavano Re Abdallah II per i suoi tentativi di "intimidazione violenta".

Rappresentanti del Fronte d'Azione Islamico hanno dichiarato che, negli scontri di Mafraq le forze dell'ordine sono rimaste a guardare mentre gli agenti monarchici davano fuoco alla sede dell'opposizione, interponendosi poi, quando le fiamme erano appena divampate e c'era ancora la speranza di poterle domare salvando la struttura, lasciando invece che la consumassero completamente: "La connivenza tra gli attaccanti e i servizi di sicurezza era evidente e spudorata".

"La Fratellanza Musulmana, tuttavia, non abbandonerà la sua richiesta di riforme, non si arrenderà nella lotta alla corruzione e all'atteggiamento reazionario della Corte e dei suoi manutengoli", ha dichiarato Rheil Gharaibeh, portavoce del movimento. Altre imponenti manifestazioni si sono tenute, oltre che nella capitale, anche nelle cittadine di Irbid e Salt, nel Nord del paese e a Karak, nel Sud. Sembra proprio che, esaurito il credito concessogli con la nomina del nuovo Premier Awn Khasanweh il reuccio ascemita Abdallah II, tornando a prestare orecchio ai fautori della 'linea dura' contro le opposizioni si stia mettendo nella posizione di essere il prossimo governante arabo filo-occidentale a venire travolto dalle proteste.
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venerdì 16 dicembre 2011

Estremisti ebrei degli insediamenti illegali minacciano di stabilirsi in terra giordana: é la fine della pace tra Tel Aviv e Amman?


Numerosi rapporti comparsi su diversi media dell'entità di occupazione sionista riportano la notizia che gruppi di estremisti ebraici normalmente residenti nelle colonie illegali che come funghi velenosi si moltiplicano e si allargano a dismisura nella Cisgiordania occupata, come cellule cancerose in rapido accrescimento, avrebbero varcato in diversi punti il confine tra West Bank e Regno ascemita di Giordania, iniziando a stabilire 'avamposti' in territorio straniero; con questo gravissimo atto la metastasi impazzita dei 'talebani ebraici' raggiunge nuovi livelli di pericolosità e potrebbe dare il colpo di grazia alla monarchia filo-occidentale e filo-americana di Abdallah II, che si dimostrerebbe incapace, non soltanto di affrontare i problemi della corruzione istituzionale e della crisi economica, ma persino di mantenere la sovranità nazionale e l'inviolabilità del territorio giordano.

Secondo i rapporti trapelati circa una quarantina di integralisti giudaici avrebbero attraversato il confine negli scorsi giorni, barricandosi in un edificio abbandonato e dichiarando la loro intenzione di fondare una colonia chiamata "Metzudat Zeev", dal nome del noto estremista di Destra (Zeev Jabotinsky) che postulava la necessità per i sionisti di occupare anche il territorio giordano. Di fronte alle richieste di chiarimento immediatamente arrivate da Amman le forze militari sioniste si sono affrettate a rilasciare un comunicato nel quale affermano che il confine internazionale non é stato violato dagli estremisti, che sarebbero rimasti "all'interno di una zona militare chiusa, compresa in territorio israeliano".

Il portavoce del Governo Khasawneh attualmente al potere in Giordania, Rakan al-Mejali (foto qui sopra), ha dichiarato che la zona di Al-Maghtas non sarebbe stata violata, anche se "un certo numero di fondamentalisti giudei sarebbe stato avvistato sul versante israeliano della stessa", aggiungendo l'augurio che le forze competenti tengano ben sotto controllo le loro attività e prevengano qualunque loro azione nei confronti del confine garantito dagli accordi di pace di Wadi Araba, che regolamente le relazioni tra Regno ascemita e regime di occupazione sionista.
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domenica 4 dicembre 2011

Il leader di Hamas Khaled Mishaal si trova in Qatar per preparare la prossima trasferta giordana!


Il Segretario del Politburo di Hamas, nonché massimo leader dell'organizzazione di Resistenza musulmana si é incontrato con l'Emiro del Qatar, coerentemente con quanto annunciato nei giorni passati, ed é tuttora intento a preparare la propria trasferta giordana, durante la prima parte della quale sarà accompagnato dal Delfino qatariano, Principe della Corona Sheik Tamin ben Hamad al-Thani.

Hamas aveva la sua sede centrale e i suoi uffici di rappresentanza nella capitale ascemita, Amman, prima che, ormai dodici anni fa, il reuccio locale, per ingraziarsi sionisti e americani, non costringesse Hamas a lasciare il paese. Durante la visita Khalid Mishaal si incontrerà col Neopremier Awn Khasanweh, esperto di Diritto Internazionale che poche settimane fa definì 'ingiustificato' lo sfratto del Movimento, e poi con Re Abdallah II.

Secondo quanto filtrato dalla corte qatariana Mishaal ha aggiornato l'Emiro riguardo i progressi recenti compiuti con il vertice del Cairo sulla strada della riconciliazione nazionale con Fatah e su quanto avvenuto durante la sua recente trasferta in Sudan, dove ha incontrato il Presidente Omar El-Bashir.
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giovedì 24 novembre 2011

Nei prossimi giorni l'arrivo ad Amman di Khaled Mishaal, 'scortato' dal Principe qatariano Tamim!


La prevista visita giordana di Khalid Mishaal, leader supremo di Hamas, avrà luogo nei prossimi giorni, come confermato dal Ministro per l'Informazione del regno ascemita Rakan al-Mejali, nella giornata di ieri.

Mejali ha rivelato ai cronisti del quotidiano 'Al-Ghad' che il Principe qatariano Sceicco Tamin ben Hamad al-Thani accompagnerà il leader palestinese nella visita, la quale prenderà il via con un incontro a porte chiuse col Re Abdullah II.

Il Ministro ha spiegato che lo Sceicco Tamim lascerà quindi il paese, mentre Mishaal rimarrà il tempo necessario a incontrarsi con alcuni dignitari e uomini di governo.

Majali ha concluso negando che la ripresa di relazioni con Hamas (interrotte bruscamente nel 1999 con l'espulsione della dirigenza del Movimento dai suoi uffici di Amman) stia a indicare un raffreddamento o peggioramento dei suoi rapporti con la fazione Fatah o l'Anp da essa egemonizzata.
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giovedì 3 novembre 2011

Awn Khasawneh dichiara: "L'espulsione di Hamas dalla Giordania fu ingiusta e, soprattutto, illegale!"


Importante dichiarazione da parte di Awn Khasawneh, già giudice internazionale di chiara fama, membro di tribunali internazionali e recentemente nominato dal reuccio ascemita Abdallah II Primo Ministro della Giordania in luogo del detestato Marouf Bakhit, accusato di corruzione.

Il Premier, durante un recente discorso tenuto nella capitale Amman avrebbe definito "ingiusta e illegale" l'espulsione, avvenuta 13 anni fa, degli organi e dei componenti del Movimento musulmano di Resistenza Hamas dal territorio nazionale. L'episodio, uno dei tanti che denuncia la mancanza di dignità e di spina dorsale della corrotta Casa di Hashem nei confronti dell'arroganza sionista e americana, venne condotto in violazione di ogni norma di Diritto internazionale, arrivando persino a privare della cittadinanza giordana, senza processo o sentenza, i dirigenti dell'organizzazione.

Hamas trasferì i suoi uffici e i suoi dirigenti a Damasco grazie alla benevolenza verso la Causa palestinese di Hafez Assad (pure un leader laico, di setta alawita e con punto interesse verso i movimenti religiosi); per quanto apprezzabile e giusto sia il giudizio di Khasanweh in merito é buffo vedere come arrivi con oltre 4700 giorni di ritardo rispetto ai fatti! Forse l'ex-giudice cerca di distogliere con tali dichiarazioni l'attenzione dal fatto che, in quanto Primo Ministro di nomina regia le sue possibilità di introdurre le profonde riforme domandate dal popolo sono scarse se non nulle?
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sabato 29 ottobre 2011

Ancora un venerdì di protesta in Giordania, ad Amman ma anche nel Sud del paese!


Come precedentemente annunciato migliaia di cittadini giordani si sono riversati nelle strade anche nella giornata di ieri in tutti i maggiori centri urbani per reiterare la loro richiesta di cambiamenti significativi nell'ordinamento e nella gestione politica del paese ora e subito e non in un futuro indefinito quanto aleatorio. I dimostranti hanno concentrato la loro rabbia contro la pervasiva corruzione del settore politico e anche economico, particolarmente odiosa in un momento in cui le condizioni di vita per la popolazione si fanno sempre più difficili e precarie.

In particolare, oltre alla capitale Amman, importanti marce e dimostrazioni si sono tenute soprattutto nei centri urbani meridionali del paese come Aqaba e Maan, segno che il malessere e lo scontento pervadono l'intera nazione e che a poco sono servite le regie 'promesse' e 'assicurazioni' di incipienti riforme dell'ordinamento politico, annunciate ma subito rimandate al 2012 e contornate da una serie di condizioni che i cittadini non sono disposti ad accettare o tollerare.

Si presenta quindi tutta in salita la strada che l'esecutivo del neopremier Awn Khasawneh dovrà percorrere, col non facile obiettivo di placare l'inquieta popolazione e far dimenticare il malgoverno di Marouf Bakhit che a sua volta era stato nominato nel tentativo di far dimenticare il malgoverno del neoliberista Al-Rifai (foto sopra), agente della Banca Mondiale e del Fondo Monetario, uomo di paglia dei grandi interessi finanziari manipolati da Washington e da Tel Aviv.

Questo continuo 'gioco delle maschere' sulla poltrona di Primo Ministro dimostra che, non importa quale facciata prenda, é forse lo stesso regime ascemita a essere messo in discussione dalle proteste giordane.
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venerdì 28 ottobre 2011

Il reuccio ascemita promette: "Darò più poteri al Parlamento...l'anno prossimo", ma chi gli crede?


Il Re di Giordania Abdallah II ha dichiarato che darà ai legislatori del Parlamento nazionale l'autorità di scegliere il Premier e di accettare la sua lista di Ministri, prerogative che nel piccolo regno mediorientale sono tuttora appannaggio del sovrano, come in una monarchia del diciottesimo secolo.

L'importante riforma, però, dovrà aspettare il 2012 per venire implementata e il Re manterrà sempre e comunque il potere di veto sulle decisioni della Camera; ha poi puntualizzato il consigliere reale Amjad Adaileh, secondo quanto riportato dall'agenzia statunitense Associated Press.

Il veto, inoltre, sarà esclusivo, cioé non lascerà alla Camera il potere di riproporre lo stesso candidato.

E' chiaro che con simili 'riforme', quand'anche venissero implementate, non vi é la benché minima speranza di disinnescare i movimenti di protesta che ormai da mesi travagliano il regno ascemita, chiedendo decisioni coraggiose e radicali, che scuotano fin nelle fondamenta un sistema politico incrostato di lassismo, corruzione, compiacenza e vetustà.

Anche oggi, dopo le consuete preghiere del venerdì, migliaia di persone sono scese in piazza ad Amman e negli altri centri maggiori della nazione.
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mercoledì 26 ottobre 2011

Il Fronte d'Azione Islamico 'castiga' il reuccio ascemita: "Riforme? Troppo poco e troppo tardi, il popolo giordano pretende di più!"


Dopo la sostituzione dell'odiato Bakhit Marouf con l'ex-giudice internazionale Khasawneh sulla poltrona di Premier il Re di Giordania Abdallah II ha cercato di soddisfare le pressanti domande popolari di cambiamenti significativi nell'organizzazione e nella gestione della cosa pubblica con un nuovo, regale, "giro di valzer" sulle poltrone del potere: fuori il vecchio Maggiordomo di Palazzo, Khaled Karaki (sopra) politico consumato ed accademico di fama e dentro Riyadh Abu Karaki (qui a fianco), ex-generale, cui il sovrano ascemita ha raccomandato di: "Andare incontro alle richieste popolari".

Non sarà certo per via dell'omonimia, ma a molti giordani questo balletto di poltrone non é sembrato precisamente un segnale positivo, visto che una delle richieste centrali del fronte d'opposizione é la riforma proprio del sistema di assegnazione delle cariche politiche, che finora la Casa di Hashem ha sempre saldamente tenuto in mano; in particolare Ali Abu Sukkar (sopra, a destra), capo del Fronte d'Azione Islamico (estensione della Fratellanza musulmana in Giordania) ha detto che: "Né la composizione del Governo presieduto da Khasawneh, né questa sostituzione tardiva ed esteriore soddisfano l'anelito di cambiamento che anima il popolo giordano".

Intanto, avantieri, il Re ha dato il benestare all'insediamento dei trenta ministri guidati dal nuovo Capo del Governo, una serie di grigi e anonimi burocrati addentellati da decenni con gli ambienti della corte che, a parole, si dicono convinti sostenitori della "necessità di un nuovo corso politico", ma che in realtà faranno di tutto per cercare di sedare e addormentare il movimento popolare per la riforma, nel tentativo di impedire che anche ad Amman inizi a spirare l'austro rinnovatore della Primavera Araba.
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venerdì 21 ottobre 2011

Khaled Mishaal si congratula col neo-Premier giordano Khasawneh, mentre si prepara la liberazione di altri 550 detenuti!


Il Capo dell'Ufficio politico di Hamas Khaled Mishaal si é congratulato ufficialmente per via telefonica con il nuovo Premier giordano Awn al-Khasawneh, recentemente designato da Re Abdallah II per sostituire il debole e screditato Bakhit Marouf, contestato ferocemente dalla popolazione fin dal momento della propria nomina. Secondo il quotidiano giordano Al-Rai Mishaal ha augurato all'ex-giudice ogni successo, a partire dalla scelta dei membri del suo gabinetto.

Il quotidiano ha inoltre notato come il membro del Politburo di Hamas, Mohamed Nazzal, abbia esteso personalmente auguri da parte dell'intero Movimento musulmano di Resistenza durante la sua visita ad Amman. Mishaal avrebbe dovuto visitare Amman in settimana, accompagnando il Principe Qatari Sceicco Tamim al-Thani ma impegni collegati allo storico rilascio dei prigionieri politici da parte dell'occupazione sionista gli hanno impedito, per il momento, di effettuare questo viaggio ufficiale.

In una notizia collegata, le Brigate Ezzedine al-Qassam hanno comunicato che la seconda fase della liberazione, che coinvolgerà questa volta 550 detenuti politici, é già iniziata; anche questa volta un ruolo preminente verrà svolto dall'Egitto, che si é impegnato a far liberare il maggior numero possibile di detenuti anziani e malati, nonché con pene da scontare superiori ai 10 anni, conseguentemente alle linee-guida e alle raccomandazioni di Hamas.
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