giovedì 12 luglio 2012

La famiglia del detenuto politico Samir al-Aisawy chiede al console egiziano un impegno per la sua liberazione!

La famiglia del prigioniero politico gerosolimitano Samir al-Aisawy, trentaquattrenne, che dopo aver passato dieci anni nelle prigioni sioniste é stato ri-arrestato cinque giorni fa nonostante l'impegno del Governo di Tel Aviv a non pedinarlo, monitorarlo o fermarlo di nuovo (parte degli accordi per il rilascio dell'Ebreo francese Gilad Schalit) ha fatto appello al Console egiziano nella Cisgiordania occupata affinché il Governo del Cairo (che si impegnò nella mediazione e fece da garante dei patti stipulati tramite essa) affinché ne ottenga nuovamente il rilascio.
In una lettera estesa al rappresentante diplomatico nella giornata di ieri i familiari di Al-Aisawy hanno ricostruito le fasi del fermo e dell'arresto dell'uomo, bloccato a un posto di blocco tra Al-Zaeem e Issawiya nella città occupata di Gerusalemme dove si é visto elevare le più preposterose accuse e trarre in stato di fermo e poi in detenzione. La famiglia ha sottolineato come nei termini del rilascio di Samir non fossero specificati obblighi di residenza o impedimenti alla libera circolazione.

Inoltre dal momento della sua liberazione nell'autunno 2011 Samir era già stato convocato per i più futili motivi ben quattro volte da autorità sioniste, che evidentemente aspettavano il momento in cui, eventualmente, avesse mancato di presentarsi al loro appello per poterlo più comodamente accusare di una trasgressione qualsiasi e poterlo ri-arrestare. Tuttavia la grande diligenza dell'ex-detenuto politico le ha infine costrette ad agire nella maniera maldestra e affrettata sopra descritta, compiendo un chiaro abuso contro il quale l'Egitto, garante della trattativa di liberazione, non dovrebbe mancare di sollevare la propria voce nelle sedi più appropriate.
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