lunedì 23 aprile 2012

La Repubblica Islamica annuncia: "Abbiamo iniziato a copiare tecnologie dal drone 'stealth' catturato agli Americani!"

Ingegneri e tecnici di Teheran, una volta completata la fase di studio e decifrazione di tutti i segreti del drone 'invisibile' RQ-170 dirottato e catturato lo scorso dicembre con una operazione di difesa aerea che ha lasciato esterrefatto il mondo e causato un gravissimo danno all'apparato tecnologico e spionistico dell'arroganza imperialista globale, hanno cominciato a copiare e riapplicare quanto scoperto e decodificato, ricevendo un notevole impulso nello sviluppo di nuove soluzioni alle necessità elettroniche e aeronautiche della Repubblica Islamica.
Il Brigadier Generale Amir Ali Hajizadeh, parlando a una cerimonia celebrativa della fondazione del Corpo della Guardia Rivoluzionaria Islamica ha dichiarato che, per fare capire ai nemici dell'Iran quanto profonda sia stata la loro comprensione dei segreti del drone era autorizzato a rivelare dei dettagli che l'avrebbero detta lunga alle orecchie interessate: "Nell'ottobre 2010, ad esempio, il drone fu spedito in California per la soluzione di problemi tecnici, dove venne riparato e sottoposto a test di volo, quindi riportato a Kandahar tre mesi dopo, nel novembre 2010, dove tuttavia venne nuovamente messo a terra da altri problemi tecnici. Venne quindi spedito a un aeroporto vicino Los Angeles nel dicembre 2010 per riparazioni ai sensori e nuovi testi in volo, superati i quali tornò a Kandahar nei primi mesi del 2011".
In passato i rappresentanti dell'intelligence americana erano stati costretti ad ammettere che quando venne dirottato e catturato dagli 'hacker' iraniani essi riuscirono a bloccare il congegno di sicurezza che doveva cancellare per intero la memoria del computer di bordo dell'RQ-170, che quindi cadde nelle mani di Teheran con tutti i suoi segreti, che a quanto parrebbe ora sono stati estrapolati, sviscerati, decifrati e copiati.
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Fonti sioniste annunciano: "L'Egitto cancella gli accordi sul metano", parziale smentita dal Cairo: "Sono sospesi perché non pagate!"

Il canale televisivo sionista 'Arutz shtaim' aveva annunciato in una delle ultime edizioni del suo notiziario che l'Egitto aveva "unilateralmente cancellato" gli iniqui e dannosi accordi stipulati da Anwar Sadat, il traditore del Nasserismo e firmatario della capitolazione di Camp David con cui nel corso degli ultimi 33 anni il Cairo ha svenduto all'occupazione ebraica miliardi di tonnellate di metano a prezzi totalmente fuori mercato con un danno incommensurabile alla propria economia.
Il logo dell'agenzia filosionista Reuters e il ritratto del suo fondatore: "Israel Beer Iosafat"
Secondo quanto riportato dalla tv del regime dell'Apartheid l'annuncio sarebbe pervenuto dal Cairo all'EMG, compagnia che riceveva il metano egiziano; in seguito la voce sarebbe stata ripresa e diffusa anche dall'Agenzia Reuters, megafono londinese del sionismo internazionale e voce ufficiale della lobby filo-israeliana. Ma, a stretto giro, un alto ufficiale dell'Esercito egiziano, membro del Consiglio Supremo delle Forze Armate ha informato Tel Aviv che l'accordo é sospeso a causa della incompleta adesione della controparte sionista ai suoi impegni contrattuali, visto che diversi mesi di fornitura non risultano pagati.
Ricordiamo che sono esattamente 14 mesi che il gasdotto del Sinai che usualmente riforniva il regime ebraico del metano sottocosto proveniente dall'Egitto viene costantemente messo fuoriuso da attentati esplosivi portati a termine da elementi beduini contrari a ogni cooperazione tra Egitto e occupazione sionista, sostenuti e acclamati dalla stragrande maggioranza dell'opinione pubblica del Paese delle Piramidi.
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Eccezionale testimonianza esclusiva di "Palaestina Felix"! Nuovo video rilasciato dalla Jihad Islamica

Questo video é stato rilasciato nella giornata di ieri dal Movimento per la Jihad Islamica in Palestina e dalla sua ala armata, le Brigate Al-Quds. Con queste immagini si riafferma il valore della Resistenza armata come unico linguaggio compreso e inteso dal regime ebraico dell'occupazione sionista. Mentre Hamas nonostante le sue ultime affermazioni sembra avere tralasciato o dimenticato (forse temporaneamente) il valoro di questa pratica tanto che, da informazioni recentemente filtrate, starebbe effettuando pressioni sulle altre organizzazioni resistenziali presenti a Gaza affinché 'limitino' la preparazione e l'esecuzione di operazioni armate contro obiettivi israeliani. La Jihad Islamica, testimonia questo video, non é di questo avviso e continuerà a prepararsi per colpire come e quando ritenga più opportuno.
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La Provincia di Heglig ormai totalmente libera da qualunque presenza militare sud-sudanese! Devastazioni inflitte alle strutture petrolifere dagli invasori in ritirata!


Le forze armate del Sud-Sudan e le milizie sostenute dal regime di Salva Kiir, dittatore di Juba, sono state totalmente cacciate dalla regione di Heglig, che avevano proditoriamente occupato 13 giorni fa, il 10 aprile, asserendo che il Sudan stava usando la zona come base da cui attaccare la provincia meridionale di Unity. In realtà questo era un mero pretesto per togliere al governo di Khartoum una delle ultime zone petrolifere lasciatele dall'iniqua spartizione del paese imposta dagli Usa e da Israele come parte del loro piano per creare uno Stato-fantoccio in Africa dal quale colpire i paesi arabi e musulmani del Nord, come appunto Sudan ed Egitto.

Mostrando di persistere nella menzogna già propalata dal Ministro meridionale dell'Informazione Barnaba Mariam Benjamin, il portavoce militare del regime di Juba, Philip Aguer, ha preteso, parlando con esponenti dell'AFP che il ritiro precipitoso delle truppe da Heglig sia frutto di una decisione di Juba e non della schiacciante sconfitta inflitta loro sul campo di battaglia dalle forze mobilitate da Khartoum, ormai in pieno controllo della provincia e del suo capoluogo, come mostrano filmati diffusi dall'Esercito del Nord nel corso del week-end.

Nafie Ali, Assistente del Presidente Omar Bashir, ha rivelato che, nell'ultima fase degli scontri esponenti del Sud-Sudan hanno "letteralmente implorato" l'Unione Africana e l'ONU affinché convincessero Khartoum a interrompere le operazioni militari nella zona di Heglig, per porre fine alle loro gravissime perdite.
Il Presidente sudanese Omar Bashir, il Ministro della Difesa Abdul-Rahim Mohammed Hussein e il Vicesegretario del Partito Nazionale del Congresso festeggiano la vittoria contro il Sud.
Il Primo Vicepresidente sudanese Ali Osman Taha (foto sotto) ha dichiarato che per ora "non vi sono programmi" di tornare al tavolo dei negoziati con Juba, questa recente esperienza avendo dimostrato l'inanità dei precedenti tentativi negoziali e come il regime di Salva Kiir possa venire ricondotto alla ragione solo da un'adeguata applicazione di forza militare.

La Tv di Stato sudanese ha mostrato come, prima di ritirarsi, soldati e miliziani di Salva Kiir abbiano cercato di infliggere danni alle strutture petrolifere della zona, dando sfogo alla loro frustrazione con meschini atti di devastazione e sabotaggio.
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domenica 22 aprile 2012

Due giorni di visita a Teheran per il Premier irakeno Nouri al-Maliki: Bagdad sempre più vicina alla Repubblica Islamica!

Il Premier irakeno Nouri al-Maliki é arrivato oggi nella capitale iraniana Teheran alla testa di una delegazione di alto livello per una due giorni di visita ufficiale. Accompagnato da tre Ministri di punta del suo esecutivo é stato ricevuto dal Primo Vicepresidente iraniano Mohammed Rezarahimi, secondo quanto riportato dall'Agenzia Stampa Mehr.

 Maliki si sta incontrando con le massime autorità della Repubblica Islamica, tra cui il Presidente Mahmoud Ahmadinejad; prima della conclusione della visita é previsto anche un suo incontro con la Guida Suprema Ayatollah Ali Khamenei. Fulcro delle discussioni saranno le questioni politico economiche che uniscono i due paesi, sempre più vicini dal momento del ritiro definitivo delle truppe americane avvenuto il 18 dicembre 2011.

La visita del Premier irakeno ricambia il viaggio di Rezarahimi a Bagdad del 6 luglio 2011, che vide la sigla di ben sei memorandum d'intesa per la cooperazione nel campo dell'IT, della Salute e della Medicina, della Cultura e della Difesa.
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Ferve il dibattito in Libano sulla necessità di una radicale riforma del sistema elettorale!

Partiti, fazioni e comunità etniche e religiose libanesi sono impegnate in questi giorni in un serratissimo dibattito riguardo la necessità di sostituire completamente l'attuale ordinamento elettorale con uno nuovo prima delle elezioni politiche del 2013. Il vecchio sistema prevede collegi maggioritari uninominali con premio di maggioranza e risale addirittura al 1920 (venne parzialmente correto nel 1960 con l'introduzione di qualche quota proporzionale) ed era stato studiato dagli occupanti coloniali francesi insieme con i rappresentanti della comunità cristiano-maronita per permettere a quest'ultima (che all'epoca aveva la maggioranza della popolazione) di occupare indefinitamente il potere. Del resto lo stesso Libano é una nazione artificiale ottenuta "ritagliando" dalla Siria le province a maggioranza maronita (denominazione cristiana cattolica sui iuri) in maniera da ottenere uno Stato dove i Francesi avrebbero sempre potuto contare su interlocutori cristiani e cattolici.
Ma ormai la demografia é cambiata e il 41% della popolazione é sciita, inoltre i maroniti non sono più uniti sotto un'unica bandiera ma si differenziano tra i neofascisti di Geagea e Gemayel, venduti a Israele e agli Usa, alleati coi sunniti del mezzo-saudita Saad Hariri (il Renzo Bossi libanese) e i progressisti dell'LMP dell'Ex-generale Aoun e il Marada della famiglia Franjeh, separato dai falangisti dall'odio incolmabile per la strage della famiglia Franjeh compiuta dai loro miliziani nel 1978 (quando i falangisti cercarono di distruggere militarmente ogni altro gruppo cristiano maronita -Guardiani dei Cedri, Tigri Ahrar, Marada e altri- in maniera da instaurare una loro egemonia).
Il Ministro dell'Interno Marwan Charbel ha proposto un sistema proporzionale secco che garantisca a ogni gruppo etnico e religioso una rappresentanza in base alla sua consistenza numerica; resterebbe da decidere come riorganizzare i collegi elettoriali che dovrebbero dividere il Libano in un numero di circoscrizioni variabile dalle 10 alle 14. Ovviamente decidere dove far passare i confini tra l'una e le altre potrebbe avere drammatica influenza sul peso numerico della rappresentanza elettorale di questo o quell'altro gruppo o setta. In Libano esistono circa 17 diverse comunità che vanno dai 'player maggiori' (Maroniti, Sunniti, Sciiti) a gruppi di media entità (Drusi, Greco-Ortodossi, Alawiti) a piccolissimi gruppi (Armeni, Yazidi, Curdi) che però magari costituiscono la maggioranza assoluta di una cittadina o di una provincia.
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La radio dell'Esercito sionazista cerca di esacerbare le polemiche contro la visita del Gran Mufti Gomaa Mohammed a Gerusalemme!

L'Emittente radio dell'Esercito sionista di Occupazione della Palestina avrebbe smentito, in una sua recente diffusione, il tentativo di giustificazione addotto dal Gran Mufti d'Egitto per deflettere le critiche sollevate dalla sua recente visita alla Moschea di Al-Aqsa, nella città occupata di Al-Quds/Gerusalemme; egli infatti aveva sostenuto di avere risposto all'invito di un reale ascemita e di non avere avuto alcun contatto diretto con il regime ebraico.

La stazione sionista avrebbe confermato che "estesi contatti" sarebbero stati intrattenuti tra lo staff del Gran Mufti e le autorità di occupazione, in special modo il Ministero della Guerra. Naturalmente queste dichiarazioni potrebbero anche essere state rilasciate in maniera da inasprire la polemica contro la figura religiosa egiziana e la dinastia ascemita.

Il Consiglio dei Saggi della Grande Moschea di Al-Azhar ha tenuto una riunione straordinaria capeggiata dal Grande Sceicco Dr. Ahmed al-Tayyeb al termine della quale un documento ufficiale ha confermato l'interdetto a qualunque genere di visita ad Al-Quds fino a che essa rimane occupata militarmente dal regime dell'Apartheid.
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Giallo nei cieli tra Irak e Turchia: aereo da trasporto di Ankara con a bordo un'auto corazzata costretto ad atterrare a Mosul!

Le autorità aeree irakene hanno sequestrato un aereo militare da trasporto con insegne turche che ha violato lo spazio aereo del nord del paese, atterrano in una base aerea presso Mosul; non vi sono soverchi dettagli sull'incidente, avvenuto nella tarda serata di ieri, non si sa per certo nemmeno se l'aereo sia stato costretto ad atterrare da pressioni irakene oppure se abbia al contrario effettuato un atterraggio di emergenza a causa di problemi tecnici o meccanici.

Uno dei pochi dettagli rilasciati dall'Agenzia Stampa Al-Sumariya é che il velivolo, un plurimotore da trasporto, stesse portando come carico un'automobile blindata apparentemente di proprietà di un ufficiale governativo irakeno, non vi sono conferme sulla voce, circolata nelle scorse ore, che il veicolo possa appartenere all'Ex-vicepresidente Al-Hashemi, latitante inseguito da un mandato di cattura del Tribunale di Bagdad, attualmente rifugiatosi in Turchia.

L'incidente si colloca nel bel mezzo di un inasprimento dei contrasti politico-diplomatici tra Bagdad e Ankara conseguente alle incaute e provocatorie dichiarazioni del Primo Ministro Erdogan a cui, a stretto giro, aveva fatto seguito un'aspra replica del Premier irakeno Nouri al-Maliki, che aveva stigmatizzato l'uscita del collega turco, accusandolo di "perseguire inattuali progetti di egemonia regionale". Attualmente il Primo Ministro turco si trova in Cina, dove ha commesso una nuova grave gaffe diplomatica preconizzando un prossimo 'scollamento' del sostegno cinese al Presidente siriano Assad, dichiarazione che non é stata ripresa o commentata da nessuno dei suoi ospiti per tutta la durata della sua presenza nella Repubblica Popolare.
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